film 2019

Vitalina Varela: l’ultimo film di Pedro Costa

Vitalina Varela è l’ultimo film di Pedro Costa che mostra la storia di una donna capoverdiana che torna a Lisbona, tre giorni dopo il funerale di suo marito, che non vede da oltre 25 anni.

Vitalina Varela

Vitalina Varela

Vitalina Varela è un film che comunica attraverso la lentezza ed il silenzio, lo stesso della protagonista che osserva e vive i luoghi attraverso un tempo scandito dal dolore e dalla malinconia.

Pedro Costa al Laceno D'oro

Pedro Costa al Laceno D’oro

Vitalina Varela ricorda il tempo dell’amore con suo marito Joaquim che nel tempo si è spezzato. Prima di poter rimettere piede a Lisbona, la protagonista del film ha vissuto i suoi ultimi 25 anni nell’attesa di ricevere un biglietto aereo, che da Capo Verde potesse riportarla da suo marito e che non è mai arrivato.

Com’è morto il marito di Vitalina Varela? Come ha vissuto Joaquim in questi anni? Era ancora innamorato di lei? Le voci sulla sua condizione e sui suoi desideri prima di morire sono discordanti.

Pian piano, forse, Vitalina Varela riuscirà ad unire i pezzi su ciò che è stata la vita di Joaquim prima di morire.

Laceno D'oro 44esima edizione

Laceno D’oro 44esima edizione

Il Cinema di Pedro Costa comunica tutto attraverso il film ed il silenzio, le immagini prendono il sopravvento sulle parole perché il fine ultimo del regista non è svelare ma raccontare.

In occasione della premiazione della 44esima edizione del Laceno D’oro, abbiamo avuto modo di vedere il film e ve ne consigliamo la visione.

Mimmo Calopresti parla di Aspromonte alla 44esima edizione del Laceno D’oro

In occasione della 44esima edizione del Laceno D’oro Mimmo Calopresti incontra il pubblico di Avellino per parlare di Aspromonte, il suo ultimo film uscito nelle sale italiane il 21 novembre.

Aspromonte di Mimmo Calopresti

Aspromonte di Mimmo Calopresti

Aspromonte si discosta dal cinema che vuole spiegare tutto, come avviene nelle serie TV cui siamo abituati. Mimmo Calopresti non approfondisce le vite dei suoi personaggi ma ce li mostra per come appaiono nel loro quotidiano perché dobbiamo conoscerli per come sono nel qui ed ora e non per le loro storie passate.

Il regista vuole mostrare l’impotenza di alcuni abitanti che, rappresentando una minoranza territoriale, hanno difficoltà nel cercare di migliorare la loro condizione sociale e di comunità.

Aspromonte racconta della vita retrograda di Africo, un piccolo paese arroccato sule montagne calabresi dell’Aspromonte, dove le persone muoiono di parto perché non c’è il medico, vivono senza elettricità e senza acqua perché le istituzioni non tengono conto delle esigenze di un piccolo paesino perché il luogo e le persone che ci abitano non possono influenzare gli interessi locali.

Gli abitanti di Africo nonostante tentino di migliorare le loro condizioni di vita, decidendo di costruire arbitrariamente una strada che possa permettere l’arrivo di un medico, vengono ostacolati dalle istituzioni locali e dal prepotente di turno.

Locandina di Aspromonte

Locandina di Aspromonte

Per molti Aspromonte mostra vicende di un tempo passato ma se pensiamo ad alcuni posti, anche all’Irpinia ad esempio, non è al degrado che assistiamo perché a differenza di Africo ci siamo evoluti ma ci sono altre problematiche.

Oggi, nelle nostre zone, assistiamo ad altre forme di abbrutimento come quello dei borghi fantasma o dello spopolamento su cui si pone l’attenzione ma in concreto non si fa nulla per risollevare o cercare una quadra perché ci sono altre criticità che riescono sempre ad avere la precedenza.

Cast di Aspromonte

Cast di Aspromonte

Mimmo Calopresti con questo lungometraggio vuole elogiare anche la semplicità della vita che segue un ritmo naturale e non frenetico come quello che viviamo oggi perché, probabilmente, ci siamo evoluti ma non siamo più felici come quando si sorrideva per e con poco.

Frida. Viva la vida: il docufilm a breve nelle sale italiane

Frida. Viva la vida è un documentario di Gianni Troilo, che verrà proiettato nelle sale italiane dal 25 al 27 novembre, in cui viene mostrato un volto inedito della nota pittrice messicana.

Su Frida Kahlo sono stati girati diversi film e documentari, è un’artista diventata un’icona simbolo del femminismo contemporaneo insieme alla sua arte, su cui ha riversato tutti i dolori fisici e non in cui si è imbattuta nel corso della sua vita.

A sei anni Frida viene colpita dalla poliomelite e successivamente, a diciotto anni, resta vittima di un incidente che la rende invalida. La pittrice trascorre la sua vita convivendo con dolori fisici atroci che non l’abbandoneranno mai più. Il suo unico modo per evadere dall’immobilità e dal dolore è quello di dipingere e di scrivere.

Frida. Viva la vida vuole evidenziare questo dualismo, che è stato fonte di forza e sofferenza dell’artista, mostrando materiale inedito e non accessibile al publico, custodito nel Museo Frida Kahlo. Altro aspetto molto discusso della sua vita è stato quello del suo grande amore con Diego Rivera, fatto di passione ma anche di numerosi tradimenti.

Quando Frida Kahlo parlava di suo marito Diego esordiva con queste parole:

Ho avuto due gravi incidenti nella mia vita. Il primo fu quando un tram mi mise al tappeto, l’altro fu Diego.

Frida. Viva la vida

Frida. Viva la vida

Frida Kahlo e Diego Rivera

Frida Kahlo e Diego Rivera si incontrano nel 1922 mentre lui stava dipingendo un murale. Dopo sette anni i due decidono di sposarsi e da qui inizia quella storia travagliata fatta di tradimenti, prevalentemente di lui, che portano nel 1939 la pittrice a lasciarlo, dopo aver scoperto l’ennesima tresca di Diego che, questa volta, l’ha tradita con sua sorella Cristina. Dopo un anno di separazione i due decidono di risposarsi.

C’è una famosa lettera (23 luglio 1935) che Frida Kahlo scrive a Diego Rivera, in cui gli perdona tutti i tradimenti perché, secondo lei, il loro amore è più forte dei loro flirt extraconiugali.

La storia d’amore tra i due è travagliata anche per l’impossibilità di poter creare un nucleo familiare con dei bambini perché, a causa dell’incidente, Frida non riesce a portare a termine nessuna gravidanza, abortendo tre volte.

Frida. Viva la vida mette in rilievo due immagini diverse di Frida Kahlo: quella della donna e quella dell’artista che, in alcuni momenti, sembrano viaggiare in modo parallelo mentre in altri si fondono in un’unica entità.

Antropocene: il docufilm sulla trasformazione del pianeta causata dall’uomo

Il termine Antropocene è stato diffuso negli anni ’80 dal biologo Eugene F. Stoermer e riportato in auge da Paul Crutzen, Nobel per la chimica, nel 2000. Antropocene indica l’era geologica successiva all’Olocene, in cui l’uomo è diventato la principale causa di trasformazione e corruzione delle condizioni ambientali terrestri. La maggiore diffusione di questo termine si è avuta in ambito filosofico perché tra i geologi questa nozione non è stata ancora validata perché mancante di analisi globali e metodologie specifiche tali per poterne appurare la veridicità.

Il termine Antropocene deriva dal greco “anthropos”( uomo) e “kainos”(nuovo) quindi già l’etimo ci suggerisce l’ingresso di una nuova era caratterizzata dalla centralità dell’operare umano a discapito dell’ambiente circostante, quello della natura.

Lo sfruttamento ambientale perpetrato da anni dall’essere umano nei confronti della natura tutta, ha generato un cambiamento terrestre e climatico.

Il documentario Antropocene diretto da Jennifer Baichwal, Edward Burtynsky e Nicholas de Pencier, in uscita nelle sale italiane il prossimo 19 settembre, mostra visivamente tutto lo scempio di cui abbiamo accennato.

Il documentario chiude la trilogia composta da Manufactured Landscapes (2006) e Watermark (2013) lungometraggi che rientrano nello stesso mood di Antropocene.

Antropocene: il trailer

Il documentario sull’impatto umano ai danni del pianeta

Ciò che muove i registi del docufilm è la voglia di mostrare senza poesia cosa realmente stiamo facendo al nostro pianeta, lo spettatore verrà condotto in ben 43 luoghi appartenenti a 20 Paesi.

In Kenya, ad esempio, si accatastano, come se fossero foglie secche, zanne di elefanti sequestrate a bracconieri per poi essere bruciate.

Intanto ad Hong Kong si continua a lavorare l’avorio, che proviene dalla Siberia e dai ghiacci e dal permafrost che si sciolgono e permettono di ritrovare resti di antichi mammuth. per ottenere oggetti di vatrio tipo e che possono richiedere anche anni di lavorazione.

Ad Atamacama, nel deserto cileno, vi sono immense vasche gialle o azzurre in cui viene trattato il litio, indispensabile per le batterie dei nostri smartphone o per le auto elettriche.

Il viaggio prosegue tra foreste canadesi fino a giungere a Shangai e in altri luoghi sparsi nel mondo e tutto ciò per denunciare un fenomeno di cui siamo a conoscenza ma, come molti altri argomenti, valutiamo con molta superficialità.

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