Vulnerabili (Espèces menacées) è una pellicola del regista Gilles Bourdos, che uscirà nelle sale cinematografiche italiane il prossimo 9 luglio.
Protagonisti del film sono le miserie e le fragilità umane che si intrecciano in tre storie, l’una diversa dall’altra ma tutte cariche di tratti cupi e violenti.
Il regista ci mostra tre storie diverse: due riguardano i rapporti genitori e figli e un’altra i rapporti sentimentali malsani.
Vulnerabili si apre con una festa di nozze sui generis e non convenzionale, tra due giovani. Bastano poche battute tra i neo sposi per capire le insicurezze sentimentali di lui nei confronti della sua metà che, ben presto, vivrà l’incubo della violenza domestica.
La seconda storia riguarda quella di un giovane insicuro, intimidito dalla vita e dai diversi incidenti subiti nella vita, tra cui l’esaurimento nervoso della madre.
L’ultima storia è quella di un uomo allontanato dalle donne della sua vita, che scopre di avere una figlia incinta del suo professore universitario.
In qualche modo, per circostanze perimetrali, queste tre storie si intrecciano: alcuni dei protagonisti instaurano una sorta di rapporto, cercando di supportarsi per come si può quando dentro si ha l’inferno.
Le miserie umane hanno mille sfaccettature e Gilles Bourdos riesce trasmetterle tutte e con estrema intensità. La fotografia cupa e veloce rende l’idea soffocante dello stato d’animo dei protagonisti di Vulnerabili.
Vulnerabili: la trama
L’inquietudine, l’insoddisfazione e lo smarrimento sono il fulcro di tutte e tre le storie che sono agli antipodi, per quanto riguarda le problematiche di ciscuna.
Vulnerabili mette in luce la complessità dei legami, dei rapporti umani e della spasmodica ricerca e ambizione di voler vivere una vita formale e normale che, in fondo, non esiste in nessuna relazione e in nessun vincolo che comprende il sé e l’altro o gli altri.
Il regista francese conduce lo spettatore all’interno di un mondo che oscilla tra ragione e follia, riesce a farci percerpire l’angoscia, il senso di smarrimento e la solutidune di ciascuno dei protagonisti del film.
Vulnerabili è uno scorcio intimo e senza metafore sulla fragilità e sull’inquietudine umana.
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Premio Gesualdo danza
Domenica sera, il palcoscenico del Teatro “Carlo Gesualdo” di Avellino è diventato un luogo magico dove l’artista ucraina Iana Salenko, in una magistrale interpretazione del “Cigno nero” in un “pas de deux” con il ballerino moldavo Dinu Tamazlacaru, ha mostrato una combinazione di tecnica ed espressività arrivando a soddisfare non solo l’eccellente aspetto artistico ma anche a trasmettere, attraverso la danza, forti emozioni nel pubblico in sala proveniente da tutta la regione Campania.
Nel corso dello spettacolo si sono alternati: l’étoile Giuseppe Picone, meraviglioso il suo assolo “Il fauno”, al quale è andato il premio Danza Gesualdo alla carriera, Arianne Lafita e Vittorio Galloro, molto bello il “Pas de deux” Libertango , Luisa Ieluzzi (premio Gesualdo al talento) e Stanislao Capissi che si sono esibiti in un coinvolgente pas de deux Cigno Bianco, la ballerina spagnola Lucia Lacarra e Matthew Golding che hanno dato vita in “Snow Storm” ad uno dei momenti più emozionati del gala, e “Spellbound contemporary ballet” , un passo a due quasi ipnotico che ha affascinato la platea del teatro Gesualdo.
Il progetto, ideato e fortemente voluto da Guendalina Manzi, direttrice della scuola tersicorea “Esmeralda” di Avellino, ha visto il maestro Fabrizio Esposito nelle vesti di direttore artistico, mentre la serata è stata presentata dalla giornalista Luisa Mariani di Piuenne TV.
Nel corso della manifestazione sono stati premiati Antonella Iannone (premio rassegne danza) e Valentina Marini presidente A.I.D.A.P. – direttore Spellbound Contemporary Ballet Roma (premio innovazione artistica) ed il Sindaco di Avellino Gianluca Festa che dal palco ha annunciato che l’amministrazione comunale, visto lo straordinario successo, patrocinerà l’evento anche il prossimo anno.
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Il Trianon Viviani va “A tutto teatro”
Il direttore artistico del teatro della Canzone napoletana, Marisa Laurito, presenta il ricco cartellone della Stagione 2021/2022!
Oltre cinquanta titoli in programma, tra spettacoli teatrali, concerti, cicli di conferenze musicali, un talent show, proiezioni, laboratorî teatrali e attività di inclusione sociale.
Inaugurazione il 15 ottobre col musical di melodie partenopee “Adagio Napoletano”. Prologo a settembre, con nuovo allestimento di “Tuledo ‘e notte”; novembre dedicato ai fratelli De Filippo.
L’apertura delle “Stanze” multimediali per una nuova fruizione del patrimonio musicale. “Scètate”, il risveglio web/radio quotidiano con l’Archivio della Canzone napoletana della Rai.
“il Teatro delle Persone”, progetto di arte e inclusione sociale.
A tutto teatro”. Con questa frase il Trianon Viviani sintetizza la voglia di ripartire, rilanciando con un ricco programma di attività per la Stagione 2021/2022.
Spiega il direttore artistico Marisa Laurito:
Non vogliamo dimenticare nulla di quello che ci è accaduto in questo anno perché ci ha portato tanti dolori, ma ci ha fatto anche crescere e abbiamo deciso di combattere e resistere, utilizzando tutte le risorse messe a disposizione dalla Regione Campania e dalla Città metropolitana per dare lavoro, mettendo in scena tre importanti produzioni e sette concerti.
Trianon Viviani: il cartellone 2021/2022
Il cartellone presenta cinquantuno titoli, tra spettacoli teatrali, concerti, cicli di conferenze con musica dal vivo, proiezioni, laboratorî teatrali, attività di inclusione sociale, nonché il Tnt – Terræ motus Neapolitan talent, la manifestazione che, da gennaio, cercherà i talenti più esplosivi che potranno essere inseriti nella compagnia Stabile della Canzone napoletana.
Dopo un “prologo” in settembre con Disarmante speranza, incontro in piazza con Piccola Amal, la marionetta di tre metri e mezzo in tournée internazionale per sostenere la causa dei bambini profughi e rifugiati, ci sarà Tuledo ‘e notte, nuova produzione del progetto speciale Viviani per strada, curato e diretto da Nello Mascia, l’inaugurazione il 15 ottobre, con la prima teatrale assoluta di Adagio Napoletano. Cantata d’ammore, musical di canzoni classiche napoletane scritto e diretto da Bruno Garofalo, con la compagnia Stabile.
Nuove produzioni del Trianon Viviani sono anche le due Serate d’onore curate da Giorgio Verdelli: la prima di omaggio a Enrico Caruso, per il centenario della scomparsa, in collaborazione con Massimo Andrei; la seconda per Sergio Bruni, in occasione del centenario della nascita, firmata con Salvatore Palomba.
Sempre prodotti dal teatro della Canzone napoletana, il Concerto di Capodanno, con le Orchestre sociali di Napoli per il progetto Il Teatro delle persone (1° gennaio), e Ossessione napoletana, concerto recitato di Mauro Gioia e Maria De Medeiros (13 maggio).
Nel cartellone non mancano certo i grandi protagonisti della scena nazionale e internazionale: Tosca in Morabeza (30 ottobre); Peppe Barra in Tiempo (4 dicembre); Peppe Servillo e i Solis string quartet in Caro Carosone (14 gennaio); Stefano Di Battista e Nicky Nicolai in Ma perché mi inviti a cena? (15 gennaio); Strativari, suite di Stefano Valanzuolo, con Iaia Forte, Capone&BungtBangt e i Solis string quartet, su progetto scenico e regia di Raffaele Di Florio (21 gennaio); il Live di Enzo Gragnaniello (12 febbraio); Mario Maglione in Napoli… in smoking. Dai Murolo a Totò (4 marzo); James Senese Jnc live in James is back (5 marzo); Noa, con Gil Dor e i Solis string quartet, in un’edizione speciale di To Napoli with love (2 aprile); Eugenio Bennato in W chi non conta niente (10 aprile); e il recital di Peppino di Capri (7 maggio).
Vi sono ancora gli interpreti che hanno calcato i palcoscenici di tutto il mondo con l’Orchestra Italiana: Eddy Napoli con la Luna Rossa orchestra in Viva Napoli (27 gennaio); Gianni Conte e Mariano Caiano in Duje paravise (16 aprile); Barbara Buonaiuto in ‘A cunfessione (6 maggio).
Ancòra in cartellone: le EbbaneSis in Transleit (5 dicembre), Michele Simonelli e Paolo Raffone in Pino Daniele Opera (30 gennaio), il cantapianista Lorenzo Hengeller ne Il giovanotto matto (11 febbraio); Fiorenza Calogero in Vico Viviani (13 febbraio); il recital Liricamente Napoli, con Antonio Lubrano, Alessandro Cerino, il soprano Leona Peleskova e il tenore Enzo Tremante (18 marzo); il quartetto di sassofoni Accademia in 4 sax in concerto per Napoli (1° aprile); Francesca Marini nel recital Mia cara città, scritto da Gaetano Liguori, che firma anche la regia, e Roberto Criscuolo (3 aprile); Rosa Chiodo, nella fiaba musicale Cenerentola è nata a Napoli, con la regia di Paolo Caiazzo (15 aprile); Ciccio Merolla in Ciccio e i suoi fratelli, new edition, per la regia di Raffaele Di Florio (8 maggio).
Musica sempre protagonista anche negli spettacoli teatrali: Musica Simeoli… manca solo Mozart, scritto e diretto da Antonio Grosso, con Marco Simeoli (10 dicembre); Colapesce – La leggenda, commedia musicale di Angelo Ruta su musiche dei Baraonna, regia di Pietro Pignatelli (17 dicembre); Belle époque e polvere da sparo, commedia musicale con Margherita Di Rauso e Lello Giulivo, scritta e diretta da Paolo Coletta (7 gennaio); Captivo, spettacolo di teatro-canzone, scritto, diretto e interpretato da Gianfranco Gallo (4 febbraio); e Beniamino dell’avanspettacolo, varietà musicale scritto e diretto da Carmine Borrino, con il mattatore Oscar Di Maio (25 marzo).
Ancòra in cartellone il teatro musicale con Carosone, l’Americano di Napoli, musical di Federico Vacalebre, con Andrea Sannino, regia di Nello Mascia (20 aprile); e l’opera mozartiana Il Flauto magico, con Antonella Morea e Renata Fusco, con il libretto napoletano e la regia di Mariano Bauduin (20 maggio).
Sul piano più eminentemente teatrale, il mese di novembre sarà interamente dedicato ai fratelli De Filippo, con spettacoli di prosa, burattini, proiezioni e dibattiti. Si inizia, martedì 3, con una tavola rotonda, promossa in collaborazione con la Fondazione Eduardo De Filippo, cui farà sèguito la proiezione del mediometraggio Eduardo e i burattini di Francesco Saponaro. L’indomani Natale in casa Cupiello. Monologo cum figuris, spettacolo di burattini di Vincenzo Ambrosino e Luca Saccoia, con Luca Saccoia, per lo spazio scenico, le maschere e i pupazzi di Tiziano Fario e la regia di Lello Serao. Quindi, il giorno 5, la prima ripresa, dopo la rappresentazione unica del 1937, de I due calmi, atto unico di Eduardo, con la regia di Bruno Garofalo. Seguiranno la proiezione del video Il Lucernario di Francesco Saponaro (11 novembre) e Antonella Stefanucci ed Edoardo Sorgente in Titina la magnifica, drammaturgia di Domenico Ingenito e Francesco Saponaro, che firma anche la regia e lo spazio scenico (12 novembre).
Tre gli appuntamenti dedicati al mondo femminile: la performance del progetto la Scena delle Donne – percorsi teatrali con le donne a Forcella Sirene, signore e signorine di Marina Rippa per f.pl. (28 ottobre); Donne ∞ Voce ‘e femmene, spettacolo musicale scritto e diretto da Maurizio Palumbo, con Maria Boccia, Francesca Curti Giardina, Raffaella De Simone, Margherita Marinelli, Mavi, Teresa Moccia, Sara Russo e Daniela Sponzilli, con gli arrangiamenti e la direzione musicale di Aniello Misto (18 febbraio); e Un teatro tutto per sé, laboratorio, proiezione e dibattito con Marina Rippa, Monica Costigliola e Fiorella Orazzo, ideato e curato dalla stessa Rippa per f.pl. (8 marzo).
Parla Napoli, la canzone in cattedra: conferenze con musica dal vivo
Per l’azione di valorizzazione della Canzone napoletana, il Trianon Viviani ha anche programmato dei momenti specifici di approfondimento della tradizione musicale partenopea. Sotto il titolo Parla Napoli, la canzone in cattedra, si terranno tre cicli di conferenze con musica dal vivo: Conferenze cantate di Mauro Gioia (dal 6 gennaio), Le mille e una Napoli di Francesca Colapietro e Mariano Bellopede (dal 13 gennaio) e Città cantante di Pasquale Scialò, al quale partecipano Salvatore Palomba e il trio Suonno d’ajere (dal 3 marzo).
Le “Stanze”
Sul versante, invece, di nuove forme di fruizione rese possibili dall’adozione delle nuove tecnologie multimediali, grazie all’intervento di Scabec, nel Trianon Viviani saranno ospitate la Stanza delle Magie della Canzone napoletana, uno spazio virtuale, disegnato da Bruno Garofalo, per offrire al pubblico tutta la ricchezza del panorama musicale che si è sviluppato tra i vicoli di Napoli e le emozioni che i grandi classici napoletani sanno evocare, e la Stanza della Memoria, uno spazio pubblico, curato da Pasquale Scialò, per accedere a una fruizione completa del patrimonio della canzone napoletana e delle culture musicali della Campania archiviato sul portale SoNa, Contesto Musica dell’ecosistema digitale ArCCa, promosso dalla Regione Campania e attuato da Scabec. In questa Stanza, su tavoli e monitor interattivi, sarà quindi possibile fruire contenuti digitalizzati dall’age d’or dell’Ottocento ai giorni nostri: registrazioni audio, spartiti a stampa, manoscritti autografi, locandine, manifesti, programmi di sala, fotografie, caricature, filmati, video.
Scètate
Intanto continua Scètate, l’appuntamento musicale quotidiano sul web del Trianon Viviani con il grande repertorio conservato dall’Archivio storico della Canzone napoletana (Ascn) della Rai. Frutto dell’accordo di collaborazione tra fondazione Trianon Viviani e Rai Campania (centro di produzione tv della Rai di Napoli), l’appuntamento prevede una clip musicale quotidiana, della durata media di quattro minuti, curata dall’Ascn. In ognuna, utilizzando i documenti audiovisivi dell’Archivio storico, Gino Aveta, autore di programmi radiotelevisivi, organizzatore musicale e giornalista, introduce all’ascolto di una canzone eseguita da un grande interprete. Scètate è anche fruibile, solo in audio, alle 8, sulle frequenze di Radio Rai Live, l’emittente radiofonica pubblica tematica che trasmette una programmazione di musica dal vivo e manifestazioni sul territorio.
il Teatro delle Persone: progetto di arte e inclusione sociale
Con il Teatro delle Persone, progetto ideato e curato da Davide Iodice, il Trianon Viviani intende creare la prospettiva della costruzione di un Centro nazionale d’Arte e Inclusione sociale. Tra le azioni previste, quelle di teatro diffuso e di rigenerazione urbana e sociale; processi di pedagogia e prossimità rivolti alle fasce più sensibili ed esposte; cura per le nuove generazioni; attenzione alla pluralità culturale, costituiscono l’asse portante di questa azione estensiva. L’arte diventa strumento di liberazione dal disagio sociale, dall’oppressione di condizioni restrittive, dai condizionamenti della malattia e della marginalizzazione.
Posta sotto il controllo e la vigilanza della Regione Campania, la fondazione Trianon Viviani ha avuto recentemente il riconoscimento del ministero della Cultura come soggetto di produzione teatrale e si avvale del contributo del Programma operativo complementare della Regione Campania (Poc Campania 2014-2020).
Le attività hanno il patrocinio di Rai Campania.
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L’importanza di un padre e del suo ruolo nei testi di Fabrizio Moro
Quanto la consapevolezza di un padre determina e poi legittima la consapevolezza del proprio figlio? Dalla comparazione dei testi musicali di un’artista, quale Fabrizio Moro, e prendendo spunti da essi ci chiediamo come e quando è necessario identificarsi nel e per il bene del proprio figlio.
Lungi dal voler produrre considerazioni psicoanalitiche circa lo stato emozionale di Fabrizio Moro, un padre come tanti, un padre come pochi.
Nel 2017 il cantautore dedica alla figlia il singolo Portami via mentre nel 2019 scrive Filo d’erba, dedicato al secondogenito. Da qui le labili differenziazioni che, forse, ogni padre dal proprio canto fa.
Fabrizio Moro: la paura di essere padre in Portami via
Fabrizio Moro, neopapà nel 2017, è un genitore impaurito dalla vita che chiede e prende la mano della figlia, adducendole la comprensione del “silenzio che determina il confine tra i dubbi e la realtà”, in breve l’incipit a non arrendersi.
La sua è una gioia intrisa di paura per un futuro misconosciuto che pesa all’uomo e all’essere umano. L’interscambio, il miracolo della vita e il peso della responsabilità sono capaci di guarire dalle ferite vissute.
Il Fabrizio Moro del 2019, partendo dal proprio senso di colpa per la separazione dalla sua compagna nonché madre, nel testo Filo d’erba vede il figlio stanco, silenzioso e debole. Sembra quasi che l’artista proietti l’introspezione di se stesso nella descrizione del figlio, come se volesse svuotare lo zaino e liberarsi di un peso che non è dipeso da lui e che potrà essere trasformato, forse un giorno, dallo stesso figlio.
Per dirlo con le parole del testo:
Spiegare ciò che oggi sta imparando…
È un padre che è consapevole che il proprio figlio è più grande della sua età anagrafica perché sta vivendo un momento difficile quello della separazione dei suoi genitori e ciò probabilmente gli sta insegnando che crescere non è semplice.
Come si fa a spiegare ad un figlio il significato di mancanza o a dargli una spiegazione che non sia dolorosa? Quanto e cosa un bambino impara dalla mancanza quotidiana di una figura genitoriale? E ancora padre e figlio come possono aderire al terreno della vita? Se l’evolversi implica un ruolo, chi deve determinarlo il bambino-adulto o il bambino-bambino?
Ci sono processi non solo di mistificazione dei ruoli ma veri e propri processi legati al senso di mistificazione delle responsabilità. Il bambino che arriva per salvare tutti e il padre che invece non è capace di salvare se stesso, nascondendosi dietro le fragilità del momento.
Il figlio che comprende il silenzio e il papà adulto che non sa ascoltare realmente il silenzio e il mutismo del figlio.
Altra questione è la diversità di genere dei figli che trasmette al cantante sentimenti diversi: in Portami Via la figlia rappresenta la speranza di un padre che protegge, lauda e a cui lui chiede, forse, di più per preservarla dalle brutture del mondo e cercare di renderla autonoma rispetto al figlio maschio che, invece, il più delle volte vive il suo tempo per come vuole e con meno responsabilità morali.
Quest’ultima osservazione è lungi dal voler essere un discorso sessista o sulla differenza di genere ma vuole sottolineare un’implicazione sentimentale che oggi è interferenza e non più un atto d’impegno verso una condizione di evoluzione di se stessi e della specie.
Il propendere dell’essere umano verso le proprie paure potrebbe giustificare il tutto ma, spesso, le paure individuali che un genitore riversa sui propri figli, se non spiegate, dosate e centellinate, rischiano di limitare e bloccare i molteplici strumenti conoscitivi che esistono ed appartengono all’essere umano. Camminare in questa direzione significa generare caos e turbamento in quelle creature che si desidera proteggere, educare e formare.
La vita non è semplice nel suo modo di manifestarsi e, forse, limitarsi nel dire che è sacra potrebbe bastare come presupposto per tentare una sovversione degli schemi, per quanto un dogma implichi la sua mistificazione.
Se si è non credenti basterà essere liberi nelle intenzioni e determinati sul carico di responsabilità che, però, non implicano stati emozionali legati allo sconforto.
Il coraggio di una vita può bastare a se stesso per rimediare al conformismo di una società che ci vuole, per soggiogarci. Critiche, giudizio, rabbia, disapprovazione e paura vanno attutite o dissolte per quel seme nato o che è in procinto di arrivare.
La mente duale nell’infanzia, può generare rancore o tradimento verso uno dei propri genitori. Spesso uno dei due genitori viene considerato il buono perché è colui che appaga ma, ad un certo punto o se i due genitori decidono di separarsi, il buono diventa traditore. In che modo? Alleandosi con l’altro genitore, allontanandosi dal nucleo familiare, volendo essere super protettivo non giustificando i suoi no, togliendo la possibilità di dialogare costruttivamente. Tutti questi fattori generano il tradimento (la mancanza).
Condannare comportamenti assenti, condonare comportamenti deficitari si può attraverso la ferma convizione di voler elevarsi, soprattutto, attraverso la cultura e la flessibilità mentale. La cultura diventa un elemento vitale perché ossigena la mente di un figlio nei primi anni di vita ed è in grado di fornire feedback utili per ricercare il lato positivo dell’esistenza.
Il sogno di un genitore non sarà mai il sogno di un figlio. Incoraggiare un figlio rappresenta l’iniziazione verso il processo di crescita condiviso.
L’uno che eleva l’altro in uno scambio emozionale quantico.
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