I primi cittadini dell’Area Vasta, convocati dal prefetto Maria Tirone, non intendono bloccare la circolazione nelle proprie municipalità.
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San Sossio Baronia: cosa c’è da sapere sulla coltivazione della canapa industriale
FederCanapa arriva a San Sossio Baronia per raccontarci in che cosa consiste la coltivazione della canapa industriale e soprattutto quali prospettive economiche possono aprirsi a chi decide d’intraprendere quest’attività.
Per prima cosa dobbiamo distinguere la differenza che intercorre tra canapa industriale che è legale in Europa e in Italia e la canapa stupefacente.
In molti sono ancora convinti che coltivare la canapa industriale sia l’equivalente della coltivazione illegale della canapa stupefacente invece ci sono differenze che ovviamente partono dal seme. Tra canapa industriale e canapa illegale non ci sono differenze morfologiche ma differenze di seme perché i semi utilizzati per creare filiere legali legate a questa pianta sono composte da semi selezionati che non hanno la concentrazione di cannabinoidi utili per poter creare l’effetto stupefacente.
A causa delle numerose difficoltà che sono venute a crearsi in Italia con il precedente Governo ed il continuo alternarsi di figure politiche, in Italia a livello legislativo non riusciamo a metterci in pari con le normative europee legate alla coltivazione della canapa. Da ciò scaturisce il primo contronsenso: non essendoci normative ben definite a tutela della canapa industriale gli agricoltori coltivano canapa industriale in Italia ma con semi francesi.
Rachele Invernizzi, vicepresidente di FederCanapa, ci spiega in cosa consiste la coltivazione della canapa industriale e quali sono le attività commerciali esistenti che investono su prodotti legati a questo tipo di coltivazione. La canapa industriale infatti può essere impiegata nei settori edilizi, in quelli cosmetici, in quelli farmaceutici e in quelli alimentari. Esiste un mercato florido che riguarda la canapa, che ha bisogno di materia prima da poter impiegare per realizzare prodotti che hanno già un proprio spazio all’interno dei diversi settori industriali di cui abbiamo parlato sopra.
Come si coltiva la canapa industriale
La canapa industriale può essere coltivata sia in biologico che in convenzionale ovviamente scegliendo la prima soluzione la qualità del prodotto sarà migliore sotto vari aspetti. Le esigenze colturali della canapa industriale sono simili a quelle della bietola perché la canapa predilige terreni freschi e profondi, non teme gelate tardive ma soffre ristagni idrici. I terreni ideali per la coltivazione della canapa industriale devono essere lavorati bene, senza avvallamenti e eccessiva zollosità perché queste caratteristiche favoriscono la proliferazione di erbe infestanti. I terreni da preferire sono quelli freschi e poco argillosi.
Per la produzione di seme è preferibile utilizzare varietà monoiche come Fedora, Felina o Uso-31, l’altezza non deve superare 1.5 o 1.8 mt per poter consetire l’impiego di normali trebbiatrici.
Il problema principale da evitare per la coltivazione della canapa industriale è la semina tardiva. La semina è consigliata nel mese di aprile ovviamente può essere anticipata o posticipata in base all’andamento stagionale che è un fattore variabile.
Sbagliare il periodo della semina può portare alla produzione di semi vuoti e dunque non produttivi.
Per approfondire questo argomento non vi resta che guardare il video o contattare FederCanapa.
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Ripartire dal desiderio: Elisa Cuter parla dei luoghi comuni del femminismo mainstream
Ripartire dal desiderio è il primo libro di Elisa Cuter edito da Minimum Fax. Protagonista del libro è il femminismo. Si parte dalla questione del desiderio che lega la differenza di genere, per arrivare al femminismo dei luoghi comuni di oggi che si differenzia dal femminismo della differenza o da quello dell’800. La scrittrice pone una domanda provocatoria, chiedendosi se ha ancora senso rivendicare, oggi, un’identità storicamente costruita come subalterna.
Che la femminilità sia un costrutto culturale, e non un’istanza naturale o biologica, è una tesi tipica della teoria queer almeno a partire da Judith Butler, che già negli anni Ottanta parlava di una costruzione del genere binario come di una performance attuata mimeticamente o direttamente imposta a chiunque si trovi a nascere nella nostra società.
La riflessione di Butler andava a inserirsi però in una tradizione che aveva iniziato a riflettere sul genere principalmente dal punto di vista femminile, vale a dire nel femminismo della seconda ondata, fortemente legato al cosiddetto pensiero della differenza.
La domanda potrebbe essere confutata se si pensa alla letteratura del passato ed è plausibile rispondere che l’identità storicamente costruita come subalterna è stata pensata da chi ha arbitrariamente dato questo peso specifico alle donne, che non è stato universalmente valido per tutti gli intellettuali ma sicuramente per la maggior parte di loro.
Ripartire dal desiderio: trama
Il libro parte dal concetto di donna di Non è la Rai e approda al #metoo per arrivare all’educazione sessuale e alla moralità politica di oggi. Fenomeni questi che sembrano essere distanti tra loro ma se li analizziamo bene tanto lontani o separati non sono.
Al contrario del primo femminismo – quello di fine Ottocento e inizio Novecento, impegnato nella battaglia per il suffragio universale e la rivendicazione di una sostanziale parità tra i sessi – il femminismo della differenza si concentrava invece su questioni legate al corpo, alla riproduzione e alla sessualità, e quindi a esigenze radicalmente diverse, in termini politici e sociali, tra uomo e donna.
Non soltanto assumeva centralità l’aborto, ma la riflessione avveniva in concomitanza con la messa in discussione della famiglia nucleare operata dalla rivolta giovanile nel ’68, con la rivoluzione sessuale e con l’ingresso sempre più massiccio delle donne nel mondo del lavoro – un evento fondamentale che farà da filo rosso in questo libro, permettendoci di legare vicissitudini politiche della questione di genere a un sistema economico preciso: quello tardocapitalista.
La scrittrice riesce a dare un quadro completo e critico su come è nato il femminismo, quali sono le esigenze politiche e sociali che hanno creato una differenza di manifesti argomentativi sulla condizione della donna. In che modo si vanno a collocare figure rilevanti come quella del femminismo della differenza di cui la maggior esponente ricordiamo essere Simone de Beauvoir.
Elisa Cuter attraverso Ripartire dal desiderio vuole invitare ad abbandonare il porto sicuro dell’identità per soffermarsi invece su domande più inquietanti.
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Avellino: Associazione Soma è un esempio di solidarietà e mutualismo
L’Associazione Soma nasce con l’intento di divulgare il senso e il concetto di solidarietà e di mutualismo e, in un periodo intollerante e poco umano come quello in cui ci troviamo, pensiamo che sia un esempio da seguire o da cui prendere spunto per creare poli simili sparsi nel nostro territorio.
L’idea dell’associazione è quella di promuovere l’integrazione e la cultura della solidarietà attraverso un emporio sociale, un luogo fornito di un banco alimentare, un banco del farmaco e un banco di distribuzione di materiali scolastici e di prima necessità. La Rete Soma vuole essere anche un rete di acquisto solidale e un canale di accesso alla cultura e all’educazione informale, avvalendosi di spettacoli teatrali, musicali, cinematografici e di tutti gli strumenti in grado di poter creare stimoli e poter aprire i confini di ciascuno.
L’integrazione, quella reale e non confinata in SPRAR o centri di accoglienza limitati a garantire vitto e alloggio senza dare possibilità concrete di una vita attiva all’interno delle nostre comunità, è possile.
Abbiamo deciso di mostrarvi l’intervento e la storia di Dimitri, immigrato 5 anni fa, perché è un esempio di quell’integrazione di cui non si parla mai o che si affronta troppo poco e che, in molti, pensano sia solo utopia.
4 comments on Ordinanza antismog, i sindaci dell’hinterland contrari al provvedimento
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