teatro

Carmelo Bene e il teatro

Carmelo Bene è stato una delle figure più importanti per la cultura del ‘900 e non solo perché è stato capace di trasformare il linguaggio teatrale, reinventandolo con uno stile ricercato e barocco. Un artista a 360 gradi, dotato di genialità, irriverenza e immensa cultura letteraria, teatrale e filosofica. La sua battaglia principale per quanto concerne la sfera teatrale è quella di scagliarsi contro il teatro di testo, in favore di un teatro da lui stesso definito scrittura di scena, che dice ma mai del tutto.

Il teatro a cui si ispira Carmelo Bene è quello di Antonin Artaud, che descriveva con queste parole il teatro:

Un teatro che subordini la regia e lo spettacolo, vale a dire tutto ciò che in esso c’è di specificatamente teatrale, al testo, è un teatro di idioti, di pazzi, di invertiti, di pedanti, di droghieri, di antipoeti, di positivisti, in una parola di Occidentali.

Nel 1972 Carmelo Bene, smaltita la sbornia cinematografica, ritorna a teatro. Questo ritorno significa calcare le grandi scene, in cui ci sono le code ai botteghini. Colleziona 25 sold out di fila con Nostra Signora dei Turchi.

Gli anni ’70 sono segnati nel teatro dalla nascita del teatro antropologico: Grotowski, l’Odin Teatret di Eugenio Barba. Di questo panorama Carmelo Bene dice:

Grotowski l’ho intravisto e non mi piace. Ho seguito un seminario di Barba al convegno di Ivrea e mi ha fatto morir dal ridere. Non potendo scavalcare una barriera umana, mi sono pisciato sotto davvero. Nessuna traccia di umorismo e ironia. Problemi personali. Con il pretesto del teatro o altro, mettono su queste comunità spiritate dove ci si può sopportare solo a patto di buttarla sulla comunione-masturbazione mistica.

Per Carmelo Bene questa tipologia di teatro rappresenta la povertà di quest’arte scenica perché non esprime altro la sofferenza cassamutuata.

Il teatro per lui rappresenta il dover dar voce ad un’allucinazione senza testo e senza autore.

L’attore è un vivo che si rivolge ai vivi, ma, in particolare nel repertorio classico, deve cessare di essere tale per apparire come contemporaneo del personaggio, simile a un morto tra i vivi.

Carmelo Bene durante le sue esibizioni teatrali si faceva spesso applicare, prima di salire sul palcoscenico, vistosi cerotti adesivi su tutto il viso perché voleva cancellare il riconoscimento del proprio viso e trasmettere una sorta di effetto invisibile.

Carmelo Bene

Un personaggio controverso e anarchico che ha capovolto il senso del teatro e non solo

La figura di Carmelo Bene è stata spesso oggetto di grandi polemiche: per alcuni è stata una figura geniale mentre per altri un presuntuoso massacratore di testi.

La lotta di Carmelo Bene si dirige contro la drammaturgia borghese che appoggia la classica visione del teatro.

Per l’artista è l’arte dell’attore quella su cui puntare i riflettori perché è l’attore che deve personificare tutto il complesso teatrale.

Carmelo Bene si scaglia contro il teatro di testo che si limita ad un semplice ripetere, imparando a memoria, le parole scritte da altri. Ciò che invece deve fare l’attore, secondo Carmelo Bene, è divenire l’artefice della scena e non un calarsi nel ruolo per intrattenere. Il testo teatrale rappresenta un effetto scenico come possono esserlo la musica o le luci.

Se volessimo descrivere il personaggio di Carmelo Bene lo potremmo definire un anarchico del teatro.

La Commedia dell’Arte spiegata da Gilda Ciccarelli e Francesco Teselli

Eccoci con un’altra puntata di Un caffé a teatro con Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli della compagnia teatrale La Fermata. Nella puntata precedente i due attori ci hanno parlato della biomeccanica a teatro. L’argomento di oggi invece riguarda La Commedia dell’Arte.

un caffè a teatro con la compagnia teatrale La Fermata

Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli ci parlano della commedia dell’arte

Con La Commedia dell’Arte ci si riferisce ad uno stile teatrale, nato in Italia agli inizi del ‘500, diffusosi successivamente anche in Europa. La Commedia dell’Arte si caratterizza da dialoghi che di volta in volta si adattano ad un determinato scenario.

Le caratteristiche della Commedia dell’Arte si possono suddividere in tre punti principali:

  1. Si distanzia dal teatro colto
  2. Personaggi fissi
  3. Professionalizza il mestiere dell’attore

La Commedia dell’Arte nasce per l’insofferenza nei confronti della commedia tradizionale e si sviluppava in assenza di un canovaccio. Ciò non implica una completa improvvisazione perché ciascun attore era specializzato nell’interpretazione di un determinato personaggio fisso . Questa fissità era accentuata dall’uso delle maschere, espediente scenico che era utile al pubblico per riconoscere i personaggi.

commedia dell'arte

Commedia dell’Arte

Dalla Commedia dell’Arte nascono le maschere più note della nostra tradizione: Pulcinella, Arlecchino, Capitan Fracassa, Gianduia etc.

Per scoprire altre curiosità non vi resta che guardare il video in home con Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli.

Gli appuntamenti con l’Associazione ArTeatro

La giovanissima associazione ArTeatro, nata dalla fusione della Galleria Alfonso Grassi con la passione e la divulgazione del teatro, ha fin dall’inizio attivato tra la sua comunità uno stimolo molto entusiasmante per aiutare nella comprensione di un’arte che viene sì concepita per far parte del pubblico, ma anche per specchiarsi con esso, e farsi sentire parte integrante.

L’idea ed il merito vanno innanzitutto al suo ideatore Alfonso Grassi Jr, nipote del pittore Alfonso Grassi, artista che vanta l’esposizione delle sue opere in musei illustri come la Galleria degli Uffizi, oltre che l’amicizia e la stima sempre enormemente palesata del grande Giorgio De Chirico.

Alfonso Grassi Jr mi accoglie cordialmente nella sede di ArTeatro, durante un sabato mattina fin troppo rumoroso, e nel frattempo l’ingresso in un’atmosfera in cui regna invece il quasi timorato desiderio di un silenzio ricco di vibrazioni positive mi fa inoltrare in un mondo che trasmette la pace e allo stesso tempo la severa dottrina di artisti di un altro tempo. Le opere pittoriche che ci circondano appartengono ad artisti per lo più di scuola napoletana ed abbracciano quel fecondo periodo che va tra fine Ottocento e l’inizio del Novecento.

La voglia di continuare il percorso della Galleria, che ha avuto sede per circa venticinque anni in piazza San Michele, cuore del Centro Storico di Solofra, ora continua in questo spazio molto più grande ed accogliente, e molto più amicale. La grossa sede, ancora immersa nella penombra che lascia però filtrare quel tanto di luce che basta per comprendere la vastità delle opere circostanti, paesaggi e ritratti che scrutano insieme a noi la costruzione di un sogno: le sedie della platea sono dirette verso un palco ancora per poco al buio. Quella sera ci sarebbe stato uno spettacolo molto particolare, e l’attesa sembra voglia rendermi partecipe dell’entusiasmo di Alfonso Grassi, che nonostante il suo carisma poco pronunciato, come ogni bravo attore sa mascherare al momento giusto, non lascia certo nascosto un luccichio negli occhi da cui si enuncia una forte emozione.

Mi spiega Alfonso Grassi:

Le iniziative programmate dall’Associazione rispondono al bisogno di approfondimento espresso da una cittadinanza in attesa di un’educazione all’arte.

Si guarda compiaciuto intorno e poi continua:

L’opera non è solo qualcosa da esporre, si attiva e comincia a vivere nel confronto con chi la osserva. Arte e Teatro si fondono in una visione interdisciplinare della comunicazione e delle relazioni umane, promuovendo il protagonismo della Comunità, quella di cui siamo parte e attraverso la quale ci distinguiamo in un mondo che ci vuole omologati.

ArTeatro Avellino: programmazione

ArTeatro Avellino

ArTeatro: programmazione 2019/2020

Poi mi espone il programma della stagione culturale 2019/2020, che ha come titolo INCONTRI, intrigante nome che fa capire quanto per lui sia importante la coesione tra la società e l’arte del Teatro. Tutto è cominciato con una miscellanea di proposte davvero allettanti per tutti gli associati (essendo un’associazione tutti i partecipanti sono tenuti a tesserarsi e nel frattempo a valutare un vantaggioso abbonamento per tutti gli appuntamenti) come quando si è vista la partecipazione di Teatro 99 Posti Co.Ci.S, che ha aperto la stagione con “Storie di Terra, di Suoni e di Rumori”, con Paolo Capozzo e Maurizio Picariello con la regia di Gianni Di Nardo, un’opera che commenta attraverso lo sguardo ingenuo di due “compari” le tragedie del secolo scorso come le guerre mondiali, ma anche il terremoto del 1980, il tutto esposto in un dialetto in cui traspare la vicinanza all’Irpinia.

La stagione ha continuato con uno degli spettacoli più entusiasmanti e particolari, Jennifer, tratto da Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello, con la regia di Antonello De Rosa, che figura anche come attore protagonista.

Jennifer è un personaggio androgino che soffre dell’ingratitudine altrui, perché bollato come diverso, solo perché è combattuto dal suo essere uomo e donna contemporaneamente. L’incontro però con l’unica persona che lo comprenderà farà catapultare tutto l’immaginario.

Il prossimo 16 febbraio, invece, lo spettacolo Umoristicamente della compagnia tatrale di ArTeatro, diretto dallo stesso Alfonso Grassi, è invece dedicato a tutti gli appassionati della commedia di Eduardo De Filippo, trattandosi infatti di riprese di vari lavori del genio napoletano, una scelta nel far sentire il pubblico come in un’atmosfera domestica, in cui i dialoghi tendono a far parte di chi ascolta, rendendolo partecipe nella consuetudine di un tempo che si ripete nelle abitudini di oggigiorno.

L’avventura edoardiana prosegue senza sosta anche il 21 e il 22 febbraio con L’Ultimo Bottone, con la Compagnia dell’Eclissi e con la regia di Marcello Andria.

Il 14 e il 15 marzo si dà spazio alla musica con gli AcCorDian, band che ricalca gli anni d’oro dello swing, con lo spettacolo musicale Swing Italiano.

Questo ambizioso progetto del gallerista, attore e regista Alfonso Grassi svolgerà senza dubbio con orgoglio la conquista della fiducia di un pubblico che vuole sentirsi partecipe in uno spazio dedicato alla comunione di passioni travolgenti, nella luce soffusa di un luogo tempestato di piccole e grandi realtà, di qua vive e pulsanti su un palco, e tutt’intorno racchiuse nelle pesanti cornici agganciate ai muri, da cui sguardi ora indiscreti ora sinistri ci scrutano, testimoni della loro epoca e dell’ammiccante presente che ripropone le loro gesta nella consapevolezza degli attori contemporanei.

Carmine Maffei

La biomeccanica a teatro: come muoversi sul palco

Nella puntata precedente Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli ci hanno parlato della regia teatrale.

Oggi, invece, i due attori della compagnia teatrale La Fermata ci parleranno della biomeccanica teatrale o scenica ovvero dell’importanza di sapersi muovere sul palco ed esprimere emozioni, senza dover necessariamente utilizzare la parola.

Biomeccanica teatrale

Comunicare senza parlare

Biomeccanica scenica: che cos’è?

La biomeccanica scenica è un metodo formativo, utile per poter comprendere il ruolo dell’attore e svolgerlo nel migliore dei modi. Questo metodo fomativo risale al 1922 ed è stato ideato da Vsevolod Mejerchol’d, noto regista russo e pedagogo.

Protagonista della biomeccanica è il corpo dell’attore perché attraverso l’utilizzo di quest’ultimo, l’attore, deve essere capace di comunicare e trasmettere emozioni senza avvalersi della parola. Esercitandosi con la biomeccanica scenica, l’attore prende consapevolezza del proprio corpo, utilizzandolo come se fosse una macchina.

Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli: video

movimento scenico

Vsevolod Mejerchol’d divideva la biomeccanica in tre fasi: l’intenzione, l’esecuzione fisica e la reazione psichica.

L’intenzione rappresenta la percezione del compito ricevuto.

L’esecuzione fisica è la realizzazione pratica dell’idea che ha l’attore.

La reazione psichica è la capacità di far emergere la vita emozionale dell’attore.

Francesco Teselli e Gilda Ciccarelli: video

Compagnia teatrale La Fermata

Per approfondire e scoprire il resto non vi resta che guardare il video!

Eliseo, Priolo: «Resterà la casa del cinema»

Il commissario prefettizio, a margine della conferenza stampa, organizzata in Prefettura per l’ottantesimo anniversario del Vigili del Fuoco, interviene sul caso Eliseo, troppo spesso vittima dei vandali.

Cotticelli al Cimarosa per “Parole di Musica”

Presso la biblioteca del Conservatorio di Avellino proseguono gli incontri del progetto «Parole di musica – Novità editoriali nel mondo musicale e musicologico» che fino al 21 maggio si terranno al Cimarosa.

La rassegna, organizzata dal Dipartimento di Musicologia, è un progetto di ampio respiro, aperto a tutta la città, che prevede otto incontri con autori che, introdotti da docenti del Conservatorio, discuteranno con loro e con il pubblico sui temi trattati nei loro libri.

L’incontro di oggi era incentrato sul volume di Francesco Cotticelli, professore ordinario di filologia presso l’Università dei studi di Napoli, Filologia, Teatro, Spettacolo. Dai Greci alla contemporaneità.

Avellino: Daniele Pecci interpreta
L’amico ritrovato di Fred Uhlman

L’amico ritrovato, bestseller di Fred Uhlman, diventa un reading letto ed interpretato dal noto attore Daniele Pecci. La performance si è svolta presso l’Auditorium del Liceo Polivalente Imbriani di Avellino. L’amico ritrovato parla di amicizia, uguaglianza e tolleranza. Questi sono temi ancora attuali ed è importante che i giovani li approfondiscano in modo sano e costruttivo.

Il reading si apre con il ricordo di Hans Schwarz che, ormai non più giovane, ricorda i tempi della scuola e si domanda quale sia stato il destino dei suoi compagni di classe. L’uomo riporta la memoria a quando aveva 16 anni, periodo di quando ha incontrato Konradin von Hohenfels, un ragazzo proveniente da una famiglia benestante, con cui si è legato ad una profonda amicizia. Hans è ebreo a differenza di Konradin, sono entrambi figli unici e si sentono molto soli, questa condizione li porta a diventare molto amici.

Hans presenta Konradin ai suoi genitori, invitandolo spesso a casa sua. Il ragazzo ebreo invece non conoscerà mai i genitori dell’amico perché alla madre di Konradin non piacciono gli ebrei. La loro amicizia non viene ben vista dai genitori di Konradin e la situazione cambia repentinamente quando il 3 giugno del 1933 Hitler sale al potere ed Hans parte per l’America insieme alla sua famiglia. Il padre di Hans non tollerando le discriminazioni razziali decide di togliersi la vita, soffocandosi con il gas. Dopo molti anni Hans scoprirà che il suo amico Konradin ha perso la vita perché coinvolto nell’attentato contro Hitler. Questo tragico evento risveglierà i sentimenti di amicizia in Hans.

Daniele Pecci

Daniele Pecci

Il reading è stato accolto positivamente dai ragazzi, presenti all’evento, che incuriositi hanno posto delle domande a Daniele Pecci. Una tra le tante riguardava il senso dell’amicizia.

L’attore ha risposto così:

L’amicizia non ha bisogno di dettami, è un innamoramento. Molto spesso è difficile incontrare realmente l’amicizia perché è un valore formativo e ad alcune età, come quella dei protagonisti del libro, è molto più semplice riconoscerla. A 16 anni si ha un’ingenuità soffusa che permette ancora di sognare e di andare oltre i pregiudizi.

Per Daniele Pecci il male più grande che abbiamo è rappresentato dall’intolleranza che nutriamo verso la povertà, da ciò si scatenano meccanismi che, se perpetrati, ci condurranno verso la disumanizzazione totale.

Avellino: Renna Creative Agency incontra la creatività,
l’arte visiva e le scuole

Oggi presso la sede di Renna Creative Agency si è tenuta la presentazione dei laboratori inerenti le arti visive ed il cinema. L’agenzia nasce con la voglia di creare una comunicazione differente e ciò lo dimostra anche la scelta di aprire una realtà del genere ad Avellino e, probabilmente, ciò rappresenta anche una sfida. L’intento di Renna Creative Agency è quello di avvicinare i più piccoli alle forme d’espressione più complesse come il cinema, il teatro e la fotografia, attraverso laboratori che permettano a ciascun partecipante di acquisire gli strumenti utili per poter esprimere la propria creatività, intesa come forma d’arte e di espressione. Per i più grandi l’agenzia mette a disposizione le proprie competenze per poter assimilare tutti gli strumenti e le competenze volte alla comunicazione social e multimediale che sono veloci e in continua evoluzione.

Alla presentazione di oggi erano presenti: Enzo D’Aniello che curerà il laboratorio di recitazione con la supervisione di Alessandro Cannavale e Gianni Parisi, noto attore e tra i più noti protagonisti della scena teatrale partenopea.

Gianni Parisi

Gianni Parisi

Per Parisi il laboratorio teatrale che partirà prossimamente è un percorso coraggioso perchè viviamo in periodo in cui non stiamo dando più spazio alla bellezza e dunque all’arte, al teatro e alla poesia. Viviamo in un periodo grigio dove non c’è più voglia di stupirsi e d’interpretare il mondo attraverso la creatività. Il teatro, il cinema, la letteratura e la poesia permettono di conoscere il mondo allontanandosi dalla datità reale. Per l’attore, infatti, la realtà è qualcosa che appartiene ai giornalisti e non agli artisti. Coloro che s’interessano alla comunicazione artistica parlano attraverso la verosimiglianza.

Le attività che sono state presentate oggi sono rivolte ad un pubblico non solo giovane perchè l’idea è quella di dare più spazio al cinema e alla fotografia, cercando di far trascorrere meno tempo sui social che, soprattutto, per i ragazzi rappresentano una forma di assuefazione e un ostacolo alla vera comunicazione.

Il laboratorio di recitazione ha come scopo principale quello d’interpretare un’idea, quest’ultima deve prima nascere, deve far innamorare, deve prendere forma e quest’ultimo passaggio, rappresentato dalla regia e dalla messa in atto, è la conclusione vitale dell’idea. Al termine di questo laboratorio verrà realizzato un cortometraggio.

Paola Bruno

Paola Bruno

Il laboratorio di fotografia è curato da Paola Bruno, per lei la nostra prima macchina fotografica è rappresentata dai nostri occhi. Le foto non sono altro che la capacità di cogliere le emozioni e trasmetterle agli altri. L’elemento imprescindibile per poter iniziare a fotografare, secondo Paola, è quello di riuscire e saper osservare prima di scattare.

Il seminario di fotografia si concluderà con la realizzazione di una mostra fotografica. All’evento erano presenti gli studenti della Scuola Media Solimena e dell’Istituto Superiore Amatucci.

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