cinema

“5×7 – Il paese in una scatola”,
il docufilm che racconta Lacedonia attraverso gli scatti di Frank Cancian

Mi ricordo che arrivando dalla strada del mercato mi fermarono degli uomini e mi chiesero: “Che stai facendo qui?”

E ci parlai. Dissi che ero uno studente, volevo conoscere la cultura e fare fotografie.

E dissero: “Ah ok”.

Parte così “5×7 – Il paese in una scatola“, il documentario che il regista Michele Citoni dedica alla storia di Frank Cancian e alle sue 1801 foto di Lacedonia, di recente esposte al Museo delle Civiltà di Roma.

La storia del professore di antropologia ormai in pensione riprende lì dove si era interrotta sessant’anni prima e le sue foto, conservate al Museo Antropologico Visivo Irpino di Lacedonia, trovano nuova vita nella pellicola del regista romano in cui si raccontano episodi di ordinaria quotidianità e viene rappresentato un mondo, quello del dopoguerra, e una tradizione, quella contadina, che ancorchè superati resistono nell’immaginario comune.

Nel documentario si racconta la storia che lega l’americano Frank Cancian al borgo dell’Alta Irpinia. Una storia che parte da lontano.

Frank Cancian

Frank Cancian

Fotografo per passione, antropologo per professione, il giovane Frank Cancian arriva in Italia nel 1957 dopo aver vinto una borsa di studio all’università e quasi per caso scopre l’Irpinia e si ferma a Lacedonia. Cancian trova nel borgo rurale dell’Alta Irpinia il posto ideale per le sue ricerche e vi resta per sette mesi durante i quali immortala gli usi e i costumi della società contadina del tempo.

E il filo dei ricordi si riannoda alle persone e ai luoghi, trascinando con sé alcune riflessioni essenziali sul modo in cui la fotografia possa farsi sguardo etnografico sulle piccole comunità. I suoi scatti su Lacedonia, molti dei quali conservati nel Museo Antropologico Visivo Irpino, rappresentano un patrimonio etnografico inestimabile sulle comunità del Sud. E grazie al docufilm “5×7 – Il paese in una scatola” stanno pian piano uscendo dai confini locali per aprirsi a una più ampia diffusione negli ambienti del cinema italiano.

Festival e Premi

Il film, che si avvale del montaggio di Roberto Mencherini e delle musiche dell’irpino Pasquale Innarella e dei napoletani KuNa, è stato appena premiato alla 7a Edizone del Vittoria Peace Film Fest per aver «raccontato con stile sobrio un mondo che non esiste più, facendo ritrovare il senso dell’identità a una comunità attraverso gli straordinari scatti in bianco e nero di Frank Cancian».

Al premio ottenuto in questi giorni si aggiungono altri numerosi riconoscimenti e menzioni speciali:

– Laceno d’Oro / Festival internazionale del cinema (rassegna Spazio Campania), Avellino, 2018
– Rome Independent Film Awards (concorso Documentari), Roma, 2019
– Under the Stars International Film Festival (concorso Documentari), Bari, 2019
– EtnofilmFest (concorso), Monselice (Pd), 2019 – MENZIONE SPECIALE DELLA GIURIA
– MonFilmFest / Vetrina di un film di mezza estate (concorso), Casale Monferrato (Al), 2019 – PREMIO DELLA DIREZIONE DEL FESTIVAL
– Film Festival della Lessinia (rassegna Montagne Italiane), Bosco Chiesanuova (Vr), 2019
– Sguardi sui territori / Visual Anthropology and Ecomuseums (rassegna), Gemona del Friuli (Ud), 2019
– Napoli Film Festival (concorso SchemoNapoli Doc), Napoli, 2019
– Move Cine Arte Festival (concorso), San Paolo del Brasile-Venezia-Parigi, 2019
– Mònde / Festa del Cinema sui Cammini (concorso Lungometraggi di documentario), Monte Sant’Angelo (Fg), 2019
– Cortodino Film Festival Dino De Laurentiis (concorso), Torre Annunziata (Na), 2019
– Vittoria Peace Film Fest (concorso Documentari), Vittoria (Rg), 2019
– International Film Fest Roma Film Corto / Independent Cinema (rassegna Percorsi Visivi), Roma, 2019

Il documentario, inoltre, è in concorso alla 9a Edizione Intima Lente/Intimate Lens Festival of Visual Ethnography, appuntamento cinematografico dedicato all’antropologia visuale, dove “5×7 – il paese in una scatola” è stato selezionato, tra più di 3.000 opere pervenute, per la finale che si terrà a Caserta nelle prossime settimane.

Buona visone del trailer!

Vitalina Varela: l’ultimo film di Pedro Costa

Vitalina Varela è l’ultimo film di Pedro Costa che mostra la storia di una donna capoverdiana che torna a Lisbona, tre giorni dopo il funerale di suo marito, che non vede da oltre 25 anni.

Vitalina Varela

Vitalina Varela

Vitalina Varela è un film che comunica attraverso la lentezza ed il silenzio, lo stesso della protagonista che osserva e vive i luoghi attraverso un tempo scandito dal dolore e dalla malinconia.

Pedro Costa al Laceno D'oro

Pedro Costa al Laceno D’oro

Vitalina Varela ricorda il tempo dell’amore con suo marito Joaquim che nel tempo si è spezzato. Prima di poter rimettere piede a Lisbona, la protagonista del film ha vissuto i suoi ultimi 25 anni nell’attesa di ricevere un biglietto aereo, che da Capo Verde potesse riportarla da suo marito e che non è mai arrivato.

Com’è morto il marito di Vitalina Varela? Come ha vissuto Joaquim in questi anni? Era ancora innamorato di lei? Le voci sulla sua condizione e sui suoi desideri prima di morire sono discordanti.

Pian piano, forse, Vitalina Varela riuscirà ad unire i pezzi su ciò che è stata la vita di Joaquim prima di morire.

Laceno D'oro 44esima edizione

Laceno D’oro 44esima edizione

Il Cinema di Pedro Costa comunica tutto attraverso il film ed il silenzio, le immagini prendono il sopravvento sulle parole perché il fine ultimo del regista non è svelare ma raccontare.

In occasione della premiazione della 44esima edizione del Laceno D’oro, abbiamo avuto modo di vedere il film e ve ne consigliamo la visione.

La 44esima edizione del Laceno D’oro si è conclusa: ecco i vincitori

Si è conclusa la 44esima edizione del Laceno D’oro, tra le più importanti manifestazioni irpine dedicata al cinema realista in Italia. Il Festival nasce da un’intuizione di Pier Paolo Pasolini e Camillo Marino.

Laceno D'oro 44esima edizione

Laceno D’oro 44esima edizione

Ciascuna edizione del Laceno D’oro ha come focus quello di proiettare le opere più significative del cinema indipendente nazionale ed internazionale.

È giunta al termine la 44esima edizione del Festival con relative premiazioni, per ciascuna categoria. Per saperne di più non vi resta che guardare il video!

Mimmo Calopresti parla di Aspromonte alla 44esima edizione del Laceno D’oro

In occasione della 44esima edizione del Laceno D’oro Mimmo Calopresti incontra il pubblico di Avellino per parlare di Aspromonte, il suo ultimo film uscito nelle sale italiane il 21 novembre.

Aspromonte di Mimmo Calopresti

Aspromonte di Mimmo Calopresti

Aspromonte si discosta dal cinema che vuole spiegare tutto, come avviene nelle serie TV cui siamo abituati. Mimmo Calopresti non approfondisce le vite dei suoi personaggi ma ce li mostra per come appaiono nel loro quotidiano perché dobbiamo conoscerli per come sono nel qui ed ora e non per le loro storie passate.

Il regista vuole mostrare l’impotenza di alcuni abitanti che, rappresentando una minoranza territoriale, hanno difficoltà nel cercare di migliorare la loro condizione sociale e di comunità.

Aspromonte racconta della vita retrograda di Africo, un piccolo paese arroccato sule montagne calabresi dell’Aspromonte, dove le persone muoiono di parto perché non c’è il medico, vivono senza elettricità e senza acqua perché le istituzioni non tengono conto delle esigenze di un piccolo paesino perché il luogo e le persone che ci abitano non possono influenzare gli interessi locali.

Gli abitanti di Africo nonostante tentino di migliorare le loro condizioni di vita, decidendo di costruire arbitrariamente una strada che possa permettere l’arrivo di un medico, vengono ostacolati dalle istituzioni locali e dal prepotente di turno.

Locandina di Aspromonte

Locandina di Aspromonte

Per molti Aspromonte mostra vicende di un tempo passato ma se pensiamo ad alcuni posti, anche all’Irpinia ad esempio, non è al degrado che assistiamo perché a differenza di Africo ci siamo evoluti ma ci sono altre problematiche.

Oggi, nelle nostre zone, assistiamo ad altre forme di abbrutimento come quello dei borghi fantasma o dello spopolamento su cui si pone l’attenzione ma in concreto non si fa nulla per risollevare o cercare una quadra perché ci sono altre criticità che riescono sempre ad avere la precedenza.

Cast di Aspromonte

Cast di Aspromonte

Mimmo Calopresti con questo lungometraggio vuole elogiare anche la semplicità della vita che segue un ritmo naturale e non frenetico come quello che viviamo oggi perché, probabilmente, ci siamo evoluti ma non siamo più felici come quando si sorrideva per e con poco.

Se c’è un aldilà sono fottuto: intervista a Simone Isola e Fausto Trombetta

In occasione della chiusura del Premio Mario Puzo, consegnato ai registi del lungometraggio Se c’è un aldilà sono fottuto, abbiamo colto l’occasione per scambiare due parole con Simone Isola e Fausto Trombetta.

Fausto Trombetta e Simone Isola: intervista

Fausto Trombetta e Simone Isola

Se c’è un aldilà sono fottuto è un lugometraggio su Claudio Caligari che mostra non solo la vita professionale di un regista, che ha avuto difficoltà durante la sua vita, ma ne sottolinea la dedizione e l’amore per il suo lavoro. Il lungometraggio è stato fortemente voluto da Valerio Mastandrea che con Claudio Caligari aveva un rapporto di amicizia e di stima profonda.

La realizzazione del lungometraggio è un atto d’amore che nasce dalla desiderio di far conoscere l’importanza di un regista che, non si sa per quale motivo, non è riuscito a raccogliere i frutti meritati del suo lavoro.

Valerio Mastandrea e Claudio Caligari

Valerio Mastandrea e Claudio Caligari

Claudio Caligari: biografia

Claudio Caligari (1948-2015) ha realizzato solo tre film durante la sua carriera lavorativa e stiamo parlando di trent’anni di lavoro. Il regista e sceneggiatore piemontese inizia la sua carriera, a metà degli anni ’70, come documentarista all’interno degli ambienti del cinema indipendente e di ricerca sociale.

Riportiamo le parole di Claudio Caligari per spiegare la sua passione per il cinema:

La passione per il cinema nasce dall’appartenenza alle classi subalterne in un periodo in cui il cinema era ancora lo spettacolo popolare per eccellenza. A vent’anni sono stato rapito dalla Nouvelle vague e dal cinema politico di subbuglio che sentivo aleggiare. Il cinema di quel periodo era un cinema contro ed allora mi son detto: “Ma perchè non posso farlo anch’io?”. Così, e siamo a metà degli anni ’70, anni in cui tutto sembrava si potesse mettere in discussione, ho preso mezzi leggeri ed ho iniziato a girare cose davvero underground, ma pieno di animo ed entusiasmo.

Con questo animo ovvero quello di parlare di un mondo bistrattato e disagiato nasce Amore tossico (1983).

Amore tossico è un film ambientato tra Ostia e la periferia romana e mostra l’insediamento dell’eroina negli ambienti degradati e privilegiati anche da Pier Paolo Pasolini. Il cast è composto da persone prese per strada e che il mondo che vuole mostrare Claudio Caligari lo conoscono bene perché lo vivono in prima persona.

Amore tossico viene presentato alla 40esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, vincendo il Premio speciale nella Sezione De Sica. Il discreto successo sembrava aver dato una svolta alla carriera di Claudio ma non fu così perché la pellicola venne distribuita nelle sale italiane solo ad un anno dalla sua uscita.

Se c’è un aldilà sono fottuto

Se c’è un aldilà sono fottuto

Se c’è un aldilà sono fottuto si sofferma su Amore tossico e ci mostra i sopravvissuti all’eroina di quegli anni.

Altro focus di Fausto Trombetta e Simone Isola è sul lungometraggio Non essere cattivo, film uscito nelle sale nel 2015, lo stesso anno in cui è morto Claudio Caligari che non ha potuto assistere alla presentazione del lungometraggio, presentato alla 72esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

Non essere cattivo fa aggiudicare a Luca Marinelli  il Premio come Miglior attore, ricevendo successo dalla critica.

Claudio Caligari e Valerio Mastandrea

Claudio Caligari e Valerio Mastandrea

La lettera a Martin Scorsese di Valerio Mastandrea

Per poter creare movimento mediatico e supportare la realizzazione del film Non essere cattivo, Valerio Mastandrea nel 2014 pubblica una lettera sul quotidiano Il Messaggero, indirizzata a Martin Scorsese, un appello a cui il regista americano non ha mai risposto.

Ecco la lettera di Valerio Mastandrea:

Caro Martino,

ti scrivo per una ragione semplice. Tu ami profondamente il Cinema. In Italia c’è un Regista che ama il Cinema quanto te. Forse anche più di te. Certo non basta amarlo per farlo bene, il Cinema, ma questo signore prossimo ai 70 ha avuto poche opportunità per dimostrare il valore. Quando le ha avute, lo ha fatto. La sua filmografia fai presto a leggerla: Amore tossico, ’83, L’odore della notte, ’98. Ti scrivo perché, dopo tanti anni di resistenza umana alla vita, a questo mestiere e alle sue dinamiche, questo signore ha avuto il coraggio di scrivere un nuovo copione, e di provare a girare un nuovo film. Da circa due anni un gruppo di amici di cui faccio parte lo sta supportando muovendosi nei meandri delle istituzioni e delle produzioni grandi e piccole ottenendo piccoli risultati ma importanti. Attorno a questo film si è creata un’atmosfera molto rara. In tanti lo vogliono fare per rispetto di questo signore e del più alto senso del Cinema e di chi vive per il Cinema. Molte delle eccellenze del nostro settore, hanno espresso la volontà di lavorare gratuitamente o di entrare in partecipazione. Ora, se starai ancora leggendo, ti chiederai: «Allora perché non riuscite a metterlo in piedi?». La risposta a questa legittima domanda ti obbligherebbe a un’altra domanda: «Ma è così difficile fare i film in Italia?». Questo è un altro discorso. Più lungo e più maledettamente ovvio, almeno per noi. Caro Martino questa mia lettera è solo un tentativo che va ad aggiungersi alle centinaia che abbiamo fatto in questi due anni. Non riusciamo a raggiungere una cifra tale per mettere questo signore sul set: che è il suo luogo naturale. Ho pensato: questo signore parla e cita Martino come se fosse un suo compagno di scuola. Conosce il Cinema e soprattutto quello di Martino come lo avessero fatto assieme. A noi mancano tanti soldi per fare questo film. È piccolo ma ne mancano ancora tanti, anche per quel piccolo. Allora io chiedo a Martino di leggere il copione e di guardarsi Amore tossico. Spero che Martino lo faccia, si innamori del Cinema di questo signore e venga qui a conoscerlo, pronto a produrre il suo film insieme a noi che siamo la sua piccola banda che il Cinema lo ama e lo detesta forse per quanto lo ama. Spero che Martino non si offenda per come lo chiamo ma è questo signore che lo chiama sempre così. Ecco, questo ho pensato e questo spero. E anche se questa lettera sarà tradotta e con la traduzione forse si perderà la commozione con cui è stata scritta, sarà stato un altro tentativo a cui ne seguiranno altri magari ancora più folli. Perché il Cinema di questo signore, Claudio Caligari, merita più di quanto è stato fino a oggi. E perché lo ripeto, quanto lo ama Claudio, il Cinema, forse neanche tu, Martino.

A nome della Crew di Non essere Cattivo ti ringrazio per l’attenzione.

La vita professionale ed umana di Claudio Caligari non è stata semplice e questo potrete comprenderlo meglio solo guardando il lungometraggio Se c’è un aldilà sono fottuto.

Premio Mario Puzo si è concluso con i registi di Se c’è un aldilà sono fottuto

Corto e a capo conclude il ciclo d’incontri con gli autori per questo 2019, consegnando a Simone Isola e Fausto Trombetta, i registi del lungometraggio Se c’è un aldilà sono fottuto.

Premio Mario Puzo 2019

Premio Mario Puzo 2019

Se c’è un aldilà sono fottuto è un documentario che mostra la vita e la storia professionale di un grande regista: Claudio Caligari che, nonostante abbia girato solo tre film, rimarrà nella storia del cinema per la sua regia e il suo modo realistico di trasporre la realtà più abbrutita del nostro tempo su pellicola.

Abbiamo intervistato Umberto Rinaldi, direttore artistico di Corto e a capo, per sapere qualcosa di più.

Essere diversi di Musto vince il primo premio al CortoDino Film Festival

Essere Diversi, opera prima del regista Francesco Musto, trionfa alla 9a Edizione del “CortoDino”, Festival internazionale di cortometraggi organizzato dall’associazione culturale Esseoesse e dedicato al produttore Dino De Laurentiis.

Molto soddisfatto il regista di Pratola Serra che ha visto la sua opera imporsi tra gli oltre 3mila cortometraggi in concorso.

Alla consegna dei premi, tenutasi nell’aula magna del liceo artistico “De Chirico” di Torre Annunziata, tanti i volti noti presenti: le attrici Sandra Milo e Isabel Russinova, il produttore Gianfranco De Rosa, la presidente di giuria Nunzia Schiano e Juliette Esey Joseph presidente della giuria internazionale.

Aggiudicandosi il primo premio con unanime consenso della giuria popolare al “Cortodino Film Festival 2019”, Musto bissa il successo ottenuto questa estate alla 7a Edizione dell’Ariano Film Festival.

Alla sua bacheca personale si aggiungono anche il premio miglior sceneggiatura al Festival del cinema di Mercogliano “Ciak White Days”, il premio miglior cortometraggio fuori concorso al “Cortisonanti International Short Film Festival” e una menzione speciale della Accademia del Cinema di Napoli “Grenoble” per l’alto valore sociale ed educativo dell’opera.

IL CORTOMETRAGGIO

Essere Diversi è uno specchio sulla realtà, tratta temi come l’inclusione sociale dei diversamente abili, la paura di essere esclusi dal gruppo (la ragazza) accettando di fare anche cose controvoglia, l’apparire a tutti i costi forti e fighi, l’uso smisurato della tecnologia (vedi l’uso dei cellulari durante l’atto di bullismo) che porta i ragazzi a vivere sempre più nel mondo virtuale e meno in quello reale.

Così Francesco descrive Essere Diversi, cortometraggio da 16 minuti, scritto a maggio 2018 e concluso alla metà di settembre.

Una lettera d’amore nei confronti della vita, dell’avere il coraggio di affrontare tutte le difficoltà e restare sempre sé stessi, nonostante tutto e tutti. Questo cortometraggio è dedicato a tutti i ragazzi – e non solo – basti pensare al caso del signore di Manduria torturato e ucciso da una baby gang – che ogni giorno si trovano a contatto con i loro carnefici, persone che possono essere a loro volta vittime di bullismo, perché il bullismo è un cerchio che può essere spezzato, con l’impegno e la volontà di denunciare.

Essere diversi però non affronta la tematica del bullismo nella disabilità ma nella sua universalità. Perché il bullismo è un fenomeno che può essere vissuto da chiunque, che siano minoranze o meno. Francesco forma un grande abbraccio nei confronti di tutti e lascia un messaggio importantissimo: non siete soli.

Proiezione del documentario al Gaveli: Se c’è un aldilà sono fottuto

Il Festival Corto e a capo il 29 novembre alle ore 19:00 vi aspetta al Gaveli di Benevento con la proiezione, ad ingresso gratuito, del docu-film Se c’è un aldilà sono fottuto di Simone Isola e Fausto Trombetta che saranno presenti all’evento.

Se c’è un aldilà sono fottuto

Se c’è un aldilà sono fottuto

L’evento è stato organizzato per completare le premiazioni dedicate a Mario Puzo, sceneggiatore e scrittore statunitense, , figlio di immigrati irpini nonchè autore de Il padrino.

Come ha affermato Umberto Rinaldi, direttore artistico di Corto e a capo:

Ricordare Puzo non è soltanto un modo per sottolineare la presenza di personalità irpine all’interno della storia del cinema ma anche un modo per celebrare nel modo migliore una delle menti più brillanti che, iniziando come scrittore, ha contribuito a fare la storia del cinema mondiale. Mario Puzo e Claudio Caligari sono accomunati dalla grande capacità che hanno avuto entrambi di raccontarci strutture, logiche e dinamiche del fare criminale.

Se c’è un aldilà sono fottuto è un docu-film su Claudio Caligari, regista laziale che ha realizzato tre lungometraggi caratterizzati da forte realismo e spregiudicatezza, tra cui ricordiamo Amore Tossico (1983).

Ecco un assaggio del documentario dal trailer.

Se c’è un aldilà sono fottuto: il trailer

Se c’è un aldilà sono fottuto è un lungometraggio che invita a riscoprire l’uomo e le opere piuttosto che fare una semplice commemorazione di Claudio Caligari. Il film è stato molto apprezzato alla 76esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.

I Racconti di Parvana: un film animato sulla differenza di genere prodotto da Angelina Jolie

I Racconti di Parvana ( The Breadwinner) è un film animato di Nora Twomey che si rifà al romanzo Sotto il burqa (2000) di Deborah Ellis. Il lungometraggio mostra la vita di una bambina undicenne, Parvana, che cresce a Kabul sotto il regime talebano.

I Racconti di Parvana

I Racconti di Parvana

Parvana, contrariamente alle sue coetanee occidentali, già all’età di quattro anni non gioca più con le bambole perché deve accudire i suoi fratelli. I problemi della protagonista del film animato sono gli stessi del resto delle bambine afghane e di tutte quelle che purtroppo sono nate in luoghi dove l’oppressione culturale è molto forte.

A sette anni sono delle bambine nell’aspetto ma con movenze adulte: casalinghe esperte, pronte a diventare madri e vicine al matrimonio perché ad undici anni è questo lo scenario che viene presentato loro, nella maggior parte dei casi. Alla loro età diventano adulte e i loro sogni, le loro propensioni vengono ammutolite dal dover svolgere mansioni casalinghe e di ordinaria amministrazione.

I Racconti di Parvana mostra uno scenario sulla mancanza di diritti per l’infanzia e sottolinea la diversità di genere perché la cultura, rappresentata nella maggior parte dei casi dalla possibilità di leggere e scrivere, è rappresentata soprattutto dalla possibilità di vivere liberamente, seguendo le inclinazioni e i sogni legati a ciascuna età.

I Racconti di Parvana

I Racconti di Parvana

I Racconti di Parvana: la trama

Parvana è una ragazzina di undici anni che, all’improvviso, si trova a vivere senza il padre perché viene arrestato dai talebani. Venuta a mancare la figura patriarcale, quella stessa che le stava insegnando la libertà attraverso la lettura e la scrittura, la bambina deve mantenere la sua famiglia. Da subito la bambina si rende conto che anche comprare del riso al mercato diventa complicato perché è una donna.

A Kabul solo gli uomini possono parlare, lavorare, comprare beni di prima necessità e rapportarsi alla comunità. Dunque, sfruttando la sua giovane età, Parvana taglia i suoi lunghi capelli neri e indossa degli abiti maschili, per poter trovare un lavoro che le possa permettere di mantenere la sua famiglia.

La ragazzina, insieme ad una sua amica anche lei travestita da uomo, inizia a lavorare al mercato. Per arrotondare Parvana, alcune volte, impartisce lezioni di lettura e scrittura ad un talebano, che si scopre essere tra i più gentili tra quelli che conosce.

La differenza di genere è una problematica molto delicata che indossa vari abiti e risiede non solo nei luoghi che sono meno sviluppati culturalmente. Purl (2018), un corto animato della Pixar, mostra la differenza di genere negli ambienti di lavoro occidentali.

I Racconti di Parvana è un film prodotto da Angelina Jolie, che uscirà nelle sale italiane il prossimo 25 novembre.

Escher – Viaggio nell’infinito a breve nelle sale italiane: il trailer

Maurits Cornelis Escher (1898 – 1972) è stato un disegnatore olandese geniale, all’interno delle sue opere troviamo un’estetica psichedelica, formule matematiche e geometriche.

Per citare una sua celebre frase:

Le leggi della matematica non sono soltanto delle invenzioni o creazioni umane. Esse semplicemente sono: esistono in modo abbastanza indipendente dall’intelletto umano. Il massimo che chiunque possa fare è scoprire che stanno lì e prendere coscienza di esse.

M.C. Escher

M.C. Escher

Escher – Viaggio nell’infinito è un docu-film diretto da Robin Lutz, prodotto da Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema, la pellicola verrà proiettata nelle sale italiane il prossimo 16 dicembre.

Il lungometraggio racconta l’artista olandese attraverso i suoi stessi occhi, mostrando allo spettatore non solo la parte geniale che lo rende immortale artisticamente ma si sofferma sull’uomo e la sfera privata della sua vita, che non tutti conoscono.

Escher viaggio nell'infinito

Escher viaggio nell’infinito

Dal film emerge un quadro completo dell’artista che è riuscito a sovvertire le regole dello spazio attraverso un’espressione artistica bidimensionale e prospettive estreme, al limite del confine reale. Le sue opere hanno come tratto distintivo quello della distorsione che si unisce e si fonde ad immagini interiori ed esperienziali.

Escher – Viaggio nell’infinito ci conduce nei luoghi che sono stati fonte d’ispirazione per lui e grazie ad alcune interviste inedite fatte ai figli dell’artista ne riusciremo pienamente a cogliere il genio, cercando di osservare il mondo attraverso i suoi occhi.

La maggior parte del materiale raccolto proviene dalla Fondazione Escher, proprietaria di tutti i diritti e delle opere dell’autore.

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