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Corto e a capo 2019: Umberto Rinaldi ci svela qualche anticipazione sulla rassegna

È tutto pronto per la prossima edizione di Corto e a capo, associazione nata nel 2013 che nasce con l’intento di diffondere l’amore per il cinema con rassegne che si tengono di anno in anno in Irpinia.

Abbiamo scambiato due chiacchiere con Umberto Rinaldi, direttore artistico di Corto e a capo, che ci ha svelato qualche anticipazione sulla prossima edizione che si svolgerà dall’1 al 10 agosto.

Umberto Rinaldi: intervista

Direttore artistico Corto e a capo

Quest’anno la tematica affrontata durante la rassegna cinematografica riguarderà: l’identità, la diversità e l’immagine.

Questi argomenti verranno affrontati sia da un punto di vista ampio, pensiamo al periodo storico che stiamo vivendo in cui sembra non esserci spazio per la diversità e dove il concetto di identità scompare all’interno dell’omologazione di massa, sia da una prospettiva meramente territorialerappresentato, ad esempio, dallo spopolamento che stiamo vivendo all’interno delle nostre comunità.

Corto e a capo 2019: appuntamenti

Corto e a capo 2019: anticipazioni

Appuntamenti della prossima edizione di Corto e a capo

Corto e a capo vi aspetta con novità e approfondimenti su figure di spicco come quelle di Ettore Scola, Massimo Troisi e Mario Puzo.

“Essere diversi”,
la lotta al bullismo nell’opera prima di Francesco Musto

Essere diversi è il cortometraggio d’esordio del regista e attore avellinese Francesco Musto.

Fabio, protagonista interpretato dallo stesso regista, è un ragazzo costretto su una carrozzella che frequenta il quinto anno del liceo, ambiente nel quale vive una quotidianità fatta di innamoramento e studio, amicizia e bullismo. Fuori dalla scuola, Fabio frequenta ragazzi con i quali condivide le passioni per il calcio e la musica. I due piani si intrecciano quando a scuola egli vede scontrarsi in modo drammatico speranze e paure a seguito di un episodio frutto di stupidità, violenza e inganni: il trauma per quanto subito e la frustrazione per un sentimento ferito lo portano prima alla prostrazione e infine alla consapevolezza che una “inferiorità” fisica impone un coraggio superiore alle ragioni della rabbia. Così, da ragazzo felice di far parte di un gruppo, Fabio ne diventa leader ritrovando se stesso e ciò che gli è più caro.

Essere Diversi è uno specchio sulla realtà, tratta temi come l’inclusione sociale dei diversamente abili, la paura di essere esclusi dal gruppo (la ragazza) accettando di fare anche cose controvoglia, l’apparire a tutti i costi forti e fighi, l’uso smisurato della tecnologia (vedi l’uso dei cellulari durante l’atto di bullismo) che porta i ragazzi a vivere sempre più nel mondo virtuale e meno in quello reale” così, Francesco descrive Essere Diversi, cortometraggio da 16 minuti, scritto a maggio 2018 e concluso alla metà di settembre. Una lettera d’amore nei confronti della vita, dell’avere il coraggio di affrontare tutte le difficoltà e restare sempre sé stessi, nonostante tutto e tutti. Questo cortometraggio è dedicato a tutti i ragazzi – e non solo – basti pensare al caso del signore di Manduria torturato e ucciso da una baby gang – che ogni giorno si trovano a contatto con i loro carnefici, persone che possono essere a loro volta vittime di bullismo, perché il bullismo è un cerchio che può essere spezzato, con l’impegno e la volontà di denunciare. Essere diversi però non affronta la tematica del bullismo nella disabilità ma nella sua universalità. Perché il bullismo è un fenomeno che può essere vissuto da chiunque, che siano minoranze o meno. Francesco forma un grande abbraccio nei confronti di tutti e lascia un messaggio importantissimo: non siete soli.

 

“Io non ho mai subito bullismo, ho sempre trovato sulla mia strada brave persone. il mio odio profondo per ogni tipo di discriminazione e di violenza ingiustificata mi ha spinto a scrivere questo corto per lanciare un messaggio diretto, un allarme per tutti e anche per dare una spinta a parlarne alle vittime di bullismo che troppo spesso si chiudono in loro stessi e in alcuni casi hanno reagito anche con gesti estremi”.

(Francesco Musto)

 

Bowienext: il docufilm e il libro sul Duca Bianco

Bowienext è un docufilm di Rita Rocca, giornalista RAI, che nasce come un progetto indipendente volto a differenziarsi dagli altri progetti nati dopo la morte di David Bowie.

Il docufilm, già per il solo fatto di avere come protagonista il Duca Bianco rappresenta una sfida, proprio perché dopo la sua morte si è speculato abbondamente sulla sua figura.

La regista di Bowienext

Rita Rocca

Rita Rocca non ha pensato e realizzato questo lavoro solo con lo sguardo da giornalista ma lo ha fatto anche con gli occhi di chi ama David Bowie e questo connubio ha dato vita ad un progetto diverso dagli altri perché tocca il cuore anche di chi non è appassionato di Ziggy (altro pseudonimo o alter ego utilizzato per chiamare la pop star).

La regista si è servita del web per chiedere ai fan di mandare dei contributi video su David Bowie e pian piano Bowienext si è arricchito così tanto di contenuti da diventare anche un libro firmato dalla regista e da Francesco Donadio, noto critico musicale.

Bowienext: video

Ritratto animato di David Bowie

Bowienext è un modo diverso di conoscere e approcciarsi a David Bowie perché non lo si guarda con gli occhi della star ma con quelli delle persone che hanno avuto modo di conoscerlo direttamente o di lavorarci insieme o, ancora, con gli occhi di chi ha subìto il fascino magnetico di questo personaggio controverso.

Per usare le stesse parole della regista presenti all’interno del libro:

Non era mai successo in quarant’anni che seguivo la sua musica. Da quella prima volta che il Duca mi apparve nel 1977 alla televisione italiana, così distante e irrangiungibile per me, non avevo osato mai nemmeno sognarlo. Eppure, ora che la sua presenza su questa terra era finita, David diventava per me improvvisamente umano, tanto da poterci parlare, ridere, scherzare. Tanto da poterlo toccare.

Le difficoltà delle donne sul lavoro raccontate da Purl, il corto animato Pixar

Purl è il nuovo corto animato diretto da Kristen Lester, firmato Pixar, realizzato all’interno del progetto SparkShort, che nasce come canale per scoprire nuovi talenti e sperimentare nuove tecniche nel campo dell’animazione.

Purl, un gomitolo animato di soffice lana rosa, viene assunta in un’azienda in cui lei è l’unica presenza femminile. Il primo giorno di lavoro, nonostante sia propositiva verso i suoi colleghi, viene guardata con circospezione o non presa in considerazione. Il sorriso e l’entusiasmo per il nuovo lavoro, in breve tempo, si tramutano in tristezza e solitudine.

Come può riuscire ad integrarsi con i colleghi? Come può essere presa seriamente in considerazione quando parla di lavoro o semplicemente ascoltata?

La risposta è diventare come loro e quindi omologarsi al contesto.

Purl:il trailer

Il corto animato Pixar

Di punto in bianco Purl decide di cambiare: abbandona l’accogliente gomitolo e indossa un completo spigoloso e rigido, abbandona il sorriso e lo tramuta in ghigno, la sua simpatia diventa cinismo e quando deve esprimere un pensiero diventa prepotente e aggressiva. Purl in questo modo diventa parte integrante del suo team lavorativo, diventando una leader.

Purl: il corto animato Pixar

Purl in versione maschile

Purl cosa vuole insegnarci?

Il corto nella sua semplicità affronta un tema delicato: la differenza di genere all’interno di ambienti lavorativi, in cui la percentuale maschile è maggiore rispetto a quella femminile. Purl è costretta ad omologarsi e quindi a diventare altro da ciò che è, per poter essere accettata da suoi collegli. Questa forzatura racchiude tutte le difficoltà che una donna è costretta ad affrontare in alcuni ambienti.

La pellicola animata porta lo spettatore a porsi delle domande, riflettendo su determinate condizioni e su taluni stereotipi che perdurano nonostante la modernità e l’apertura mentale che dovremmo avere tutti, indistintamente.

Purl, che incarna il mondo femminile, per essere accettata si modifica. Questo comportamento, visto da un’altra prospettiva, potrebbe essere un invito volto a far riflettere le donne: le prime ad orientarsi in modo diverso dovrebbero essere proprio loro che, invece di piegarsi e snaturarsi, dovrebbero far accettare la loro diversità, qualora vi fosse.

The Box è il corto animato che mostra la guerra con gli occhi dei bambini

The Box è un corto animato che mostra la storia di uno dei tanti milioni di bambini che subiscono la guerra.

Il progetto nasce dalla University of the Arts di Londra. La pellicola animata è stata proiettata in oltre 225 festival e in 52 paesi diversi, vincendo 41 premi in tutto il mondo.

The Box inizia mostrando la vita felice di un bambino, che gioca con il suo gatto, immaginando che uno scatolone di carta sia la sua casa.

Pian piano l’immagine serena si tramuta e lo scatolone inizia a prendere varie forme che non sono più quelle della casa rassicurante ma diventa un posto per rifugiarsi e per difendersi dalla guerra, dalle sue brutture e dalla paura di non saper identificare bene ciò che sta accadendo.

Lo scatolone, infine, diventa una barca che naviga verso una destinazione ignota perché non è importante la meta ma la speranza di poter vivere meglio o semplicemente quella di poter guardare il mondo con l’incanto che tutti i bambini dovrebbero fare.

The Box: il trailer

Il corto animato The Box

The Box è corto animato delicato, semplice e diretto, non gioca sul sentimento della compassione, che lascia il tempo che trova a livello emozionale. L’intento del lavoro è quello di far riflettere, ponendo l’attenzione su un punto di vista che, molto spesso, dimentichiamo o che non vogliamo vedere.

Michele Vietri spiega i punti chiave di Tenk iù Globalizescion

Tenk iù Globalizescion è il docufilm di Michele Vietri che ci spiega i punti chiave del suo lungometraggio, i temi trattati e le conseguenze derivanti dal dilagare della globalizzazione che stanno cambiando la società e il modo in cui osserviamo il mondo.

Tutto parte dalla storia di una merlettaia di Burano che oggi ha difficoltà nel portare avanti il suo lavoro basato su tradizioni secolari. Il regista partendo dal particolare di questa storia individuale arriva all’universalità di una problematica sociale basata sul consumismo turistico.

Michele Vietri: il video

Michele Vietri

Tenk iù Globalizescion nasce con il desiderio di far soffermare lo spettatore sulla mancanza di poesia che oggi c’è nel mondo perché attraverso la produzione seriale a discapito di quella artigianale si dimentica un pezzo di storia. Il lavoro artigianale, fatto d’imperfezioni, perché l’uomo non è una macchina oltre a rendere unico un qualsiasi prodotto gli trasmette umanità e tutto ciò la globalizzazione non lo consente.

Michele Vietri parla del suo docufilm

Tenk iù Globalizescion

La merlettaia di Burano racconta una poesia triste perché la sua difficoltà lavorativa si scontra con un colosso come la globalizzazione e dunque è una lotta impari e dal tragico epilogo.

Tenk iù Globalizescion è un docufilm di Michele Vietri: il trailer

Tenk iù Globalizescion è un docufilm di Michele Vietri che ci mostra come la globalizzazione stia distruggendo i tratti distintivi di un luogo, facendone scomparire tradizioni e dunque identità culturali.

Il documentario nella sua semplicità fotografica porta lo spettatore a porsi numerose domande come: Con quali occhi osserviamo nuovi posti?, Come si vive turisticamente un luogo?, Che significato, oggi, diamo al viaggiare?

La risposta è unica: siamo il sottoprodotto della globalizzazione e della società social che ci vuole osservatori attenti e perfetti nella risoluzione dell’immagine da postare ma con memoria (emozionale) a breve termine.

S’inizia un viaggio o una qualsiasi attività fuori porta con la pubblicazione di un selfie turistico e si termina con il conteggio dei like ottenuti.

Fine del viaggio.

Tenk iù Globalizescion: il trailer

Tenk iù Globalizescion

Tenk iù Globalizescion non è una pellicola che guarda con romanticismo ai tempi in cui per fotografare c’era bisogno del rullino e dei tempi d’attesa necessari per vedere la fotografia, infierendo sulla modernità digitale che avanza e ci rende automi consapevoli.

Il documentario punta sul fatto che il nostro modo di approcciarci a ciò che ci circonda muta inevitabilmente anche l’importanza dell’ oggetto di nostro interesse.

Un esempio sono i merletti di Burano. Quest’antica lavorazione ha dato lustro e identità turistica ad un piccolo borgo, che è riuscito a vivere di luce non riflessa nei confronti di Venezia, grazie alla sua caratteristica lavorazione dei merletti e lo stesso lo si può dire anche di Murano per quanto riguarda la lavorazione del vetro.

Merletto antico di Burano

Merletti di Burano

Il merletto di Burano nasce all’interno delle case, in cui le mogli dei pescatori per dare una mano economica realizzavano questi lavori per venderli e arrotondare il salario. Non è un caso che molte lavorazioni di Burano si rifanno alla stessa trama delle reti usate per pescare.

Pian piano queste lavorazioni sono giunte in Europa e le merlettaie di Burano hanno iniziato ad avere una propria identità lavorativa e culturale.

Tenk iù Globalizescion: il trailer

Tenk iù Globalizescion di Michele Vietri

Oggi però le cose stanno cambiando a causa della globalizzazione: i turisti hanno il desiderio di portare a casa propria un souvenir in ricordo della tappa visitata. Molti visitatori, nella maggior parte dei casi, acquistano merletti dozzinali o creati in serie e spacciati per originali.

Ciò, purtroppo, è un fattore che dipende dalla globalizzazione che non tutela chi ancora lavora con gli strumenti di un tempo badando all’unicità e alla qualità di un prodotto, a discapito della quantità produttiva seriale che di tradizione racchiude ben poco.

Questo modus pensandi si estende ovunque c’è qualcosa di culturale da preservare. Se pensiamo alla nostra Irpinia, ad esempio la lavorazione del Tombolo di Santa Paolina che sta scomparendo, è un parallelismo simile dovuto a diversi effetti socio-culturali che però hanno come collante l’idea attuale di modernità e di progresso.

Ma cosa ci dice il cervello è la commedia sociale firmata Riccardo Milani

Ma cosa ci dice il cervello è una commedia di Riccardo Milani, che mostra la situazione attuale dell’italiano medio che ormai si è adagiato a sopportare tutto, facendosi andare bene qualsiasi cosa.

Oggi siamo così abituati nel leggere notizie in cui si vedono professori costretti a subire le angherie di alunni e genitori o sentire di pazienti che reagiscono fisicamente nei confronti di medici, che non ci straniscono più oltre il dovuto.

Abbiamo dimenticato il vero significato delle parole rispetto dei ruoli e delle competenze di qualcuno e ciò, probabilmente, scaturisce dalla presunzione per cui ci sentiamo indistintamente tuttologi e onniscienti.

Ma cosa ci dice il cervello vuole mostrare proprio questo lato superficiale che, negli ultimi tempi, appartiene un pò a tutti noi.

Ma cosa ci dice il cervello: il trailer

Ma cosa ci dice il cervello di Riccardo Milani

Protagonista del film è Giovanna (Paola Cortellesi), una donna noiosa che passeggia senza notare minimamente cosa le succede intorno. La sua vita si divide tra gli impegni scolastici di sua figlia e il suo lavoro al Ministero. Questo è ciò lei vuole far credere alle persone che le ruotano intorno perché in realtà Giovanna è un agente segreto impegnato in missioni molto pericolose.

Un giorno la donna, in occasione di una rimpatriata con alcuni suoi vecchi compagni di classe, si rende conto che la sua vita è molto simile a quella degli altri: anche i suoi amici sono costretti a subire ingiustizie immotivate da chiunque.

Giovanna decide di ribaltare la situazione, attraverso dei travestimenti ed altre idee bizzarre, per portare un pò di pace nella vita delle persone che le sono care e anche nella sua.

Ci riuscirà?

Ma cosa ci dice il cervello: la locandina

Il poster di Ma cosa ci dice il cervello

Per scoprire il resto bisognerà aspettare il 18 aprile, data prevista per l’uscita del film nelle sale.

Cinema Partenio: boom di presenze per la proiezione de L’amore molesto

L’amore molesto (1995) in versione restaurata e proiettato il 24 marzo, contrariamente alle aspettative, ha registrato un boom di presenze al Cinema Partenio, tanto che c’è stata la necessità, last second, di allestire una sala più grande per poter contenere tutti gli spettatori giunti per la proiezione del lungometraggio.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante, che ha anche collaborato alla sceneggiatura della pellicola, ed ha come protagoniste Delia (Anna Bonaiuto), una disegnatrice di fumetti che vive a Bologna e Amalia, donna enigmatica nonché madre di Delia.

L'amore molesto: trailer

Anna Bonaiuto interpreta Delia ne L’amore molesto

L’amore molesto ritrae storie femminili molto diverse tra loro.

Amalia muore in circostanze anomale e indossa solo un reggiseno molto particolare rispetto a quelli che utilizzava. Delia ritorna a Napoli, la sua città natale, per capire cosa sia successo alla madre e si ritrova a ripercorrere il suo passato, i legami familiari interrotti e i ricordi turbolenti, con cui non ha voluto mai fare i conti, lasciando tutto in una sorta di obnubilamento mentale.

Tra le protagoniste femminili c’è anche Napoli, una città caotica, fatta di contraddizioni, di schiamazzi e di un modus vivendi particolare, che riesce a comprendere fino in fondo solo chi ha vissuto nelle sue viscere popolari.

La fotografia del film possiede una fisicità che riesce a comunicare anche senza la necessità di appoggiarsi alla comunicazione verbale.

Oggi con la proiezione de L’Odore del sangue di Mario Martone e la presentazione del libro Cinque Racconti del Sud di Camillo Marino, si conclude la rassegna degli eventi culturali organizzati in occasione del Premio Camillo Marino 2019.

Avellino: il regista Mario Martone riceve il Premio Camillo Marino 2019

Ieri al Cinema Partenio il regista Mario Martone ha ricevuto Il Premio Camillo Marino 2019, un riconoscimento cinematografico alla carriera che viene assegnato ad autori internazionali.

Camillo Marino, critico cinematografico, sceneggiatore e giornalista italiano, è stato il fondatore della rivista Cinemasud che nel 1959 ha dato vita al Festival del Cinema Neorealista insieme a Pier Paolo Pasolini e Giacomo D’Onofrio e del Laceno d’Oro.

Pensieri Periferici Festival del pensiero itinerante, a vent’anni esatti dalla scomparsa di Camillo Marino, ha organizzato una serie d’incontri che permetteranno di conoscere sia il critico cinematografico che Mario Martone.

Il 22 marzo l’incontro del regista con il pubblico e la stampa, la consegna del premio e la proiezione di Capri Revolution (2018), al Cinema Partenio, hanno dato il via agli appuntamenti che proseguiranno fino al 25 marzo.

Mario Martone ha presentato e spiegato i punti chiave di Capri Revolution, il suo modo di fare cinema e alcuni aneddoti sulle riprese del film che è stato girato tra Capri e il Cilento.

Capri Revolution: la locandina

Capri Revolution di Mario Martone

Capri Revolution: la trama

Capri Revolution è un lungometraggio che oscilla tra lo storico e il moderno per trama, scenografia e colonna sonora. Lo spettatore viene catapultato in un altro periodo storico che è scandito dalla musica elettronica di Apparat (Sascha Ring), che compare in alcune scene del film.

Siamo a Capri ed è il 1914. L’isola si divide tra gli abitanti del luogo e una comunità di giovani europei, che vivono all’insegna della spiritualità, del contatto con la natura, della libertà sessuale e dell’espressione artistica in ogni sua singola forma e manifestazione.

Lucia (Marianna Fontana), è una capraia dallo spirito libero e mal sopporta le imposizioni culturali del luogo e della sua famiglia. L’incontro con i ragazzi della comune le apre un mondo diverso, fatto di non costrizioni e, soprattutto, di libertà infatti la giovane donna non impiega molto tempo nel decidere di abbandonare la sua vita, unendosi a loro.

Questa scelta di vita rappresenta per Lucia la possibilità di poter vivere liberamente e senza imposizioni, scoprendo un’indipendenza diversa e più consapevole.  In medio stat virtus e come ogni estremismo, sia esso conservatore o avanguardista, ci sono sempre degli elementi che non possono mai aderire completamente a tutti gli esseri umani nello stesso modo e quindi questa prerogativa condurrà la capraia verso altri luoghi. Per scoprire quali non vi resterà che guardare il film.

Capri Revolution di Mario Martone

Mario Martone

Premio Camillo Marino 2019: prossimi appuntamenti

Sabato 23 marzo

Rasoi (1991) ore 17:00

Noi credevamo (2010) ore 21:00, introdurrà la proiezione Renato Carpentieri.

Domenica 24 marzo

Teatro di guerra (1998) 4 ore 18:00

L’amore molesto (1995) ore 20:30

Lunedì 25 marzo

Il giovane favoloso (2014) ore 15:30

La salita (1997), episodio de I Vesuviani ore 19:45

L’odore del sangue (2004) ore 20:30

Tutte le proiezioni si svolgeranno al Cinema Partenio sala 4 e sono tutte ad ingresso libero.

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