un caffè a teatro

Terræmotus Neapolitan Talent, contest alla ricerca delle nuove voci

Mercoledì 12 gennaio, alle 21:00, parte “Terræmotus Neapolitan Talent” (Tnt), il contest alla ricerca delle nuove voci napoletane.

Nell’idearlo, il direttore artistico Marisa Laurito ha preso spunto nel titolo dal grande movimento artistico-culturale promosso da Lucio Amelio.

Con la regia di Bruno Garofalo e la conduzione di Gennaro Monti, ogni mercoledì sera, fino alla fine di aprile, giovani artisti si alterneranno sul palco del Trianon Viviani giudicati da una giuria qualificata, che, nella valutazione, considererà anche il consenso o il dissenso del pubblico presente.

Terræmotus Neapolitan Talent

Terræmotus Neapolitan Talent

I due talenti più esplosivi – come l’acronimo “Tnt” suggerisce, lo stesso che indica il tritolo – saranno inseriti nella compagnia Stabile della Canzone napoletana del Trianon Viviani.

Per le prime serate il teatro ha già effettuato un provino selettivo, ma lascia aperta la possibilità di presentare candidature entro il 25 gennaio prossimo.

Per partecipare occorre inviare, all’indirizzo casting@teatrotrianon.org, una traccia audio in formato mp3 e/o un paio di links di una performance canora, due foto a colori, di cui una a figura intera, e il curriculum vitæ aggiornato.

Nell’email il candidato deve anche specificare se si presenterà con una base su chiavetta usb o accompagnato da uno o, al più, due strumenti, nonché il titolo o i titoli dei brani che si intendono interpretare. Di questi ne verrà individuato uno dalla Direzione.

Tutte le serate di Tnt sono a ingresso gratuito, fino a esaurimento dei posti disponibili.

Samuel Beckett Quaderni di regia e testi riveduti Aspettando Godot

Cue Press pubblica Aspettando Godot, il primo volume dei Quaderni di regia e testi riveduti di Samuel Beckett!
Questi testi sono una vera e propria miniera di annotazioni e appunti preparatori delle produzioni dei suoi spettacoli: costituiscono uno strumento eccezionale per indagare le scelte registiche ed entrare nella mente dell’autore.
Un’immensa mole di materiali inediti e immagini anastatiche, trascritti e tradotti fedelmente, affiancati dalle edizioni critiche di James Knowlson e Stanley Gontarski, massimi esperti mondiali dell’opera di Beckett.
Samuel Beckett Quaderni

Samuel Beckett Quaderni

Quaderni vivono in un dialogo costante con i copioni dello spettacolo: i testi delle maggiori opere di Beckett rivisti dall’autore stesso (Testi riveduti), raccolti insieme in rispettivi volumi, pubblicati e tradotti per la prima volta in Italia.
All’interno, riportato in immagini anastatiche, il «quaderno rosso» completo su cui Beckett ha preparato la regia di Warten auf Godot allo Schiller Theater di Berlino nel marzo del 1975, con le annotazioni di suo pugno fedelmente riprodotte in facsimile e tradotte.
Samuel Beckett Quaderni di regia e testi riveduti Aspettando Godot

Samuel Beckett
Quaderni di regia e testi riveduti Aspettando Godot

Nel 1975, a ventidue anni dalla prima assoluta parigina di En attendant Godot, Samuel Beckett ritorna sul testo che lo ha reso famoso, per realizzare una sua regia in lingua tedesca, allo Schiller Theater di Berlino. Con oltre un ventennio di esperienza alle spalle, Beckett decide di «dare forma alla confusione» del testo originale. Inizia una profonda revisione drammaturgica e un percorso registico, minuziosamente documentati nel testo riveduto e nel quaderno di regia, qui tradotti e pubblicati per la prima volta in Italia.
Ne emerge il quadro di un processo creativo intensissimo, in cui il sapere e l’istinto di teatrante puro di Beckett producono, da una parte, una drammaturgia visiva potente e coerente e, dall’altra, una versione di Aspettando Godot qualitativamente diversa dall’originale francese.

“Belle époque e polvere da sparo” al Trianon Viviani

Venerdì 7 e sabato 8 gennaio, alle 21, il Trianon Viviani ospita Belle époque e polvere da sparo, commedia in un atto scritta e diretta da Paolo Coletta, con Margherita Di Rauso e Lello Giulivo.

In questo divertente “noir” musicale, la scena è ambientata tra artisti e impresari teatrali in uno dei periodi più folli, effimeri, edonistici e creativi della modernità: la belle époque. Tra le canzoni del café chantant e le macchiette di Maldacea e Viviani, spicca la figura della soubrette, che a Napoli si trasforma in “sciantosa”, una donna seduttrice, libera da legami, pronta ad ammaliare l’uomo e che in realtà fugge da povertà e disperazione.

Belle époque e polvere da sparo

Belle époque e polvere da sparo

Belle époque e polvere da sparo: trama

Napoli, 23 maggio 1915. Su un palcoscenico deserto, Susette Bon Bon (Margherita Di Rauso), sciantosa eccentrica, riceve la visita di un Detective (Lello Giulivo) sulle tracce dell’impresario Gaetano Capraja, denunciato dalle ballerine del Salone Margherita per mancato pagamento e altri delitti. In realtà Susette è Gaetano sotto mentite spoglie, deciso a sfuggire all’interrogatorio e all’arresto. È l’inizio di una serie di equivoci, seduzioni e cambi di identità, fino alla sconcertante rivelazione finale che condurrà i protagonisti a ritrovarsi uniti dalla speranza di una nuova vita. A separarli di nuovo ci penserà l’entrata dell’Italia in guerra.

Margherita Di Rauso si è diplomata al Piccolo Teatro con Giorgio Strehler e vince giovanissima il premio Hystrio alla vocazione. Interprete originale e versatile, ha lavorato con importanti registi e artisti di prosa, cinema e teatro musicale, come Luca Ronconi, Woody Allen, Carlo Verdone, Mariangela Melato, Toni Servillo, Massimo Ranieri e Andrée Ruth Shammah.

Lello Giulivo ha debuttato giovanissimo con Mauro Bolognini e Massimo Ranieri. Nel 1979 comincia la sua collaborazione con Roberto De Simone e nel 1985 entra a far parte della Nccp. È stato diretto in teatro e al cinema da registi come Luca De Filippo, Lindsay Kemp, Mel Gibson e Nanni Loy.

La musica dello spettacolo è eseguita dal vivo dal Susette Bon Bon jazz trio, ovvero da Mariano Bellopede, al piano e alla direzione, Fabrizio Aiello, alle percussioni, e Giuseppe Russo, al sax e al clarinetto.

Belle époque e polvere da sparo è prodotto da Golden show con Teatro della Città. Gli elementi di scena sono di Iole Cilento, i costumi di Lucia Mariani, le coreografie di Cristina Arrò, il disegno luci di Marco Macrini, il suono di Fabrizio Minotti e l’aiuto regia di Eleonora Scarponi. Le foto sono di Pino Le Pera.

Per accedere in teatro è obbligatorio il possesso del super green pass (detto anche “green pass rafforzato”) e l’uso della mascherina.

Il Trianon Viviani inaugura “Conferenze cantate”

Per la settimana di avvio del 2022, il Trianon Viviani inaugura “Conferenze cantate”, un ciclo articolato di tre serie di incontri di approfondimento sulla Canzone napoletana (giovedì 6 gennaio).

Mauro Gioia apre “Conferenze cantate”, il ciclo di incontri di approfondimento sulla Canzone napoletana che si terranno, fino a maggio, tutti i giovedì alle 20.

Conferenze cantate

Conferenze cantate

Nei suoi appuntamenti, raccolti sotto il titolo “Parla Napoli, la canzone in cattedra” e curati con Giuditta BorelliAntonio Pascale e Anita Pesce, Gioia racconta le innovazioni discografiche, il talento di alcuni cantanti, il clima dell’epoca, a volte violento, a volte velato dalla nostalgia. Saranno così analizzate e cantate le storie di canzoni e cantanti (geniali, sporchi, maschilisti, poetici) e si ascolteranno rarissimi dischi, che raccolgono stili di canto dimenticati e modi di cantare che sentiremo nel futuro.

Spiega Mauro Gioia:

Questo primo dei miei cinque appuntamenti, che si terranno fino al 23 aprile è una “conferenza cantata” (sì cantata) in tre movimenti, dedicata a tre dei massimi esponenti della cosiddetta “Canzone d’arte napoletana” e ai loro rapporti con le avanguardie napoletane: Raffaele Viviani, al quale è intitolato il teatro Trianon, Roberto Bracco, il grande drammaturgo emarginato per il suo antifascismo, e Salvatore Di Giacomo, il maggiore poeta napoletano a cavallo tra ‘800 e ‘900.

Parla Napoli, la canzone in cattedra è prodotto da Musica per Roma. Gli arrangiamenti sono di Gigi De Rienzo. Al pianoforte Giuseppe Burgarella. Il visual è di Giovanni Ambrosio.

Le altre serie di incontri programmati delle Conferenze cantate sono “Le mille e una Napoli”, con Francesca Colapietro e Mariano Bellopede, dal 13 gennaio al 26 maggio, e “Città cantante”, con Pasquale Scialò, dal 3 al 31 marzo.

Trianon Viviani, benvenuto al 2022 con la serata/evento tv su Sergio Bruni e il concerto di Rosa Chiodo

Il Trianon Viviani dà il benvenuto al nuovo anno con una serata/evento su Rai 1 a Capodanno e un concerto in teatro di Rosa Chiodo il 2 gennaio.

In tv, su Rai 1, Serata d’Onore Sergio Bruni – Sabato 1° gennaio, in seconda serata, la rete ammiraglia della Rai trasmetterà la Serata d’Onore dedicata a Sergio Bruni, condotta da Marisa Laurito, recentemente registrata nel teatro della Canzone napoletana.

Omaggio a Sergio Bruni

Omaggio a Sergio Bruni

Definito «‘a Voce ‘e Napule» da Eduardo De Filippo, Bruni è un artista assolutamente centrale in tutta la storia della canzone napoletana. Scritta da Marisa Laurito, Salvatore Palomba e Giorgio Verdelli, con la consulenza di Massimo Andrei, la Serata ricorda e racconta l’Artista anche a un pubblico meno attento alla grande storia della canzone napoletana.

A introdurla Vince Tempera, con una fantasia di celebri canzoni di Bruni (da Il mare a Vieneme ‘nzuonno), mentre scorrono immagini pubbliche e private dell’artista. Marisa Laurito, che fu una sua allieva, conduce il racconto tra documenti d’epoca, fotografie, filmati e una serie di esibizioni del repertorio più interessante di Bruni. Ecco, quindi, Andrea Sannino, che interpreta Maruzzella e Amaro è ‘o beneRaiz canta PalcoscenicoTosca si esibisce in Graziella; ed Enzo Gragnaniello in Indifferentemente.

Tony Esposito con la compagnia Stabile della Canzone napoletana si produce in una versione spettacolare della celebre Rumba scugnizza di Raffaele Viviani, con l’arrangiamento e la direzione di Pino Perris. Quindi il ricordo del musicologo Pasquale Scialò e di Adriana Bruni, figlia del Maestro. Altre interpretazioni dal vivo quelle di Irene Scarpato in Scètate, Tony Esposito e Nello Daniele per Notte napulitana, e di Raiz e Fausta Vetere della Nccp, con la partecipazione di Lino Vairetti, in Napule doceamara, l’ultima canzone scritta da Bruni. Tra le testimonianze che contrappuntano la narrazione, quelle di Renzo ArboreEnzo Avitabile, che racconta l’incontro con Bruni ed esegue un’esclusiva versione di Carmela, e Massimo Ranieri.

Con la produzione delegata Rai di Eleonora Iannelli, la regia teatrale della Serata d’Onore è di Bruno Garofalo, quella televisiva di Barbara Napolitano.

Rosa Chiodo in “Cenerentola è nata a Napule”

Rosa Chiodo in “Cenerentola è nata a Napule”

In teatro, Rosa Chiodo in “Cenerentola è nata a Napule” – Domenica 2 gennaio, alle 19, Rosa Chiodo dà il benvenuto al nuovo anno con un concerto teatrale dedicato alla figura di Cenerentola. Per la giovane e brava interprete la favola popolare rimanda pienamente a Napoli, che per l’artista è «una città bella, romantica e spesso maltrattata».

Spiega il regista Paolo Caiazzo, che ha scritto per l’occasione alcuni testi che contrappuntano il concerto:

La figliastra più famosa al mondo ha forse origini partenopee perché prima, ma molto prima di Walt Disney, il nostro Gianbattista Basile parlò di lei in una sua fiaba e, allora, “Cenerentola è nata a Napule”, o forse Cenerentola è Napoli, ma la cosa certa è che in molte donne di Napoli c’è il sogno, la forza e la magia di Cenerentola.

Con la sua intensa voce, Rosa Chiodo racconterà la sua lettura della celeberrima favola musicale, accompagnata da Lorenzo Maffia alle tastiere, Franco Ponzo alla chitarra, Emidio Ausiello alle percussioni, Davide Frezza alla batteria, Roberto De Rosa al basso e Sasà Piedepalumbo alla fisarmonica. La direzione artistica è di Pippo Seno.

Il teatro della Canzone napoletana propone ancora la sottoscrizione di una card, con la quale lo spettatore potrà assistere a sei spettacoli, al prezzo speciale di 90 € in poltrona e di 60 € in palco, scegliendoli liberamente dal cartellone. Inoltre, per il pubblico giovanile, ovvero “under 30”, il teatro rende disponibile, per ogni spettacolo, cento ingressi a 10 €.

I miniabbonamenti e i biglietti sono acquistabili presso il botteghino del teatro, le prevendite autorizzate e online sul circuito AzzurroService.net. Il botteghino è aperto dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 13:30 e dalle 16 alle 19; la domenica e i giorni festivi dalle 10 alle 13:30.

Per accedere in teatro è obbligatorio il possesso del super green pass (detto anche “green pass rafforzato”) e l’uso della mascherina.

Antonio Prestieri si esibirà in un monologo dedicato a Gino Strada

Antonio Prestieri in arte Maldestro, uno degli artisti più apprezzati della scena cantautoriale italiana; torna al teatro e nello specifico sul palco del Piccolo Bellini di Napoli. Come autore, regista e attore si esibirà in un monologo dedicato a Gino Strada, il chirurgo che ha speso tutta la sua vita per salvare quella degli altri.

Io non sono pacifista” racconta la violenza della guerra. Il viaggio di un chirurgo che – dal Kurdistan al Ruanda, dall’Afghanistan alle zone più minate – ha speso tutta la sua vita per salvare quella degli altri. 
Un’analisi profonda e necessaria che spesso vede l’Occidente complice di questa follia contro l’umanità.

Puntualizza Maldestro:

Era un uomo straordinario, di cui sentiremo molto la mancanza. È per uomini come Gino Strada che dovremmo essere fieri di poterci chiamare esseri umani. Anche se il mio personaggio è nato a Napoli e considera le stelle di Procida agopunture che gli risolvono il dolore.

Dichiara Maldestro:

Spesso dimentichiamo che è solo un caso, soltanto un insensato caso essere nati dall’altra parte del mare, aver vissuto nella terra fertile, nel pensiero libero. Facciamo su e giù nelle più grandi metropoli, tra banche e grattacieli credendo di essere dalla parte giusta, nella società migliore. Siamo convinti di stare più avanti di chi ancora è dietro ai muli a trascinarsi la vita pezzetto pezzetto per non darla vinta alla barbarie. 

Continua Maldestro:

Il novanta percento delle vittime di guerra sono civili  Donne, uomini e bambini che del gioco del potere non ne sanno niente eppure continuano a saltare per aria grazie a strumenti di guerra fabbricati proprio nelle città dove noi crediamo di stare al sicuro, nel mondo civile, tra banche e grattacieli. Questo deve farci porre delle domande. Una su tutte: siamo i buoni o i cattivi?

Conclude Maldestro:

Sono passati sei anni dall’ultima volta che ho messo le mani su un copione. Troppi.  La musica mi ha fatto fare viaggi incredibili ma senza volerlo mi ha levato il tempo di vivere di teatro. Ho riflettuto in questi due anni strani, e di soste ai box, e ho capito che era arrivato il momento di ritornare a chiedere la mano del mio più grande amore.  Così ho scritto questo testo e ho dato vita a una nuova compagnia d’arte teatrale. Fluida. 

Al Trianon Viviani, un originale “Natale in casa Cupiello”

Giovedì 23 dicembre, lo spettacolo per attore e pupazzi, fedele al testo di Eduardo, a novant’anni dal debutto, apre la programmazione delle festività.

Ad apertura della programmazione delle festività, giovedì 23 dicembre, alle 21, debutta al Trianon Viviani, un originale allestimento di Natale in casa Cupiello, la celebre commedia di Eduardo De Filippo, in occasione dei novant’anni dalla sua creazione, avvenuta il 25 dicembre 1931.

Natale in casa Cupiello

Natale in casa Cupiello

Prodotto da Teatri associati di Napoli/teatro Area Nord e Interno5, sostenuto dalla fondazione Eduardo De Filippo, questo «spettacolo per attore cum figuris», come recita il sottotitolo, ha una messinscena non convenzionale, che vede un unico attore interagire con sette pupazzi.

Ideato da Vincenzo Ambrosino e Luca Saccoia, che è anche il protagonista in scena, questo singolare allestimento è firmato da Tiziano Fario, per lo spazio scenico e l’ideazione delle maschere e dei pupazzi, e da Lello Serao, per la regia.

Fedele al testo di Eduardo, lo spettacolo evoca le vicende della famiglia Cupiello, aprendo uno squarcio dentro l’immaginario e la memoria di ogni spettatore. Un sogno che prende vita attraverso il teatro di figura nel quale l’attore Luca Saccoia s’immerge riemergendone come “Tommasino” che, dopo aver detto il fatidico «sì» a suo padre, rivive e fa rivivere quel Natale che ci accompagna da novant’anni.

Eccolo, allora, farsi interprete a suo modo di una tradizione, testimone di un rito e di una rievocazione di fatti e accadimenti familiari comici e tragici che hanno segnato la sua vita e quella di quanti alla rappresentazione prendono parte. Per farlo e rendere ripetibile il rito, si serve di pupazzi, di figure che si rianimano dentro i suoi sogni/incubi, che continuano a riaffacciarsi ogni anno come il presepe e i suoi pastori. Si lascia sorprendere ancora una volta dalle storie che questi raccontano, vi prende parte, fornisce le battute, riaccarezza il sogno di Luca Cupiello di smussare i conflitti attraverso il rituale del presepio.

Spiega il regista Serao:

Il presepio è l’orizzonte in cui si muove tutta l’opera, sia in senso reale che metaforico. È l’elemento necessario a Luca Cupiello per sperare in un’umanità rinnovata e senza conflitti, ma anche la rappresentazione della nascita e della morte. È il tempo del passaggio dal vecchio al nuovo, la miscela tra passato e presente, un’iconografia consolidata e, al tempo stesso, da destrutturare di continuo. Il presepio si rinnova ogni anno, è ciclico come le stagioni, può piacere o non piacere.

I pupazzi sono animati dai manovratori Salvatore Bertone, Paola Maria Cacace, Lorenzo Ferrara, Oussama Lardjani e Irene Vecchia. Questo gruppo è stato costituito ad hoc, attraverso un laboratorio di formazione, coordinato da Irene Vecchia, aperto ai giovani del territorio, svoltosi con il sostegno di Campania dei Festival nell’àmbito della rassegna Quartieri di Vita 2020.

All’allestimento hanno collaborato Luigi Biondi e Giuseppe Di Lorenzo, per il disegno luci, la costumista Federica del Gaudio, e Luca Toller, per le musiche originali. Con loro, Emanuele Sacchetti (assistente alla regia), Ivan Gordiano Borrelli (realizzazione delle scene), Mattia Santangelo (fonica), Paco Summonte (datore luci), Salvatore Fiore (progetto grafico), Francesco Mucci (documentazione video) e Hilenia De Falco (direttore di produzione).

L’antica favola di Colapesce in commedia musicale

Al Trianon Viviani, è di scena l’antica favola partenopea di Colapesce, riproposta in commedia musicale.

Sabato 18 (alle 20:30 e alle 22) e domenica 19 dicembre (alle 18 e alle 19:30), la Bazzarra presenta Colapesce, oltre la leggenda, commedia musicale di Angelo Ruta, con le musiche di Baraonna e la regia di Pietro Pignatelli.

È la storia antica di Nicola, o Cola, detto “Colapesce” per la sua grande abilità di muoversi nel mare. Una leggenda – di cui esistono varie versioni: la prima testimonianza risale al XII secolo – all’insegna dell’amore assoluto e sincero per il mare.

Spiega Pietro Pignatelli:

Qualcuno la chiama coincidenza, io lo chiamo destino : il teatro Trianon, in cui debutta ufficialmente lo spettacolo, ha un palco che si colloca sotto il livello del mare: in platea sono ancora presenti i resti della torre della Sirena, così battezzata per evocare il mito fondativo di Parthenope e del suo canto ammaliatore. Quale posto migliore per raccontare una storia che parla di mare?! “…dimora di tutto ciò che abbiamo perduto, di quello che non abbiamo avuto, dei desideri infranti, dei dolori, delle lacrime che abbiamo versato”.

La favola di Colapesce al Trianon Viviani

La favola di Colapesce al Trianon Vivian

Prosegue il regista, che interpreta anche il ruolo di ‘o Re:

Quando ero bambino mi raccontavano che il mondo è pieno di magia : e che solo un occhio attento e una mente aperta possono scoprirla. Mi raccontavano anche di antiche leggende popolari, alcune un po’ spaventose, e con la mia fantasia volavo alla ricerca di quei protagonisti buoni e cattivi che le popolavano. Li sfidavo a duello, ci danzavo goffamente, cantavo con loro canzonacce a squarciagola, li corteggiavo o li fuggivo disperatamente. Oggi di leggende non se ne raccontano più e io ne sento fortemente la mancanza. Hanno un grande valore umano e civile e rappresentano davvero momenti identitari di un popolo. È vero, sono storie surreali che vengono tramandate da una generazione all’altra, ma in ognuna di esse c’è sempre un pizzico di verità. Spesso una leggenda prende vita proprio nelle storie che le persone si raccontano a vicenda, o addirittura una persona può diventare leggenda. L’intento di questo spettacolo – e della sua messinscena – è quindi funzionale a questo mio desiderio: proporre uno di quei classici momenti in cui davanti a un fuoco o a una tavola imbandita, qualcuno a un certo punto si alza e racconta una leggenda. Il pubblico è come se si raccogliesse attorno al narratore, che presenta uno dopo l’altro i luoghi e i personaggi che popolano la leggenda, per ricreare quell’atmosfera d’intimità e magia d’un tempo: lo spazio scenico diventa così un luogo da condividere, attori e spettatori.

A latere della rappresentazione teatrale, la mostra dell’artista livornese Stefano Pilato, che realizzerà live in teatro un’opera, dedicata a Colapesce e al mare, utilizzando i rifiuti raccolti dall’associazione Plastic free sul litorale napoletano e puteolano alla vigilia delle rappresentazioni, preceduta dall’intervento introduttivo di Maurizio Montalto di MovimentoBlu, che sensibilizzerà il pubblico sul diritto all’accesso all’acqua, all’ambiente come beni comuni e diritti universali e inderogabili.

In locandina, Alessandro D’Auria, nei panni di Colapesce, Pietro Pignatelli è ‘o ReAngela De Matteo la Madre di ColaEnzo Attanasio il CantastorieDiletta Bone Acanfora PezzognaFrancesca Colapietro Ricciola e Amina Arena la Sirena.

La direzione musicale è di Bruno Troisi, i costumi e gli elementi scenici di Maria Grazia Nicotra. Collaboratrice ai costumi Rosa Perillo, sartoria Ctn75 di Vincenzo Canzanella, social media manager Annalisa Esposito.

Al Trianon Viviani l’omaggio a Sergio Bruni con Rai 1

Un nuovo evento speciale con Rai 1, dedicato a Sergio Bruni, e l’antica favola partenopea di Colapesce, riproposta in commedia musicale, sono gli appuntamenti della prossima settimana di programmazione del Trianon Viviani.

Per accedere in teatro è obbligatorio il possesso del super green pass (detto anche “green pass rafforzato”) e l’uso della mascherina.

Serata d’Onore Sergio Bruni 

Serata d’Onore Sergio Bruni

Serata d’Onore Sergio Bruni – Giovedì 16 dicembre, alle 21, il teatro della Canzone napoletana e la rete ammiraglia della Rai celebrano il centenario della nascita del cantante, definito «‘a Voce ‘e Napule» da Eduardo De Filippo, con la Serata d’Onore Sergio Bruni. Rai 1 trasmetterà la registrazione il 1° gennaio prossimo.

Scritta da Marisa LauritoSalvatore Palomba e Giorgio Verdelli, la Serata ricorda e racconta l’Artista anche a un pubblico meno attento alla grande storia della canzone napoletana.

A introdurla l’orchestra diretta da Vince Tempera, con una fantasia di celebri canzoni di Bruni (da Vieneme ‘nzuonno a Il mare), mentre scorrono immagini pubbliche e private.

Marisa Laurito, che fu una sua allieva, conduce il racconto, tra documenti d’epoca, fotografie, filmati e una serie di esibizioni del repertorio più interessante di Bruni, tra cui Tosca (Graziella), Raiz (Palcoscenico), Andrea Sannino (Amaro è ‘o bene e Maruzzella), Enzo Gragnaniello (Indifferentemente), per terminare con Napule doceamara di Raiz e Fausta Vetere della Nccp. Tony Esposito interpreta, insieme con la compagnia Stabile della Canzone napoletana, una versione spettacolare della celebre Rumba d’ ‘e scugnizzi (“Rumba scugnizza”) di Raffaele Viviani, arrangiata da Pino Perris, che dirigerà anche Irene Scarpato in Scètate. Tra le testimonianze, Renzo ArboreEnzo Avitabile, che racconta l’incontro con Bruni ed esegue una versione esclusiva di CarmelaRoberto De Simone e Adriana, figlia del maestro.

Con la produzione delegata Rai di Eleonora Iannelli, la regia teatrale è di Bruno Garofalo, quella televisiva di Barbara Napolitano.

Colapesce, oltre la leggenda

Colapesce, oltre la leggenda

Colapesce, oltre la leggenda – Sabato 18 (alle 20:30 e alle 22) e domenica 19 dicembre (alle 18 e alle 19:30), la Bazzarra presenta questa commedia musicale di Angelo Ruta, con le musiche di Baraonna e la regia di Pietro Pignatelli.

È la storia antica di Nicola, o Cola, detto “Colapesce” per la sua grande abilità di muoversi nel mare. Una leggenda – di cui esistono varie versioni: la prima testimonianza risale al XII secolo – all’insegna dell’amore assoluto e sincero per il mare.

A latere della rappresentazione teatrale, la mostra dell’artista livornese Stefano Pilato, che realizzerà live in teatro un’opera, dedicata a Colapesce e al mare, utilizzando i rifiuti raccolti dall’associazione Plastic free sul litorale napoletano e puteolano alla vigilia delle rappresentazioni, preceduta dall’intervento introduttivo di Movimento Blu, che sensibilizzerà il pubblico sul diritto all’accesso all’acqua, all’ambiente come beni comuni e diritti universali e inderogabili.

In locandina, Alessandro D’Auria, nei panni di ColapescePietro Pignatelli è ‘o ReAngela De Matteo la Madre di ColaEnzo Attanasio il CantastorieFrancesca Colapietro Ricciola e Diletta Bone Acanfora Pezzogna.

Maldestro porta in scena un monologo dedicato a Gino Strada

Antonio Prestieri, in arte Maldestro, uno degli artisti più apprezzati della scena cantautoriale italiana; torna al teatro e nello specifico sul palco del Piccolo Bellini di Napoli. Come autore, regista e attore si esibirà in un monologo dedicato a Gino Strada, il chirurgo che ha speso tutta la sua vita per salvare quella degli altri.

Io non sono pacifista” racconta la violenza della guerra. Il viaggio di un chirurgo che – dal Kurdistan al Ruanda, dall’Afghanistan alle zone più minate – ha speso tutta la sua vita per salvare quella degli altri. 
Un’analisi profonda e necessaria che spesso vede l’Occidente complice di questa follia contro l’umanità.

Puntualizza Maldestro:

Era un uomo straordinario, di cui sentiremo molto la mancanza. È per uomini come Gino Strada che dovremmo essere fieri di poterci chiamare esseri umani. Anche se il mio personaggio è nato a Napoli e considera le stelle di Procida agopunture che gli risolvono il dolore. 

E ancora:

Spesso dimentichiamo che è solo un caso, soltanto un insensato caso essere nati dall’altra parte del mare, aver vissuto nella terra fertile, nel pensiero libero. Facciamo su e giù nelle più grandi metropoli, tra banche e grattacieli credendo di essere dalla parte giusta, nella società migliore. Siamo convinti di stare più avanti di chi ancora è dietro ai muli a trascinarsi la vita pezzetto pezzetto per non darla vinta alla barbarie.

Il novanta percento delle vittime di guerra sono civili. Donne, uomini e bambini che del gioco del potere non ne sanno niente eppure continuano a saltare per aria grazie a strumenti di guerra fabbricati proprio nelle città dove noi crediamo di stare al sicuro, nel mondo civile, tra banche e grattacieli. Questo deve farci porre delle domande. Una su tutte: siamo i buoni o i cattivi?

Io non sono pacifista, un monologo di Maldrestro

Io non sono pacifista, un monologo di Maldrestro

Conclude Maldestro:

Sono passati sei anni dall’ultima volta che ho messo le mani su un copione. Troppi.  La musica mi ha fatto fare viaggi incredibili ma senza volerlo mi ha levato il tempo di vivere di teatro. Ho riflettuto in questi due anni strani, e di soste ai box, e ho capito che era arrivato il momento di ritornare a chiedere la mano del mio più grande amore.  Così ho scritto questo testo e ho dato vita a una nuova compagnia d’arte teatrale. Fluida.
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