Saranno Manuel Puig, Pier Vittorio Tondelli, la musica e il cinema i protagonisti dell’incontro “L’altro è un dono” di Strane Coppie, giovedì 28 ottobre alle 18.30 al Monastero delle Trentatré a Napoli (via Armanni,16) e in streaming.
La rassegna di letteratura internazionale ideata e condotta da Antonella Cilento ospiterà, in questa occasione, Vittoria Martinetto, docente universitaria e traduttrice di grandi autori di lingua spagnola, portoghese, inglese e francese per le maggiori casa editrici italiane, e lo scrittore e critico letterario Mario Fortunato, con le letture d’attore di Fabio Cocifoglia e le musiche live di Paolo Coletta.
Le opere del grande scrittore e sceneggiatore argentino Puig (Il bacio della donna ragno) e del nostro Tondelli (Altri libertini) ricche di continui riferimenti al cinema e alla musica, saranno le basi su cui poggerà anche un altro racconto: quello sulla letteratura e la musica, attraversando un lungo periodo dagli anni Trenta ai Cinquanta e i prolifici anni Ottanta, con i relativi fermenti sociali, culturali e politici. Nell’occasione sarà proiettato Work in progress Ciao Libertini! Gli anni Ottanta secondo Pier Vittorio Tondelli (15”) – Outtakes dal film di Stefano Pistolini, produzione Sky Arte.
Anche questo appuntamento di Strane Coppie, in presenza con prenotazione obbligatoria, sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook di Lalineascritta Laboratori di Scrittura, organizzatrice della rassegna con il sostegno di Banco BPM e la collaborazione di Instituto Cervantes Napoles, libreria Ubik di Napoli, Onlus L’Atrio delle Trentatré, strutture ricettive Chiaja Hotel e B&B Dei Decumani.
Tutti gli incontri della kermesse saranno successivamente editati in LIS Lingua Italiana dei Segni e resi disponibili online.
Strane Coppie proseguirà con altri tre appuntamenti a novembre a dicembre.
Per partecipare in presenza è necessaria prenotazione: info@lalineascritta.it
Gli incontri si terranno nel rispetto delle normative anti Covid vigenti.
Date: 14 e 28 ottobre; 11 novembre; 2 e 16 dicembre 2021
Orario: 18.30
Luogo: Monastero delle Trentatré – Sala Maria Lorenza Longo – Via Armanni, 16 – Napoli
Ingresso: gratuito fino ad esaurimento posti consentiti
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Corto e a capo 2022: la VIII Edizione!
“Guardare con occhi nuovi la realtà che ci circonda, non c’è nulla di meglio della rappresentazione per comprendere a fondo la realtà e liberarci dalle paure”. Così presenta il direttore artistico Umberto Rinaldi il tema della VIII Edizione di Corto e a Capo – Premio Mario Puzo:“Mostri senza pretese”, che si svolgerà dal 23 al 29 agosto 2022 nelle provincie di Benevento e Avellino. Un Festival del Cinema nelle Aree Interne e fa rete con associazioni locali (pro loco e amministrazioni comunali) con l’obiettivo di rendere le periferie centrali grazie al cinema: nucleo di CEAC – Premio Mario Puzo è il concorso che ogni anno ci entusiasma con centinaia di opere che giungono da tutto il mondo. Il momento della selezione è duro ma allo stesso tempo il più interessante, – continua il direttore artistico – come lo è il viaggio attraverso le varie cinematografie, più di 300 opere con più di 30 paesi partecipanti tra cui nazionalità solitamente poco presenti nei festival (Cile, Messico, Pakistan ecc.). Un giro intorno al mondo con la cornice dello schermo che lascia sempre grande emozione e soddisfazione, con dei contenuti molto solidi e riflessivi, probabilmente figli del biennio di pandemia che abbiamo attraversato.
Corto e a capo 2022: il programma
Martedì 23 agosto si aprirà VIII Edizione del Festival a Castelvetere sul Calore con la tavola rotonda “Le aree interne sul grande schermo” Può il cinema riuscire a promuovere i territori periferici? Ascolteremo diversi ospiti: gli amministratori locali, i rappresentanti di alcune Film Commission e della Regione Toscana, diversi addetti ai lavori e della Cooperativa di Comunità di Castell’Azzara (GR) che ci introdurranno – prima della proiezione – il documentario partecipato “Come muschio sui Sassi”, opera realizza per raccontare e promuovere il territorio dell’Amiata. La serata proseguirà nel centro storico/albergo diffuso di Castelvetere con il concorso di Cortometraggi, ospiti e autori.
Mercoledì 24 e giovedì 25 agosto saranno due giorni di grande emozione e onore, grazie alla presenza del Maestro Ken Loach, portabandiera anglosassone e mondiale del cinema di denuncia. Il Festival proporrà una piccola retrospettiva della sua filmografia con la proiezione di alcuni cortometraggi e opere del regista anglosassone, tra questi Sorry We Missed You (Belgio 2019) il 24 agosto, ore 19.00 il festival che proseguirà in serata nella splendida location dei Marzani a San Giorgio del Sannio. Il giorno dopo – giovedì 25 agosto ore 18.30 – alla Cavea di Venticano (AV) la cerimonia di consegna del Premio Mario Puzo a Ken Loach: “Assegnare al Maestro il Premio Mario Puzo è un sogno che si realizza, un riconoscimento che ci sembra quanto mai naturale per uno dei pochi autori nel panorama mondiale che ha saputo innovarsi rimanendo sempre se stesso, che ha saputo interpretare le istanze della classe lavoratrice e renderle centrali in un contesto cinematografico che spesso se ne dimentica, le lascia ai margini o le tratta con racconti e gag stereotipati”. A seguire il festival sarà a Colle Sannita, tra le piazze del Centro Storico.
Venerdì 26 agosto alle 18.00 alla Cavea di Venticano (AV) il cinema coinvolge i più giovani con il laboratorio “Disegnare il cinema – Il cinema visto dalle matite dei più piccini”. Dopo la grande e felice partecipazione dello scorso anno, il festival propone un breve percorso, condotto dal maestro Gianpiero Mustone, che permetterà ai giovanissimi di venire a contatto con i fotogrammi cinematografici, di capirne tecniche e dettagli e di cercare di reinterpretarli secondo la propria fantasia su carta, in un esperimento sospeso a metà tra pittura, fumetto e settima arte. Andremo poi a Torrioni (AV) con il concorso di cortometraggi e alcune presentazioni in esclusiva. Sarà Ascanio Celestini sabato 27 agosto che ci condurrà nel vivo delle celebrazioni dei 100 anni dalla nascita del grande Pier Paolo Pasolini.
Alla Cavea di Venticano (AV) l’attore, regista, scrittore e drammaturgo romano sarà protagonista di un’intervista intorno alla figura di Pasolini, alla sua attualità, alla sua grandezza e alla sua capacità di essere ancora controverso, cercheremo di analizzare le pieghe più nascoste e insondate del grande autore italiano. Ascanio Celestini è uno dei rappresentanti più importanti del teatro di narrazione. I suoi spettacoli, preceduti da un approfondito lavoro di ricerca, hanno la forma di storie narrate in cui l’attore-autore assume il ruolo di filtro con il suo racconto, fra gli spettatori e i protagonisti della messa in scena.
Sarà Giuliana De Sio che, domenica 28 agosto a Venticano con il suo spettacolo “Favolosa“, ci porterà nel mondo delle favole di Basile riattualizzate e riproposte attraverso la chiave affascinante delle parole, della musica e dei corpi a smascherare mostri ancora. Fiabe irriverenti, esplicite, romantiche, divertenti ma anche talvolta cattive. Dal nord al sud, le fiabe scelte per questo spettacolo sono storie surreali appartenenti alla nostra tradizione. Diversi gli scenari, mille i volti e tante contraddizioni nelle quali da sempre convivono vitalità e disperazione. Musiche di Marco Zurzolo, Cinzia Gangarella e Sasà Flauto. Si chiude lunedì 29 agosto con l’omaggio a Ettore Scola, la visita guidata alla casa natale del maestro. In serata la cena spettacolo dedicata al regista con proiezione di video e storie di Ettore Scola, testimonianze e curiosità sul grande regista. A seguire il laboratorio Slow Food Avellino ATP sui mostri in tavola e la qualità del cibo, una degustazione per conoscere insidie e minacce che si nascondono dietro a cibi comunemente familiari.
Non mancherà la V Edizione del Workshop di documentario partecipato un momento in cui il protagonista non è solo quello che racconta o che fornisce informazioni ma è colui che partecipa attivamente alla realizzazione del progetto, che mette l’occhio nel mirino della telecamera e restituisce una propria visione delle cose (del mondo, della storia, dei fatti) attraverso le immagini. I workshop di documentario partecipato di CEAC hanno creato una piccola mediateca di visioni e di riflessioni su realtà locali e tematiche universali. Il senso di questa attività è quella di stimolare nei partecipanti la necessità di raccontarsi tramite immagini e quindi di confrontarsi con questo nuovo linguaggio, sempre più presente nell’espressione quotidiana delle persone, ma spesso usato in modo poco consapevole o da semplici fruitori. Uno dei lavori di quest’anno sarà: Benevento, Pasolini, il pudore e la censura Breve racconto del processo per oscenità che il film I Racconti di Canterbury ha subito a Benevento nel 1972. Una raccolta di documenti e testimonianze che vuole raccontare sinteticamente una storia giudiziaria, dimenticata da molti, che da semplice atto formale e processuale è diventata un baluardo e un manifesto della lotta alla censura. Il tutto nato in un contesto piccolo e periferico come quello di Benevento.
CEAC – Premio Mario Puzo si caratterizza soprattutto per le sue attività collaterali e diffuse. Uno dei centri sarà la Libreria Casa Naima di San Giorgio del Sannio dove il 24 agosto alle ore 19.00 si inaugurerà la mostra “Inside Pasolini” di Alessandro Rillo, aperta per tutta la durata del festival con approfondimenti sulla persecuzione, sui film e sull’Uomo medio. Vernissage con aperitivo, lettura poesie e interventi.
Aperitivi con l’autore, il cinema scritto a lettere anziché con immagini, un modo per esplorare universi paralleli letterari che con il cinema sono legati. L’iniziativa è curata da Enrica Leone: docente di lettere, cosceneggiatrice della webserie Editoria Terrona, membro della redazione del blog popolare Resistenza civile. Gli eventi sono svolti con l’insostituibile supporto organizzativo e la consulenza della Libreria Naima. Venerdì 26 agosto alle ore 19.00 Gomorra. Fenomenologia di un successo seriale (Colonnese Editore) di Alberto Castellano, saggista e critico cinematografico napoletano. Sabato 27 agosto ore 19.00 Grazie per averci seguito (Bibliotheka Edizioni) di Valerio Vestoso, autore e regista beneventano. Domenica 28 agosto, nella Piazza Venticano ore 11.30 Blanca e le niñas viejas (Edizioni EO) di Patrizia Rinaldi autrice partenopea di grande seguito.
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Nasce Millennial il vino della generazione Y
Millennial è il vino ideato e prodotto dall’enologo Antonio Giuliano e da Marika Vallefuoco, coppia consolidata sul lavoro, così come nella vita.
Il primo “figlio” di Cantina Maranto, progetto che dà voce a una storia autentica, basata sull’innovazione, che s’intreccia con i retaggi del territorio, lo studio e la voglia di scoprire cose sempre nuove. Non a caso, il vino firmato dai due giovani appassionati, si chiama Millennial ed è dedicato alla cosiddetta “generazione Y” ovvero a tutti quelli nati tra il 1981 e il 1996, che hanno vissuto da teenager gli anni 2000. Una generazione, che sente forte il senso del dovere, legata alle proprie origini, ostinata e propensa alle novità.
I Millennial sono giovani intraprendenti, con voglia di creare, apprezzare il passato, rispettarlo, ma che allo stesso tempo, puntano al futuro. Una descrizione, che sembra cucita addosso ai due imprenditori, così come sembra plasmarsi perfettamente al vitigno Piedirosso selezionato dal giovane enologo:
Abbiamo scelto il Piedirosso perché è un’uva molto antica a cui abbiamo dato una seconda vita. Ci regala tracce del passato, massima espressività del nostro territorio, il Vesuvio, che racconta allo stesso tempo anche la nostra storia.
Ma non è tutto. L’antico vitigno Piedirosso, vanta anche tratti di straordinaria modernità, infatti, se correttamente gestito, è in grado di donare raffinatezza e si fa modellare sotto il tocco dell’enologo. Al rispetto per il passato si unisce la voglia di imparare, sperimentare e di osservare soprattutto le altre culture per attingere sempre il meglio. Non a caso, Antonio e Marika, hanno scelto, come vaso vinario per il loro Piedirosso, il cemento, di tradizione francese.
Spiega Antonio Giuliano:
Ogni vitigno si comporta in modo diverso, secondo i propri tempi. Non c’è una ricetta per fare un buon vino, c’è bisogno di tanto studio facendo tesoro dalle osservazioni del passato, utilizzando conoscenze attuali legate alla tecnologia. Per il Piedirosso, il cemento è un toccasana – conclude – non solo per i profumi e i sapori che sa esprimere, ma anche per una questione tecnica: promuove l’illimpidimento, che nel cemento avviene in tempi brevi, per questo motivo Millennial non è filtrato.
Millennial è un Piedirosso Pompeiano IGT 2019, elegante al palato, che regala al naso sentori di ciliegia vivaci e maturi, con sfumature speziate e balsamiche, mentre il finale mandorlato è seguito da una sensazione di freschezza minerale, tipica del suolo vesuviano.
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Licenziare degli Elettrojoyce: l’alienazione vista come una salvezza
Cosa ci insegna una canzone quando siamo certi di averla individuata come fonte d’ispirazione dei nostri pensieri più reconditi? Qual è la reazione che ci spinge a pensare che ciò per cui siamo nati e cresciuti non possa coesistere col pensiero comune, quello vincolato in maniera troppo forzata?
Vent’anni fa, nel 1999, una rock band romana, gli Elettrojoyce, pubblicano per la prima volta con la Epic (Sony Music) la loro definitiva versione dell’interazione di un pensiero, che forse trae in inganno, se comparato all’azione ludica che un brano punk può ispirare, proprio perché siamo certi che stiamo per rilassarci in un ascolto e non stiamo allargando gli orizzonti alla crescita sociale.
Niente di più sbagliato.
Capire quanto sia importante la comprensione sta esattamente nell’azione che una linea melodica (non necessariamente sempre accoppiata con un testo) può, nel momento dell’ascolto, farci aprire a nuove condotte di pensiero, che forse non risultano sempre tangibili con le materie umanistiche studiate a scuole, né con l’induzione che ha un nucleo familiare su un soggetto più propenso ad una fuga più morale che prossima.
Il branoLicenziare degli Elettrojoyce esce per la prima volta, come singolo, nel 1998, suggella il loro rapporto con un’etichetta major e anticipa il secondo album della band romana, Elettrojoyce (2°), del 1999.
Il gruppo, capitanato da Filippo Gatti (oggi ancora musicista e autore all’attivo), voce e basso, ha un ruolo fondamentale nell’elevazione di una musica colta che si cela negli ascolti forse più scontati. La musica d’autore già in quel periodo va scemando, e il commercio che deriva da un introito guidato da un discutibile pensiero unilaterale guida una comunità di ragazzi a concentrarsi sulla scia del momento, a farsi coinvolgere da nulla di troppo coinvolgente, da un accumulo di oggetti di uso comune con scadenza prossima.
Nel 1999 il vecchio secolo e il vecchio millennio stanno per terminare, e la paura che tutto troppo presto non possa più funzionare incombe sulla capacità (o forse sull’incapacità) di poter coesistere con una pagina nuova, con una parentesi che inizia tale, poi diventa periodo. Nessuno, forse, sa che stiamo per affacciarci alla resa definitiva delle nostre pretese esistenziali, e tutti, nel frattempo, erroneamente, cadiamo nella matematica certezza che giungerà qualcosa di nuovo, di inaspettato, così come sia ovvio che dopo uno 0 ci sia il numero 1.
I calcoli non erano troppo sbagliati, in effetti, se riuscissimo solo un momento a guardarci indietro e a capire quante sostanziali differenze possano esistere rispetto ad un ventennio fa, quando ( ad esempio) ciò che state leggendo in questo istante non sarebbe stato alla portata di un click in qualsiasi posto vi sareste trovati con una connessione internet wi fi sufficiente, e con uno smartphone. Gli ascolti musicali, i più influenti, di quel periodo combaciano alla perfezione con la decadenza complessiva che avrebbe condizionato le persone che, oggi, si considerano adulte e guidano i servizi, i pensieri e i partiti politici, e indirizzano i propri figli all’ibernazione morale, culturale, stimolante, reazionaria che una cultura personale può regalare, in un mondo dove “regalo” significa sempre un interscambio economico, o una prestazione da restituire con interessi.
Nel 1999 gli Elettrojoyce capiscono che qualcosa nell’equilibrio di un’autenticità sta per spezzarsi, e scrivono un testo che sa dell’incredibile, una poesia semplice che invita ad una scelta forse più complicata, più estrema ma giustificabile:
prendimi la mano
usciamo dal vagone in corsa
vite cancellate da un’oscillazione in borsa
ho sentito i nostri battiti del cuore accelerare
meglio che restare intrappolati nella foto ad invecchiare
Colui che parla, in questo testo, è un soggetto che s’impegna a far rimarginare ferite inferte dal tempo che non s’arresta, che corre imperterrito, e che detta le leggi che secondo i suoi esecutori, gli individui cloni che lo circondano, sono alla base di una convivenza forzata, dove la capacità che può pervenire da un tentennamento dei mercati può trascinarci in un vortice di pessimismo collettivo.
Eppure basta soffermarsi, darsi del tempo, lasciare che i nostri ritmi non marcino necessariamente all’unisono con tutto il resto, perché è proprio quando il nostro cuore che accelera i battiti, scaturiti da un’emozione, che si ha più capacità di sentire il suo tumulto emergere dal caos circostante. Una sorta di foto che ci ritrae identifica nei solchi della nostra pelle la cadenza del tempo così come ci viene dettato, e in tali linee si demarcano, alla stessa maniera, obbligatori cambi di direzione, così come quest’ultima sta ad indicare a seconda delle esigenze, il vecchiume che contrae le grinze sul nostro Dorian Gray peccaminoso e corrotto, intrappolato nel suo ritratto, mentre il suo avatar corre sotto dettatura.
Cambia forma il male
cambia nome
cambia di colore
pensa sempre al resto
mentre chiudi gli occhi
e salti, amore e ogni giorno si allontana
mentre noi dimentichiamo
non avere mai paura
mentre andiamo
Il nostro protagonista ha trovato un’affinità elettiva con colei che lo seguirà in questa alienazione curativa, quindi le dà coraggio, la incita a intraprendere il grande salto, ad affrontare la grande sfida che condurrà entrambi all’olimpo dell’individualità, dell’originalità. Le malvagità cambiano identità a seconda dei suoi coordinatori; i loro portavoce a doppio petto incitano all’obbligo e alla disciplina, mentre essi stessi, dal loro canto, infrangono di nascosto le regole, come in 1984 di George Orwell. Per questo il nostro uomo vuole inimicarsi i vari ministeri; vuole superare concetti che questi ultimi dettano, le regole che vengono fatte rispettare dalla “psicopolizia”. La paura alimenterebbe soltanto il pretesto di una persecuzione, e scacciarla via è solo il primo passo verso un concreto successo dell’ammutinamento, e della successiva alienazione.
In quello stesso anno i Bluvertigo pubblicano l’album Zero, e la qualità che vi si enuncia è la stessa. Anzi, nel caso del gruppo di Morgan e soci la produzione volge già alla garanzia di una prestanza che mette sicurezza e ci prepara al nuovo millennio, e l’elettronica, che corre sul binario parallelo di un’esecuzione ancora suonata con strumenti, sembra voglia convivere con qualcosa di superato, un po’ come restare sospesi a mezz’aria tra un ciglio e l’altro di un dirupo.
Gli Elettrojoyce, dal loro canto, ed in questa canzone, restano affezionati al filone rock che più sconvolse i canoni di fine millennio. Ricordiamoci che la scena musicale italiana di quel genere aveva vissuto momenti felici in quel decennio stesso, e basterebbe citare i Timoria, i Marlene Kunz, Movida, etc.
Oggi non esistono più, e di certo anche noi domani dovremo cedere il posto, ma appunto per questo, la nostra eredità sarà più preziosa se legata ad una lezione ai nostri posteri, ad una preparazione che possa consistere nel rispetto della propria linea d’ombra e coesistere con quelle altrui, seppur non combaciando alla perfezione, ma trovando i punti di sutura necessari a crearne una immensa che possa oscurare ostacoli collocati da chi è sullo scranno del potere da duemila anni.
Carmine Maffei