Gli Ex Voto sono un nuovo progetto composto da: Valter Vivarelli batteria e percussioni, Rocco Zambrano voce e chitarra, Alessio Meloro fiati e voce e Carmine Iarrobino basso e voce.
La band vi aspetta domani giovedì 1 agosto alle ore 21:30 a Carpignano, frazione di Grottaminarda, per il live promosso dal Comune di Grottaminarda e da Talenti d’Irpinia.
You Might also like
-
Gilda Ciccarelli ci parla del ruolo della donna nel teatro napoletano
Rieccoci con una nuova puntata di un caffè a teatro con Gilda Ciccarelli della compagnia teatrale La Fermata. Questa è la prima puntata che realizziamo post Covid e abbiamo deciso di parlare di donne nel teatro ma in modo diverso e guardando il ruolo della donna da un’altra prospettiva.
Con Gilda Ciccarelli avevamo già parlato, in una puntata precedente di un caffè a teatro, di storie di donne a teatro e al cinema passando da Eleonora Duse a Meryl Streep.
Oggi non parleremo soltanto dell’evoluzione storica che hanno avuto le donne all’interno del teatro napoletano ma anche di come si sono evoluti determinati stereotipi femminili nel teatro partenopeo e lo faremo da un punto di vista più femminista, lasciateci passare questo termine.
Quello che andremo ad analizzare con la prima attrice della compagnia teatrale La Fermata è il ruolo della donna in determinati periodi che hanno fatto la storia del teatro napoletano. Ci soffermeremo, soprattutto, su un personaggio abbastanza controverso, per certi aspetti.
La figura femminile di cui stiamo parlando è quella di Filomena Marturano ma procediamo con ordine partendo dal teatro napoletano prima di Eduardo De Filippo.
Il ruolo della donna nel teatro napoletano spiegato da Gilda Ciccarelli
Il ruolo della donna nel teatro napoletano si è evoluto insieme al ruolo che, in quel periodo, il gentil sesso aveva nella società. Infatti all’inizio, nel primo teatro napoletano, il personaggio femminile non ricopre un ruolo drammaturgicamente rilevante perché era un personaggio che faceva da spalla ai ruoli principali che erano quelli maschili. I ruoli interpretati dalle donne in questo periodo erano quello della moglie, della figlia o della zitella ed erano personaggi che, all’interno del canovaccio, non avevano una crescita o un’evoluzione. I personaggi femminili di questo periodo infatti rappresentano i tre classici stereotipi sociali del tempo e le aspettative che si riponevano in lei.
La donna nasceva come figlia e doveva diventare moglie ma, per diverse ragioni, poteva non avere pretendenti e quindi restare zitella a vita e da qui i personaggi prendevano i classici connotati di moglie tradita, figlia obbligata a sottostare ad imposizioni familiari e così via. In breve quella proposta è una donna derivante da una società e cultura maschilista.
Gilda Ciccarelli afferma:
L’evoluzione della donna nel teatro napoletano la iniziamo a intravedere in alcune commedie, non popolari e quindi meno famose, di Salvatore Di Giacomo in cui la donna inizia a ricoprire un ruolo differente: quello della femmina napoletana portavoce di una società matriarcale.
In realtà questo ruolo, quello matriarcale, è sempre esistito solo che si tendeva a schiacciarlo per dare spazio agli stereotipi della donna succube.
L’evoluzione più grande nel teatro napoletano l’abbiamo con Eduardo De Filippo. Infatti il primo personaggio che viene in mente è quello di Filomena Marturano. Una donna costretta, per necessità, a doversi prostituire.
Filomena Marturano è una donna che lotta per i suoi diritti e lotta rivendicando il suo essere donna ma per scoprire alcuni aspetti di questo personaggio controverso non vi resta che guardare il video in home.
-
Il ballo delle pazze di Victoria Mas: un inno alla libertà delle donne
Il ballo delle pazze è il primo romanzo di Victoria Mas ed è stato un successo letterario in Francia nel 2019. Il libro è stato tradotto in italiano da e/o edizioni e presto sarà disponibile nelle librerie.
Protagoniste del romanzo sono le donne anticonformiste dell’800 che hanno deciso di sottrarsi alle regole della società e che, rifiutando il codice comportamentale dell’epoca, sono state abbandonate in un noto manicomio di Parigi. Questo luogo è la Salpêtrière, citato e approfondito nel saggio Storia della follia (1961) di Michel Foucault:
Una data può servire come punto di riferimento: 1656, decreto di fondazione dell’Hopital général, a Parigi. A prima vista si tratta solo di una riforma: appena d’una riorganizzazione amministrazione. Diverse istituzioni già esistenti sono raggruppate sotto un’unica amministrazione: la Salpêtrière, ricostruita sotto il regno precedente per mettere al coperto un arsenale; Bicetre, che Luigi XIII aveva voluto dare alla commenda di Saint-Louis per farne una di riposo destinata agli invalidi dell’esercito.
…
Quando si è creato l’Hopital général di Parigi, si è pensato soprattutto ala soppressione della mendicità più che all’occupazione degli internati.
Nel saggio del filosofo si parla non solo della Salpêtrière ma del concetto e dell’evoluzione sociale, politica, medica e religiosa che ha dato vita alla catalogazione di pazzi, e dei significati dei termini follia e malinconia, a partire dal secolo XVII al XVIII.
Dietro la nascita dei manicomi, infatti, si nasconde una forma di controllo sociale perché, nella maggior parte dei casi, venivano internati personaggi scomodi politicamente o economicamente.
Nel XVII, ad esempio, venivano internate donne che non volevano sposarsi, che erano poco inclini alla vita domestica o semplicemente per salvaguardare un patrimonio familiare non destinato a tutti i figli di un nucleo familiare. Molte donne sposate invece venivano internate dai mariti solo per la volontà di questi ultimi di risposarsi con un’altra donna.
Il concetto di manicomio ha visto molte trasformazioni nei secoli, tutte strettamente collegate al cambiamento della società e connesso al significato di normalità e di pazzia.
Il ballo delle pazze si muove proprio in questo periodo storico, in cui bastava un nonnulla per essere rinchiuse in manicomio e dire addio alla propria vita, alla propria libertà e ai propri affetti.
Le pagine del romanzo di Victoria Mas ci fanno scoprire un periodo storico particolare attraverso le storie di alcune protagoniste presenti nel libro.
Il ballo delle pazze di Victoria Mas
Il ballo delle pazze: la trama
Siamo a Parigi ed è il 1885. Le protagoniste si trovano nel manicomio di Salpêtrière un luogo in cui si entra ma dal quale non si esce più. Le internate di questo periodo non sono incatenate come le ospiti del passato e vengono curate dal dottor Charcot con l’ipnosi. Ognuna di loro viene costantemente sorvegliata e nessuna ha contatti con l’esterno.
Le donne che vengono rinchiuse in questo manicomio sono donne scomode, che vengono abbandonate dalle loro famiglie per diverse ragioni eccetto che per motivazioni legate a problemi di salute mentale.
Alcune protagoniste del romanzo sono: Louise, un’adolescente che è stata internata a causa di alcune vicissitudini che hanno sconvolto la sua vita e la sua mente; Eugenie, una signorina di buona famiglia ma troppo anticonformista per i suoi genitori; Thérèse la più anziana tra le internate che svolge i ruolo di madre per le più giovani.
Le loro storie sono molte diverse eppure hanno in comune un elemento: si trovano a la Salpêtrière per colpa di un uomo che ha deciso la loro triste sorte.
Un evento stravolgerà la loro vita ed è un ballo mascherato, organizzato ogni ano nl manicomio in cui viene invitata anche la Parigi che conta. Il ballo mascherato, infatti, farà cadere molte maschere.
Se il mondo delle donne anticonformiste di un tempo vi appassiona, vi consigliamo il romanzo a fumetti Parle moi d’amour. Vite esemplari di grandi libertine di Vanna Vinci.
-
La signora con il cagnolino di Anton Cechov: la recensione
La signora con il cagnolino è stato pubblicato per la prima volta nel 1899 ed è uno dei più celebri racconti di Anton Cechov, noto scrittore e drammaturgo russo, che scrive quest’opera nel pieno della sua maturità letteraria.
Del racconto esiste anche una trasposizione cinematografica del 1960 di Iosif Kheifits, considerata dagli esperti del settore una delle migliori trasposizioni su pellicola dell’autore russo.
La signora con il cagnolino descrive la storia di un rapporto adulterino ma la particolarità del testo è l’interruzione brusca e volontaria. Sembra che lo scrittore voglia lasciare ai propri lettori il compito di trarre le conclusioni. Per chi conosce lo scrittore la sospensione e l’interruzione delle azioni non è altro che il tema di fondo che accompagna le opere dello scrittore perché ciò che caratterizza l’essere umano, a suo avviso, sono le azioni insensate provocate dalle emozioni da cui scaturiscono i grandi drammi esistenziali della vita.
Girava voce che sul lungomare fosse spuntata una faccia nuova: una signora con un cagnolino.
Questo è l’incipit pieno di mistero del racconto, per dare l’idea del mood del testo.
La signora con il cagnolino: trama
Dmitrij Dmitrič Gurov, chiamato semplicemente Gurov, è un banchiere moscovita di quarant’anni, nonostante la giovane età è padre di tre figli. Un giorno, per caso, conosce Anna Sergeevna, sono entrambi in vacanza a Jalta, città dell’Ucrania nella Repubblica autonoma di Crimea.
Ciò che sembra un incontro casuale e banale si trasforma in un episodio che diventerà cruciale per entrambi perché i due diventeranno amanti.
I due si incontrano, per la prima volta, a cena e Gurov affascinato da Anna inizia subito a corteggiarla, ottenendo ottimi risultati. L’uomo era intrigato dall’idea di poter avere un’avventura romantica con una sconosciuta di cui non sapeva nulla, nome compreso.
Le aspettative dell’uomo vengono disattese perché l’avventura non si consuma quella sera, tra i due si instaura un rapporto più profondo da cui nasce una relazione romantica, fatta di passeggiate al mare, giri in carrozza e baci furtivi.
Questi baci alla luce del giorno, sempre all’erta nel timore che qualcuno li vedesse.
Anna Sergeevna, inizialmente era restìa nell’intraprendere questa relazione perché sposata e attanagliata dai sensi di colpa. A mettere fine a questa relazione clandestina ci pensa la vita: la donna è costretta a rientrare dal marito a San Pietroburgo a causa di un suo improvviso .
C’era anche quest’altra storia nella sua vita, che era finita pure questa e ora non restava che il ricordo…
Gurov invece è un incorreggibile adultero, Anna gli sembrava semplicemente una delle tante ma rientrato a Mosca e ripresa la vita di tutti i giorni nella sua mente si fa sempre più insistente e ricorrente l’immagine di quella signora con il cagnolino e lui non riesce a pensare ad altro.
In strada seguiva le donne con lo sguardo per cercarne qualcuna che assomigliasse a lei…
Gurov era come ossessionato e voleva rivivere ciò che aveva provato a Jalta, dunque decide di partire alla volta di San Pietroburgo, dove riesce ad incontrare Anna e a strapparle una promessa quella di rivedersi a Mosca.
Da questa promessa i due iniziano a vedersi con una cadenza mensile nella città moscovita, che da il via alla loro storia clandestina.
Erano due le vite che viveva: una ufficiale che vedevano e conoscevano tutti quelli che ne avevano bisogno, piena di verità conformiste e bugie del tutto simile alla vita dei suoi amici e conoscenti; e poi un’altra vita – condotta in segreto.
E per qualche bizzarra coincidenza di eventi, forse per un caso, tutto quello che considerava importante, interessante, necessario, quanto c’era di vero e non lo portava a rinnegare se stesso, quello che dava sapore alla sua vita accadeva di nascosto a tutti, invece quello che era menzogna, la facciata dietro cui si nascondeva per coprire la verità accadeva alla luce del sole.
Così Anton Cechov descrive la relazione tra i due amanti, quasi al termine del racconto, come un’istantanea che nella sua semplicità definisce la particolarità e profondità del rapporto intimo tra i due.
Gurov decide di andare a trovare Anna nella sua stanza d’hotel e improvvisamente viene assalito dai dubbi: per la prima volta nella sua vita prova un sentimento così forte e autentico per una donna, è di una tale purezza ciò che prova che gli sembra l’unico appiglio rimasto nella sua vita. L’uomo però allo stesso tempo è logorato dalla condizione di clandestinità della sua relazione con Anna e dall’idea che, forse, la sua amata non prova gli stessi sentimenti per lui, soprattutto nei confronti del vero Gurov. La sua paura più grande paura è che Anna sia invaghita dell’idea di un uomo frutto della sua immaginazione perché non le aveva rivelato tutti i dettagli della vita che conduce alla luce del sole.
Ma come faceva ad amarlo così tanto. Le donne lo avevano creduto sempre diverso da com’era, e quindi non avevano amato lui bensì un uomo creato dalla loro immaginazione che avevano inseguito per tutta la vita.
Il racconto si conclude con l’immagine dei due amanti abbracciati nella stanza d’albergo felici di essersi ritrovati, ma allo stesso tempo straziati dalla impossibilità di poter venire fuori allo scoperto e condannati quasi per un sadico scherzo del destino a vivere in clandestinità il loro primo vero autentico amore.
La capacità di Cechov sta nel raccontare i fatti in maniera del tutto impersonale senza giudicare i personaggi, da perfetto osservatore esterno si limita ad osservare e narrare i vizi e i difetti dell’uomo. Anche se l’intera storia è segnata quasi da un totale mancanza di azione dei personaggi , la descrizione degli stati d’animo e di tensione dei due amanti sono perfettamente descritti da Cechov, talmente bene da far provare in prima persona tutte le emozioni e i tormenti della coppia.
Leggendo il finale de La signora con il cagnolino sembra quasi di trovarsi di fronte ad un finale sospeso, non risolto che grazie alla grande capacità dell’autore di scavare nella psiche dei personaggi, lascia libero il lettore di immaginare il finale più giusto per loro, in quanto le storie dei protagonisti sono molto simili alle vicende di ognuno di noi.
Anton Cechov: biografia
Anton Cechov è uno scrittore e drammaturgo russo nato il 29 gennaio 1860 a Taganrog, nella Russia meridionale, da genitori molto poveri. A 19 anni si trasferisce a Mosca e si iscrive alla facoltà di medicina. Durante gli studi mantiene se stesso e la sua famiglia pubblicando racconti umoristici su alcune riviste. Nel 1884 si laurea e comincia a praticare la professione medica. Ma la scrittura resta la sua grande passione: di giorno lavora, e di notte continua a scrivere.
La medicina è sua moglie e la scrittura la sua amante dove rifugiarsi.
Nei suoi lavori fotografa le debolezze e le contraddizioni della borghesia russa di fine ‘800. Col successo delle sue opere e col passare degli anni seguenti Cechov inizia a soffrire di tubercolosi. Malgrado ciò, non rinuncia a scrivere: risalgono a questo periodo alcuni dei suoi racconti più famosi, come Corsia n. 6 e La signora con il cagnolino. Nel 1896 va in scena Il gabbiano, un dramma che racconta un amore infelice. In questo lavoro lo scrittore anticipa alcuni temi del teatro del ‘900: la difficoltà di comunicazione tra gli esseri umani e la solitudine esistenziale che ne deriva.
La produzione di Cechov incontra un grande successo di pubblico, soprattutto negli ultimi anni. Lo scrittore devolve una parte dei suoi guadagni a opere di carità: finanzia alcuni istituti scolastici e offre cure mediche gratuite ai più poveri. Nel 1904, all’apice della fama, si trasferisce in una clinica in Germania, dove spera di guarire dalla tubercolosi. Ma le sue condizioni peggiorano in fretta: muore il 15 luglio, all’età di soli 44 anni. Ancor oggi le sue opere teatrali sono tra le più rappresentate al mondo, e i suoi racconti sono un modello di narrativa.
Ottavio Di Paola
7 comments on Grottaminarda: secondo appuntamento a Carpignano con gli Ex Voto per Talenti d’Irpinia
Comments are closed.