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Bastava Chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano

Bastava Chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano è un fumetto della blogger francese Emma, diventato un best seller in Francia. La graphic novel mostra, attraverso scene quotidiane, in cosa cosiste praticamente il significato del termine carico mentale, tanto utilizzato dalle femministe.

Che cos’è il carico mentale?

Il termine carico mentale proviene dalla branca sociologica che ha codificato la Teoria del carico cognitivo.

Con il termine carico mentale si fa riferimento a tutte le problematiche logistiche delle faccende quotidiane, domestiche e alla loro suddivisione in un contesto familiare o di coppia.

Il carico mentale non corrisponde nell’eseguire tutte le azioni ma nel dover pensare a tutto ciò che c’è da fare e che si dovrebbe fare.

Per rendere meglio il concetto di questo termine, vi mostriamo una vignetta di Emma, presente all’interno di Bastava Chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano.

il carico mentale secondo Emma

Bastava Chiedere! di Emma

Il carico mentale non è altro che un essere sempre vigile, per tutto ciò che riguarda la gestione e la pianificazione di tutte le incombenze da risolvere, durante l’arco della giornata e non solo.

Emma con il suo fumetto sottolinea la colpa dei compagni di sesso maschile nel rifiutare la loro parte del carico mentale, sottolineando che non c’è nessuna scusante biologica o innata nella donna, nel volersi prendere la responsabilità mentale di tutto ciò che comporta il vivere quotidiano in coppia.

Bastava Chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano

Bastava Chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano

Emma sottolinea il mondo stereotipato in base ai ruoli che dovrebbe avere una donna e quelli di un uomo, facendo riflettere sulla questione che di innato e predefinito, in realtà non c’è nulla.

Bastava Chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano, tradotto e pubblicato da Editori Laterza, sarà disponibile nelle librerie il prossimo 20 febbraio. La prefazione del fumetto è di Michela Murgia.

La donna senza applausi

L’articolo 3 della Costituzione Italiana dice:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

L’articolo 51 recita:

Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità’ tra donne e uomini. La legge può, per l’ammissione ai pubblici uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non appartenenti alla Repubblica. Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro.

Si ricordi che in Italia alle donne è stato riconosciuto il diritto al voto solo nel 1945: prima di allora erano di fatto, totalmente escluse dalla vita pubblica ed è paradossale che abbiano dovuto combattere per qualcosa che spettava loro di diritto, dalla nascita, al pari di un qualsiasi altro cittadino di sesso maschile.

Un discorso analogo vale per le tanto discusse quote rosa, la cui legge esiste solo dal 2011, ovvero le quote minime di presenza femminile all’interno di organi elettivi perché la presenza femminile nelle  amministrazioni pubbliche dovrebbe essere qualcosa di ovvio, così come ovvia è la presenza maschile.

Ciò deriva dal fatto che il ruolo politico della donna è stato sempre visto come qualcosa di passivo. Le donne sono troppo spesso chiamate in causa solo quando devono esprimere un voto. Ebbene, le donne sono sì elettrici ma devono anche avere la possibilità di essere elette.

Donne e società

Donne e quote rosa

Forse non si conoscono perfettamente e nel profondo le donne. Se così non fosse, attribuiremmo loro diversi aggettivi e affiancheremmo loro solo immagini di forza.

Vivere la propria femminilità dai banchi di scuola, al posto di lavoro e di politica, significa imparare presto che ci vogliono più energie per dimostrare il proprio talento. Parlate con queste donne e poi dite se sono così deboli, così fragili e bisognose di tutela.

Come afferma Eliana Bellezza ADAPT Community Manager:

Le donne hanno solo bisogno di spazio, di luoghi di lavoro, di classi, di imprese, di parlamenti, di piazze, di palchi, di teatri che sappiano svelare quante competenze silenziose si nascondono dietro i sorrisi, gli sguardi, i gesti che mostrano.

Quelle competenze le rendono piene di energia, poiché il vissuto personale di ciascuna persona – e di una donna in particolare, a cui la natura ha conferito compiti differenti, concedendole esperienze di straordinaria forza – lascia sempre sulle spalle uno zaino pieno zeppo di “so fare”, di capacità, di gesti concreti di cui il mondo del lavoro ha bisogno più che mai.

Le donne che sembrano occuparsi di politica meno degli altri, in realtà hanno freni inibitori indotti , dovuti ad una cultura maschilista che volente o nolente impatta il nostro quotidiano.

Le aspettative sociali uguali per tutti si caratterizzano di provocazioni e reazioni.

Le donne che si espongono in politica sono ancora troppo poche. In Italia abbiamo un’immagine predefinita di  quella che è la donna in politica, da un lato la “ simil olgettina”, per dirla in

maniera cruda la gnocca della situazione,che viene sospettata di aver utilizzato i suoi favori naturali per arrivare dove si trova, contrapposta all’altro tipo di donna che non dà proprio un’immagine glamour di se stessa, ma un cervello libero tale da competere per affermarsi e dare voce alla propria idea.

Quella giovane sarà sempre accusata di essere passata sotto la scrivania, e forse sa benissimo che verrà presa in giro dall’inizio alla fine, non per quello che dirà ma per il suo aspetto fisico . Questo tipo di donna dovrà avere per forza altri fini. E quindi sarà vista meno credibile.

Spesso e volentieri la donna non ha un incoraggiamento familiare, sottoposta da sempre al giudizio degli altri che diviene molto duro; la questione più sottile, forse più psicologica, lo vede nelle discussioni con i maschi, loro tendono a prevaricarsi; mentre le donne discutono e se lo fanno, sono molto più pacate.

Retaggi culturali bloccano e quindi manca un approccio veritiero alla realtà.

Donne moderne: difficoltà

Donne e società

Le quote rosa davvero crediamo siano la soluzione per valorizzare la donna?

La partecipazione attiva se non parte dalla donna stessa che consciamente accetta la sua discesa in campo non ha senso. Le quote rosa  possono rivelarsi inutili e dannose, se è solo uno spazio che bisogna colmare.

Le donne sono presenti, sono combattive. Nella politica locale le donne ci sono, si impegnano, sono coscienti , non hanno paura di esporsi, parlare con un microfono in mano. E’  nel porsi nei più alti gradini che inciampano o forse non decollano.  Le donne ci sono, ma non le troviamo a parlare spesso davanti ad una grande assemblea.

Non sarà il caso della Le Pen, figlia d’arte e donna in prima fila. Le altre, in genere, sono dietro le quinte, a servizio dell’uomo.

Natura, genetica, cultura possono fare la differenza?

Qui entra in gioco la dimensione personale, la pressione sociale dei genitori, degli amici che non collimano con il fulcro della vita politica. La condizione iniziale a delle proposte concrete è voler creare modelli e archetipi  differenti, veri e genuini.

Quante volte succede che una donna nel prendere una qualsiasi posizione subitaneamente le si fa notare  che non solo è una donna ma se è una mamma, rispetto a certi discorsi, certe affermazioni non può permettersele?

Spesso la donna attua nei suoi confronti un vero e proprio autosabotaggio oppure ha un livello di competenze talmente tanto alto da non curarsi minimamente delle critiche, non avendo paura della percezione negativa che potrebbe dare nel parlare.

Il problema del giudizio sociale non parte sempre dall’uomo ma è un problema generale.

Una donna deve sapere di poter essere protagonista della vita politica, della vita professionale, della vita sociale e della vita familiare e deve poter aspirare a questo sin dall’ infanzia, senza limite o preconcetto alcuno. Se si porterà avanti tutto ciò, la collettività intera ne risulterà certamente migliorata.

 In definitiva e perché no, anche in una prospettiva utilitaristica per quale ragione ci vogliono più donne in politica? Per la qualità fondamentale propria di ogni donna: essere una amministratrice nata. Che si amministri il ménage familiare, un’azienda o un Paese intero, ogni donna ha le caratteristiche per farlo. Per sua natura ella è infatti portata ad occuparsi degli altri: le donne sono madri. E questo vuol dire, che per indole personale, tendono a mettere gli altri al primo posto, e di conseguenza sono più sensibili alle esigenze del cittadino, sono più concrete ed operative, risultando quindi di grande utilità per la cosa pubblica.

Vengono in mente le parole di Margaret Thatcher:

In politica, se vuoi che qualcosa venga detto, chiedi ad un uomo. Se vuoi che qualcosa venga fatto, chiedi ad una donna.

Avellino: intervista a Domenica Lomazzo, Consigliera di Parità della Regione Campania

Domenica Lomazzo, Consigliera di Parità della Regione Campania, ci spiega le difficoltà riguardo le pari opportunità femminili che, pur esistendo nelle normative, vengono disattese nella realtà sociale e lavorativa.

La legge italiana garantisce uguaglianza tra i generi ma la realtà è ben diversa.

Esiste ancora una disuglianza salariale tra uomo e donna, non c’è ancora spazio sufficiente per la donna a livello lavorativo, soprattutto in Campania, dove la statistica delle donne occupate è ancora molto bassa, stiamo parlando del 30%. Questo dimostra che, nonostante affermiamo di essere una società libera dai pregiudizi, la realtà in cui ci troviamo è piena di limiti e di ostacoli per una libertà lavorativa, sociale ed economica che sia paritaria per tutti.

Quante donne sono costrette a lasciare il proprio lavoro perché non ci sono strutture in grado di poterle supportare durante questo periodo delicato? Quante donne non vengono assunte perché potrebbero decidere di diventare madri?

Per poter cercare di risolvere questo tipo di problematiche c’è bisogno di promuovere la cultura paritaria ed inclusiva.

Domenica Lomazzo: intervista

Consigliera di Parità Regione Campania

La violenza sulle donne, ad esempio, è un’altra dimostrazione della mancanza di parità nel potere tra uomo e donna. Per poter cambiare questa situazione c’è bisogno d’inserire le donne nel mondo del lavoro in modo più massiccio rispetto alla situazione attuale.

Cosa sancisce l’articolo 37 della Costituzione?

La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambbino una speciale adeguata protezione.

Bisogna liberarsi di tutti quegli stereotipi che vincolano la crescita sociale e lavorativa della donna. C’è bisogno di abbracciare un modello di cultura globale. L’incontro tenutosi ad Avellino: Giù il velo dei pregiudizi, a cui ha partecipato anche Domenica Lomazzo, è un ottimo esempio di cambiamento culturale che può avvenire all’interno delle istituzioni scolastiche.

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