Giù il velo dei pregiudizi è il nome del seminario che si è tenuto all’ex Carcere Borbonico di Avellino. Il tema affrontato è quello della donna islamica, della sua femminilità e del suo reale rapporto all’interno della propria comunità.
Siamo sicuri di conoscere realmente ciò che riguarda la cultura islamica, la religione e il ruolo della donna? La maggior parte di noi ha conoscenze basate su falsi stereotipi e molto spesso si pensa alla cultura islamica senza contestualizzare i luoghi geografici in cui essa esiste. Scopo dell’incontro di oggi è quello di porre attenzione sulla conoscenza e l’approccio verso la diversità attraverso un pensiero laterale, un occhio umano e soprattutto che conosce bene queste tematiche, molto spesso abusate dai media e non approfondite nel modo adeguato.
Giù il velo dei pregiudizi nasce da un’idea nata a scuola dalla professoressa Lucia Savelli che, dopo aver assegnato la lettura di un libro di Malala Yousafzai, ha chiesto ai suoi alunni di scriverle una lettera.
Tra i diversi elaborati la docente ne ha scelta una, quella di Martina Pergola. La lettera è stata tradotta e spedita a Malala Yousafzai, scrittrice, giovane attivista pakistana e la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la pace.
Giù il velo dei pregiudizi ha coinvolto gli studenti di terza della Scuola Secondaria di I grado Francesco Solimena, l’incontro ha dato degli spunti di riflessione per i ragazzi, aiutandoli a comprendere che la curiosità e l’apertura mentale possono farci apprendere le sfumature del mondo. I confini geografici servono per orientarci praticamente e non per limitarci umanamente e mentalmente.
La discussione, per essere meglio compresa, si è svolta attraverso un parallelismo tra la donna occidentale e quella islamica. La maggior parte delle donne occidentali, ad esempio, rincorre l’ideale estetico di perfezione, non rendendosi conto che questo è un retaggio della società maschilista che ancora ci portiamo dietro. Per molte donne islamiche è fondamentale ottenere il diritto allo studio e questo non significa che loro non curino il loro aspetto fisico o la propria femminilità, semplicemente lo fanno in modo diverso.
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Si apre la fase finale del progetto Genius Loci Festival
Con l’avvio dei “laboratori di giuria” nelle scuole di quattro regioni italiane – Campania, Lombardia, Puglia e Sicilia – si apre la fase finale del progetto Genius Loci Festival. Il cinema racconta il Territorio”, finanziato in base al bando “Progetti di rilevanza territoriale” 2022 del piano “Cinema e Immagini per la Scuola” promosso dal MiC-Ministero della Cultura e dal MIM-Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Il progetto “Genius Loci” è un’approfondita esperienza laboratoriale nelle scuole che culminerà a maggio in un vero e proprio festival cinematografico interamente organizzato grazie all’impegno dei ragazzi. Un bando di concorso cinematografico, alla fine dello scorso anno, ha invitato le scuole secondarie di I e II grado di tutta Italia a presentare cortometraggi che fossero realizzati nell’ambito di progetti didattici nonché centrati sul racconto delle aree interne, delle aree fragili, dei territori e luoghi marginali e di piccole comunità. Le opere pervenute, sia di genere documentario che di finzione, sono il materiale su cui gli studenti dell’Istituto Omnicomprensivo Statale Francesco De Sanctis di Lacedonia e dell’Istituto d’Istruzione Superiore Enrico Fermi di Vallata, in provincia di Avellino, hanno lavorato in classe nelle scorse settimane per analizzare i film, selezionare quelli in competizione e definire la programmazione delle due giornate finali del concorso nazionale. Il festival, con proiezioni in concorso, rassegna a tema e incontri con gli autori, si terrà dal 18 al 21 maggio al multisala Cinema Nuovo di Lioni (Av) e in altri paesi dell’“Irpinia d’Oriente”.
Dopo lo svolgimento dei laboratori di selezione e programmazione, inizia proprio in queste ore il lavoro delle giurie: in particolare le giurie “tecniche”, curate dagli studenti delle scuole irpine già coinvolte, assegneranno un premio al “Miglior film” e uno al “Migliore racconto di un territorio”, mentre quelle “popolari”, curate da studenti di istituti lombardi, pugliesi e siciliani, assegneranno a distanza il Premio del pubblico.
A questi gruppi si aggiunge inoltre il lavoro delle classi di studenti irpini che cureranno la conduzione del festival, le interviste agli ospiti, i video di backstage (già in produzione), nonché alcuni laboratori collaterali di cui uno dedicato alle scuole primarie di Aquilonia, Lacedonia e Monteverde.
Il progetto Genius Loci Festival. Il cinema racconta il Territorio” nasce dall’alleanza tra keaton.eu, portale dedicato al cinema per la scuola, e il CSC-Centro Studi Cinematografici, associazione nazionale di cultura cinematografica. Scopo dell’iniziativa, da una parte, è valorizzare le produzioni didattiche audiovisive delle scuole italiane e, dall’altra, avvicinare gli studenti, mediante seminari didattici e laboratori pratici condotti da formatori e professionisti, a una parte significativa della filiera del cinema e dell’audiovisivo rendendoli concretamente protagonisti di un evento culturale unico nel suo genere. Il progetto è dunque un’occasione di dialogo, confronto e riflessione sui linguaggi, le forme, le tecniche scelte dai giovani per la creazione delle loro opere. Il tema messo al centro è il territorio, sia in quanto valorizzato dalla scommessa di un evento culturale orizzontale e decentrato – il festival – sia in quanto l’identità e la rappresentazione simbolica dei territori e luoghi marginali del nostro paese divengono oggetto privilegiato di indagine attraverso il linguaggio cinematografico.
Con i suoi laboratori in presenza negli istituti irpini e l’evento finale a Lioni e in altri paesi il progetto interviene in un’area lontana dalle grandi infrastrutture culturali, sulla base di una rete di accordi e collaborazioni che raggruppa le scuole e alcune delle principali istituzioni culturali territoriali. La zona in cui si svolgono le attività in presenza previste dal progetto si trova infatti nella parte più orientale della Provincia di Avellino, un’area periferica di alta collina con insediamenti urbani dispersi. I piccoli comuni in cui si trovano le sedi scolastiche coinvolte – Aquilonia, Lacedonia, Monteverde, Vallata – sono soggetti a un lento e costante spopolamento; la lontananza dai grandi hub culturali aggrava la circostanza di perifericità e isolamento che spinge spesso i giovani a un’emigrazione senza ritorno.Le scuole restano tuttavia una fondamentale infrastruttura culturale del territorio, vero e proprio presidio in costante confronto con il processo di erosione del capitale culturale e dell’identità territoriale che si accompagna allo spopolamento. Qui il progetto “Genius Loci” coinvolge istituti comprendenti scuola primaria, secondaria di I grado e numerosi indirizzi della scuola secondaria di II grado nonché, a vario titolo, diverse centinaia di studenti.
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Lanciata la quinta edizione del concorso di fotografia ispirato a Frank Cancian
Lanciata la quinta edizione del concorso di fotografia documentaria “1801 passaggi” sul tema “Un paese italiano, 2021”, ispirato al ritratto fotografico della comunità di Lacedonia (Av) realizzato nel 1957 Frank Cancian e custodito dal MAVI.
Le opere devono essere realizzate a partire dall’1 gennaio 2021. Scadenza del bando 31 dicembre 2021.
Il concorso è stato lanciato a Luzzara (Re) nel corso di un incontro fra i progetti nati a Lacedonia in merito al fondo Cancian e a Luzzara a partire da “Un paese” di Paul Strand e Cesare Zavattini.Al via la quinta edizione del concorso di fotografia documentaria “1801 passaggi”, un’iniziativa legata a un progetto museale nato in un piccolo paese del sud interno che si sta facendo conoscere di fronte a una platea ormai internazionale. Il concorso è legato al fondo fotografico dello statunitense Frank Cancian (www.frankcancian.net) custodito a Lacedonia (Av) nel MAVI / Museo Antropologico Visivo Irpino. Il tema di quest’anno è “Un paese italiano, 2021” e i partecipanti dovranno inviare opere realizzate a partire dall’1 gennaio 2021 e fino al 31 dicembre 2021.
Il lancio è stato effettuato quest’anno a Luzzara (Re), dove è in corso un evento di tre giorni denominato “Un paese ci vuole – Territori fotografici” nel quale una delegazione della Pro loco “Gino Chicone” e dell’associazione LaPilart per il MAVI di Lacedonia è ospite della Fondazione Un Paese di Luzzara per un gemellaggio culturale tra due paesi che sono stati oggetto di approfondita osservazione fotografica: Luzzara con il progetto “Un paese” di Paul Strand e Cesare Zavattini, pubblicato nel 1955, e con le successive stratificazioni di ritratti fotografici della comunità realizzati da grandi fotografi (tra cui Gianni Berengo Gardin e Steven Shore); Lacedonia con i 1801 scatti a forte impronta etnografica realizzati dal ventiduenne Frank Cancian nel 1957 grazie a una borsa di studio Fulbright, che saranno oggetto di studio e divulgazione solo molti decenni più tardi con le iniziative della Pro Loco di Lacedonia,
dell’associazione LaPilart e dell’amministrazione comunale con la nascita del MAVI, nonché del Museo delle Civiltà e dell’ICPI (Ministero della Cultura).Con il concorso annuale – organizzato da LaPilart in collaborazione con la Pro Loco “Gino Chicone” e il sostegno del Comune di Lacedonia – vengono selezionate da una giuria di alto livello tecnico 20 opere fotografiche più meritevoli, che vengono esposte in una mostra conclusiva annuale inaugurata nell’ambito dell’evento “1801 passaggi”. Durante l’evento vengono proclamate e premiate tre
opere vincitrici. Anche quest’anno, inoltre, la famiglia del fotografo e antropologo Frank Cancian, scomparso il 24 novembre 2020, assegnerà il premio speciale Frank Cancian a una delle 20 fotografie finaliste selezionate dalla giuria.
Una serie di 20 foto di Frank Cancian costituisce la base del concorso, nel quale gli autori vengono chiamati a presentare proprie foto scattate in Italia che trovino riferimento nelle foto di Cancian realizzate a Lacedonia nel 1957 e che propongano una libera reinterpretazione attualizzata di quelle immagini.Così come Cancian si recò a Lacedonia “per capire come le persone vivevano e per fotografarne la quotidianità”, allo stesso modo la richiesta ai nuovi autori è quella di prendere spunto dai temi e dai soggetti del 1957 per raccontare come tutto questo possa essere tradotto nell’oggi. Una traduzione – e in certi casi un cambio di senso – dato alle azioni, ai gesti quotidiani e ai luoghi che ovviamente non sia conseguenza soltanto del naturale cambiamento che il trascorrere del tempo impone, ma costituisca anche una riflessione sulle nuove sfide che la società odierna è chiamata a vivere.
Dopo lo svolgimento del concorso, la mostra fotografica presenta quindi la serie di 20 foto di Cancian posta a base del concorso e i 20 scatti selezionati dalla giuria fra tutti quelli presentati dai partecipanti.
Anche per l’edizione 2021 la selezione delle foto finaliste e vincitrici spetta a una giuria di esperti di primo piano, costituita da:• Simona Guerra (coordinatrice): esperta in ordinamento e valorizzazione di archivi fotografici, autrice di biografie di fotografi e saggi di fotografia;
• Massimo Cutrupi: fotografo dell’ICPI – Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del Ministero della Cultura.
• Francesco Marano: antropologo e artista, professore associato dell’Università della Basilicata, direttore della rivista peer reviewed Visual Ethnography.
Il progetto “1801 passaggi” è ideato e realizzato dall’associazione LaPilart in collaborazione con la Pro Loco Gino Chicone.
Mediante questa iniziativa, alla creazione dell’archivio fotografico dell’opera di Frank Cancian presso il MAVI di Lacedonia si affianca un concorso-mostra con cadenza annuale. “1801 passaggi” è un percorso/confronto tra passato e presente che, proiettato negli anni a venire, coniugando lo sguardo etnografico con la fotografia e indagando l’evoluzione dell’essere umano, si propone un duplice obiettivo:
da una parte quello di divulgare il lavoro fotografico di Cancian come documento storico-etnografico relativo al passato di una comunità e, più in generale, di una forma di vita come quella dei piccoli borghi rurali del Meridione italiano; dall’altra, acquisire all’archivio del MAVI nuove immagini fotografiche selezionate utilizzando le fotografie di Cancian come chiave di lettura di piccole realtà sociali nelle loro trasformazioni contemporanee, raccogliendo in questo modo una testimonianza dinamica dei cambiamenti della persona e della società e dell’evoluzione dello sguardo fotografico su di esse. -
Uragano – Un film di Broadway di Nicolò Marangoni
In radio e negli store digitali “Uragano – Un film di Broadway” (Senza Dubbi/Believe), il nuovo singolo del cantautore Nicolò Marangoni, una ballad intensa che unisce il cantautorato della nostra tradizione con le sonorità pop più moderne.
Il brano (produzione, mix e master Take Away Studios), che fa parte del disco “In qualche altra vita”, porta anche le firme di Davide Marchi ed Andrea Pelliciari. Il regista del videoclip, online sempre dall’8 Aprile, è Riccardo Sammartini (Samma).
Questo primo album, uscito il 25 Marzo, nasce da una percezione molto forte e presente nella vita dell’artista di avere come lasciato qualcosa, qualcuno da qualche parte nel mondo, nel tempo. Le canzoni hanno una funzione di mantenere uno spiraglio aperto di una porta, dove quel poco che ci è dato vedere, immaginare e ricordare, è un altrove appartenente ad un’altra vita che però è sempre vicina, reale, tangibile, insomma che in qualche modo ci appartiene, a volte anche molto di più di quella di ogni giorno. Ogni parola vuole essere così un tentativo di rimarcare come dei passi sulla neve, di mantenere una traccia o come di lanciare delle sonde nel passaggio dei secoli e vedere se qualcuno risponde.
Nicolò Marangoni:
Uragano è una storia d’amore e rivoluzione, o meglio di un amore rivoluzionario. Un amore che se ne “frega” del mondo, delle mode, un amore che mi mette a nudo con sincerità già dalle prime strofe, quando gli confido cosa mi manca, cosa mi fa paura. Un amore come un film, come appunto un uragano, che arriva inaspettato e se ne va con violenza, perché tutti gli adii in qualche modo sono violenti.
Nicolò Marangoni: biografia
Nicolò Marangoni nasce a Noventa Vicentina il 5 febbraio del 1999. Il suo percorso artistico ha inizio con lo studio della chitarra acustica e successivamente del pianoforte all’età di 14 anni.
Con questi due strumenti inizia così a scrivere le sue prime canzoni. Nel 2016 inizia la collaborazione con il produttore Simone d’Eusanio (turnista e arrangiatore per alcuni cantanti italiani) con cui cresce sia artisticamente che personalmente. Sempre nel 2016 partecipa alla scrittura del libro collettaneo “La mia prima volta con Fabrizio De Andrè”, con prefazione di Dori Ghezzi.
Nel 2019 inizia a lavorare sulle nuove canzoni con lo studio Take Away di Modena fino alla recente realizzazione del suo primo album, in uscita il 25 marzo 2022. Nel maggio del 2020 firma un contratto di distribuzione con Believe, con la quale pubblica i singoli “Flaubert”, “La tua stanza piena di fiori”, “La geografia dei nostri sguardi” e “A Torino”. Nel 2021 viene selezionato per partecipare al concorso Universal per autori “Genova per voi”, con cui conosce diversi discografici e autori del panorama attuale, conclusosi con una esibizione live al Teatro Della Tosse di Genova e in diretta streaming sui canali della Siae.
Le canzoni per Nicolò sono una resistenza al disordine, una porta aperta su un’altra vita lontana che sente di aver vissuto o verso la quale, forse, sta andando. In contemporanea al suo percorso artistico sta studiando “Scienze dello spettacolo” presso l’università di Padova, dove attualmente vive.
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