un caffè con la psicologa

Riduzione dell’aggressività e dei conflitti nei gruppi di lavoro

Riduzione dell’aggressività e dei conflitti nei gruppi di lavoro, rinnovato interesse per il lavoro, ma, soprattutto, la ‘svolta’ col collega che metaforicamente da ‘nemico’ diventa ‘amico’: questi alcuni dei risultati ottenuti in alcuni aeroporti italiani dopo un’esperienza formativa con terapie di gruppo e intervento di psicologi.

Con l’utilizzazione di risorse stanziate da Fondimpresa, ogni azienda aeroportuale ha coinvolto una quarantina di dipendenti soprattutto quelli più esposti allo stress (area passeggeri, rampa e piazzale), offrendo loro un’occasione per trovare una via di sbocco ad ansie e problemi apparentemente irrisolvibili. Napoli, Venezia, Bologna, Palermo, Verona e Bari gli scali interessati dal progetto che ha previsto due fasi. Laddove l’esperienza si è conclusa -a Venezia e a Napoli- è stato possibile fare un bilancio; sono emerse criticità e problematiche comuni, ma anche altre situazioni peculiari.

Ad esempio, a Venezia, si sono manifestate difficoltà comunicative con le minoranze etniche, e gli psicologi hanno quindi lavorato per introdurre principi e tecniche di comunicazione interculturale.

Riduzione dell’aggressività e dei conflitti nei gruppi di lavoro

Spiega l’imprenditrice Eleonora Capuozzo Krainer e coordinatrice del progetto: 

La piattaforma di psicoterapia online InSeduta sta realizzando attraverso i suoi psicologi un innovativo progetto di formazione; gli operatori si stanno occupando di realizzare una cosiddetta analisi di clima del funzionamento dei gruppi di lavoro aeroportuali sottoposti ad intensi livelli di stress.

Alla prima fase del progetto di analisi di clima, ne segue una successiva seconda ed ultima fase di cura del clima organizzativo attraverso moderne tecniche di ‘psicologia gruppale’ basate sul gioco di ruolo. In questa seconda fase progettuale sono stati coinvolti terapeuti esperti in psicodramma, che è una delle forme più intense di analisi psicologica dei ruoli. Il training InSeduta è stato concluso a Venezia e Napoli che, peraltro, rappresentano gli aeroporti più impegnativi per numero di passeggeri da gestire e personale in servizio da coordinare.

In questi tre contesti, dall’osservazione diretta del comportamento di gruppo dei dipendenti durante gli incontri con gli psicologi In Seduta in fase 1 di analisi di clima sono emersi elementi comuni. In tutti i contesti il lavoro viene percepito dai dipendenti ad elevatissimo stress anche per carenza di organico che costringe gli operatori a lavorare sempre velocemente e sotto pressione. Molti sono gli impiegati che si sono rivisti nelle descrizioni delle sindromi psicosomatiche da stress quali ad esempio il reflusso gastroesofageo o i mal di testa tensivi. Sono emerse descrizioni di fenomeni di cosiddetto scollamento tra dipendente e mission aziendale, uno dei più critici è il rifiuto categorico di eseguire determinate mansioni, tipici segnali di ‘burn out’.

Al Nord Italia i dipendenti lamentano la presenza di interinali che dopo qualche giorno di lavoro vanno via e non di rado i dipendenti esternano una preoccupazione per il futuro. Gli operatori più a contatto con il pubblico hanno la comune difficoltà di dover gestire efficacemente le proprie emozioni. La seconda fase di terapia di gruppo con l’utilizzazione dei giochi di ruolo di matrice psicoanalitica freudiana ha visto un exploit di gradimento nei dipendenti ed i suoi esiti sottili ma profondi sono visibili nel livello di aderenza al percorso che è stato eccezionale negli scali.

Dopo un iniziale imbarazzo difensivo ciascun gruppo di lavoro ha cominciato ben presto a mettere in campo i propri vissuti. I lavoratori hanno avuto lo spazio ed il tempo per parlare da esseri umani, ognuno con la propria storia di vita, si sono ritrovati a parlare di mancanze e questioni profonde e bisogni inespressi.

La motivazione che ha spinto Eleonora Capuozzo Krainer a proporre e coordinare il progetto di umanizzazione dei luoghi di lavoro nasce dalla sua esperienza di studio e lavoro in Inghilterra.

Abitarsi. La psicandria delle emozioni

Abitarsi. La psicandria delle emozioni è il quarto del progetto ideato dagli autori che hanno unito la passione della musica alle loro professioni.

Come i precedenti, la musica è lo strumento per svelare a sé stessi e agli altri i mondi che ci abitano e abitiamo. Mentre i primi tre libri esploravano temi sociali, questo e le canzoni che lo accompagnano, partendo da alcune emozioni primarie come la rabbia e la paura, indagano le emozioni secondarie che nascono dall’interazione sociale, come la vergogna e l’invidia, fino a raccontare sentimenti più complessi e nobili come la gratitudine, la gentilezza, il coraggio, la speranza e altri meno salutari come l’odio.

Riconoscere e dare un nome alle proprie emozioni, riuscire a descriverle nei correlati corporei, capirne la funzione all’interno delle relazioni umane, con l’obiettivo di imparare a regolarle internamente, rappresentano competenze fondamentali per il raggiungimento del benessere psicologico.

L’intento degli autori con questo lavoro è stato quello di scrivere canzoni originali che potessero contribuire a raccontare e spiegare le emozioni e i sentimenti, come segnali utili e importanti nella spinta all’azione e nelle interazioni sociali. Brani che vogliono porre l’accento sul variegato mondo interiore, per aiutarci anche a descrivere ciò che sentiamo, riuscendo a dare un nome ad esperienze emotive con l’aiuto della musica.

Cantare le emozioni per dirsi le emozioni. Un libro da leggere e ascoltare. E anche da canticchiare grazie ai QR code presenti nei diversi capitoli.

Un libro per chi professionalmente si prende cura degli altri imparando ad aver cura di se stessi.

Abitarsi. La psicandria delle emozioni: gli autori

Gaspare Palmieri: chi è?

Gaspare Palmieri è psichiatra, psicoterapeuta, dottore di ricerca in psicobiologia dell’uomo, istruttore di mindfulness e cantautore. Svolge attività clinica a Modena e Reggio Emilia. Ha pubblicato tre CD cantautorali e due saggi musicali. È stato finalista al Musicultura Festival (edizione 2009) con il brano “Mio fratello”. Ha collaborato come autore all’ultimo disco di Francesco Guccini.

Cristian Grassilli: biografia

Cristian Grassilli è psicologo, psicoterapeuta, musicoterapeuta, cantautore. Psicologo borsista presso centro ADHD del Dipartimento di Salute Mentale dell’AUSL Bologna. Svolge attività libero professionale presso il Centro Terapia Cognitiva Bologna, di cui è co-fondatore. È tra i vincitori del Musicultura Festival (edizione 2008) con il brano “Sotto i portici di Bologna”. Ha collaborato come autore all’ultimo disco di Francesco Guccini.

Con La Meridiana hanno pubblicato La Psicantria. Manuale di psicopatologia cantata (2011), La Psicantria della vita quotidiana (2014) e La neuropsicantria infantile (2017).

Prenditi cura di me 2: un successo i primi casting

Sono stati un successo i primi casting di “Prenditi Cura di Me 2”, il reality di Ottochannel Tv, canale 16, dedicato al benessere psicofisico. Emozioni, sorrisi, qualche confronto acceso tra i coach, hanno tenuto i candidati con il fiato sospeso, fino ai verdetti finali, che hanno premiato le storie vere di chi, con coraggio, ha saputo aprirsi e mettersi in gioco. Da febbraio, sul canale 16, andranno in onda le prime puntate, di questa nuova edizione del format, ideato da Massimiliano Guadino, dedicato al benessere completo della persona, tra mente e corpo. E anche quest’anno al Caravaggio, è stato allestito un set tv, per consentire ai coach di comporre la nuova squadra dei concorrenti. Sabato si torna a registrare, e altri appuntamenti, sono già in calendario per i provini, del rivoluzionario reality del cambiamento di Ottochannel tv.

Prenditi cura di me 2

Un debutto in tv per i nuovi giudici Tania Ricciardi e Giuseppe Pisano, biologi e nutrizionisti, che hanno raccontato tutta la loro voglia di accompagnare i concorrenti nella trasformazione. Ad affiancare coach Francesco Pappadia, da quest’anno ci sarà anche Marco De Rosa, anche lui personal trainer in forze al Caravaggio. I due coach del fitness saranno aiutati anche da Rita Trombetta e Salvatore Orefice, che li affiancheranno nel percorso sportivo.

Emozionati, irriverenti, sempre pronti a tenere alto il livello di giusta tensione e valutazione, durante i casting, i coach Massimiliano Gaudino, psicoterapeuta e autore del programma, e Rosanna Vigorito, madrina del format e proprietaria, con sua sorella Valentina, del Caravaggio di Fuorigrotta, sono tornati in tv più agguerriti dello scorso anno. A commentare scelte dei coach e racconti dei candidati concorrenti ci sono stati i due opinionisti Nello De Blasis, stilista, e Imma Capasso, proprietaria della storica trattoria da Alfredo a Poggioreale. Per la prima giornata di casting al Caravaggio sono ritornati anche Terry Chiaro, vincitrice della prima edizione, e Luca Gallico, secondo classificato della scorsa edizione del format dedicato al benessere tra mente e corpo. Le foto sono sempre firmate da Bruno Ciniglia. Il reality è presentato da Simonetta Ieppariello.

Competitività e alta professionalità le parole d’ordine che guideranno l’azione dei giudici, in questa nuova edizione, all’insegna della rinascita e della trasformazione. Alla fine dei casting, che si chiuderanno a dicembre, saranno 13 i candidati ufficiali. Sabato 29 ottobre è già in programma una nuova seduta di registrazione, ma si continua e se vuoi partecipare ai casting di un rivoluzionario reality, in cui un team di personal trainer, nutrizionisti e psicoterapeuta si prenderà cura della tua trasformazione: contatta i profili social ufficiali del programma o invia una mail prenditicuradime@ottoproduction.it oppure scrivi su WhatsApp al 3274739599.

PNL post pandemia di Maurizio Caimi

Abbiamo un’immutabile certezza: gli eventi di questi ultimi due anni hanno cambiato radicalmente il nostro modo di rapportarci con le persone.

Ciò è dimostrato tanto dalle ricerche scientifiche, quanto dalla banale osservazione dei comportamenti quotidiani dell’essere umano. Al contempo, avvertiamo una nuova necessità di empatia, per la quale la PNL ci mette a disposizione diversi strumenti a cui attingere per comunicare al meglio con noi stessi e con gli altri.

Quello che stai per intraprendere è un viaggio tra racconto e tecnica, che ti accompagnerà nell’universo della programmazione neurolinguistica. Sarà tuo compito valutare come e in che modo questo rivoluzionario approccio alla vita – e la bontà dei suoi metodi – possa essere la soluzione ideale ai tuoi reali bisogni.

PNL post pandemia di Maurizio Caimi

PNL post pandemia di Maurizio Caimi

Maurizio Caimi: biografia

Maurizio Caimi è uno dei più apprezzati coach e formatori; coniuga una grande esperienza nella comunicazione con la profonda conoscenza delle neuroscienze, delle tecniche di persuasione e della programmazione neurolinguistica (PNL).

È speaker in conferenze sui temi della comunicazione persuasiva e del marketing non convenzionale, tiene lezioni universitarie e corsi master; è docente senior nella formazione manageriale sulle tematiche del Marketing persuasivo nella Business Communication e insegna Sviluppo della creatività e del pensiero laterale.

Ha introdotto in Italia il Vocal Coaching per la leadership manageriale, creato gli strumenti dello Smart Business Mind e del Persuasion Engineering Model per le aziende.

Per Diarkos ha pubblicato PNL. Neuroscienze e persuasione per una leadership carismatica (2019).

Anna Dari: prigioniera libera oltre la nebbia

All’attività musicale Anna Dari affianca quella letteraria pubblicando prigioniera libera oltre la nebbia, uno straordinario testo autobiografico in prosa e poesia, con la casa editrice Pubme e la prefazione dello psichiatra Giuseppre Tavormina,
segretario di Eda Italia Onlus (Associazione Italiana sulla Depressione).

Tra narrazione e lirica, il libro racconta dodici anni del viaggio umano e artistico della scrittrice musicista legati al tunnel
della depressione maggiore e alla possibilità del suo superamento attraverso l’imperscrutabile processo di creazione
artistica. Il coraggioso progetto editoriale diventa così una versione rinnovata e più completa della precedente
“Prigioniera libera”, pubblicata a maggio 2019 con la casa editrice astigiana Letteratura Alternativa e la partecipazione al
Salone internazionale del libro di Torino, ricevendo la menzione al Premio internazionale letterario “Salvatore
Quasimodo”.

Prigioniera libera 2.0 di Anna Dari

Prigioniera libera 2.0 di Anna Dari

Un’opera intensa, di valore poetico‐letterario e al contempo una potente arma di autoguarigione per continuare a combattere il male oscuro, come la stessa autrice definisce la depressione. E di questo Anna Dari vuole dare
forte testimonianza.
Una testimonianza di vita e un progetto artistico partito il 10 luglio 2007 quando, attanagliata da un profondo dolore
morale, Anna Sfregola, in arte Anna Dari, in memoria del ramo artistico familiare materno (Scordari), si avvicina al
pianoforte dopo diciotto anni di silenzio, nonostante un diploma al conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria rimasto
appeso al muro, iniziando a improvvisare e comporre la sua musica. È come uno squarcio, nuovi orizzonti si spalancano
nella sua mente intrappolata nel tunnel della depressione.

Da lì un creativo susseguirsi di brani che, partendo da una
matrice classica, approdano con raffinata eleganza a richiami pop, blues, jazz, a seconda dell’ispirazione del momento e
dello stato d’animo, in un variegato e versatile quanto suggestivo stile compositivo.

Il 6 agosto 2021 vede la luce “Oltre la nebbia” (Blue Spiral Records), un album come metafora umana e artistica, in cui il
pianoforte è protagonista nel suo intimo e suggestivo dialogare, in alcuni casi, con altri timbri strumentali sapientemente
ricercati nell’incorruttibile volontà di spingersi continuamente oltre, “a ricordarci di volgere sempre lo sguardo verso
l’alto, verso la bellezza, verso l’armonia, verso l’amore, verso tutto ciò che sa di vita vera. Oltre l’apparenza, oltre
l’indifferenza, oltre la paura, oltre il muro di nebbia che avvolge di aspre miserie le nostre piccole affannate vite”. È questo
il significato profondo del primo album dell’artista piemontese, nonostante molte altre composizioni ancora inedite
abbiano preceduto dal 2007 ad oggi l’uscita discografica di “Oltre la nebbia”.

La tracklist trova il suo epilogo in “Terre di mezzo”, un brano di struggente attualità con inserti sonori di combattimenti ed esplosioni. Tragicamente attuale, da oriente ad occidente, è dedicato a tutti i popoli che soffrono, dilaniati dalla barbarie della guerra e dalla paura che morde il cuore.
Tra parole che scavano in profondità, versi adamantini e raffinate suggestioni musicali diventate colonna sonora del film
“Il rumore del mare” della regista Enza Lasalandra, seducendo mente e cuore di chi legge e ascolta, questo è solo il suo
risveglio.

La storia di Anna Dari non finisce qui.

Anna Dari

Anna Dari

Anna Dari: biografia

In memoria del ramo artistico familiare materno Scordari, Anna Sfregola, in arte Anna Dari, si avvicina al pianoforte dopo diciotto anni di silenzio, nonostante un diploma al conservatorio “A. Vivaldi” di Alessandria rimasto appeso al muro, iniziando a improvvisare e comporre la sua musica: nasce così “Broken heart” (Cuore in frantumi), una composizione dall’evidente sapore blues.

Da lì, misteriosamente, in meno di un anno arrivano tutti gli altri brani composti a mente, senza l’ausilio dello spartito, ed eseguiti ad Asti, Torino, Alessandria, Perugia, Trieste, Piacenza, Lake Como Festival, con grande consenso di pubblico e di critica. Sempre a Torino, presso il teatro Orpheus, in occasione della Giornata internazionale della donna l’8 marzo 2011, partecipa al concerto “Mozart e le donne”, durante il quale presenta in prima esecuzione nazionale “La forza della vita”, nella versione per piano e orchestra d’archi, e “Una carezza per Chiara”, per violoncello e piano, brano dedicato a tutte le bambine e le donne vittime di violenza sessuale.
Contemporaneamente scrive una raccolta di poesie dal titolo “Suoni e colori dell’anima”, da cui sono tratti i versi collegati alle singole composizioni.

Attraverso la musica e le liriche Anna Dari racconta, non solo della sua vita in particolare ma dell’universo femminile in
generale, declinato nelle sue tante e preziose sfumature; parla dei bambini vittime di violenza, del profondo senso di solitudine e dolore insito al male oscuro della depressione; racconta anche della potenza della musica e della poesia e del miracoloso potere catartico della creazione artistica, del senso di amore universale a cui la sua anima anela e di come arte e vita siano diventate per lei due facce della stessa medaglia.

Dal 2015 all’estate 2017 un lungo periodo di crisi e silenzio compositivo. Poi nuovamente l’urgenza di trasformare in musica le proprie emozioni. Nascono i nuovi brani “Assolo” (vincitore l’11 gennaio 2020 al Cet di Mogol del Premio internazionale letterario “Salvatore Quasimodo” sezione Musica) e “Sognando il mare”, che segnano per Anna Dari una nuova vena compositiva, più pop, intima e minimale.

Nel marzo 2018 riprende a suonare dal vivo con un concerto ad Azeglio sul lago di Viverone e a giugno dello stesso anno con un recital durante la Festa della musica di Torino. Contestualmente avvia il progetto “Dreams and hopes” con il collega cantautore Alessandro Fantino, delle cui canzoni Anna Dari cura gli arrangiamenti pianistici, e il 6 agosto 2021 vede la luce “Oltre la nebbia” (Blue Spiral Records), un album come metafora umana e artistica.
All’attività musicale Anna Dari affianca quella letteraria, pubblicando a maggio 2019 “Prigioniera libera” con la casa editrice astigiana Letteratura Alternativa e la partecipazione al Salone internazionale del libro di Torino, che riceve la menzione al Premio internazionale letterario “Salvatore Quasimodo”.

Tra narrazione e poesia, lo straordinario testo autobiografico racconta dodici anni del viaggio umano e artistico della scrittrice musicista legati al tunnel della depressione maggiore e alla possibilità del suo superamento attraverso l’imperscrutabile processo di creazione artistica. Il coraggioso progetto editoriale, pubblicato per Pubme come “Prigioniera libera 2.0”, con la prefazione dello psichiatra Giuseppre Tavormina, segretario di Eda Italia Onlus (Associazione Italiana sulla Depressione), diventa una versione rinnovata e più completa della precedente edizione, per continuare a combattere il male oscuro della depressione. E di
questo Anna Dari vuole dare forte testimonianza.

La mascolinità è tossica? di Andrew Smiler e Matthew Taylor

Sulla scia del movimento Me Too e dell’aumento dell’attivismo femminista e per i diritti degli uomini, la mascolinità tradizionale è diventata un argomento di acceso dibattito.

Ma cosa intendiamo esattamente per ‘mascolinità’ e in che modo può essere dannosa?

Questo libro valuta, in modo rigoroso e oggettivo, i possibili aspetti positivi della mascolinità moderna e nello stesso tempo le sue potenzialità negative.

Esamina in particolare l’evoluzione della definizione di mascolinità dall’età della cavalleria ai nostri giorni, e le attuali aspettative sul comportamento, i ruoli e le responsabilità degli uomini. Rivela la pressione della società sugli uomini ad agire in modo aggressivo, sopprimere le emozioni e avere il controllo, e infine l’impatto prodotto dall’essere un ‘vero uomo’ su sé stessi e sugli altri.

Il nuovo titolo della collana The Big Idea innovativa, divulgativa ed efficace per approfondire i temi più importanti del mondo contemporaneo e che hanno più risonanza nelle nostre vite. L’approccio visivo unico e il testo multilivello rendono semplici da capire anche i concetti più complessi, in modo da offrirci tutti gli strumenti necessari per partecipare in prima persona a questi dibattiti.

La mascolinità è tossica?

Biografia degli autori

Andrew Smiler è stato presidente della Society for Psychological Study of Men and Masculinities e di MaleSurvivor.
org, ed è attualmente editore delle pubblicazioni online per la Society for Research in Adolescence. È coautore,
con Chris Kilmartin, del best seller The Masculine Self.

Matthew Taylor, scrittore, oratore pubblico e conduttore televisivo, è amministratore delegato della Confederazione NHS, un ente che riunisce le organizzazioni che commissionano e forniscono servizi al Servizio sanitario nazionale.

Terrazze terapeutiche. Colori e profumi della salute: un libro sull’importanza del verde terapeutico

Un oncologo e un vivaista raccontano le loro esperienze sulle terapie diversionali e il verde terapeutico.

Terrazze terapeutiche. Colori e profumi della salute, il libro sulla prima ricerca italiana condotta da un oncologo e un vivaista sui benefici del verde terapeutico in oltre 200 pazienti oncologici dell’Ospedale di Carrara e l’impatto sulla “farmaco- economia”, pubblicato il 20 settembre.

Terrazze terapeutiche. Colori e profumi della salute

Terrazze terapeutiche. Colori e profumi della salute

Due amici con lo stesso nome, Maurizio, lo stesso anno di nascita, 1956, gli stessi “umani” orizzonti e lo stesso ”pensiero laterale”. Lo sguardo rivolto a percorsi diversi oltre la strada più battuta, verso impegni, obiettivi e realtà nuove, come la loro esperienza sulle terrazze terapeutiche, sui bisogni dei pazienti, oltre l’assunzione di una compressa, raccontata ora in un libro: il concreto sostegno che il Verde ha dato ai malati oncologici nell’angosciante attesa della chemioterapia o dell’esito di una TAC e il risultato sulla riduzione del consumo di farmaci ansiolitici e degli anti-dolorifici al bisogno.

L’oncologo ha messo a disposizione le due terrazze del suo reparto ospedaliero, il vivaista il loro completo allestimento a verde e, insieme ad un selezionato gruppo di paesaggisti urbani, agronomi, farmacisti, psicologi, biologi, vivaisti ed oncologi, hanno trasformato le terrazze terapeutiche in una ricerca scientifica.

I benefici prodotti sulla salute dalla presenza di piccoli spazi verdi, come i terrazzi allestiti con piante e fiori dell’Oncologia di Carrara, assumono una valenza sociale: gli effetti positivi agiscono infatti su qualsiasi persona che ha il privilegio di poter godere di un angolo verde, non solo sui malati.

Le Stanze delle donne. Le cose che ci fanno stare bene: presentazione del libro al Teatro Diana

Le stanze delle donne. Le cose che ci fanno stare bene (2020) è un libro scritto da Focus Consulting, edito da Graus Edizioni, che verrà presentato, dopo diversi eventi online, per la prima volta dal vivo. La presentazione si terrà presso il Teatro Diana di Napoli, venerdì 4 giugno alle ore 18:00.

Il libro sarà presentato da Giuseppe Li Volti, CEO & Founder Focus Consulting e da Giovanna d’Elia, HR Business Partner Focus Consulting nonché ideatrice e curatrice del progetto editoriale.

Le stanze delle donne. Le cose che ci fanno stare bene

Le stanze delle donne. Le cose che ci fanno stare bene

Le stanze delle donne. Le cose che ci fanno stare bene: trama

Il libro, trasposizione letteraria di una rubrica originale Focus Consulting nata a marzo 2020 su Linkedin, Facebook e Instagram, con i contributi preziosi di 54 donne professioniste attive in tutta Italia. Nel libro vengono riportate 54 diverse esperienze e prospettive personali e professionali a seguito della pandemia da Covid 19. Una raccolta di emozioni e vita vissuta, che intende soprattutto offrire una nuova visione, nuovi spunti, possibili spiragli, nuovi scenari nel mondo del lavoro, delle donne e non solo.

Le “Stanze” sono quelle di 54 donne co-protagoniste:

  • Cinzia Barba,
  • Eleonora Baroni,
  • Donatella Bernabò Silorata,
  • Veronica Bertollini,
  • Maria Bolignano,
  • Erika Bondonno,
  • Federica Brancaccio,
  • Stefania Brancaccio,
  • Arianna Camaggio,
  • Maria Caputo,
  • Antonella Carlo,
  • Sabrina Carreras,
  • Fiorella Cavaliere,
  • Mariavittoria Cicellin,
  • Isabella Covili Fagioli,
  • Nicoletta D’Addio,
  • Claudia D’Alena,
  • Manuela D’Agostino,
  • Gioia De Simone,
  • Anna Del Sorbo,
  • Valentina della Corte,
  • Giovanna Di Libero,
  • Rita Esposito,
  • Ildegarda Ferraro,
  • Anna Teresa Fiore,
  • Marina Galzignato,
  • Antonella Giglio,
  • Sandra Gnerucci,
  • Alessia Guarnaccia,
  • Chiara Guida,
  • Lucia Landi,
  • Ludovica Landi,
  • Matilde Marandola,
  • Rosanna Marziale,
  • Giuseppina Massaro,
  • Maria Grazia Mattei,
  • Anna Paola Merone,
  • Susanna Moccia,
  • Amalia Palma,
  • Luisa Pogliana,
  • Giovanna Ponzi,
  • Emanuela Pozzi,
  • Adele Renzi,
  • Stefania Rossi,
  • Roxy in the box,
  • Francesca Sepe,
  • Viviana Siciliano,
  • Emmanuela Spedaliere,
  • Benedetta Torre,
  • Laura Valente,
  • Daria Valletta,
  • Caterina Ventura,
  • Giulia Zamagni.

Scrive Jesus Garces Lambert riguardo il libro:

Quando ho letto i racconti e le interviste inserite in questa raccolta ho capito che stavo leggendo un documento che raccontava dall’intern un momento storico che, probabilmente, cambierà le nostre vite. Queste testimonianze mi hanno aperto l’universo intimo di un gruppo di donne coraggiose e sensibili, forti e lucide, responsabili e piene di risorse.

Il contesto della pandemia spesso viene appena accennato e si vive so la reazione ad esso.

Ogni racconto è pieno di sfaccettature, nessuno è mai superfluo o banale: è come se ognuna di queste interviste potesse diventare un manuale per imparare a vivere e a sopravvivere.

Si leggono all’interno de Le stanze delle donne. Le cose che ci fanno stare bene,  storie di resilienza, di felicità, di adattamento, di scoperta di certi affetti e di una nuova normalità non certa priva di problemi ma con soluzioni già in testa. Queste donne sono custodi di una rete di rapporti fondamentale, con il loro ascolto sono in grado di decodificare i segnali che passano dalle loro finestre, nelle loro menti e nei loro corpi, per trovare la forma di creare anticorpi.”

“In un momento unico come quello del lockdown causato dal Coronavirus – conferma Giovanna d’Elia, curatrice del progetto – abbiamo dato voce al vissuto di donne professioniste, spesso anche mamme, che si sono raccontate ed hanno condiviso le emozioni ed il sentire del cambiamento che stavano vivendo, a diverse profondità.

Profili di donne, attive nelle più diverse realtà ed esperienze, si sono “lette” a vicenda ed in qualche modo supportate ed ascoltate, tra Smart Working e nuove dinamiche sociali.

Un anno di pandemia e la sua guerra silenziosa

Ci ritroviamo oggi esattamente come un anno fa: immobili.

Dopo un anno trascorso tra distanziamento, isolamento, paura di essere contagiati e privati di qualsiasi libertà che non sia stata legata all’attività lavorativa di ciascuno, per chi il lavoro lo ha ancora, non vi è nessun cambiamento tangibile e concreto che possa farci pensare ad un cambiamento dello stato di cose attuali, così come lo era ieri.

Restiamo ancora distanziati, ancora privati della nostra libertà individuale, a volte mi chiedo se, quando passerà tutto perché dovrà passare, ci ricorderemo ancora come si decide autonomamente per ciò che sia meglio per noi e se saremo ancora in grado di farlo con la stessa naturalezza di un tempo, quello pre pandemia.

Riusciremo a tornare alla vita e alle nostre attività che all’improvviso ci sono state tolte? Le nostre priorità e i nostri piaceri sono davvero rimasti immutati dopo tutta questa stasi? I nostri valori sociali, il nostro concetto di benessere psicologico è sempre lo stesso o ha subìto dei cambiamenti?

Tutto procede a rilento: i vaccini, i sussidi, le iniziative per poterci risollevare economicamente e la possibilità di potersi incontrare, per vivere una giornata senza dover pensare al distanziamento, senza avere paura di parlare ad una certa distanza, che prima non era altro che una forma di confidenza e di condivisione ma, soprattutto, senza dover avere costantemente lo scorrere del tempo sotto controllo.

Un anno di pandemia: le conseguenze di una guerra silenziosa

La guerra silenziosa del Covid a distanza di un anno

In molti hanno descritto la pandemia e le sue conseguenze come un ritorno alle cose semplici. Un ritorno alla semplicità non è quello di stare chiusi in casa ad impastare pizze o a guardare serie Tv, evitando il resto.

Vivere all’insegna della semplicità significa vivere a cuor leggero, scegliere di trascorrere il proprio tempo con chi si vuole, senza stress. Vivere in modo semplice significa spendere gran parte del proprio tempo lavorando con la certezza che il tempo libero che si ha a disposizione, anche se poco, lo si possa impiegare nel fare qualcosa che ci faccia stare bene davvero e senza compromessi.

Sono ritornati in voga gli sport individuali perché sono gli unici che si possono praticare, per tutelare la nostra salute. Lo sport però è nato come forma aggregativa e sociale. Allo stesso modo sono nate tutte quelle attività culturali e creative che necessitano di collettività, unione, scambio e condivisione.

I nostri sorrisi sono nascosti ancora dietro mascherine che non lasciano trasparire socialità.

Un aspetto, questo, molto importante per il singolo e per la collettività che al momento sembra non interessare nessuno.

Pensiamo per categorie e forse lo abbiamo sempre fatto ma mai per categorie umane. Non c’è ora chi patisce di più e chi meno, non dipende dal tempo che prima abbiamo avuto a disposizione e non dipende soprattutto dall’età biologica di ciascuno.

Non ci sono categorie umane per questa guerra silenziosa se non per avere precedenza per vaccinarsi che, a breve, creerà altre categorie umane per chi potrà decidere di partecipare alla vita perché vaccinato e chi no perché ancora non è arrivato il suo turno.

Questa guerra silenziosa causata dalla pandemia ci tocca tutti allo stesso modo.

Emotività: come gestirla al meglio

Chi non vorrebbe vivere a pieno, godere al massimo di questo splendido dono che è la vita?

Bene, tutti possiamo farcela, anche tu, se impari a gestire le tue reazioni emotive al meglio. Noi tutti viviamo di emozioni e quello che possiamo ottenere imparando a gestirle, non è l’illusione di evitare i problemi, ma la certezza di saperli affrontare, di essere in grado di reagire e di sfruttarli come occasioni di apprendimento e di crescita.
Acquisire un grado maggiore di obiettività nei propri confronti permette anche di smussare quel lato ipercritico che tende al perfezionismo che molti di noi hanno. In fondo, la nostra società e il sistema educativo in particolare, tendono a creare degli approcci standardizzati ai problemi e tutto quello che non funziona secondo un target specifico viene visto, spesso, come anomalo. Questo invita le persone a cercare sempre di aderire ad un modello specifico di azione o comportamento e ad essere implicitamente ipercritici nel momento in cui non si calza a pennello con quel modello.
Tuttavia, non sempre il comportamento previsto è il più adatto a noi come singoli individui di fronte ai nostri specifici problemi. Per questo dobbiamo sviluppare il coraggio di non auto-censurare la nostra creatività di fronte alle difficoltà.

Uno spunto per guardare in maniera differente le emozioni viene dalla corrente filosofica dello scetticismo di Sesto Empirico, secondo cui le passioni non esistono nella forma naturale della vita, né sono radicate nell’anima.
Si tratta piuttosto di miraggi, di distorsioni ottiche prodotte proprio dall’esistenza di teorie etiche normative: facendoci credere che esistono beni e fini da perseguire, mali da evitare, imponendoci l’osservanza di questa o quella “arte del vivere”, coinvolgendoci infine nelle indecidibili controversie tra scuole rivali, queste teorie rendono la vita incerta ed inquieta: non le cose, ma le opinioni infondate che le persone hanno sulle cose, provocano il nostro turbamento, ci rendono infelici.

Vivere a pieno significa vivere la nostra vita e non negare i nostri bisogni per cercare di soddisfare sempre e comunque quelli altrui.

Vivere a pieno significa vivere la nostra vita e non negare i nostri bisogni per cercare di soddisfare sempre e comunque quelli altrui.

La paura di sbagliare e di fallire sono senza dubbio uno dei principali meccanismi di auto sabotaggio nel lavoro, negli affetti e nel raggiungimento di nuove prospettive future.

Ma la paura è lì per insegnarci come meglio agire e non per bloccarci. Per questo è una sensazione di base così presente in noi e ci ha accompagnato in ogni fase della nostra storia evolutiva come specie e come individui.

Se si vive la paura  e come un freno essa rappresenta una vera e propria trappola della nostra mente destinata ad impedirci di vivere a pieno.
Se al contrario la vivi come un’occasione per migliorarti, uscirai dalla trappola e inizierai a vedere il mondo e le sfide sotto un’altra prospettiva.
Vivere a pieno e provare il piacere del successo non significa non avere paura di sbagliare ma trovare le risorse per affrontare a testa alta gli ostacoli.

Uscire dalla solitudine per superare la crisi.

La persona con scarsa autostima non solo non riesce a vivere a pieno e ad affrontare le problematiche che gli si presentano davanti ma anche si isola dagli altri nella convinzione di avere qualcosa di sbagliato che va nascosto.
Spesso si instaurano così sensazioni di solitudine, di emarginazione, di frustrazione e di vera e propria depressione che nuocciono alla salute.
Oggi sappiamo che la qualità delle nostre relazioni determina la qualità della nostra vita e per molti aspetti anche la nostra salute.

L’isolamento porta molto spesso ad insonnia, ansia, calo dell’umore e questi a loro volta favoriscono la ricerca di stimoli di compenso per esempio con cibo, alcol o fumo.
La persona rischia di entrare in una spirale negativa che aumenta a dismisura i livelli di stress. Siccome lo stress viene considerato un male particolarmente comune e diffuso, si tende a fare finta che non ci sia. Eppure clinicamente lo stress è qualcosa di molto concreto. Lo stress è correlato a una lunga serie di patologie e per questo non deve essere trascurato.

Come gestire l'emotività

Come gestire l’emotività

Com’è noto, Thomas Hobbes ha fatto della paura il filo conduttore del suo pensiero. Sebbene altri pensatori prima di lui avessero assegnato un ruolo importante alla paura quale determinante dell’azione politica, il filosofo inglese è il primo a sostenere che l’origine delle grandi e durevoli società deve essere stata non già la mutua simpatia tra gli uomini, ma il reciproco timore (Hobbes, De cive), con ciò edificando in negativo il fondamento morale sul quale gli uomini avrebbero potuto vivere in pace.

Diventare più obiettivi e distaccati nei propri confronti permette di scoprire risorse e capacità che altrimenti rimangono nell’ombra, sepolte dalle nostre insicurezze. In questo modo l’autostima migliora e questo a sua volta ci dà il coraggio necessario per agire. Le azioni che compiamo ci premieranno e si creerà così un circolo virtuoso di aumento della fiducia in noi stessi.
Questo ha una lunga serie di benefici che partono proprio da una minor percezione di stress e un aumentato senso di controllo sulla propria vita.

Una volta iniziato un percorso di rafforzamento dell’autostima si inizia ad uscire dall’isolamento e questo rimette in gioco i rapporti con le persone attorno a noi.
Esistono però dei pericoli in questa fase a cui occorre prestare attenzione. Dobbiamo evitare di creare forme di dipendenza dagli altri e soprattutto non dobbiamo cadere nella trappola del cercare costantemente l’approvazione degli altri.

Vivere a pieno significa vivere la nostra vita e non negare i nostri bisogni per cercare di soddisfare sempre e comunque quelli altrui. Le relazioni possono essere un catalizzatore del processo di cambiamento in positivo oppure possono rappresentare un ulteriore freno alla nostra vera libertà. Esistono influenze reciproche assai profonde tra le persone che si frequentano in senso positivo ma anche negativo.
Le ricerche parlano di “contagio sociale” per definire quanto le persone che frequentiamo siano fondamentali nel determinare le nostre abitudini e perfino i nostri livelli di felicità.

Quindi dobbiamo trovare il coraggio di spezzare i legami tossici che sappiamo ci stanno facendo del male e di fare network con persone che rafforzino la nostra voglia di crescita e di stare bene.

Tiziana Cipolletta

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