Madame Claude: il biopic sulla vita di Fernande Grudet

Madame Claud (2021) di Sylvie Verheyde è un biopic sulla vita di Fernande Grudet, maîtresse e agente CIA, che ha segnato gli anni ’70. La regista ci catapulta nel 1968 a Parigi, facendoci entrare, senza preamboli, nel regno e nella psiche di Madame Claude, che ha un esercito di 300 ragazze e che lavorano per lei in un giro accessibile solo ad uomini facoltosi.

In un attimo si accede in quel sottile mondo in cui legalità e illegalità diventano una sola cosa e tutto ciò che riguarda la società assume un aspetto diverso da quello che sembra tale. Lei è una donna senza scrupoli, dedita solo al suo lavoro e al denaro: ha deciso di non innamorarsi più e di non commettere più l’errore di lasciarsi trascinare da sentimenti che diventano difficili da gestire.

Madame Claude: la recensione

Un film di Sylvie Verheyde

Madame Claude: la trama

Sylvie Verheyde cerca di delineare nel miglior modo possibile l’immagine di Fernande Grudet, mostrando, seppur forzatamente, un tratto di donna femminista che però ha molti limiti nella credibilità riguardo questo aspetto.

Per essere femministe, ad esempio, non basta avere una “ditta” di sole donne se poi queste ultime le si contratta come pezzi di carne che possono essere macellati.

L’indipendenza sicuramente va di pari passo con l’autonomia ma non dimentichiamo che, il femminismo, è un ideale sociale e politico che ha come scopo la parità dei diritti di tutte le donne, non soltanto la propria.

Fernande Grudet potrebbe essere annoverata come una femminista individualista che significa soltanto egoista perché ciò che fa lo fa solo per i suoi fini, scopi e interessi.

Certamente non la si può considerare una Simone De Beauvoir.

Madame Claud si descrive con queste parole:

Ho capito molto presto che la maggior parte degli uomini ci tratta come delle puttane, ho deciso di essere la regina delle puttane. Alcuni dubitano perfino della mia esistenza, altri pensano che io sia un uomo.

Quando inizi a fare i soldi arrivano gli sciacalli, mi sono sentita in obbligo di lavorarmi i servizi segreti: dare per avere.

Il suo unico amore il denaro, ciò che le è mancato da piccola, vive nel lusso ed è abituata a richieste speciali dei suoi clienti che spesso lasciano le sue ragazze sfigurate o con lividi, per il semplice gusto di appagare le proprie perversioni sessuali. Per Fernande Grudet è tutto lecito, l’importante è che lascino insieme ai desideri appagati una borsa di banconote, il prezzo giusto da pagare per il martirio inflitto.

Madame Claude ha una figlia con cui ha un rapporto distaccato, che la donna cerca di colmare con il denaro e non facendole mancare nulla ma ciò che la ragazza chiede alla madre è diverso da tutto quello che Fernande Grudet le vuole dare e le offre.

Ad un certo punto alla donna inizia a sfuggire tutto di mano: i compromessi con i servizi segreti, il potere sul lavoro e la vita di sua figlia. Tutti, quasi contemporaneamente, le mostrano il conto da pagare e lei fa i conti con se stessa e con la sua solitudine.

Madame Claude: la recensione

Il biopic sulla vita di Fernande Grudet

Probabilmente anche la stabilità economica che aveva cercato e ottenuto si rivelerà effimera allo stesso modo di quegli stessi sentimenti da cui è fuggita per tutta una vita.

Per scoprire il resto non vi resta guardare il film, disponibile su Netflix.

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