Ottava puntata del contest del teatro della Canzone napoletana, alla ricerca delle nuove voci “esplosive”.
Ideato dal direttore artistico Marisa Laurito e presentato da Gennaro Monti con Tiziana De Giacomo, il talent show vede i concorrenti – da cinque a sette per serata – che si esibiscono sul palco del teatro, per il pubblico presente in sala e per i navigatori collegati in diretta streaming sulla pagina Facebook del Trianon Viviani. Al termine di ogni puntata una qualificata giuria tecnica, presieduta dal regista Bruno Garofalo, stila, a insindacabile giudizio, una classifica, tenendo conto del consenso espresso dal pubblico in sala e dai likes registrati sui social, e proclama il vincitore della serata che accederà alla fase finale. I due migliori talenti esplosivi che si aggiudicheranno la finale potranno essere inseriti nella compagnia Stabile della Canzone napoletana.
Le candidature sono aperte fino all’esaurimento delle partecipazioni previste. Il regolamento è all’indirizzo teatrotrianon.org/terraemotus-neapolitan-talent.
Tutte le serate di Tnt sono a ingresso gratuito, fino a esaurimento dei posti disponibili.
È possibile rivedere le tappe precedenti – che hanno visto l’affermazione come vincitori di Marianita Carfora, Federica Raimo, Chiara Campitelli, Enzo Esposito, Fabiana Russo, Francesca Curti Giardina e Daniele Esposito – sulla webtv del sito istituzionale e sul canale youtube del teatro.
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Il genio artistico di Warhol rivive a Napoli con Andy is back
Al Palazzo delle Arti di Napoli, dal 16 aprile al 31 luglio, la mostra Andy is back, prodotta da Navigare srl e curata da Edoardo Falcioni per Art Motors con il patrocinio del Comune di Napoli, che propone un’esposizione ricca di oltre 130 tra disegni, oggetti autografati, serigrafie, fotografie, provenienti da collezioni private, oltre alla ricostruzione della celebre Silver Factory newyorkese.
La mostra antologica allestita al PAN, in via dei Mille, presenterà un percorso suddiviso per aree tematiche, per approfondire l’intensa attività del poliedrico padre della Pop Art in diversi ambiti: dall’arte alla moda, dalla musica al cinema, dalla fotografia all’editoria. L’esposizione ricreerà le atmosfere degli anni ’50, ’60, ’70 e ’80, tracciando la storia delle intuizioni e dei progetti dell’artista, anticipatore di importanti fenomeni culturali e artistici e di cui, 35 anni dopo la sua morte, è ancora forte l’eco.
Accanto a serigrafie, litografie, copertine di riviste e vinili, oggetti di culto autografati e fotografie, mai o raramente esposte al pubblico prima di questa mostra, Andy is back presenterà anche la ricostruzione in dimensioni reali della celebre Silver Factory. Era questo, infatti, il cuore pulsante della vita e del percorso artistico di Andy Warhol, attorno al quale, nella New York negli anni ’60, gravitarono tantissimi personaggi dello star system, della moda, artisti, musicisti, attori entrati poi nel mito.
La mostra vuole essere, sin dal titolo, anche un omaggio al passionale rapporto che legò l’artista americano alla città di Napoli in cui torna e dove, grazie alla collaborazione con il gallerista Lucio Amelio, soggiornò in diverse occasioni cogliendone l’energia esuberante e traboccante, pienamente raffigurata nella celebre produzione di dipinti e serigrafie dedicata al Vesuvio, realizzata negli anni ’80.
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The Transparent Path of Serenity: il disco del chitarrista irpino esule del rock
Alla fine degli anni ’90 Alfredo D’Angelo lo si poteva incontrare, in giro per la sua città, mentre attraversava il corso principale, con la chitarra in spalla, vestito di nero, con un cipiglio in viso pressoché costante, una massa di capelli lunghi e crespi che spesso gli ombreggiavano lo sguardo. Spesso riuscivo ad anticipare il suo ingresso in sala prove, un garage minuscolo adibito a tale scopo, soltanto per il piacere di vederlo suonare come non avevo mai visto fare prima.
Alfredo D’Angelo muoveva veloci le sue dita sulla tastiera, concentrava il suo ego sulle note; la sua somiglianza con Jimmy Page lo rendeva un piccolo eroe rock’n’ roll maledetto, e la particolarità della sua bravura, del suo virtuosismo si aggiungeva al carisma che riusciva a rapire chi lo ascoltava e lo ammirava allo stesso istante: era questa la caratteristica che riusciva a impressionarmi.
Eppure una ritrosia, associata ad una massiccia dose di umiltà, lo ha sempre tenuto fuori da alcuni contesti in cui sembrava ovvio potesse partecipare. Lui preferiva ottenere risultati soddisfacenti con uno studio febbrile, rinchiuso tra quattro mura, nella sicurezza proustiana che un giorno tutto sarebbe giovato soltanto al proprio fabbisogno artistico, personale.
Qualcosa cambia però quando qualche anno dopo fonda gli Ordita Trama e annienta il suo carisma funesto e introverso. La sua esperienza ora può dare un senso nella diffusione di una musica che annienti il proficuo bisogno di sentirsi meglio e basta, di ballarci su come fosse un’ondata di baldorie lussureggianti che si scontrano nella ripetitività di un’azione soltanto meccanica.
Per lui la musica è altro, è la continuità di un’esperienza appena vissuta, di un lamento represso che possa esprimere una violenza innocua ma rumorosa, sferragliante, a volte acutizzata dal feedback.
Eppure è in questi stessi anni, dopo la pubblicazione di due dischi, che la maturità personale prende il sopravvento su quella metà oscura quasi kinghiana che soprassedeva costantemente, e Alfredo diventa un professionista stimato, un ascoltatore attento agli stimoli esterni, e un musicista che assorbe i bisbigli che la natura gli offre mentre passeggia per i boschi o quando osserva il moto del mare, in compagnia della chitarra acustica.
Forse quella sensazione di misticismo di Jimmy Page un po’ gli è rimasta addosso, solo che la contemplazione della bellezza che gli gira intorno lo illumina e lo coinvolge nell’interpretazione dei suoni, dei contorni e del verde intorno, quasi come a catturare una “Bron-Yr-Aur” d’inizio millennio.
In questi giorni viene pubblicato il suo primo disco solista, The Transparent Path of Serenity, esperienza che lo coinvolge addirittura in una sensazione parallela a tutto ciò che ha convissuto con la sua band. E’ ovvio che la cultura della sua formazione rock non sia lontana, così come la sua passione sfrenata per la letteratura e i classici latini, ma qualcosa sembra essere tornata in superficie, e comprende una buona dose di personalità che non sempre è riuscita a trovar posto nella diffusione radiofriendly che lo ha interessato e lo ha aperto finalmente al pubblico.
Ha ripreso vita quell’esperienza di condivisione intima dei suoi stimoli più profondi, solo che questa volta chi lo ha ammirato negli ultimi dieci anni potrà abbracciare insieme a lui quel lato più introverso eppure fatalmente più permissivo e aperto.
Spiega a Il Plurale:
Ho subito iniziato a sviluppare un alter ego musicale, timido a svelarsi , che si formava nell’ascolto della fusion, del jazz, del flamenco, oltre che della musica classica e dei nostri più vicini esponenti partenopei, avventurandomi nell’approccio di strutture armoniche che esulavano dal rock.
Passionate Caste e Transparent Path, le tracce n. 3 e 5 ricordano addirittura i suoi ventidue anni, e timidamente sono venute fuori nella ricerca ammissiva che si è fatta spazio col tempo e con la sicurezza acquisita.
Il disco si apre con una risacca marina e lo stridìo dei gabbiani, e una lieve percussione che prende guadagno assieme all’incedere della tastiera e d’improvviso un arpeggio morbido, tenue e sensuale ci avvolge e ci dà il benvenuto nella più interessante parentesi di questo diario uditivo e ammaliante. Il brano, Metaphore, respira con le emozioni che traspirano dai nostri pori, dal recondito interesse che ci cattura e ci spinge alla conquista dei contributi al benessere contemplativo. L’eco dei Porcupine Tree più romantici si enuncia dallo spettacolo a cui assistiamo.
La seconda traccia è una continuità morbida di ciò che la precede, e uno stile à la Maurizio Solieri pare voglia coinvolgerci nei ricordi che ci avvolgono. E’ qui che possiamo già godere del virtuosismo che fuoriesce dalle dita di Alfredo D’Angelo, il quale preferisce non annoiare con la precisione e con la velocità, bensì con la profondità.
La terza composizione, Passionate Caste, è una vera e propria favola dark, e ci svela la trasparenza del cammino verso la serenità che è il compito di tutto il lavoro. La filosofia delle strutture ci fa intendere che le melodie non ci fanno scappare lontano dalle complessità quotidiane, ma sottolineano tale sensazione di indisposizione spesso ottenebrata dagli impegni che la maturità ci ha obbligati a obbedire.
Proposed Opposition, il quarto brano, è un tango nervoso e psicopatico e addirittura la chitarra assume un suono rude e controverso alla filosofia delle sonorità che ci siamo abituati ad ascoltare.
Gli arrangiamenti volutamente acidi e violenti ci costringono a difendere il nostro ego più suscettibile.
La title track, originariamente pensata per gli Ordita Trama, riporta alle atmosfere del primo disco della sua band, e conserva le sonorità tipiche del lavoro solista; è un insieme di esperienze condivise ma percepite nella maniera più personale, forse più autentica.
L’ultimo brano, Verses in F Major riserva una sorpresa: Alfredo D’Angelo scrive dei versi che affida all’attrice napoletana Piera De Piano, ed è incredibile quanta poesia possa enunciarsi dalla morbidezza delle frasi che allo stesso tempo graffiano come unghie su pietra:
Ho velato di malinconia
il tempo trascorso nella gioia del momento vissuto
nascosto ai sorrisi che mi allietavano.
Con questo primo lavoro da solista Alfredo D’Angelo, il chitarrista irpino esule dal rock ma neanche troppo lontano da esso, ha forgiato la trasparenza, ed ha reso materia l’atmosfera che lo attorniava nell’esilio in cui si è costretto per troppo tempo.
Particolari attenzioni vanno all’artwork stupendo, curato dal grafico e web designer Alfonso D’Urso, al lavoro magistrale di produzione e di arrangiamneti di Raffaello Pisacreta della Mood Records, alla cura maniacale delle percussioni di Pasquale Tomasetta e Ruggiero Botta, all’eccellente basso di Giuseppe Nocito, già bassista degli Ordita Trama.
Per ascoltare subito il lavoro: https://soundcloud.com/alfredodangelo
Per ordinare la vostra copia personale in formato CD scrivere a: akedo@hotmail.it
Carmine Maffei
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Viscosa è l’ultimo singolo di Gionata
La viscosa è un tessuto dalla fibra morbida ma resistente.
Se fosse un sentimento, sarebbe leggero, spontaneo, dolce e allo stesso tempo forte e capace di accusare i colpi di un’incomprensione.L’aspetto più difficile in un rapporto umano è rendersi conto che siamo tutti diversi e abbiamo delle idee che a volte possono andare in contrasto con quelle dell’altra persona.
In questi casi, empatizzare e sforzarsi di comprendere il punto di vista altrui è necessario per comunicare in modo efficace senza litigare.
Gionata: biografia
Gionata è un musicista toscano. Nato e cresciuto a Lucca, ha vissuto a Milano e attualmente abita a Bologna.
Disincantato, introspettivo, malinconico e incoerente, canta l’amore e i rapporti umani in modo autobiografico. Ha la stessa Telecaster da più di dieci anni e un pianoforte a casa dei genitori in Toscana.
Il 18 ottobre 2019 è uscito il suo album d’esordio “L’America”, pubblicato da Phonarchia Dischi/TheOrchard, anticipato dai singoli Frigorifero, Oceano e Male che vada, prodotto da Jesse Germanò.
Rockit.it lo ha definito “uno dei cantautori tradizionalmente intesi (ovvero chitarra&voce per capirsi) più interessanti in circolazione”.
Con i brani del suo primo album si è esibito in varie date in tutta Italia, tour interrotto bruscamente a metà del percorso a causa della pandemia, periodo nel quale lavora a nuovi pezzi.
“Torno Subito”, “Pizzeria Ex Cinema”, “Mal di mare”, e “Il Contorno” (feat. Jesse the Faccio) sono i primi frutti di questa lunga fase di scrittura: canzoni dalle sonorità lo-fi, indie rock e psichedeliche, coprodotte con Nagni e pubblicate da Amor Fati Dischi nell’inverno del 2021.
“Per qualche giorno” è il primo singolo del 2022 uscito per Amor Fati Dischi, edizioni Universal/TSCK Group.
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