Il Comune di Grottaminarda sottolineerà le festività natalizie accendendo, dal primo dicembre, luminarie artistiche nelle vie della città e promuovendo un calendario di iniziative culturali a cominciare dai già annunciati “Laboratori di Natale” riservati ai bambini nell’ambito del “Junior Camp Winter Edition”.
Il periodo storico sicuramente non è dei migliori ma l’Amministrazione comunale di Grottaminarda non ritiene giusto per i cittadini, per i commercianti, per gli artigiani, rinunciare al Natale poiché non bisogna rinunciare a quell’atmosfera di festa che aiuta l’economia locale, promuove il territorio, valorizza le tradizioni storiche che caratterizzano la memoria collettiva.
Un impegno, nonostante le difficoltà economiche legate al “caro bollette”, portato avanti con grande oculatezza. Le luminarie natalizie, infatti, non solo saranno realizzate con Led dal consumo irrisorio, ma la spesa complessiva di istallazione sarà inferiore a quella degli scorsi anni, investendo però molte più strade, compresa via Baronia dove, nel passato, sono stati i commercianti a provvedere, oltre a strade secondarie e ai Giardini De Curtis dove saranno istallati elementi luminosi artistici. L’obiettivo era illuminare davvero ogni strada ma per alcune non ci sono le condizioni tecniche poichè mancano le cassette elettriche.
Spiega l’Assessore al Commercio, Doralda Petrillo:
Per un Comune, per la nostra Amministrazione, le illuminazioni natalizie sono un investimento, d’altra parte, il “marketing outdoor” per le amministrazioni pubbliche è il modo migliore per dare una mano ai settori del commercio e della ristorazione e per promuovere il proprio bagaglio storico, artistico, paesaggistico. Manifestare la propria presenza sul territorio e dimostrare vicinanza e attenzione al bene pubblico sono i principali obiettivi che guidano queste particolari azioni di comunicazione, attraverso l’abbellimento degli spazi, decorazioni, luminarie di Natale. C’è poi l’aspetto del morale dei cittadini che almeno a Natale, hanno diritto ad un clima spensierato, ad un’atmosfera natalizia e a piccole iniziative di svago gratuite.
Aggiunge l’Assessore alle Politiche Giovanili e agli Eventi, Marilisa Grillo:
Le festività natalizie appartengono al nostro bagaglio culturale, alla nostra comunità e al nostro paese. Ritengo che sia importante continuare a tramandare le tradizioni che ci rappresentano, nonostante le difficoltà economiche del periodo. Le festività rappresentano un momento di aggregazione e unione. La città si colorerà non solo di luci e addobbi natalizi ma ci sarà un calendario ricco di eventi che animerà il periodo natalizio con diverse iniziative d’intrattenimento culturale, rivolte soprattutto ai più piccoli che guardano con gioia a questi giorni di festa. Per poter realizzare ciò abbiamo attinto ai nostri fondi comunali perché ciò che ci sta più a cuore è il bene dei nostri cittadini.
Conclude il Sindaco Marcantonio Spera:
Il nostro “mantra” amministrativo è quello di cercare di mettere Grottaminarda sempre più al centro. Il nostro sforzo è finalizzato a questo obiettivo. Quindi riteniamo che abbellire la città per Natale, oltre che essere di buon augurio contro la pandemia, contro le disavventure energetiche, sia uno strumento valido per una comunità che vuole lottare, che vuole emergere e non abbattersi o lasciarsi andare all’avvilimento, perchè “i nostri genitori – e qui cito le parole dell’illustre compaesano Peppino Orlando – ci hanno insegnato la differenza tra essere poveri ed essere miserabili. Riteniamo quindi di dover utilizzare risorse economiche per questa finalità, così come ci siamo attivati e ci stiamo attivando attraverso tutto quanto fattibile per aiutare le persone con disagi economici e riuscire a portare sollievo a chi non ce la fa.
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Le Ragioni del Boia di Giuseppe Garofalo: intervista
Le Ragioni del Boia (2019) è l’ultimo libro scritto dall’avvocato penalista Giuseppe Garofalo, pubblicato da Graus Edizioni.
Vincenzo de Jorio, avvocato criminale del Foro di Napoli, è la voce narrante all’interno de Le Ragioni del Boia. L’avvocato il 10 maggio del 1809 viene arrestato con l’accusa di aver partecipato ad una cospirazione per attentare alla vita del re, reato che ai tempi veniva punito con la pena di morte.
Le Ragioni del Boia mostra il doppio volto del diritto che, per certi aspetti, ancora è vigente.
Il libro è composto da una narrazione fatta di processi giudiziari che si svolgono a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo a Napoli, in età borbonica. Durante la lettura del libro assistiamo, in base alle decisioni giuridiche del momento, al processo di vittime che vengono accusate per aver gridato in strada: “Viva Ferdinando e viva Carolina” e cinque anni dopo “Abbasso Ferdinando e abbasso Carolina”.
In sostanza viene fuori un quadro della giustizia che processa se stessa perché le leggi, soggette a interpretazioni non sono altro che interpretazioni dettate da una legalità composta di concetti precettistici incompatibili con la realtà dei tribunali e del patibolo.
Durante la presentazione del libro, svoltasi a Santa Maria Capua Vetere, il noto giurista Carlo Taormina ha delineato un parallelismo tra il diritto di ieri e quello di oggi, partendo dalla spiegazione de Le Ragioni del Boia.
Carlo Taormina ha definito così Le Ragioni del Boia:
Un libro pieno d’insegnamenti perché ci sono una miniera d’informazioni tecnico-giuridiche su cui bisognerebbe riflettere.
Per avere un’idea più esaustiva de Le Ragioni del Boia, ecco l’intervista integrale a Giuseppe Garofalo.
Intervista integrale a Giuseppe Garofalo
Giuseppe Garofalo: biografia
Giuseppe Garofalo oltre ad essere l’autore de Le Ragioni del Boia è un noto avvocato penalista, allievo del professore Alfredo De Marsico.
Lo scrittore è uno studioso di storia giudiziaria infatti ha scritto tre libri di successo su questi argomenti: Teatro di Giustizia (1996), La Seconda Guerra Napoletana alla Camorra (2005) e L’Empia Bilancia (2011).
Con la pubblicazione de Le Ragioni del Boia Giuseppe Garofalo giunge al suo quarto libro, ma lo scrittore sta già lavorando ad un altro progetto, di cui ancora non sappiamo nulla.
Quali sono le ragioni del boia?
Tommaso Paradiso, il boia, vende spezzoni di corda degli impiccati a persone credulone che ne fanno degli amuleti o li conservano come reliquie. Il prezzo di ogni pezzo corda varia in base alla notorietà e alla personalità dell’impiccato.
La morte data dal boia era e doveva rimanere un atto amministrativo, la cui esecuzione doveva essere asettica, se non ripugnante, anche per chi la eseguiva.
…
A governare la Giustizia nei tribunali erano in tre: il re, il giudice e il boia. Non era una triade ma una Trinità perché decideva della vita e della morte.
Il re indicava con una legge in astratto le persone da uccidere, il giudice le indicava in concreto e il boia le uccideva. Nella trinità, però, non regnava la giustizia, quella delle leggi non scritte. Dell’orrore della decapitazione e della impiccagione veniva indicato responsabile il boia e non il giudice che le aveva ordinate.
In breve ad essere elogiato, paradossalmente, era il giudice che veniva apprezzato per la decisione mentre il boia veniva disprezzato per averla semplicemente eseguita.
Tommaso Paradiso, condannato a morte, era reo di peccati veniali e non di quelli mortali perché quest’ultima responsabilità era dei giudici che l’avevano decisa e fatta eseguire.
Le Ragioni del Boia mostra come sia ambivalente il volto della legge e come possa rinnegarsi o contrapporsi a se stessa, a distanza di anni o di epoche.
Se dovessimo riassumere con una frase Le Ragioni del Boia potremmo dire che si assiste alla condanna della giustizia che non fa altro che condannare se stessa.
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La Resistenza di ieri e di oggi
Il 25 aprile a Grottaminarda è stata ricordata e commemorata la Resistenza, quella di ieri e quella di oggi, sotto diverse prospettive e tematiche, per poterne sviscerare tutto l’intriso significato che questa giornata porta con sé.
L’evento ha suscitato grande interesse, vista la copiosa partecipazione dei presenti, che con la loro presenza hanno confermato un sentire e una memoria condivisa che nessuno vuole dimenticare.
Resistenza è sinonimo di Costituzione, libertà e democrazia. È una ricorrenza che rappresenta un atto di rivolta morale pagata con la vita e che oggi ci invita a riflettere sulla politica odierna che, in qualche modo, come un cerchio ritorna a se stessa anche se in modo diverso perché si adegua ai tempi che viviamo.
La Resistenza di ieri nacque per opporsi al fascismo, quella di oggi nasce, o dovrebbe farlo, per evitare e contrastare un fascismo democratico, che in modo più sottile vorrebbe assoggettarci e soggiogarci, togliendoci il potere democratico conquistato con il sangue dei nostri antenati.
Procediamo con ordine per comprendere nel migliore dei modi l’essenza intrinseca del convegno.
Il Sindaco pone dei quesiti e delle riflessioni sulla Resistenza di ieri e di oggi
Marcantonio Spera, sindaco di Grottaminarda, assente per motivi di salute, ha voluto comunque inviare un messaggio, per portare a riflettere sulla situazione politica e sociale di oggi:
Come Sindaco di Grottaminarda, se oggi fossi stato presente, avrei chiesto agli illustri relatori, e lo chiedo con questo scritto, indirettamente, come spiegare ai giovani l’importanza della politica, il rischio del crollo delle democrazie e del ritorno degli autoritarismi e della perdita dei diritti.
Chiederei, inoltre, come le donne potranno Resistere anche oggi e contrastare questo arretramento delle democrazie e promuovere la politica nuova che cambi le sorti del mondo.
I quesiti posti dal Sindaco, durante il convegno, sono stati affrontati tutti dettagliatamente da ciascuno dei relatori.
Le risposte dei relatori
Marilisa Grillo
Per quanto concerne l’importanza della politica per i giovani, Marilisa Grillo, Assessore alla cultura, ha dichiarato:
L’insegnamento storico della Resistenza è fondamentale per le giovani generazioni. La memoria della Resistenza è oggi un trovarsi insieme come patrimonio comune per dialogare con i giovani sul senso di responsabilità, di solidarietà e di rispetto per il prossimo.
Citando Antonio Gramsci, l’Assessore, ha proseguito:
Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani.
Sono passati più di cento anni e quell’indifferenza, che vedeva Gramsci, non è scomparsa.
L’indifferenza e l’odio sono mali da combattere. Ecco perché abbiamo abbiamo il dovere morale e storico di trasmettere ai giovani gli ideali di allora, ricordando il passato per guardare al futuro con maggiore consapevolezza.
E se qualcuno oggi vorrebbe esercitare il potere per il potere e non per il benessere dei cittadini e vorrebbe dimenticare questa ricorrenza ma, soprattutto, vorrebbe farla dimenticare ai giovani,; questo sarebbe il primo passo verso un percorso che ci rinnega come resistenti, antifascisti ma, soprattutto, come popolo libero.
Oggi siamo qui non solo per un esercizio della memoria ma per rendere concretamente omaggio a chi si è sacrificato con la propria vita, per garantire a noi tutti un futuro di libertà.
La libertà è un bene prezioso: non vi è libertà senza responsabilità e viceversa.
Il 25 aprile, dunque, ci ricorda che resistere è un dovere, ieri come oggi. Per questo motivo è necessario celebrare ogni anno il valore di questa festa, per mantenere salda la memoria della nostra democrazia.
Consapevolezza e sensibilità che hanno dimostrato di avere i ragazzi del Forum dei Giovani di Grottaminarda, che hanno voluto commemorare la Resistenza attraverso una video proiezione con immagini storiche e con la lettura di epistole con cui i partigiani, ormai morti, avvisavano i familiari della propria dipartita in nome di quella libertà per cui si erano battuti, sacrificando la vita e che non avrebbero vissuto ma che fieramente lasciavano a chi sarebbe sopravvissuto.
Nicola Cataruozzolo
Per quanto concerne il quesito che riguarda il rischio del crollo delle democrazie e del ritorno degli autoritarismi, Nicola Cataruozzolo, segretario della sezione PD di Grottaminarda, ha dichiarato:
L’importanza di questo convegno si inserisce a pieno titolo nel dibattito politico di questi giorni, non solo per discutere sul “1943 anno memorabile” ma soprattutto perché si vuole, da parte dei nostalgici come La Russa e soci la “rimozione dalla memoria collettiva”, la dimenticanza di un valore, e ancora di più, il tentativo ripetuto di omologare la parte fondamentale della guerra al nazifascismo.
La riprova l’abbiamo avuta proprio stamattina a proposito dell’articolo della Presidente del Consiglio sul 25 aprile.
Se scrivi ”incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo” anziché “incompatibilità con il fascismo “ prendi le distanze rispetto al presente e non al passato. Insomma siamo tornati al ”non restaurare, non rinnegare” di Almirante.
E poi a sentire alcune esternazioni degli esponenti di Governo di questi giorni come la “sostituzione etnica” del ministro Lollobrigida cognato della Meloni o le multe di Rampelli per chi usa le parole inglesi mi hanno rinfrescato la memoria sui 14 archetipi dell’Ur-Fascismo o del Fascismo eterno di Umberto Eco che riporta le caratteristiche nel discorso pronunciato il 24 aprile 1995 alla Columbia University, in occasione delle celebrazioni per la Liberazione dell’Europa dal nazifascismo.Ecco perché il 25 aprile la Festa della Liberazione dal nazifascismo, deve essere la festa di tutti gli italiani perché è il giorno che ha reso possibile, 78 anni fa, la democrazia che ha consentito non solo la libertà ma il progresso civile, economico e sociale dell’intera nazione. È contro la storia ancora oggi assistere al tentativo maldestro da parte di alte cariche dello Stato, che pur essendo al governo e giurando sulla Costituzione non hanno mai rinnegato i fasti del “ventennio” e della “fiamma”.
Hanno difficoltà a riconoscere la Liberazione come tappa fondamentale per la ricostruzione della nostra Repubblica. Eppure in tutti i Paesi europei, che hanno conosciuto le barbarie del nazifascismo, gli esponenti della destra che siedono al governo hanno rinnegato pubblicamente l’esperienza dittatoriale. Solo in Italia questo non è successo interrompendo la strada tracciata a Fiuggi da Gianfranco Fini che, domenica scorsa, lo ha ribadito nella trasmissione televisiva “Mezz’ora in più” di Lucia Annunziata.
Pertanto la liberazione dal nazifascismo con il 25 aprile ci ricorda il suo nesso indissolubile con la Costituzione per la sua universale valenza.
Il Segretario della sezione del PD di Grottaminarda ha così concluso:
Diceva Pietro Scoppola che la cultura della liberazione non implica un punto di arrivo, non ha come la cultura della rivoluzione modelli definiti di società da proporre, rappresenta un principio di non appagamento rispetto a tutti i risultati raggiunti.
Si potrà avere una memoria condivisa con il passato?
Missione impossibile, a mio parere, ci saranno sempre i vari La Russa, Lollobrigida, Meloni e Rampelli ma il nostro compito quotidiano non è solo quello di difendere la Costituzione dagli attacchi sconsiderati ma di applicarla con le nostre azioni politiche.
La memoria condivisa si potrà avere attraverso l’ostinazione e la perseveranza di chi vuole che alberghi anche nella coscienza dei giovani perché il nostro DNA è antifascista e lo sarà sempre.
La libertà è un elemento imprescindibile e di cui abbiamo bisogno come l’aria che respiriamo per poter vivere biologicamente.
Luigi Anzalone
Questo concetto è stato rimarcato dal professore Luigi Anzalone, filosofo e uomo di cultura, che ha spiegato che è proprio una conseguenza del fascismo democratico che respiriamo nell’aria che ci porta a ricordare con veemenza e con grande partecipazione il 25 aprile.
Osservando il Governo attuale si evincono affermazioni, scelte politiche e termini utilizzati che riportano non solo il pensiero ma l’anima a rivivere quel senso di oppressione vissuto durante il fascismo, da chi lo ha vissuto, e quel disappunto umano e sociale tra coloro che non hanno vissuto il regime ma sentono minata la libertà di pensiero e l’umanità che ci caratterizza come esseri umani in primis.
Il filosofo ha inoltre rimarcato che oggi viviamo in un fascismo democratico che piano piano vorrebbe soggiogarci attraverso la negazione di ciò che è stato e di ciò che siamo. In riferimento alla nostra Costituzione e al concetto di Costituzione e Resistenza ferita, che sono la medesima cosa, ha ribadito che la si ferisce ogni qualvolta la si cerca di modificare, che la si mortifica ogniqualvolta si vorrebbe far credere che non demolisce il nazifascismo, facendo dimenticare che la nostra Carta costituzionale è nata dall’antifascismo e dunque questo concetto è implicitamente espresso.
Virginia Pascucci
Per quanto riguarda l’argomento delle donne della Resistenza Virginia Pascucci, Presidente del Consiglio comunale, ha riportato in vita il ricordo delle staffette partigiane ricordando Giulia Lombardi e Carla Capponi:
Questo 25 aprile voglio dedicarlo insieme a voi alle donne della Resistenza, ricordando una notizia del 2019.
A Settimo Milanese, il 14 aprile del 2019, venne inaugurato un monumento ligneo in memoria di Giulia Lombardi e nella notte tra domenica 21 aprile e lunedì 22 aprile quello stesso monumento venne incendiato.
Questo gesto mi inquietò profondamente, non solo per il gesto provocatorio dei movimenti neofascisti ma soprattutto perché questo gesto era stato compiuto nei riguardi di una giovane donna la cui vita fu stroncata a 22 anni, per mano dei fascisti. Giulia era una ragazza che il 16 maggio del’44, come ogni mattina andava al lavoro in filanda a piedi perché la bicicletta non poteva permettersela. Quel giorno fu ferita alla nuca e il regime si scusò dicendo che era stato un errore, questo è ciò che il fratello Carlo ha raccontato.
Dai registri della Resistenza, in realtà, sembra che Giulia fosse una staffetta partigiana, all’insaputa della sua famiglia come molte sue compagne del resto. Probabilmente era ciò che le sembrava giusto fare perché sicuramente a vent’anni sognava un mondo senza soprusi e violenze, desiderava un fidanzato, magari una famiglia e invece Giulia, come tante, perse la vita un mattino di primavera.
Il ruolo silente e nascosto di oltre 70mila donne che hanno partecipato alla Resistenza è stato svelato solo a partire dagli anni ’60, quando le lotte per l’autodeterminazione femminile hanno fatto in modo che si conoscesse, finalmente, ciò che generazioni di giovani ragazze hanno fatti durante il periodo della Resistenza.
Dal ’48 agli anni ’60 un silenzio generale aveva caratterizzato scritti e memorie. In una società ancora profondamente radicata su princìpi patriarcali che aveva relegato le donne ai ruoli tradizionali di madri e mogli.
Le donne della Resistenza hanno partecipato non solo come staffette ma come parte attiva nella lotta armata. Carla Capponi infatti è stata una figura centrale della Resistenza romana, vicecomandante dei Gap (Gruppi di azione patriottica), ci ha raccontato che i suoi compagni non volevano concederle l’uso della pistola e per questo motivo fu costretta a rubarla.
Carla Capponi oltre ad essere una donna coraggiosa è stata anche una leader che ha organizzato proteste con le donne di borgata romane, durante l’occupazione nazista ma anche durante le lotte degli anni ’50.
Una Resistenza senza le staffette non sarebbe stata possibile, tuttavia poche donne poterono essere riconosciute ufficialmente come partigiane perché potevano essere riconosciute come tali solo coloro che avevano partecipato alla lotta armata.
Solo 19 donne hanno ricevuto medaglie d’oro al valore per le loro azioni durante la Resistenza.
Il 25 aprile è una festa patriottica che deve unire tutti, donne e uomini, nel ricordo di un passato doloroso che non deve più tornare. Facciamo in modo che il nostro agire quotidiano non renda mai vano il sacrificio di vite umane, quello stesso agire che, oggi, ha portato tutti noi quì in questa Sala comunale ad essere liberi di esprimere il nostro pensiero.
Giovanni Capobianco
A ricordare le atrocità del fascismo ci ha pensato Giovanni Capobianco, Presidente del comitato provinciale A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) che con documenti e numeri alla mano ha spiegato alcuni episodi tremendi accaduti nel Mezzogiorno, per difendere i partigiani che non solo persero la vita ma per ricordarne la presenza copiosa che qualcuno negli anni voleva sminuire.
La Resistenza, come ha tenuto a precisare, è nata subitaneamente all’invasione nazifascista perché gli italiani che vivevano la vera miseria furono i primi a ribellarsi alle razzie e ai soprusi, di ogni sorta, che erano costretti subire. Da questi racconti è partito il suo accorato allarme nel difenderci dal fascismo democratico di oggi che seppur meno violento è altrettanto subdolo e spietato.
Una ricorrenza e una commemorazione che ha toccato i cuori di tutti, invitando ad una maggiore consapevolezza del nostro tempo e ad una partecipazione politica sempre più sentita e condivisa.
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Buon Compleanno Taurasi per celebrarne il suo trentennale
Mostre, visite, degustazioni, incontri, masterclass e molto altro, questo è Buon Compleanno Taurasi, evento promosso dal GAL Irpinia e dal Comune di Taurasi in occasione del trentennale del riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata e Garantita per il blasonato vino rosso irpino. L’iniziativa si svolgerà domani e dopodomani, 25 e 26 marzo, a Taurasi presso il suggestivo Castello Marchionale.
L’evento rientra nella Strategia di Sviluppo Locale del Distretto Rurale nel territorio delle acque, nell’ambito delle azioni dedicate allo Sviluppo ed innovazione delle filiere e dei sistemi produttivi.
L’evento gode di una rete di collaborazioni molto fitta con istituzioni ed associazioni legate al mondo del vino: Consorzio Tutela Vini d’Irpinia, Ais Campania, Assoenologi, Movimento Turismo del Vino, Slow Food condotta Irpinia Colline dell’Ufita e del Taurasi APS, Rotary Club Taurasi ed Istituto Alberghiero “Giuseppe De Gruttola” di Ariano Irpino.
Molto ricco il programma dell’evento che vuole da un lato celebrare con tutti gli onori la tappa del trentennale e dall’altro lato fare il punto su tutto quanto si muove su uno dei territori vitivinicoli più importanti d’Italia in termini di valorizzazione, promozione, comunicazione e commercializzazione.
Dichiara Nicola Caputo, Assessore all’Agricoltura della Regione Campania che sarà tra i protagonisti dell’evento:
Il 30ennale della Docg del Taurasi, una delle prime d’Italia è un anniversario particolarmente importante per la viticoltura campana. Dietro questo vino, considerato uno dei più eleganti e pregiati rossi italiani, c’è una viticultura antica, lavorazioni essenziali, la cultura del vino di un intero territorio. Buon Compleanno Taurasi, l’evento promosso dal GAL Irpinia e dal Comune di Taurasi, è un’occasione fondamentale per celebrare il principe dei vini campani. Continueremo i festeggiamenti anche nel corso della prossima edizione del Vinitaly per mostrare al mondo questo straordinario prodotto, grande risorsa non solo per la provincia di Avellino ma per tutta la Campania.
Dichiara il consigliere regionale Maurizio Petracca, vicepresidente della Commissione Agricoltura della Regione Campania:
L’evento del Gal Irpinia realizzato in collaborazione con il Comune di Taurasi rappresenta il giusto modo per tributare un omaggio a coloro che nel 1993 fecero una vera e propria impresa. Agli albori della vitivinicoltura irpina, infatti, ottenere il riconoscimento Docg per una denominazione del Sud, la prima dell’intero Mezzogiorno, ha significato puntare un riflettore su di un territorio fino ad allora sconosciuto o quasi fuori dai confini regionali.
Oggi però non possiamo solo limitarci a celebrare, ma dobbiamo programmare anche una nuova stagione che consolidi quanto è stato fatto in questi tre decenni e ci consenta di fare quel salto di qualità che potrà allineare il nostro terroir ai più prestigiosi distretti vinicoli italiani.
La qualità dei nostri vini è indiscutibile, esiste un sistema produttivo che parla il linguaggio della modernità, c’è una filiera istituzionale ormai sintonizzata su queste tematiche. Sta a noi determinare nuovo sviluppo per il nostro territorio.
Dichiara Giovanni Maria Chieffo, presidente del Gal Irpinia:
L’evento di Taurasi è un’iniziativa a cui, sia personalmente che come Gal, teniamo molto.
Il riconoscimento della Docg per il Taurasi, che trent’anni fa ho avuto modo di seguire personalmente in veste di presidente della Comunità Terminio Cervialto, ente promotore del riconoscimento, è stato il punto di inizio della vitivinicoltura moderna in provincia di Avellino. È dal marzo del 1993 che è iniziata una nuova stagione per i vini irpini.
È nato da allora il sistema aziendale che oggi conta migliaia di espressioni presenti sul territorio. Sono, poi, seguiti gli altri riconoscimenti per le altre denominazioni. È giusto, perciò, celebrare questa data e cogliere l’occasione per tracciare nuove prospettive e nuovi traguardi per quello che è il comparto di punta dell’agroalimentare irpino.
Dichiara Antonio Tranfaglia, sindaco di Taurasi:
Abbiamo tutti il dovere di celebrare il trentennale del riconoscimento della DOCG Taurasi. La denominazione Taurasi dà nome ad un comprensorio molto vasto, che conta 17 Comuni ed è compito di tutti promuovere questo traguardo.
In questo periodo abbiamo avviato molti progetti mirati alla promozione del nostro territorio. Entro qualche mese l’enoteca presso il palazzo Marchionale di Taurasi sarà funzionante. Siamo convinti che per dare vita ad un sistema turistico e produttivo completo servono servizi di qualità ed un’accoglienza all’altezza delle esigenze di chi viene in visita sul nostro territorio. Sono avvenuti investimenti da parte di privati che consentiranno al nostro borgo di avere circa 80 posti letto.
Nel corso della due giorni sarà allestita un’interessante mostra dal titolo “Storia di Immagini a Denominazione di Origine Controllata” che sarà aperta per entrambe le giornate a partire dalle ore 10.00. Sarà, inoltre, possibile visitare il castello che ormai da anni custodisce il patrimonio vitivinicolo di Taurasi (orari visite 10.00/18.00) oltre alle visite ad alcune interessanti espressioni aziendali presenti sul territorio (visite e degustazioni dalle ore 10.00 alle ore 14.00 di entrambe le giornate).
Buon Compleanno Taurasi: il programma
Domani, sabato 25 marzo, per la sezione Incontri, importante appuntamento istituzionale alle ore 17.30, con la tavola rotonda dal titolo “Il Taurasi dalla Doc alla Docg: un racconto lungo trent’anni”. Dopo i saluti di Antonio Tranfaglia, sindaco di Taurasi, e di Giovanni Maria Chieffo, presidente del Gal Irpinia, interverranno Salvatore Loffreda, direttore Coldiretti Campania, Mario Grasso, direttore CIA Campania, Luciano Pignataro, giornalista specializzato in vitivinicoltura e grande conoscitore del territorio. Le conclusioni saranno affidate a Maurizio Petracca, vice presidente della Commissione Agricoltura della Regione Campania, e a Nicola Caputo, assessore regionale all’Agricoltura della Regione Campania. L’incontro sarà moderato dal giornalista Annibale Discepolo.
Nella giornata di domenica seconda tavola rotonda dal titolo “Racconti di vino e del suo territorio”. L’appuntamento è presso la Biblioteca comunale di Taurasi, in via De Gasperi, con inizio alle ore 10.00. Dopo i saluti di Antonio Tranfaglia, sindaco di Taurasi, e di Giovanni Maria Chieffo, presidente del Gal Irpinia, relazioneranno Alessandro Marra, responsabile guida Slowine Campania, Lorenzo Mazzeo, past president Rotary Club Taurasi e Teresa Bruno, presidente del Consorzio Tutela Vini d’Irpinia, e Tommaso Luongo, presidente AIS Campania. Intervengono Salvatore Molettieri (Cantina Salvatore Molettieri), Antonio Caggiano (Cantine Antonio Caggiano), Luigi Ruggiero (Progetto Mo.Vi.Da.), Francesco Acampora (progetto ViteresZero), Elziario Grasso (progetto R.Innov.a.l.a), Giacomo Pastore (Istituto Alberghiero De Gruttola Ariano Irpino) e Nicola Di Iorio (Distretto Turistico del Principe e dei tre Re). Concluderà i lavori Nicola Caputo, assessore regionale all’Agricoltura della Regione Campania. Modera il giornalista Annibale Discepolo.
Ancora tanti approfondimenti e focus dedicati al Taurasi.
Nell’ambito dei Laboratori “I profumi ed i sapori” per entrambe le giornate sarà possibile effettuare il Percorso Sensoriale all’interno del Castello (dalle ore 10.00 alle ore 18.00). Saranno, inoltre, aperti i banchi d’assaggio e di degustazione presso l’enoteca all’aperto (Cortile del Castello, dalle ore 19.00 alle ore 24.00). Domenica, 26 marzo, con inizio alle ore 18.00 si terrà un’interessante Masterclass dal titolo “Trent’anni di DOCG”, a cura dell’AIS Campania, viaggio nel rosso più blasonato del Sud Italia. Tre, infine, le degustazioni in programma nell’ambito della sezione “Sensazioni dell’Irpinia del Vino”. Sabato, 25 marzo, alle ore 20.00, “Assaggi di tradizione, sapori di abilità, gusti di natura”. Domenica, 26 marzo, alle ore 12.00, l’aperitivo Slow con i Presìdi del territorio. A seguire, alle ore 13.00, ancora “Assaggi di tradizione, sapori di abilità, gusti di natura”.
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