Eccoci con la prima puntata di cocktail e cultura al Castello D’Aquino, il caffè letterario di Grottaminarda. Insieme a Michelangelo Bruno, in questa prima puntata della rubrica, abbiamo deciso di parlarvi della storica e suggestiva location in cui si trova il caffè letterario e spiegarvi com’è nato questo luogo di ritrovo, cosa è diventato e cosa rappresenta per gli avventori di sempre e per quelli nuovi.
Castello D’Aquino caffè letterario: come nasce
Il Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda nasce tre anni fa, attraverso un bando indetto dal Comune di Grottaminarda in cui veniva affidato in gestione come caffè letterario la parte inferiore del Castello D’Aquino.
I Minichiello, esperti del settore bar industry da anni, decidono di affrontare questa sfida prendendo in gestione il caffè letterario. La sfida si è rivelata un grande successo perché il Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda è diventato un luogo di ritrovo per tutti, riuscendo a sdoganare il luogo sia da un punto di vista culturale che di miscelazione.
Per quanto riguarda gli eventi culturali, in questo periodo al Castello D’Aquino caffè letterario, c’è in esposizione la personale artistica di un’artista di Grottaminarda che lavora la colla a caldo e si stanno svolgendo dei reading sulla Divina Commedia che prendono vita all’interno del progetto Dante per tutti.
La struttura in cui si trova il caffè letterario di Grottaminarda vanta quasi mille anni di storia, la location si presenta da sola per la sua straordinaria bellezza composta da varie sale spaziose all’interno in cui vi sono affreschi storici e da giardini che offrono la possibilità di osservare la valle in cui nasce la cittadina di Grottaminarda.
Il caffè letterario di Grottaminarda è una sorta di laboratorio culturale che cerca di offrire uno scorcio sul passato ma lo rivisita in chiave moderna, proponendo eventi culturali di un certo spessore e livello artistico.
Per scoprire qualche dettaglio in più non vi resta che guardare il video in home!
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Passione Live ritorna dal vivo al Carditello Festival 2022
Sabato 2 luglio, presso il Real Sito di Carditello, alle ore 21.00; di scena “Passione Live”, uno concerto al contempo moderno e tradizionale, capace di stupire ed emozionare.
Lo spettacolo è un viaggio sensoriale capace di trasportare, metaforicamente, il pubblico nel cuore pulsante di una città senza tempo (Napoli); dove la musica è espressione e parte integrante di una cultura unica al mondo.
Protagonisti della serata, che inaugurerà la stagione degli eventi del prestigioso Carditello Festival 2022, sono i più interessati cantanti e musicisti della scena musicale napoletana: Raiz (Almamegretta), Enzo Gragnaniello, ‘O Zulù (99 Posse), Francesco di Bella (24 Grana), FLO, Maldestro, Gnut, Irene Scarpato (Suonne d’Ajere), Simona Boo, saranno accompagnati sul palco da musicisti eccezionali come Marco Caligiuri (batteria), Gigi Scialdone (chitarre acustiche e plettri), Fofò Bruno (chitarre elettriche), Caterina Bianco (tastierista) ed Ernesto Nobili (direzione musicale e basso).
Passione Live ha come finalità naturale quella di far rivivere la musica napoletana calandola in un contesto contemporaneo e facendone riscoprire i classici, ma non solo, alle vecchie e nuove generazioni, e creare un forte legame con il territorio, promuovere e consolidare al di fuori dei confini campani e nazionali la conoscenza delle “risorse buone” della città di Partenope, veicolando l’immagine di Napoli a livello internazionale attraverso il linguaggio universale della musica.Passione Live: il progetto
La canzone classica napoletana rappresenta uno dei punti d’eccellenza della canzone italiana, divenuta nel corso degli anni simbolo dell’intera Italia musicale nel mondo. Numerosi sono i brani, interpretati nel corso del tempo da diversi artisti di fama mondiale, che hanno contribuito alla diffusione della musica napoletana nel mondo e che sono annoverati e riconosciuti tra i più classici simboli italiani nell’immaginario collettivo internazionale.La canzone napoletana o semplicemente “canzone”, come viene chiamata in Giappone (a Tokyo esiste un museo a essa dedicato), ha dunque, da sempre, svolto un ruolo fondamentale nella diffusione della cultura e dell’immagine della città di Napoli, con la capacità continua di sapersi rinnovare seppur rimanendo legata alle proprie origini e tradizioni, riuscendo a interpretare e dare voce negli anni ai mille volti della città.In questo scenario si colloca l’intenso e singolare docu-film realizzato e girato per le strade di Napoli dal regista italo-americano John Turturro che ha voluto “raccontare” la canzone napoletana ripercorrendone la storia, non con toni nostalgici, bensì sottolineando la sua vivacità e modernità. Ma proprio per questa intensità e questo forte legame con la realtà di Napoli, il film non poteva restare “relegato” al chiuso delle sale cinematografiche e la forza e la vitalità dei suoi protagonisti non potevano non far scaturire la necessità di farne uno spettacolo live. Nacque cosi, sempre da un’idea dello stesso John Turturro, lo spettacolo Passione Live, prodotto e realizzato da Arealive, realtà partenopea impegnata nella promozione a livello nazionale e internazionale di artisti napoletani.Il regista americano e Arealive hanno unito sinergicamente le forze spinti da una nuova consapevolezza sulla carica trascinante ed emotiva di canzoni che hanno raccontato la storia e l’evoluzione dell’Italia e che ancora oggi rappresentano l’identità nazionale all’estero.Passione Live è stata una “colorata carovana” di musicisti e interpreti di altissimo livello che si è proposta di diffondere e far rivivere la “canzone napoletana” classica e contemporanea attraverso un entusiasmante tour durato dal 2011 al 2017 e concretizzatosi in una serie di sold-out in location e festival prestigiosi.Passione Live è riuscita a offrire allo spettatore la possibilità di un incontro diretto con Napoli mediata dalla sensibilità di tutti gli artisti coinvolti capaci di proporre con energia un’immagine della città e della sua storia, raccontata attraverso le loro emozioni e doti interpretative.A distanza di quattro anni dalla conclusione di quella fantastica avventura che ha visto alternarsi e collaborare sul palco nomi del calibro di James Senese Napoli Centrale, Pietra Montecorvino, Almamegretta & Raiz, Enzo Gragnaniello, Eugenio Bennato, Peppe Barra, Teresa De Sio, Misia e molti altri interpreti e musicisti, a gennaio 2021 Arealive ha realizzato un secondo capitolo del progetto Passione Live, che offre sul palco il passaggio di testimone dalle vecchie alle nuove generazioni di artisti partenopei che negli ultimi anni hanno saputo portare avanti la musica napoletana e in molti casi regalarci nuove canzoni entrate di diritto tra le più importanti del panorama musicale italiano e internazionale.Uno spettacolo attuale ed unico, capace di stupire, emozionare e far divertire il pubblico ma soprattutto di fargli scoprire il desiderio di perdersi nel cuore pulsante di una città senza tempo, Napoli, dove la musica è espressione e parte integrante di una cultura unica al mondo.Passione Live, come il film e diversamente dal film, descriverà il ricchissimo patrimonio melodico partenopeo in un incontro seducente tra il passato illustre della canzone tradizionale e l’anima creativa della Napoli contemporanea, attraverso le intense interpretazioni dei numerosi artisti coinvolti: Francesco Di Bella (24Grana), Dario Sansone (Foja), Roberto Colella (La Maschera), Maldestro, Gnut, Flo, Irene Scarpato (Suonne d’Ajere), Simona Boo che saranno accompagnati sul palco da musicisti d’eccellenza. . Gli artisti per la serata del 2 luglio a Carditello Festival condivideranno il palco con degli ospiti speciali quali Enzo Gragnaniello, Raiz (Almamegretta) e Zulù (99Posse).Una scaletta ricca di sorprese, duetti e riproposizione di classici, già presenti nella versione precedente dello spettacolo, quali Carmela, Vesuvio, Scetate, Maruzzella, Tu si ’na cosa grande, Era de maggio, Indifferentemente, Passione, Cu’mme e Napul’è alternati alle nuove hit di oggi tra le quali Nove Maggio (Liberato), ’O sciore e ’o viento (Foja), Lu cardillo (24Grana), Nun te scurdà (Almamegretta), L’ammore o’ vero (Gnut) e tante altre canzoni, classiche e moderne. -
Sergio Nocera della compagnia SulReale scrive una poesia per la popolazione di Ariano Irpino
Sergio Nocera è di Gesualdo ma lavora, come direttore palco e attore, all’interno della compagnia SulReale di Ariano Irpino, la cittadina più colpita dal Covid-19 in Irpinia, definita da molti la Codogno del Mezzogiorno.
I giorni di quarantena hanno permesso a molti di riflettere sulla pandemia, sulle nostre vite sospese e qualcuno, purtroppo, ha visto persone care morire a causa del virus.
Sergio Nocera si occupa di teatro e, per le circostanze note a tutti, ha dovuto bloccare le sue attività culturali e d’intrattenimento che si svolgevano nella cittadina del Tricolle con i suoi amici e compagni arianesi.
Nonostante l’immobilità il ragazzo ha deciso di lanciare un messaggio in versi, diverso da quelli soliti che stiamo leggendo, perché durante la pandemia siamo stati privati di tutto ma non della nostra sensibilità e umanità.
Sergio Nocera ha provato a regalarci immagini attraverso una poesia che racconta di Ariano Irpino e dell’impossibilità, durante il Covid-19, di poter lavorare o provare scene insieme al resto della compagnia SulReale.
Ariano Su(l)rreale
Copioni oramai impolverati
ci negano le battute
niente balli né canti
solo cupi scricchiolii giungono
ormai dalle secche assi del palco
e si fondono al lamento di una campana.
Nelle stradine lastricate del borgo
lacrime nascoste dietro finestre sbarrate
cercano disperatamente una mano
un abbraccio impossibile.
Aspettavamo la neve ad Ariano
a gennaio
candida, soffice, silenziosa e invece
un nemico invisibile, subdolo
sceso su di noi come un velo
ci ha colpito alle spalle
alla gola
ha spezzato vite, ha fermato la vita
ma non la voglia di ricominciare.
Del prossimo spettacolo
abbiamo già pronto il copione
e in estate, forse, sarà tutto dimenticato
ma non la memoria di tanti, di molti
volata via insieme alle loro anime
tra lampeggianti, sirene e mascherine
e angeli vestiti di bianco
che hanno combattuto e ancora
combattono una strenua battaglia.
Intanto inverdiscono i campi
e l’erba si riempie di margherite
come di speranza si riempie la vita:
mai più lacrime o soffocanti lamenti
ma soltanto canti e suoni a festa
d’ora in poi…
…dall’antico e maestoso Campanile.
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Degas: le tre aree tematiche della mostra a Napoli
La mostra, scandita in tre sezioni, intende risvegliare l’attenzione su uno degli aspetti meno noti della
formazione artistica di Degas, il rapporto con Napoli.
Rapporto che, come noto, parte dal nonno Hilaire Degas, stabilitosi a Napoli per mettersi al riparo dai moti rivoluzionari parigini.
Degas, grazie al nonno, oltre che ai fermenti della Parigi fin de siècle, si formò nella luce e nel fervore
culturale che, all’epoca, animava la città di Napoli.
La mostra intende, quindi, attraverso un percorso in parte multimediale e in parte con opere originali
realizzate da Degas e dai suoi amici, creare i presupposti per una futura indagine, esaustiva, del periodo napoletano del grande maestro dell’Impressionismo (1854 – 1856).
In mostra vi saranno opere rarissime, come le due serie di monotipi La Famille Cardinal e La Maison Tellier, realizzati da Degas ed editate dal mitico mercante Ambroise Vollard.
La Famille Cardinal, realizzata per illustrare il romanzo dell’amico scrittore Ludovic Halévy, racconta la vita di una famiglia borghese nella Parigi di fine Ottocento ed è considerata uno dei capolavori di Degas per la qualità del segno e per la precisione nella descrizione dei personaggi, in cui si riconosce lo stesso Halévy.
Le opere de La Maison Tellier, realizzate per supportare visivamente il racconto scritto da Guy de
Maupassant, sono considerate tra le opere più importanti e riuscite di Degas per l’alta qualità della resa,
emotiva, delle scene rappresentate, che raccontano in maniera cruda e realista la vita di una “Maison
Close” parigina.
Lo sfarzo delle sale “d’accueil” non nasconde la triste vita che si svolgeva al suo interno.
Degas entra senza compiacimenti e senza ripensamenti all’interno di una casa di “piacere” per rendere
visibile, in una maniera da fotoreportage, la quotidianità di vita al suo interno.
Il percorso della mostra, che si apre con il ritratto del nonno Hilaire Degas, viene scandito da circa 30
disegni provenienti dal Carnet di Ludovic Halévy in cui, oltre ai ritratti dei personaggi che frequentavano il salotto Halévy, come ad esempio Offenbach, sono presenti studi e disegni preparatori di alcuni dei suoi
celebri dipinti, come ad esempio Mademoiselle La La au cirque Fernando.
Un’attenzione particolare è dedicata al famoso dipinto La Famiglia Bellelli, in cui sono ritratti la cugina, il marito e le due figlie ed in cui Degas esprime la sua capacità di introspezione psicologica dei personaggi, restituendo nel dipinto riprodotto in mostra i rapporti non idilliaci tra i personaggi rappresentati.
Nelle tre sezioni, una è dedicata ai temi cari a Degas: le sue ballerine. Le troveremo, quindi, rappresentate sia in scultura, sia in splendide e rare acqueforti ed héliogravure.
La terza sezione è dedicata ai suoi compagni di strada, da Manet a Cézanne, al suo sodale Marcellin
Desboutin artista “maudit” che, dagli sfarzi della sua splendida villa “l’ombrellino” di Fiesole, in cui a suo
tempo visse Galileo Galilei, finì in ristrettezze a Parigi e divenne uno dei più cari amici di Degas, da lui
spesso ritratto nei suoi dipinti.
Tra le importanti opere in mostra si segnala un preziosissimo disegno di Degas, proveniente dalla famiglia dell’artista, in cui è ritratto Eugène Manet, fratello del più celebre Édouard e marito della pittrice Berthe Morisot, anch’essa presente in mostra con un toccante ritratto fattole da Manet, pochi giorni dopo la morte del marito Eugène.
Una mostra, questa, che annovera aspetti poco noti di Degas e che porta al grande pubblico il piacere della scoperta di opere raramente esposte al pubblico per la loro fragilità.Degas: le tre aree tematiche della mostra a Napoli
La mostra si suddivide in tre aree. Questa prima sezione guida i visitatori nelle vicende familiari del
barone Hilaire Germain Edgar De Gas, da tutti conosciuto come Edgar Degas, a partire dal ritratto del
nonno Hilaire e da quelli di alcuni dei suoi famigliari, per poi terminare con il capolavoro La Famiglia
Bellelli. Ad introdurre i visitatori all’esposizione, una carrellata di immagini e di opere che raccontano
la Napoli di fine Ottocento, che accolse Degas durante il suo soggiorno napoletano (1854 – 1856).
Una città, Napoli, che restò nel suo cuore per il calore della sua gente per la luce del suo cielo, che ritornava costantemente nei suoi racconti, specie durante le fredde serate parigine.La seconda sezione è dedicata ai temi preferiti da Degas: ballerine, corse dei cavalli, serate tra teatri,
caffè-concerto e “Maison Close”. Degas esplora e viviseziona una società che cambia e che, tra la
frenesia di una vita fatta di luci, suoni e sfarzi, in una mondanità apparentemente senza limiti,
nasconde al suo interno il dramma di chi da questo mondo è espulso, relegato nella quotidianità
faticosa di lavandaie, stiratrici, prostitute o di personaggi inebetiti dall’alcool, all’interno di fumosi
café.
Questi due aspetti della sua vita parigina emergono in maniera esemplare dalle straordinarie immagini
e dagli studi fatti dal vivo da Degas, uno dei più grandi cantori della società francese di fine Ottocento.La terza sezione di questa mostra è dedicata agli amici, alla vita sociale e anche alle sue tormentate vicende personali, con la presenza di opere e immagini di artisti quali Marcellin Desboutin, Ludovic Halévy, Cezanne, Pablo Picasso, Filippo Palizzi, Domenico Morelli, Édouard Manet, Todulouse-
Lautrec. Inoltre, viene messa in luce la straordinaria avventura di Degas alla scoperta dell’Impressionismo e di un mondo in grande trasformazione.
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