Come sarebbe la vita di Marilyn Monroe se, oggi, fosse ancora viva? Se lo è chiesto Maria Di Razza e la sua risposta si trova in Goodbye Marilyn (2018), un corto animato che ci mostra un lato dell’icona e fragile attrice, che non tutti conoscono.
Goodbye Marilyn ci porta al cospetto di una Monroe non più giovane che, invece di morire, ha deciso di allontanarsi da quelle scene che ne hanno prodotto un personaggio, rubandole l’anima. Nel corto animato il suo reale suicidio diventa una simulazione di morte, un’idea che le ha, finalmente, permesso di avere quella tanto agognata libertà che le era stata strappata dalla fama e dalla popolarità.
In Goodbye Marilyn di Maria Di Razza troviamo un’attrice attempata ma che, nonostante lo scorrere del tempo, sprigiona ugualmente fascino non quello dei tempi della giovinezza ma uno charme maturo, fatto di esperienza e di consapevolezza di ciò che è stata e di ciò che ha scelto di essere.
Il ritratto di Marilyn Monroe, che mostra la regista puteolana, è quello di una donna consapevole ed intelligente che nella giovinezza ha rincorso il sogno di essere qualcuno, riuscendoci pienamente. Una volta raggiunto il traguardo ha visto che quel sogno raggiunto non era perfetto come si aspettava perché, negli anni, le ha portato via la libertà e la sua vera identità.
La Marilyn Monroe di Maria Di Razza si lascia a considerazioni, figlie del nostro tempo, come il paragone tra la popolarità che ha vissuto in prima persona e quella di oggi scandita da selfie e da consensi virtuali.
Per scoprire il resto non vi resta che guardare l’intervista video che abbiamo fatto alla regista!
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È la notte un raduno d’ombre appunti su Falcone al Teatro Mercadante
In occasione del 30° anniversario della strage di Capaci: 23 maggio 1992 il Teatro di Napoli-Teatro Nazionale martedì 24 maggio alle ore 21.00 al Teatro Mercadante presenta: È la notte un raduno d’ombre, Appunti su Falcone e altri testi di Franco Scaldati, un progetto di Franco Maresco e Claudia Uzzo.
Nel 30° anniversario della strage di Capaci (Palermo) del 23 maggio del 1992, il Teatro Nazionale di Napoli, martedì 24 maggio alle ore 21.00 al Teatro Mercadante, presenta E’ la notte un raduno d’ombre. Appunti su Falcone e altri testi di Franco Scaldati.
Una performance tra immagini, testi e memorie, su progetto di Franco Maresco e Claudia Uzzo, a partire dal testo del drammaturgo, attore e regista Franco Scaldati, scomparso nel 2013 autore di testi come Il pozzo dei pazzi, Totò e Vicè, considerato tra i maggiori esponenti della drammaturgia italiana contemporanea dalla seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso.
Un evento artistico e allo stesso tempo civile, attraverso la poesia e le parole di Franco Scaldati e le immagini del regista Franco Maresco, per ricordare e raccontare l’atmosfera degli anni dell’operato del Magistrato Giovanni Falcone, assassinato da Cosa nostra insieme alla moglie Francesca Morvilo e ai tre uomini della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Ricorda Franco Maresco:
Gli “Appunti per Falcone” furono ritrovati tra le carte del drammaturgo Franco Scaldati nel 2018. Dell’esistenza di questi brevi testi poetici mi aveva parlato più volte Melino Imparato dopo la morte di Scaldati . Si sapeva che c’erano, o c’erano stati veramente, ma nessuno li aveva trovati fino a quell’anno.
In “Appunti per Falcone” non c’è nessun riferimento ai fatti reali, alle cronache di quella strage del ’92, meno che mai a trattative tra Stato e mafia o ai mille ” teoremi ” di cui si parla o delira da trent’anni. C’è invece la poesia e la lingua irripetibili di Franco Scaldati, la sua visionarietà, la sua profondissima riflessione sul mistero dell’esistenza umana, su quella che lui chiamava la “perversione del destino“.
Solo gli “esperti ” di vecchie cose palermitane riconosceranno in alcuni splendidi monologhi il riferimento biografico a Falcone: quello del boss della Kalsa, Tommaso Spadaro, che da bambino giocava a pallone con il futuro giudice (e suo “nemico”). Il resto è puro Scaldati, visione di ” abissi e catastrofi “, da cui però, forse, può rinascere ancora la vita.
La performance anticipa il progetto di produzione che il Teatro di Napoli avvierà intorno alla drammaturgia di Franco Scaldati, con il regista, a partire dalla prossima stagione.
Ingresso libero su prenotazione, fino a esaurimento posti disponibili.
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III edizione del Giffoni Jazz Festival si svolgerà dal 3 al 9 dicembre
La III edizione del GJF si svolgerà dal 3 al 9 dicembre tra il Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano (Sa) e il Borgo Medievale di Terravecchia a Giffoni Valle Piana (Sa).
Torna il grande jazz in Campania con ben 15 concerti, tra gli altri: Danilo Rea, Alfredo Golino, Javier Girotto, Elio Coppola, Helen Tesfazghi e Blue Channel. 6 presentazioni esclusive di album, 1 mostra fotografica, 1 convegno, 3 presentazioni di libri, 1 laboratorio e 4 masterclass.Tutti gli eventi sono ad ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria su portale Eventbrite.it
Continua la sua ascesa il Giffoni Jazz Festival che, nonostante le difficoltà organizzative dovute alle restrizioni dettate dall’emergenza pandemica, torna nella sua versione “invernale” e raggiunge il traguardo della terza edizione.
Il festival è organizzato dall’Associazione DeArt Progetti, con la direzione artistica di Annamaria Fortuna, con il sostegno della Direzione Generale Spettacolo del Ministero della Cultura ed il patrocinio della Regione Campania, del Comune di Giffoni Valle Piana, del Comune di Pontecagnano Faiano, della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana (CARISAL), in collaborazione con il Ministero della Cultura Direzione Generale Musei Campania e del Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano “Gli Etruschi di Frontiera”.
Con il partenariato di Upselling Tourism e Sofy Music. Oltre all’affiliazione delle associazione Sophia e Pro Curti.Il GJF 2021 è un evento interamente dedicato alla cultura e al linguaggio jazz, alla tradizione e ai nuovi linguaggi riguardanti la musica elettronica, alle contaminazioni. Un Festival musicale ricco di concerti, jam session, masterclass, laboratori didattici, approfondimenti con momenti creativi e ricreativi, il cui obiettivo è favorire la formazione di giovani artisti, ospitando musicisti di fama internazionale con progetti culturali d’alto calibro.
Nelle precedenti edizioni, tra gli oltre cento musicisti che si sono esibiti, spiccano artisti di livello internazionale come lo statunitense Richard Bona (Joe Zawinul, Mike Stern, George Benson, Branford Marsalis, Chaka Khan, Bobby McFerrin, Steve Gadd, PatMetheny Group), il contrabbassista israeliano Avishai Cohen (Chick Corea e Claudia Acuña), il sassofonista romano Stefano di Battista e il bandleader e chitarrista-producer barese Nicola Conte.
Per questa terza edizione il ricco cartellone prevede ben quindici concerti, sei presentazioni esclusive di album, una mostra fotografica, un convegno, quattro presentazioni di libri, laboratori didattici e quattro masterclass per basso, batteria, pianoforte, voce.
I protagonisti dei momenti live saranno Walter Ricci feat S. & G. Collective, Virginia Sorrentino & Ciro Caravano 4et, Mario Rosini 5et, il Trio di Salerno, le giovanissime sorelle brasiliane Blue Channel, Gennaro Ferraro 4et, Enzo Anastasio e Federico Luongo Project, Gabriella Di Capua, Helen Tesfazghi & Elio Coppola con special guest il sassofonista Daniele Scannapieco, gli Illogic Trio, Trio Malinconico, Igor Caiazza con l’argentino Javier Girotto, la Casanova Swing Band guest Stefano Giuliano, i Travel SC e in chiusura il trio headliner della manifestazione:
Danilo Rea (piano), Massimo Moriconi (contrabbasso) e Alfredo Golino (batteria) in un sentito omaggio a Mina che nasce dal progetto discografico “TRE per UNA” dove i tre musicisti riscrivono in chiave jazz i classici della “Tigre di Cremona”.Il programma dettagliato
03 dicembre
presso Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano
Live
ore 21.00 TRIO DI SALERNO
ore 22.30 WALTER RICCI feat. S. & G. COLLECTIVE04 dicembre
presso Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano
Masterclass “Voce”
ore 10.00 con MARIO ROSINI
Liveore 21.00 VIRGINIA SORRENTINO & CIRO CARAVANO 4ET
ore 22.30 MARIO ROSINI 5ETpresso Borgo Medievale di Terravecchia
ore 18.00 Presentazione album “The Survival of Consciousness” di
BLUE CHANNELpresso Biblioteca Comunale “A. Gatto” presso il MAP
Presentazione libro
ore 19:00 “Stili e tecniche dei grandi chitarristi” di Carlo Fimiani05 dicembre
presso Borgo Medievale di Terravecchia
Live
ore 12.00 Presentazione album “It’s Right” di
GENNARO FERRARO 4ET
ore 18.00 Presentazione album “Do you Groove?” di
ENZO ANASTASIO e FEDERICO LUONGO PROJECTpresso Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano
ore 19.00 Presentazione mostra
Incontro con i fotografiANTONIO BERGAMINOMICHELE MARIFRANCESCO TRUONO -
Carmelo Bene e il teatro
Carmelo Bene è stato una delle figure più importanti per la cultura del ‘900 e non solo perché è stato capace di trasformare il linguaggio teatrale, reinventandolo con uno stile ricercato e barocco. Un artista a 360 gradi, dotato di genialità, irriverenza e immensa cultura letteraria, teatrale e filosofica. La sua battaglia principale per quanto concerne la sfera teatrale è quella di scagliarsi contro il teatro di testo, in favore di un teatro da lui stesso definito scrittura di scena, che dice ma mai del tutto.
Il teatro a cui si ispira Carmelo Bene è quello di Antonin Artaud, che descriveva con queste parole il teatro:
Un teatro che subordini la regia e lo spettacolo, vale a dire tutto ciò che in esso c’è di specificatamente teatrale, al testo, è un teatro di idioti, di pazzi, di invertiti, di pedanti, di droghieri, di antipoeti, di positivisti, in una parola di Occidentali.
Nel 1972 Carmelo Bene, smaltita la sbornia cinematografica, ritorna a teatro. Questo ritorno significa calcare le grandi scene, in cui ci sono le code ai botteghini. Colleziona 25 sold out di fila con Nostra Signora dei Turchi.
Gli anni ’70 sono segnati nel teatro dalla nascita del teatro antropologico: Grotowski, l’Odin Teatret di Eugenio Barba. Di questo panorama Carmelo Bene dice:
Grotowski l’ho intravisto e non mi piace. Ho seguito un seminario di Barba al convegno di Ivrea e mi ha fatto morir dal ridere. Non potendo scavalcare una barriera umana, mi sono pisciato sotto davvero. Nessuna traccia di umorismo e ironia. Problemi personali. Con il pretesto del teatro o altro, mettono su queste comunità spiritate dove ci si può sopportare solo a patto di buttarla sulla comunione-masturbazione mistica.
Per Carmelo Bene questa tipologia di teatro rappresenta la povertà di quest’arte scenica perché non esprime altro la sofferenza cassamutuata.
Il teatro per lui rappresenta il dover dar voce ad un’allucinazione senza testo e senza autore.
L’attore è un vivo che si rivolge ai vivi, ma, in particolare nel repertorio classico, deve cessare di essere tale per apparire come contemporaneo del personaggio, simile a un morto tra i vivi.
Carmelo Bene durante le sue esibizioni teatrali si faceva spesso applicare, prima di salire sul palcoscenico, vistosi cerotti adesivi su tutto il viso perché voleva cancellare il riconoscimento del proprio viso e trasmettere una sorta di effetto invisibile.
La figura di Carmelo Bene è stata spesso oggetto di grandi polemiche: per alcuni è stata una figura geniale mentre per altri un presuntuoso massacratore di testi.
La lotta di Carmelo Bene si dirige contro la drammaturgia borghese che appoggia la classica visione del teatro.
Per l’artista è l’arte dell’attore quella su cui puntare i riflettori perché è l’attore che deve personificare tutto il complesso teatrale.
Carmelo Bene si scaglia contro il teatro di testo che si limita ad un semplice ripetere, imparando a memoria, le parole scritte da altri. Ciò che invece deve fare l’attore, secondo Carmelo Bene, è divenire l’artefice della scena e non un calarsi nel ruolo per intrattenere. Il testo teatrale rappresenta un effetto scenico come possono esserlo la musica o le luci.
Se volessimo descrivere il personaggio di Carmelo Bene lo potremmo definire un anarchico del teatro.
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