Cultura

Nasce la web radio di Caffè Borbone

Ottima musica, che spazia tra diversi generi, notizie in tempo reale, tante rubriche e curiosità. Novità assoluta, il servizio di dedica per gli utenti e i fedeli consumatori del brand. Questi, gli ingredienti principali di “Magica Emozione”, la neonata web radio firmata Caffè Borbone, da “assaporare” all day long, ogni volta che si desidera: per dare una sferzata di energia a una giornata partita sottotono, durante una pausa relax o, perché no, dopo pranzo o cena. Magari, abbinata a una tazzina di Caffè Borbone della propria miscela preferita.

In concomitanza, sui muri di tutti i negozi specializzati di caffè, stanno iniziando ad apparire originali quadri speaker a tema: casse bluetooth con l’interfaccia di coloratissime opere, che richiamano capolavori di Leonardo da Vinci, Picasso, Klimt, Andy Warhol ed altri grandi artisti. Ad accomunare le opere, i protagonisti, intenti a stringere tra le dita tazzine fumanti di Caffè Borbone, a ricordare l’importanza che l’azienda attribuisce al mondo dell’Arte e della Cultura. Non ultime, le collaborazioni con prestigiose istituzioni, come il Teatro alla Scala di Milano, il San Carlo di Napoli e il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.

Web radio Caffè Borbone

Web radio Caffè Borbone  

Un binomio perfetto, visto che sia la radio, che il caffè fanno ormai parte della ritualità di quasi ognuno di noi, costellando le giornate di milioni di italiani di “Magica Emozione”, claim del brand partenopeo scelto, non a caso, anche come nome della web radio appena approdata “on air” nell’home page del sito del brand.

Intenso, deciso, equilibrato e di qualità, il suo palinsesto, sulla stessa lunghezza d’onda del prodotto protagonista di Caffè Borbone, che ha naturalmente ispirato la programmazione della web radio creata da Radio Music Store.

“Magica Emozione The Web Radio” è disponibile sulle principali piattaforme multi player, che selezionano le migliori web radio d’Italia, e tramite app (iOS e Android), così da raggiungere facilmente tutti quegli utenti-consumatori, che necessitano di ascoltare la propria musica preferita ovunque, grazie a moderni sistemi che consentono di collegare la radio dell’auto ad app ad hoc.

Roma: i concerti del Tempietto insieme a Marcella Crudeli

Marcella Crudeli, pianista italiana, per festeggiare i suoi ottant’anni nella musica darà vita ad una serie di incontri musicali, insieme ai suoi discepoli.

Le esibizioni si svolgeranno al Tempietto dall’1 al 17 luglio in uno spazio magico di Roma, in cui gli amanti della musica e dell’arte potranno incontrarsi per godere di quell’atmosfera sublime che solo la musica è in grado di offrire.

Musica e poesia si fonderanno in questi eventi dove verranno riproposti artisti che hanno fatto la storia della musica contemporanea o di giovani che vogliono dare un contribuito attuale al panorama della musica.

Marcella Crudeli

Marcella Crudeli

Marcella Crudeli: biografia

Nasce nel 1940 a Gondar, in Etiopia, due mesi prima dell’entrata in guerra dell’Italia nella Seconda guerra mondiale. Vive per tre anni all’interno di un campo di concentramento. Dopo un viaggio travagliato come profuga ritorna in Italia, a Roma.

All’età di cinque anno inizia a suonare il pianoforte.

La sua vita professionale è costellata di successi e numerose esibizioni in tutto il mondo. Dal 1968 al 1973 è docente al Conservatorio Alfredo Casella dell’Aquila, dal 1988 al 2004 al Conservatorio Santa Cecilia di Roma ed è stata direttore del Conservatorio Statale di Musica Luisa D’Annunzio di Pescara.

Per vent’anni ha tenuto corsi di perfezionamento a Parigi. Nel 1993 è stata nominata Professore Emerito dal Sakuyo College a Tsuyama.

Marcella Crudeli è stata direttore artistico di numerosi festival ed è membro di giuria e presidente di concorsi di pianoforte nazionali e internazionali.

Il suo amore per la musica e le melodie del pianoforte vi aspettano ai concerti del Tempietto a Roma. La prima data in cui eseguirà:  Variazioni Brillanti Op. 12, Ballata n. 4 in Fa Minore Op. 52, Fantasia – Improvviso in Do # Minore Op. 66, Andante Spianato e Grande Polacca Brillante Op. 22, Scherzo n. 2 in Si b Minore Op. 31) è già sold out.

Per avere maggiori informazioni sulle prossime date e appuntamenti non vi resta altro da fare che andare sul sito ufficiale.

Buon ascolto!

Una donna promettente di Emerald Fennell: un film sulla cultura dello stupro

Una donna promettente (202o) è il film d’esordio di Emerarld Fennell. Il lungometraggio ferma come un’istantanea senza filtro il nostro presente fatto di velocità dei rapporti interpersonali, di finti idealismi, che vengono disattesi nelle azioni quotidiane dalla maggior parte di noi.

La regista affronta il tema della cultura dello stupro da un punto di vista particolare e diverso dal solito. Non è un caso che abbia ricevuto 5 nomination agli Oscar e vinto il premio per la Miglior Sceneggiatura Originale.

Emerarld Fennell si serve degli stereotipi tipici del maschilismo e della cultura dello stupro per mostrare il potere strumentale, rappresentato dalla seduzione femminile ad esso connesso. Il messaggio è chiaro: non ci sono azioni individuali che implicano azioni altrui se non vi è consenso o scelta. Se una donna decide di uscire da sola, quest’azione e scelta non implica per forza che stia cercando una compagnia con cui potersi intrattenere.

Questo spunto di riflessione fa riferimento alle classiche paure che possono accompagnare una donna che di notte, ad esempio, decide di tornare sola a casa o semplicemente di fare una passeggiata nella speranza che non venga importunata. La pellicola mostra tutta la pochezza che contraddistingue la nostra società e lo fa in modo beffardo.

In breve, una donna promettente scardina gli stereotipi classici della cultura dello stupro, mostrando l’altra faccia della medaglia e sfruttando il paradosso e l’assurdo.

Una donna promettente: la recensione

Il film d’esordio di Emerald Fennel

Una donna promettente: trama

Cassie (Carey Mulligan) è una donna di trent’anni che lavora in un piccolo bar, da quando ha deciso di abbandonare gli studi di medicina.

Il fine settimana pratica un “hobby particolare”: si finge ubriaca, aspettando il bravo giovane che deciderà di soccorrerla per poi abusare di lei. Questa sua abitudine non lascia nulla al caso, abbigliamento compreso, che non è sempre succinto ma sempre curato e femminile. In questo modo la donna riesce a far leva su diverse tipologie di uomo, ciascuno imbrigliato nei suoi stereotipi personali.

In qualche modo, facendo ciò, è come se volesse dimostrare, soprattutto a lei, che ogni uomo ha questa intenzione a prescindere dalla diversità estetica che lo rappresenta. Probabilmente è così, ma, all’improvviso, qualcosa o qualcuno riesce a metterla in crisi, facendola tentennare e soprattutto mettendo in discussione ciò che per lei era scontato e certo.

Ciò che spinge questa sua pratica deriva da un trauma passato che Cassie non riesce a superare.

Una donna promettente: recensione

Un film che scardina molti stereotipi legati al mondo maschilista

Una donna promettente è un film d’impatto che lascia grande spazio a riflessioni su retaggi culturali che ci appartengono indistintamente, che non hanno differenza di genere e che per molti rappresentano una difficoltà nel poter vivere liberamente e normalmente.

Per scoprire il resto non vi resta che vedere il film, in proiezione nei cinema italiani dal 24 giugno.

Buona visione!

Madame Claude: il biopic sulla vita di Fernande Grudet

Madame Claud (2021) di Sylvie Verheyde è un biopic sulla vita di Fernande Grudet, maîtresse e agente CIA, che ha segnato gli anni ’70. La regista ci catapulta nel 1968 a Parigi, facendoci entrare, senza preamboli, nel regno e nella psiche di Madame Claude, che ha un esercito di 300 ragazze e che lavorano per lei in un giro accessibile solo ad uomini facoltosi.

In un attimo si accede in quel sottile mondo in cui legalità e illegalità diventano una sola cosa e tutto ciò che riguarda la società assume un aspetto diverso da quello che sembra tale. Lei è una donna senza scrupoli, dedita solo al suo lavoro e al denaro: ha deciso di non innamorarsi più e di non commettere più l’errore di lasciarsi trascinare da sentimenti che diventano difficili da gestire.

Madame Claude: la recensione

Un film di Sylvie Verheyde

Madame Claude: la trama

Sylvie Verheyde cerca di delineare nel miglior modo possibile l’immagine di Fernande Grudet, mostrando, seppur forzatamente, un tratto di donna femminista che però ha molti limiti nella credibilità riguardo questo aspetto.

Per essere femministe, ad esempio, non basta avere una “ditta” di sole donne se poi queste ultime le si contratta come pezzi di carne che possono essere macellati.

L’indipendenza sicuramente va di pari passo con l’autonomia ma non dimentichiamo che, il femminismo, è un ideale sociale e politico che ha come scopo la parità dei diritti di tutte le donne, non soltanto la propria.

Fernande Grudet potrebbe essere annoverata come una femminista individualista che significa soltanto egoista perché ciò che fa lo fa solo per i suoi fini, scopi e interessi.

Certamente non la si può considerare una Simone De Beauvoir.

Madame Claud si descrive con queste parole:

Ho capito molto presto che la maggior parte degli uomini ci tratta come delle puttane, ho deciso di essere la regina delle puttane. Alcuni dubitano perfino della mia esistenza, altri pensano che io sia un uomo.

Quando inizi a fare i soldi arrivano gli sciacalli, mi sono sentita in obbligo di lavorarmi i servizi segreti: dare per avere.

Il suo unico amore il denaro, ciò che le è mancato da piccola, vive nel lusso ed è abituata a richieste speciali dei suoi clienti che spesso lasciano le sue ragazze sfigurate o con lividi, per il semplice gusto di appagare le proprie perversioni sessuali. Per Fernande Grudet è tutto lecito, l’importante è che lascino insieme ai desideri appagati una borsa di banconote, il prezzo giusto da pagare per il martirio inflitto.

Madame Claude ha una figlia con cui ha un rapporto distaccato, che la donna cerca di colmare con il denaro e non facendole mancare nulla ma ciò che la ragazza chiede alla madre è diverso da tutto quello che Fernande Grudet le vuole dare e le offre.

Ad un certo punto alla donna inizia a sfuggire tutto di mano: i compromessi con i servizi segreti, il potere sul lavoro e la vita di sua figlia. Tutti, quasi contemporaneamente, le mostrano il conto da pagare e lei fa i conti con se stessa e con la sua solitudine.

Madame Claude: la recensione

Il biopic sulla vita di Fernande Grudet

Probabilmente anche la stabilità economica che aveva cercato e ottenuto si rivelerà effimera allo stesso modo di quegli stessi sentimenti da cui è fuggita per tutta una vita.

Per scoprire il resto non vi resta guardare il film, disponibile su Netflix.

Trianon Viviani propone due commedie di ieri per ragionare sull’oggi

Il Trianon Viviani dall’8 all’11 luglio ripropone il dittico di successo Viviani per strada, un progetto curato da Nello Mascia che mette in scena i due atti: Porta Capuana e Mmiez’ â Ferrovia.

Il teatro partenopeo non ha mai cessato le proprie attività durante il periodo di emergenza sanitaria, producendo anche spettacoli in streaming e l’ultimo lavoro di Roberto De Simone, Trianon Opera, per Rai Cultura.

Mentre il direttore artistico, Marisa Laurito, si accinge a presentare il cartellone della stagione 2021/’22 nei prossimi giorni, ecco quindi il riallestimento di questi due atti unici del 1918, rappresentati con successo al teatro Umberto all’indomani della disfatta di Caporetto, cioè al tempo della prima devastante pandemia del Novecento: l’influenza spagnola, o più semplicemente “la Spagnola”, la grande influenza che fra il 1918 e il 1920 contagiò quasi mezzo miliardo di persone, ovvero un quarto della popolazione mondiale, facendo registrare quasi 50 milioni di morti.

Nello Mascia

Nello Mascia

Nello Mascia spiega così Viviani per strada:

Viviani per strada è nato da una riflessione sul doloroso presente che viviamo, con le disposizioni restrittive sulla pratica teatrale e le limitazioni all’affluenza degli spettatori, certamente legittime, di qui questo progetto di teatro che mette al centro la strada, la naturale fonte di ispirazione delle opere di don Raffaele, dove l’Autore osserva e coglie gli umori più genuini del popolo per poi trasferirli nelle sue composizioni, dove è più intensa e clamorosa si svolge la vita cittadina e la lotta per la sopravvivenza risulta con più drammatica
o anche con più comica chiarezza.

Queste due opere di cento anni fa hanno un unico protagonista (il coro, il popolo) e i tipi, già ampiamente sperimentati nel varietà, legati in una trama che impasta il dramma con l’ambiente pittoresco, che ci fanno ragionare su come eravamo e su come il tempo ci ha cambiati, mirando a individuare indizî per affrontare più consapevoli e più forti il prossimo futuro.

Viviani per strada

Viviani per strada

Viviani per strada: approfondimento della rappresentazione che andrà in scena al Trianon

Porta Capuana: È la piazza storicamente nota per il suo fantasmagorico mercato all’aperto. Un’umanità variegata, fatta di squallidi venditori al minuto e pescivendoli truffaldini, che esprime il proprio sentimento di solitudine e di rabbia nei confronti del proprio destino di povertà, ma dotata anche di una spiccata autoironia.

Significativa fra gli altri la figura mesta e affamata de ‘o Tammurraro, con i suoi tamburelli in bilico sul capo, che cerca di vendere con molto insuccesso quegli strumenti di balli di canti e di feste a una umanità che non ha nulla da festeggiare. Ma su tutti domina il personaggio di don Ciro ‘o capitalista. Sordido usuraio con l’aria fatale di bellimbusto.

Don Ciro corteggia con insistenza la sie’ Stella, suscitando la gelosia di donna Rosa, «anima nera», sua amante, e sposata a Aitano Pagliuchella, un buffo guappo di cartone. Donna Rosa non perde occasione per sparlare della sua rivale. Le maldicenze giungono alle orecchie di don Vincenzino, marito di Stella. La tensione sale e improvvisamente esplode. Irromperà il Pazzariello che chiude l’atto unico.

Mmiez’â Ferrovia – Questo atto unico vivianesco rappresenta il variopinto mondo che ruota intorno alla piazza. Ci sono i due Strilloni che invitano i passanti, l’uno alla tradizione dell’Opera dei Pupi, l’altro al “Cinemà”, lo spettacolo del futuro. C’è l’avventore del barbiere che perde il treno per i reiterati ritardi di don Luigi. C’è Crispino, il ciabattino-intellettuale vagamente infiammato dalle idee e dagli echi lontani della rivoluzione russa.

C’è il Cantante di pianino un po’ mariuolo. Ma la vicenda ha come protagonista Concettina, che sta per cedere alle lusinghe di don Alberto, uomo senza scrupoli che la porterà alla rovina. Ma la ragazza riuscirà a sottrarsi grazie al tempestivo avvertimento di Nannina (personaggio che presenta sorprendenti somiglianze con alcune eterne figure brechtiane), ormai vinta e rassegnata al suo amore disperato e alla sua vita perduta.

Come sempre fa da corona ai protagonisti un coro di personaggi fra cui emerge quello del Magnetizzatore, una sorta di anticipatore del Sik-Sik eduardiano.

Viviani per strada

Viviani per strada

Nei due spettacoli saranno in scena, con lo stesso Nello Mascia che firma anche la regia, Davide Afzal, Maria Basile, Mariano Bellopede, Peppe Celentano, Rosaria De Cicco, Gennaro Di Colandrea, Chiara Di Girolamo, Valentina Elia, Gianni Ferreri, Roberto Giordano, Pierluigi Iorio, Roberto Mascia, Massimo Masiello, Matteo Mauriello, Marianna Mercurio, Ciccio Merolla, Ivano Schiavi e Patrizio Trampetti.
Le elaborazioni musicali sono di Mariano Bellopede e Ciccio Merolla. Le scenografie sono curate da Raffaele Di Florio e i costumi da Anna Verde, con le luci di Gianluca Sacco e il suono di Daniele Chessa.
Completano la locandina Marcello Manzella (aiuto regia), Massimiliano Pinto (direzione dell’allestimento), Costantino Petrone (direttore di scena), Antonio Minichini e Saverio Toppi (elettricisti), Isidoro D’Amato (attrezzista), Stefano Cammarota e Luigi Di Martino (fonici), Rosaria Scognamiglio e Zaira Zigarelli (sarte), Paolo Animato (ufficio stampa e comunicazione), Daniela Riccio (ufficio di produzione) e Francesca Buzzurro (amministrazione).

Gli spettacoli si terranno al Trianon Viviani: l’8 luglio, il 9 luglio e l’11 luglio alle ore 19:00.

Nel rispetto della normativa di igiene e sicurezza prescritta per l’emergenza sanitaria, i posti sono contingentati e numerati. All’ingresso, un addetto del teatro rileverà la temperatura degli ospiti e ricorderà l’uso indispensabile della mascherina.

MAVV: due nuovi premi per la cultura

MAVV incontra giovani e imprese attraverso due concorsi nazionali: Wine Art Contest e GreenPrix. Questi due progetti sono dedicati all’arte, alla cultura e all’innovazione e sostenibilità nel settore enogastronomico.

Lo scopo di queste due iniziative è quello di promuovere questo settore come risorsa per uno sviluppo economico. L’iniziativa è sostenuta dal Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali per promuovere i giovani talenti artistici e i neo-imprenditori.

Wine Art Contest :tra arte, cultura e paesaggio il concorso dà spazio alla creatività di giovani talenti, mettendo al centro il nettare degli Dei, il Vino. La manifestazione prevede assegni premio, audizioni, partecipazioni a festival (Wine Art Fest), workshop, performance e produzioni. Il contest sarà gestito sui social con la fase finale in presenza alla Reggia di Portici, nel rispetto della normativa per la gestione dell’emergenza pandemica.
Iscrizioni fino al 6 settembre prossimo, con l’invio delle opere e delle performance artistiche candidate (foto, clip, audiovisivi, etc.), al sito.
Un comitato di esperti del MAVV Wine Art Museum selezionerà venti opere da sottoporre a una giuria formata da personalità di alto profilo, culturale, artistico e sociale.

Il primo classificato riceverà un assegno di 1.000 euro. Saranno conferiti assegni e riconoscimenti anche al secondo e terzo classificato, nonché premi speciali (design e comunicazione visiva, danza, fotografia e video, pittura e disegno, musica e suoni, canzoni, etc.). Gli artisti selezionati saranno coinvolti in workshop ed eventi del MAVV Wine Art Museum e dei partner del concorso.

Il Wine Art Contest è una manifestazione, senza scopo di lucro, organizzata dall’impresa culturale MAVV – Museo dell’Arte, del Vino e della Vite, che ha come unico obiettivo la valorizzazione e la promozione dei talenti artistici che realizzano opere d’arte e creazioni ispirandosi al nettare degli Dei: Il Vino.
Il MAVV in continuità con le attività dedicate alla cultura del vino, al bere consapevole e al loro legame con la creatività e le varie forme d’arte organizza il Wine Art Contest Online come volano di rilancio in questa fase di crisi globale che ha fortemente penalizzato il settore culturale ed in particolare i giovani artisti. Il Contest è completamente gratuito ed è rivolto a tutti gli artisti senza
limiti d’età, che intendono esprimersi attraverso le varie forme d’arte.
Attraverso questo evento si creeranno concrete opportunità di promozione per i giovani talenti con: borse di studio/assegni premio, audizioni, partecipazioni in festival, workshop, performance e produzioni. I 3 vincitori saranno premiati nella sede del MAVV localizzata nella prestigiosa Reggia di Portici e i primi 20 artisti preselezionati riceveranno menzione speciale e potranno esporre le loro opere in una mostra che sarà allestita presso il MAVV Wine Art Museum – Centro MUSA – Musei delle Scienze Agrarie di Portici.

MAVV incontra giovani

MAVV incontra giovani

GreenPrix: creare un’impresa è un’opera d’arte. Questo il concetto a cui si ispira il MAVV e con il quale promuove ilconcorso, un premio speciale nel mondo del vino per valorizzare le idee e i progetti di startup e aziende, che si sono distinti per innovazione, creatività e sostenibilità.
L’idea migliore, nel campo del wine, l’agrifood, l’enoturismo e l’industria creativa e culturale del settore, sarà premiata con percorsi di incubazione e/o accelerazione (mentoring, tutoring,
empowerment imprenditoriale, formazione strategie di marketing e comunicazione, networking e funding) e di supporto manageriale per la consulenza contabile, fiscale, advisory legale,
amministrativa, finanziaria di startup e di finanza agevolata a cura di partners qualificati.
Il soggetto vincitore, designato da una commissione giudicatrice, composta da personalità del mondo sociale, economico, culturale e da esperti, verrà accompagnato nella sua crescita grazie
a un supporto specialistico e consulenziale del valore di 26.000 euro.
La call si chiuderà il 13 settembre e le candidature sono aperte nell’area dedicata del sito.

Il contest è indetto con la finalità di supportare e sostenere la nascita, lo sviluppo e il consolidamento di idee, innovative e sostenibili, nel settore wine e agrifood, comprese le iniziative e i progetti di enoturismo e dell’industria creativa e culturale settoriale. Il contest selezionerà un’iniziativa imprenditoriale proposta da soggetti da costituirsi o già costituiti da non più di 36 mesi.
Il Team selezionato sarà premiato con percorsi di incubazione e/o accelerazione (mentoring, tutoring, empowerment imprenditoriale, formazione strategie di marketing e comunicazione, networking e funding) e di advisory legale, fiscale, amministrativa, finanziaria in materia di startup innovative e di finanza agevolata a cura di partners qualificati.
La partecipazione è gratuita. L’iniziativa non ha finalità commerciali. Il premio consiste in servizi di incubazione e/o accelerazione e advisory per un valore equivalente a
26.000 euro.

Sandro Joyeux vi aspetta al Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda

Il Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda ospiterà Sandro Joyeux domenica, 27 giugno alle ore 20:30.

Il musicista parigino, noto per essere un’anima nomade: ha percorso più di 1milione e mezzo di Km con la chitarra sulle spalle per conoscere raccogliere dialetti e sound del Sud mondo.

Sandro Joyeux, infatti, canta in francese, arabo, inglese e italiano e in alcuni dialetti. Durante i suoi live, l’artista, sprigiona un’energia indescrivibile in un repertorio che spazia tra brani originali, rivisitazione di classici e tradizionali del repertorio africano che conduce lo spettatore in quei luoghi a lui cari che sono intrisi di radici e tradizioni.

Sandro Joyeux

Sandro Joyeux

Nel 2012 Sandro Joyeux pensa e organizza l’Antischiavitour per sostenere il lavoro stagionale, spesso sotto pagato, dei braccianti stranieri. Il musicista infatti ha suonato in Italia in tutti quei luoghi che rappresentano lo sfruttamento della manodopera migrante.

Sandro Joyeux: biografia

Nasce a Parigi nel 1978 da madre francese e papà italiano. Da piccolo ha un problema all’udito che lo obbliga a sottoporsi a diversi interventi. Nonostante questa delicata problematica inizia ad avvicinarsi alla musica e ad amarla.

Dall’età di sette anni inizia a scoprire Parigi, scoprendo tutte le biblioteche dove è possibile ascoltare musica gratis.

A 10 anni entra nel coro della Radio Nazionale Francese e visita tutta la Francia, cantando gregoriani e contemporanea in russo, tedesco, latino e italiano. Decide di iscriversi al conservatorio del IX distretto di Parigi per studiare trombone ma quando incontra la chitarra se ne innamora.

A 16 abbandona la scuola e per il suo 18esimo compleanno decide di andare a Firenze per incontrare per la prima volta suo padre. Resta per alcuni mesi in italia e impara l’italiano, vivendo di piccoli lavori saltuari. Viaggia tra l’Italia e la Francia in autostop, in vespa o nascosto nei treni

La sua vita artistica sboccia dopo l’incontro con Mauro Romano, produttore napoletano, e decide di incidere il suo primo disco a Napoli.

Per poter assistere al live di  Sandro Joyeux al Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda il 27 giugno alle ore 20:30, non vi resta che telefonare e prenotare al seguente numero: 3349474673.

Nasce l’Accademia Napoletana del Caffè per la divulgazione del rito del caffè

Nasce l’Accademia Napoletana del Caffè, una realtà fortemente voluta dall’associazione Medeaterranea, in collaborazione con Caffè Borbone, per la formazione e la divulgazione del rito del caffè napoletano.

Le miscele migliori, gli attrezzi indispensabili, i dosaggi giusti, i tempi da rispettare e i consigli degli esperti per preparare alla perfezione la bevanda calda più nota ed amata al mondo.

Un mix ideale, nato dalla partnership tra l’Associazione MedeaterraneaCaffè Borbone, che insieme inaugurano l’Accademia Napoletana del Caffè: un ambizioso progetto didattico e formativo, che prenderà forma e gusto, a partire dal mese di settembre 2021, nei laboratori di Accademia Medeaterranea all’interno della Mostra d’Oltremare di Fuorigrotta (Padiglione Piscina, primo piano).

Un luogo unico, che non poteva sorgere altrove, se non a Napoli, città che annovera tra i simboli più autentici, proprio il caffè, la cui preparazione nei secoli si è trasformata in un vero e proprio culto.

Accademia Napoletana del Caffè

Accademia Napoletana del Caffè

In programma, percorsi finalizzati a formare, riqualificare o aggiornare professionalmente operatori del settore, con particolare attenzione ai giovani del territorio partenopeo. Ma non solo. Periodicamente, infatti, l’Accademia ospiterà iniziative e programmi di “edutainment” spalancando le porte a consumatori, giornalisti e food blogger, sia italiani che internazionali. Previste anche collaborazioni e protocolli d’intesa con Università e centri di ricerca.

L’intento è quello di creare un polo esclusivo dedicato all’approfondimento e alla divulgazione dei molteplici aspetti inerenti la produzione e il consumo di caffè, visto non solo come bevanda di largo consumo, ma anche come aggregatore sociale e come prodotto ormai da tempo radicato nella cultura e nelle tradizioni della città di Napoli.

Tra le mission dell’Accademia, oltre a quella di informazione, divulgazione e comunicazione scientifica, anche quella di diventare un punto di riferimento importante nello studio, nel perfezionamento e nell’analisi dell’andamento evolutivo dei processi di produzione e consumo del caffè: così da assicurarne un costante miglioramento degli standard qualitativi, nel pieno rispetto della tradizione partenopea.

Della gestione dell’Accademia, presso i locali accreditati dalla Regione Campania della Sire Ricevimenti, divisione Academy, si occuperà l’Associazione Medeaterranea, specializzata dal 2009 in attività di divulgazione scientifica, ricerca, formazione e valorizzazione del settore agroalimentare e della cultura enogastronomica.

Al suo fianco, in veste di title sponsor, Caffè Borbone, alfiere dell’espresso napoletano con un forte radicamento identitario e produttivo nella realtà territoriale partenopea.

Le luci nelle case degli altri di Chiara Gamberale

Le luci nelle case degli altri (2010) di Chiara Gamberale è un romanzo che ci parla del quotidiano e di inclusività, un argomento che negli ultimi tempi è importante affrontare. Giugno, come sappiamo, è il mese che festeggia il Gay Pride e la comunità LGBTQ+ in tutto il mondo.

La scrittrice attraverso lo sguardo smarrito di Mandorla, una delle protagoniste del romanzo, ci insegna a guardare e scoprire il mondo da un altro punto di vista che è molto più umano, semplice da adottare e profondo.

Il lettore in poco tempo sente di abitare all’interno del condominio in cui vive la ragazza e in qualche modo cresce con lei, si smarrisce insieme a lei che cerca suo padre e il senso della sua esistenza.

Le luci nelle case degli altri: recensione

Un romanzo di Chiara Gamberale che parla di inclusività

Le luci nelle case degli altri: la trama

Maria, la madre di Mandorla, muore all’improvviso in un incidente stradale all’età di trent’anni, lasciando la figlia che, al tempo, ne ha solo sei. La bambina, attraverso una lettera, scritta dalla madre per lei, il giorno della sua nascita, scopre qualcosa d’importante: all’interno di quel condominio di cinque piani c’è suo padre. Nessuno dei condomini vuole sottoporsi al test del DNA così decidono di occuparsi tutti insieme di lei.

Il condominio è abitato da diverse personalità che alla fine arricchiscono Mandorla, anche in quei momenti bui, in cui la ragazza cerca disperatamente di scoprire l’identità di suo padre.

Maria, in vita, svolgeva l’attività di amministratrice condominiale anche in quello stesso palazzo in cui c’è il padre di Mandorla. Tutti i suoi amici e conoscenti, come si evince all’interno delle pagine de Le luci nelle case degli altri, la vedono come una donna libera che ha sempre vissuto senza costrizioni sociali. La donna il giorno in cui mette al mondo sua figlia le scrive una lettera che si rivela una sorta di testamento morale perché c’è scritto molto di lei: come vede il mondo, come vorrebbe educarla e cosa lei ritiene giusto per la figlia.

La libertà è ciò che muove Maria nella vita e in tutti i ruoli che ricopre, il significato che lei da a questa parola trasuda da ogni riga che compone il testo. Nonostante gli errori ortografici e grammaticali si può comprendere che l’apertura mentale, gli ideali sani non sono solo il frutto di studio e di cultura ma appartengono alla sensibilità con cui si guarda il mondo, quella capacità umana che non appartiene solo alla qualità e alla quantità di libri che si sono letti durante il corso della propria vita.

La lettera riassume molto il significato del romanzo, per questo motivo la riportiamo integralmente:

25 ottobre 1993

Amore mio.

Ti ho vista solo di sfuggita, poi un’infermiera ti ha portato via. Avevo così tanta tantissima voglia di conoscerti che evidentemente tu l’hai avvertita e sei arrivata con due mesi di anticipo.

Minuscola come una mandorla, dice il dottore.

È per questo che adesso bisognerà tenerti per un po’ in una scatola di vetro: per trasformarti da una mandorla a una bambina vera! Il dottore mi assicura che tutto andrà bene, però in questo letto d’ospedale che ci stò a fare io, se tu non ci sei?

Allora ti scrivo.

Perché non ce la faccio a pensare ad altro che non sei tu.

E perché sono così tante le cose che da qui a sempre vorrei darti, è così grande la paura di non farcela che almeno, se mai un giorno leggerai questa lettera, saprai che ce l’avevo messa tutta ma tutta tutta quanta.

Vorrei averti qui con me adesso, ma questo già te l’ho detto.

Vorrei vorrei vorrei.

Vorrei trovare trovare per te un nome perfetto, di quelli che le persone quando ti chiedono: “Come ti chiami?”, tu gli rispondi:” Mi chiamo così” e loro ti dicono: “Ma ti sta proprio benissimo questo nome! Sembra creato a posta per te!”.

Vorrei vorrei vorrei.

Vorrei aver studiato un po’ più l’italiano e vorrei aver letto tanti bei libri per scriverti una lettera piena delle parole più preziose del mondo: ma a scuola non ci sono andata mai troppo volentieri.

Poi quando sono morti i nonni ho dovuto sbattermi per cercare un lavoro, e addio cultura! per non parlare del lavoro che alla fine ho trovato, allo Studio Amministrazioni Poggio Ameno: sono sempre alle prese con i conti e le tasse che le persone pagano, altro che parole belle! Ma proprio una ragazza che conosco grazie a questo lavoro, che si chiama

Lidia, un giorno mi ha detto una cosa da rifletterci sù: ha detto “Più sai

usare le parole più ti allontani anziché avvicinarti a quello che vuoi

realmente esprimere”. Quindi sai che che ti dico? Sono felice di non saper scrivere bene per dirti quello che vorrei!

Vorrei vorrei vorrei.

Farti mangiare tutto il cioccolato che vuoi senza che ingrassi (è

buonissimo, il mio preferito è quello al latte).

Che se i compagni di classe ti prendono in giro per qualche motivo, tu pensi che sono sbagliati loro, mica tu.

Fare molti viaggi (io non ho nemmeno il passaporto, ma adesso

me lo faccio perché il mondo là fuori è tantissimo e tu dovrai vederlo tutto, dovrai conoscerlo).

Vorrei che non ti ammalerai mai.

Che non ti spuntano i denti del giudizio (toglierli fa davvero male).

Che ti piacciono i cappelli come piacciono a me, così possiamo collezzionarli insieme.

Vorrei che hai tanti amori di quelli scemi, che fanno girare la testa e

ronzare i calabroni in pancia: tutti non fanno che ricordarmi che l’amore

nella vita non è tutto, e certamente hanno ragione. Ma che ti devo dire? I

giorni più felici che ho passato (senza contare oggi, naturalmente) sono stati quelli che ho passato innamorata. Magari di qualcuno che non ne

valeva affatto la pena, ma che fà? Non c’è cosa al mondo più bella di

svegliarsi in un letto dove non avevi mai dormito prima di quella notte, e

pensare: ecco, in questo momento non mi manca niente.

E quindi vorrei che di quel genere di mattine tu ne vivi tante.

Ma naturalmente che poi, a un certo punto, trovi la persona giusta

(giusta per te: intendo). Io non ci sono riuscita ma ancora ci spero. Il

problema è che gli uomini rimangono incantati quando allo zoo vedono

per la prima volta una giraffa: ma poi a casa preferiscono tenere un cagnolino.

È per questo che vorrei che cresci rara come una giraffa in città, ma con l’istinto domestico del cagnolino: dappertutto c’è del bene, dappertutto c’è del male.

Vorrei pensarti sempre più forte di quello che potrà capitarci.

Insegnarti a cucinare.

A riconoscere i nomi delle piante (anche quelle strane).

Vorrei che trovi un amico come per me è Michelangelo, qualcuno che

mentre tutto il resto gira e cambia, rimane fermo.

Che impari almeno una lingua straniera (io non sò nessuna e mi

sento una deficiente).

Vorrei che leggerai questa lettera quando ne avrai bisogno, così potrà

farti bene come oggi stà facendo bene a me a scriverla.

Vorrei che fino a quel momento tu la tieni con te, in una busta, come

una specie di amuleto magico magico che ti protegge da tutto quello che di brutto

stà là fuori.

Vorrei vorrei vorrei.

Che litighiamo quel poco che basta per capire che siamo davvero

importanti l’una per l’altra.

Che ti crescono i capelli lisci (quelli ricci pare che sono una

scocciatura).

Vorrei che tuo papà fosse un astronauta che cammina sulla luna ma

pensa sempre a noi, e non un uomo come tanti, che abita in via Grotta

Perfetta 315 e una sera di marzo, forse per noia forse per curiosità, nell’ex

lavatoio del sesto piano ha fatto l’amore con me.

Vorrei vorrei vorrei.

Che le infermiere ti portano al più presto qui.

Perché so che tutti i giorni che qualcuno nasce, così come purtroppo

qualcuno muore. Ma che ci vuoi fare? Quando tocca a te credi che è la

prima volta che capita, in assoluto. E oggi mi sembra che nessuna donna,

oltre a me, è mai diventata

Chiara Gamberale

Chiara GamberaleMamma

Le luci nelle case degli altri ci mostra un modo di guardare il mondo che è scevro da pregiudizi ma che è anche difficile da attuare. Un genitore dovrebbe rispettare gli ideali e le propensioni di un figlio, come il suo orientamento sessuale ad esempio, rispettando a 360 gradi ciò che pensa.

Un genitore dovrebbe avere la forza di comprendere e rispettare un figlio a prescindere da ciò che individualmente si ritiene giusto perché ogni essere umano è un mondo a parte, un insieme di valori, sensibilità e modo di giudicare il mondo che è soggettivo e personale.

La cosa più importante che emerge dalle pagine del romanzo di Chiara Gamberale è che qualsiasi scelta personale non contiene all’interno il sinonimo di giustizia o normalità perché senza azioni che ledono fisicamente il prossimo tutto è giusto, contemplabile e praticabile.

Questo è il senso profondo dell’inclusione cui dovremmo arrivare socialmente e umanamente.

Slow Food Avellino e Touring Club guidano un tour nel Rione Terra

Domenica 27 giugno 2021, Slow Food Avellino APS e Touring Club “Paesi d’Irpinia” guideranno un Tour nel Rione Terra, il centro storico di Avellino.

Il programma per la giornata è così suddiviso:

  • Incontro alle 10.30 al Campetto Santa Rita dove è consigliabile parcheggiare.
  • Si prosegue a piedi verso Piazza Castello, risalendo poi per la Fontana dei 3 Cannoli, con una breve sosta davanti la Chiesa della Madonna di Costantinopoli. Seguiranno la Torre dell’Orologio e piazza Amendola (Dogana).
  • Per il pranzo  i partecipanti saranno divisi in gruppi, affidati ciascuno ad un responsabile. I tre menù sono stati concordati al prezzo veramente vantaggioso di 25 Euro riservato ai partecipanti alla giornata, composto dalle tre proposte di Martella, Il Barone (Lucia Taccone), Giù da Thomas (Thomas Taccone). Ogni ristoratore ha previsto il menù bimbo.
  • Alle 15.30 ci ritrovo in Piazza Duomo per visitare l’atelier dell’artista Giovanni Spiniello ed ammirare alcune delle sue opere in sua presenza.
  • Alle 16.30 visita al Duomo e alla Cripta in un tour gestito dalla guida ufficiale.
  • Al termine della giornata, intorno alle 18.30, sarà distribuita ad ogni gruppo familiare (anche unifamiliare) una copia facsimile di “Le Cento Città d’Italia”, supplemento del “Secolo” edito il 25 agosto 1893, con la storia di Avellino e la descrizione dei principali monumenti, tra cui quelli che visitati con stampe d’epoca ora introvabili.
Rione Terra chiama Terra

Rione Terra chiama Terra

La storia sembra essere passata di soppiatto dalle parti di Avellino.

Eppure, dall’alto, il Santuario di Montevergine è già dal XII secolo testimone della lunga storia di questa città, così come dei bombardamenti del secondo conflitto mondiale e degli implacabili terremoti che hanno lasciato scarse vestigia dei tempi più antichi.

Oggi Avellino, capoluogo di provincia, ha un aspetto per lo più moderno e a parlare dei suoi duemila anni di storia rimangono pochissimi frammenti di edifici e i reperti archeologici in mostra al Museo provinciale irpino.

Piazza Amendola, come pure lungo corso Umberto I, sono presenti le testimonianze rimaste della città medievale e barocca. Tra queste, il palazzo della Dogana, l’obelisco seicentesco e le contemporanee torre dell’Orologio e fontana di Bellerofonte.

La natura e la storia saranno state poco clementi, ma Avellino rimane una città affascinante, grazie alle sue atmosfere, ai paradossi architettonici, alle tradizioni care ai suoi abitanti e alla loro spiccata religiosità che si manifesta in celebrazioni partecipatissime.

Slow Food e Touring Club danno appuntamento agli appassionati di storia (anche quella del cuore) e vi invitano a prenotare entro il 24 giugno.

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