Parte ufficialmente la programmazione dello Zia Lidia Social Club con la proiezione al Cinema Partenio del film Opera senza autore di Florian Henckel von Donnersmarck (2018), prevista il 23 gennaio alle ore 20.00.
Opera senza autore è un biopic ispirato alla storia di Gerhard Richter (1932), noto artista tedesco.

Opera senza autore di Florian Henckel von Donnersmarck
Florian Henckel von Donnersmarck ci conduce nel 1938 a Dresda, Kurt Barnert, è ancora un bambino, ed è segretamente innamorato di sua zia Elizabeth, una ragazza dall’animo delicato e sensibile, con una forte passione per il mondo dell’arte, dei musei e della musica.
In Germania, durante il nazismo, non c’è posto per persone sensibili come lei e viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico. Elizabeth chiede al medico di non essere sterilizzata perché non sa che, in realtà, ciò che le riserva il futuro è ben più brutale.
Kurt Barnet, intanto, è sopravvissuto al bombardamento di Dresda e ha scoperto di avere un’innata propensione per il disegno e la pittura astratta. Il giovane artista si invaghisce di Ellie, figlia del ginecologo nazista che ha condannato la zia.
Una serie di eventi cambieranno il destino del giovane artista, riportando a galla ricordi della sua infanzia che aveva rimosso.

Florian Henckel von Donnersmarck regista
Opera senza autore tratta i lati oscuri del nazismo e il regista, per non rendere scontata l’argomentazione, procede con un parallelismo che affronta le stagioni della vita del protagonista del film, che vanno di pari passo con la storia, gli eventi e le correnti di pensiero di questi anni.
Per scoprire il resto non vi resta guardare Opera senza autore!
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La Napoli di mio padre di Alessia Bottone
La Napoli di mio padre è un docufilm di Alessia Bottone, attualmente in tour per rassegne e festival. L’idea del film nasce da due esigenze: quella di raccontare il rapporto tra padre e figlia e l’altra a quella di parlare dell’esigenza della fuga dalle proprie radici ma anche come mezzo di sopravvivenza per i migranti e per i richiedenti asilo.
Il lavoro cinematografico ha dei tratti autobiografici perché la regista è veronese ma il papà, Giuseppe Bottone, è di Napoli. Alessia Bottone,da piccola si è ritrovata molto spesso ad accompagnare il padre durante i viaggi che lo riportavano nella sua terra di origine ma lei, che di città ne aveva un’altra, non capiva dove e perché stesse andando in un altro luogo che per lei non rappresentava casa, non rappresentava nulla.
Mi sono sempre sentita parte di un Sud che ho conosciuto solo grazie agli aneddoti di mio padre e di un Nord dove sono nata e cresciuta e mi sono chiesta se questa sensazione fosse condivisa anche dai figli dei nuovi migranti.
Vivere in un contesto in cui convivono più culture è indubbiamente arricchente, ma trovare una propria identità all’interno di questa ricchezza non è sempre facile. Ho quindi raccolto i ricordi di mio padre per poi tornare nella sua città e mi sono ritrovata davanti ad uno specchio, sorprendendomi di riuscire a vedere un’altra parte di me stessa.
Il docufilm di Alessia Bottone
La Napoli di mio padre vuole aprire un focus sul tema della migrazione che porta con sé la voglia di fuggire da un luogo in cui non si sta bene per diverse ragioni e che spinge molti al fuggire, per trovare un posto nel mondo che faccia per loro.
Che cosa accomuna gli emigranti italiani del secolo scorso che partivano con la valigia di cartone con i migranti di oggi che richiedono asilo, sfidando il mare su barconi?
Ciò che li accomuna è il loro misterioso passato che ciascuno custodisce gelosamente che però ha qualcosa di turbolento e disperato perché fuggire non significa semplicemente cambiare posto nel mondo ma integrarsi in una nuova terra, accettandola e facendosi accettare.
Locandina del docufilm di Alessia Bottone
Alessia Bottone: biografia
Alessia Bottone è una sceneggiatrice e giornalista laureata in Istituzioni e Politiche per i Diritti Umani e la Pace.
Nel 2017 consegue il Master in Sceneggiatura Carlo Mazzacurati dell’Università degli Studi di Padova. Ha curato la regia e la sceneggiatura del cortometraggio Violenza invisibile, dedicato alla violenza psicologica sulle donne e di due documentari: Ritratti in controluce e di Ieri come oggi.
Nel 2013 pubblica Amore ai tempi dello stage, Galassia Arte 2013 e nel 2015 Papà mi presti i soldi che devo lavorare?.
Nel 2017 le sono stati riconosciuti alcuni premi per le sue inchieste: Il Premio Giornalistico Claudia Basso con l’inchiesta Pfas, il Premio Alessandra Bisceglia per la comunicazione sociale e infine il Premio Massimiliano Goattin per la realizzazione di una video inchiesta sulle barriere architettoniche.
Nel 2018 rientra tra i finalisti del Premio Cesare Zavattini per la realizzazione di progetti di riuso creativo del cinema d’archivio e del Premio Luzzati per cortometraggi.
La Napoli di mio padre è il suo primo cortometraggio a base di archivio.
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Madame Claude: il biopic sulla vita di Fernande Grudet
Madame Claud (2021) di Sylvie Verheyde è un biopic sulla vita di Fernande Grudet, maîtresse e agente CIA, che ha segnato gli anni ’70. La regista ci catapulta nel 1968 a Parigi, facendoci entrare, senza preamboli, nel regno e nella psiche di Madame Claude, che ha un esercito di 300 ragazze e che lavorano per lei in un giro accessibile solo ad uomini facoltosi.
In un attimo si accede in quel sottile mondo in cui legalità e illegalità diventano una sola cosa e tutto ciò che riguarda la società assume un aspetto diverso da quello che sembra tale. Lei è una donna senza scrupoli, dedita solo al suo lavoro e al denaro: ha deciso di non innamorarsi più e di non commettere più l’errore di lasciarsi trascinare da sentimenti che diventano difficili da gestire.
Un film di Sylvie Verheyde
Madame Claude: la trama
Sylvie Verheyde cerca di delineare nel miglior modo possibile l’immagine di Fernande Grudet, mostrando, seppur forzatamente, un tratto di donna femminista che però ha molti limiti nella credibilità riguardo questo aspetto.
Per essere femministe, ad esempio, non basta avere una “ditta” di sole donne se poi queste ultime le si contratta come pezzi di carne che possono essere macellati.
L’indipendenza sicuramente va di pari passo con l’autonomia ma non dimentichiamo che, il femminismo, è un ideale sociale e politico che ha come scopo la parità dei diritti di tutte le donne, non soltanto la propria.
Fernande Grudet potrebbe essere annoverata come una femminista individualista che significa soltanto egoista perché ciò che fa lo fa solo per i suoi fini, scopi e interessi.
Certamente non la si può considerare una Simone De Beauvoir.
Madame Claud si descrive con queste parole:
Ho capito molto presto che la maggior parte degli uomini ci tratta come delle puttane, ho deciso di essere la regina delle puttane. Alcuni dubitano perfino della mia esistenza, altri pensano che io sia un uomo.
Quando inizi a fare i soldi arrivano gli sciacalli, mi sono sentita in obbligo di lavorarmi i servizi segreti: dare per avere.
Il suo unico amore il denaro, ciò che le è mancato da piccola, vive nel lusso ed è abituata a richieste speciali dei suoi clienti che spesso lasciano le sue ragazze sfigurate o con lividi, per il semplice gusto di appagare le proprie perversioni sessuali. Per Fernande Grudet è tutto lecito, l’importante è che lascino insieme ai desideri appagati una borsa di banconote, il prezzo giusto da pagare per il martirio inflitto.
Madame Claude ha una figlia con cui ha un rapporto distaccato, che la donna cerca di colmare con il denaro e non facendole mancare nulla ma ciò che la ragazza chiede alla madre è diverso da tutto quello che Fernande Grudet le vuole dare e le offre.
Ad un certo punto alla donna inizia a sfuggire tutto di mano: i compromessi con i servizi segreti, il potere sul lavoro e la vita di sua figlia. Tutti, quasi contemporaneamente, le mostrano il conto da pagare e lei fa i conti con se stessa e con la sua solitudine.
Il biopic sulla vita di Fernande Grudet
Probabilmente anche la stabilità economica che aveva cercato e ottenuto si rivelerà effimera allo stesso modo di quegli stessi sentimenti da cui è fuggita per tutta una vita.
Per scoprire il resto non vi resta guardare il film, disponibile su Netflix.
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Pompeii Theatrum Mundi 2023
Pompeii Theatrum Mundi 2023, il festival estivo del Teatro Nazionale di Napoli, giunto alla sua sesta edizione, ritorna in uno dei luoghi più ammalianti, il Teatro Grande di Pompei, con un programma che rinnova l’alleanza tra classico e contemporaneo, nel segno della riscrittura e reinterpretazione del mito tragico. Dei quattro spettacoli proposti in questa nuova edizione, tre affrontano il tema della maternità in alcune delle sue declinazioni più drammatiche.
Clitennestra, che io stesso dirigerò sul mio adattamento del bellissimo romanzo di Colm Toíbín, La casa dei nomi, è la storia d’una madre che fa del desiderio di vendetta l’unica, dolorosa, ragione della propria vita. A vestirne i panni sarà Isabella Ragonese, tra le nostre attrici di maggiore fascino e temperamento, ormai al culmine della sua maturità espressiva.
In Nozze di sangue di Federico Garcĺa Lorca, il personaggio della Madre è destinato a sopportare a vita il dolore e le ferite che risalgono a lontane e sanguinose faide familiari: con la guida magistrale di Lluís Pasqual, lo interpreterà Lina Sastri, grande attrice, tra le più amate dal nostro pubblico.
Medea, un personaggio mitico che nella magnetica, potente, personalità di Laura Marinoni e nella chiave di lettura d’uno dei nostri registi più sensibili e significativi, Federico Tiezzi, troverà sfumature intense e perturbanti.
A chiudere il programma, Ulisse, l’ultima Odissea… di Giuliano Peparini, riscrittura del tutto originale dell’Odissea omerica, in cui si mescolano prosa, musica, lirica, danza, performance e giochi di luce. Quattro spettacoli che, promettendo emozioni e suggestioni, valorizzano e nello stesso tempo sono valorizzati dallo scenario straordinario del Teatro Grande e del Parco Archeologico di Pompei guidato da Gabriel Zuchtriegel, con il quale siamo da tempo impegnati nella condivisione di questo importante progetto. Un rito che anno per anno si rinnova e si compie nel cerchio affettuoso, e caloroso, del pubblico che, muovendosi da ogni parte d’Italia, continua a decretarne il senso di continuità e il successo.Pompeii Theatrum Mundi 2023: programma dettagliato
16 e 17 giugno ore 21
CLITENNESTRA
da La casa dei nomi di Colm Tóibín
adattamento e regia Roberto Andò
con Isabella Ragonese (Clitennestra), Ivan Alovisio (Agamennone),
Arianna Becheroni (Ifigenia), Denis Fasolo (Achille), Katia Gargano (donna anziana del popolo), Federico Lima Roque (Egisto), Cristina Parku (Cassandra),
Anita Serafini (Elettra)
coro Luca De Santis, Eleonora Fardella, Sara Lupoli,
Paolo Rosini, Antonio Turco
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale,
Campania Teatro Festival – Fondazione Campania dei Festival23 e 24 giugno ore 21
NOZZE DI SANGUE
di Federico García Lorca
adattamento e regia Lluís Pasqual
con Lina Sastri (la madre), Giacinto Palmarini (Leonardo), Giovanni Arezzo (sposo), Alessandra Costanzo (la vecchia), Ludovico Caldarera (il vecchio), Roberta Amato (sposa di Leonardo), Floriana Patti (donna), Gaia Lo Vecchio (donna), Alessandro Pizzuto (uomo), Sonny Rizzo (uomo), Elvio La Pira (uomo)
produzione Teatro Stabile di Catania, Teatro Stabile
di Torino – Teatro Nazionale,
Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Biondo Palermo1 e 2 luglio ore 21
MEDEA
di Euripide
regia Federico Tiezzi
con (in ordine di apparizione) Debora Zuin (nutrice), Riccardo Livermore (pedagogo), Laura Marinoni (Medea), Roberto Latini (Creonte),
Alessandro Averone (Giasone), Luigi Tabita (Egeo), Sandra Toffolatti (il nunzio), Francesca Ciocchetti (prima corifea), Simonetta Cartia (prima coreuta)
coro Alessandra Gigli, Dario Guidi, Anna Charlotte Barbera, Valentina Corrao, Caterina Fontana, Francesca Gabucci, Irene Mori, Aurora Miriam Scala, Maddalena Serratore, Giulia Valentini, Claudia Zappia
produzione INDA – Istituto Nazionale del Dramma Antico15 e 16 luglio ore 21
ULISSE, L’ULTIMA ODISSEA…
da Omero
regia Giuliano Peparini
con Giuseppe Sartori (Ulisse), Giulia Fiume (Penelope), Massimo Cimaglia (barbone), Alessio Del Mastro (Telemaco),
Giovanna Di Rauso (Circe),
Gabriele Beddoni (Argo / un barbone)
produzione INDA – Istituto Nazionale del Dramma Antico
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