L’associazione Civitas di Grottaminarda, dopo la proiezione del docu-film: “Tenk iù Globalizescion” e la presentazione del libro “Politicamente corretto” di Eugenio Capozzi, propone ai cittadini ufitani una nuova lettura: “Dialogo sul Conflitto” di Orazio Maria Gnerre e Gianfranco La Grassa.
“Dialogo sul conflitto” affronta i principali problemi teorici del XXI secolo: fine della destra e della sinistra e ricerca di un nuovo paradigma, rivolta delle classi medie e nuova lotta di classe, transizione uni-multipolare, destino dell’Europa nell’epoca dell’acutizzazione della competizione policentrica.
Il ripensamento dei sistemi interpretativi di autori sempre attuali, tra i quali Karl Marx e Carl Schmitt, dischiude, in forma di dialogo, una riflessione approfondita sulla reale natura del conflitto e dell’uomo, aprendo il discorso a nuove interpretazioni e problematiche.
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“Ciao” è il singolo d’esordio di Alba, una giovane cantautrice italiana
Il magnetismo vocale dell’attrice e cantautrice campana Alba, affascina e seduce in Ciao, il suo singolo d’esordio.Alcuni brani sono un viaggio, o per meglio dire, una guida, un faro, capace di indicarci la strada da seguire nel percorso a tappe della nostra vita.
Uno di questi, è senza dubbio “Ciao” (Delma Jag Records/IGrooveMusic), il singolo d’esordio dell’intensissima cantautrice e attrice partenopea d’adozione romana Alba, che, attraverso la sua vocalità magnetica e incisiva, conduce l’ascoltatore in un universo parallelo, in grado di evidenziare prima, per dissipare poi, le ombre che ottenebrano la vera natura, l’essenza reale, di ciascuno di noi.
Scritto dalla penna iconografica della stessa artista e prodotto dal tocco accorto ed elegante di Samuel Aureliano Trotta, “Ciao” è una lettera a cuore aperto a se stessi, un tappeto di anima e note su cui si stagliano quei frammenti interiori indeboliti dalla tossicità di relazioni distopiche e deleterie, intrattenute e consumate nel tempo.
Rapporti d’amore, d’amicizia, ma anche – e soprattutto -, l’indissolubile legame con l’unica persona dalla quale non potremmo mai separarci né fuggire, noi stessi, che, se alimentati dalla fiamma dell’assoggettamento e dell’autodistruzione, gravano sul sottile equilibrio, sul filo invisibile ma al tempo stesso solido ed imprescindibile, della reciprocità, dell’equità, portando il concetto d’insieme alla disgregazione e, la parte più debole, sensibile e insicura, a sgretolarsi sotto la morsa dell’asservimento.
Smarrimento, desolazione e caos interiore sono l’amaro cocktail emotivo con cui si nutrono le ferite dello spirito di chi non fa altro che «rimandare per paura di fallire», con quella pseudo coscienza, resa distorta da un’immagine di sé falsata e indebolita da etichette e pregiudizi, di chi decide di annegare la cognizione di sé e della propria condizione, a favore di una gabbia mascherata da dimora, di quell’ennesimo e sofferto colpo travestito da carezza – «consapevole di poter capire rompo lo specchio, giro ad occhi chiusi» -.
«Ripenso a quel silenzio, è un rumore assordante»; «Quella voce che ti tira ancora indietro, odiala, poi respira guarda in alto e parla al cielo»; «Svuoto la mente da memorie nude, copro il rumore dei tuoi passi con parole confuse»; passaggi di un testo che si identificano in snodi e svolte di vita, un nero su bianco minuziosamente curato che diventa simbolo della stessa attenzione con cui si curano le crepe, le lacerazioni e le discromie di chi trova il coraggio di ridisegnare se stesso «sopra un muro di lacrime scomposte», analizzando avvenimenti e situazioni – «leggo tra le righe di ogni tua mancata scusa» -, per mettere il punto decisivo ad un capitolo che non va depennato dalla storia della nostra vita, ma riletto con un nuovo sguardo, capace di segnare l’epilogo a dubbi, incertezze e negative vibes; quel “Ciao” che non suona come un “addio”, ma rappresenta una rinascita, dal mondo e da se stessi.
La release è accompagnata dal videoclip ufficiale, diretto da Andriy Yudka e girato a Napoli, in cui Alba ripercorre le tappe raccontate nel testo tra flashback, ricordi in fotogrammi ed una ritrovata e rinnovata consapevolezza di sé.
Dotata di una grazia vocale di raro riscontro, di una timbrica delicata ma potente al contempo e di un’abilità autorale in grado di trasfigurare esperienze personali in narrazioni universali, Alba è una delle proposte più interessanti del nuovo cantautorato femminile italiano.
Alba: biografia
Alba, al secolo Alba Giaquinto, è una cantautrice e attrice napoletana d’adozione romana. Si appassiona alla musica sin da bambina, suonando la batteria e, all’età di 13 anni, dà il via al suo percorso formativo in ambito vocale, studiando canto.
Quattro anni più in là, scrive i suoi primi testi inediti, in inglese e in italiano, e, poco dopo, inizia a recitare, mettendo in luce la poliedricità della sua Arte che le consente di fondere cinema, teatro, serie TV, composizione e interpretazione.
Ad inizio 2022, entra nelle case degli italiani partecipando alla celebre e fortunatissima produzione Rai “Il Paradiso delle Signore” e, nel Maggio dello stesso anno, pubblica il suo primo singolo ufficiale, “Ciao”, una lettera a cuore aperto a se stessi che conduce l’ascoltatore ad una nuova consapevolezza di sé; un viaggio tra le tappe dell’assoggettamento e dell’autodistruzione per liberarsi dalla tossicità dei rapporti e rinascere, dalle proprie ceneri e dal mondo.
Magnetica, dotata di una grazia vocale di raro riscontro, di una timbrica delicata ma potente al contempo e di un’abilità autorale in grado di trasfigurare esperienze personali in narrazioni universali, Alba è una delle proposte più interessanti del nuovo cantautorato femminile italiano.
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Ordinary Man di Ozzy Osbourne. Il Rimbaud di Una Stagione all’Inferno
Sì, sono d’accordo quando tutti tendiamo a blaterare le solite accuse nell’istante in cui un vecchio lupo torna a farsi vivo dalla sua tana, anch’essa un pò sghemba.
Ripensiamo all’assurda leggenda che spesso sarebbe meglio bruciare tutto e subito e, magari, lasciare ai posteri la testimonianza di chi ha visto allumare la vita di un uomo ancor giovane e talentuoso con la stessa velocità di un cerino.
Assurdità figlie di falsi miti e occidentalismi che si fingono estremismi d’affetto.
Ozzy Osbourne, con Ordinary Man (Epic-Sony Music), ha sentenziato la sua potenza emotiva e la sua verve classica nelle parole soavi di un poema che abbraccia la misura più sentimentale che avrebbe potuto elargire. E l’età conta. Certo che conta, perché non dimentichiamo che con l’età la mente di un uomo che ha realmente vissuto, prende esempio dal suo stesso esempio, e ha uno scenario dietro di sé così ricco –di pregi quanto di insormontabili errori- che alla fine non può che raccontarsi e smembrare palmo a palmo una storia da ricucire infine nel testamento più colorito che possa esistere, con i lasciti che hanno il sapore di ciò che non si è mai lasciato indietro, con un leggero retrogusto di risentimento.
E non azzardiamoci a osannare questo superbo disco come davvero un testamento perché il senso di questo termine proviene in questa occasione dalla presa di coscienza di un uomo che ha raggiunto quella maturità, ebbene tardiva, nell’apprendere che è giunta l’ora di raccontare di sé con la riuscita di un obiettivo: il ritratto della perseveranza di una promessa non sempre mantenuta.
È il ricongiungersi con la vita nonostante si ha come l’idea, con un ascolto distratto, di subirne l’effetto contrario.
In cosa consisterebbe, secondo la stampa musicale mondiale, l’arrendevolezza di un’artista infuocato come Ozzy Osbourne? Sarebbe per caso la resa di un uomo la testimonianza di un lavoro così esaltante, che grida all’impazzata un autentico ritorno agli antichi fasti, questa volta arricchitisi con gli ornamenti della saggezza di un uomo vissuto, e in tutti i sensi?
Non scherziamo. Se soltanto tornassimo indietro di qualche anno, Blackstar, l’ultima testimonianza di David Bowie ci sembrava un miracolo avanguardistico, di una potenza inaudita,e di un’originalità inusuale…e poi dopo un paio di giorni, alla sua morte, ne abbiamo colto il senso drammatico. Non dimentichiamoci che Robert Smith, voce e emblema dei Cure, a quarant’anni scrisse l’epitaffio della sua carriera musicale, esperto kafkiano qual è, ma poi il viaggio continuò eccome!
A proposito di letteratura, di poesia e di opere che raccontano una fine imminente, il grande Arthur Rimbaud, ad appena diciannove anni, scrisse ciò che si potrebbe definire la sua opera più completa, la sua testimonianza di maturità, che odora di resa e di morte, quest’ultima intesa però come animo più oscuro dell’uomo nella società moderna: Una Stagione all’Inferno.
Detto ciò non è scontato che un uomo dalla profondità esemplare possa arrivare sempre precocemente alla presa di coscienza della funzionalità del suo ruolo nella società, attraverso la formazione che gli è stata dapprima imposta, e che poi è diventata la sua dottrina attraverso cui ne ha distorto le regole, con gli eccessi e i vizi, uccidendone così le esternazioni che invece avrebbe dovuto elargire se avvezzo soltanto alla lucidità.
Arthur Rimbaud morì ad appena trentasette anni, quando aveva invece descritto tutta la sua filosofia in un’età sicuramente più imprevedibile per un pensiero simile, testamento a posteriori che oggi viene ancora valutato dalla critica come la testimonianza della crisi dell’uomo moderno.
Ordinary Man: recensione
E Ozzy Osbourne cosa ha descritto in Ordinary Man?
Con la traccia che apre il disco, Straight to Hell, ha esposto il pensiero rimbaudiano già ancor prima che si entri nel cuore stesso dell’opera.
Scrive Davide Rondoni, nella prefazione all’edizione BUR:
L’inferno rimbaudiano è una situazione dove si sa che esiste altrove un destino di felicità e tuttavia manca la chiave, la via (la verità in anima e corpo) che a esso conduce. Solo che è un inferno in terra. È l’inferno delle utopie.
Così come ci canta Ozzy Osbourne in questa traccia:
Stai volando più in alto di un aquilone stanotte
hai toccato la vetta e ti senti bene per questo
che la tua danza sia la morte che dovremmo celebrare
ti farò urlare e ti farò defecare
dritto fino all’inferno stanotte.
La curiosità sta nel comprendere la sinuosa impressione che la tematica dell’album rispecchi a pieno la filosofia del poeta francese.
Ecco come si apre Una Stagione all’Inferno:
Un tempo, se mi ricordo bene, la mia vita era una festa ove si aprivano tutti i cuori e tutti i vini scorrevano.
Così nella seconda canzone, All my life, ecco cosa ci viene descritto:
Stavo lì ad oscillare sull’orlo
Rimirandomi il bicchiere tra le mani…
In Goodbye, che sembra voglia emulare l’Adieu rimbaudiano compreso in Una Stagione all’Inferno:
Ricordi scuri, ricordi scuri
Mi destano di notte
e tu mi lasci incompleto
perché sei sempre nel giusto
e non potrai mai cambiarmi..
Come quando Arthur Rimbaud ci narra:
Tutti i ricordi immondi si cancellano. I miei ultimi rimpianti sfumano (…) basta cantici: tenere il passo. Dura notte!
Il singolo Ordinary Man, title track che impazza in radio, con le dovute motivazioni, è di sicuro una delle ballad più sentite della carriera dell’ex Black Sabbath, con la straordinaria partecipazione di Elton John, che si immedesima negli eccessi dell’amico, che allo stesso tempo ne tastano i suoi stessi ricordi:
Non dimenticarmi mentre si attenuano i colori
Quando le luci sfumano non resta che un posto vacante…
Una delle canzoni più struggenti, uscita come singolo nel novembre 2019, è di sicuro Under the Graveyard, il cui videoclip, addirittura più commovente della traccia stessa, non è altro che un cortometraggio, con tanto di attori ( Jack Kilmer, figlio di Val Kilmer, interpreta Ozzy Osbourne nel pieno degli eccessi, appena licenziato dai Black Sabbath).
La meta sembra sempre vicina per tutta la durata dell’album, e spesso tale dirittura d’arrivo è incentrata in un sepolcro, quando appena un passo indietro si potevano incontrare le esplosioni di vita e le ammalianti conquiste da rockstar, che non sono che l’accelerazione verso la stessa fine, che odora di rimorsi e che ricalca le sue ombre, che si immedesimano nella più buia contemplazione di sè stessi.
Arthur Rimbaud:
Mi sono ingannato? Per me la carità sarà sorella della morte?
Infine chiederò perdono per essermi nutrito di menzogna.
E avanti…
E in Eat me, Ozzy Osbourne ricalca quasi con lo stesso tono:
Salvami, seppur sul tardi
non ho limiti di scadenza
il mio sangue mai tasterà la vecchiaia
quindi nutriti di me adesso…
E anche se in Holy for Tonight, altra traccia toccante per le tematiche dal gusto dark, si enuncia all’arrivo di una lunga notte, “la più lunga della mia vita”, si tocca con mano davvero la consapevolezza di un arrivo, che forse nel suo impreciso momento significa l’inizio di una nuova partenza, questa volta col bagaglio della consapevolezza di un essere rinato nello spirito, che ha rivisto la sua vita con la saggezza di un’età avanzata.
L’uomo moderno, essere perennemente immaturo, conserva spesso una coscienza che subentra come se nell’attimo stesso in cui lo coglie impreparato, pare voglia coincidere con una lunga parentesi buia, che sembra adocchi alla persecuzione della morte.
Ordinary Man è un disco che merita applausi, che non cede nella drammaticità emotiva delle parole, mai come in questo caso, che alludono alle condizioni difficili che hanno interessato il cantante negli ultimi due anni, e che pongono, per una strana coincidenza, tutti noialtri in questi momenti che stiamo vivendo con ansia, un ragionamento sull’incapacità dell’uomo dinanzi la coscienza di un disastro, un conflitto, una guerra che conserverà cicatrici seppur sarà vinta.
Ordinary Man è la considerazione di Arthur Rimbaud su pentagramma che sfida ogni illusione umana, che abbatte certezze sociali, etiche e religiose, che si fa scudo con l’eterna forzata consapevolezza della musica impressa nell’uomo ordinario.
Carmine Maffei
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Covid-19 in Irpinia: nuovi 31 tamponi naso-faringei sono risultati positivi
Dagli ultimi tamponi naso-faringei effettuati in Irpinia, 820, sono risultati positivi al Covid-19 nuovi 31 casi.
I risultati pervenuti dall’ASL di Avellino sono i seguenti:
- 1 residente nel comune di Atripalda
- 1 residente nel comune di Avella
- 4 residenti nel comune di Avellino
- 1 residente nel comune di Bagnoli Irpino
- 1 residente nel comune di Caposele
- 1 resident2 nel comune di Cervinara
- 1 residente nel comune di Forino
- 1 residente nel comune di Grottolella
- 1 residente nel comune di Mirabella Eclano
- 1 residente nel comune di Monteforte Irpino
- 1 residente nel comune di Montella
- 2 residenti nel comune di Montemiletto
- 3 residenti nel comune di Montoro
- 2 residenti nel comune di Morra De Sanctis
- 1 residente nel comune di Nusco
- 1 residente nel comune di San Sossio Baronia
- 2 residenti nel comune di Sant’Angelo dei Lombardi
- 2 residenti nel comune di Solofra
- 3 residenti nel comune di Torrioni
- 1 residente nel comune di Vallata
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l’associazione Civitas presenta “Dialogo sul conflitto”
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