Caina (2016) è un film di Stefano Amatucci tratto dall’omonimo romanzo di Davide Morganti.
Per il ciclo La voce dell’autore, promosso dallo Zia Lidia Social Club, lo scrittore ed il regista hanno incontrato il pubblico al cinema Partenio, dopo la proiezione del film.
Caina è un film che affronta la tematica dell’immigrazione da un punto di vista diverso e in cui non c’è spazio per la pietà o per la compassione. I protagonisti non crescono umanamente, restando fedeli a loro stessi dall’inizio alla fine perché non ci sono vinti e vincitori. La fotografia è cupa ed essenziale, aderisce perfettamente nel dare quella chiave di lettura lontana dalla catarsi e vicina al distacco emotivo.
La trama di Caina nasce dalla fusione de Il trovacadaveri (2010), un monologo di Davide Morganti e del romanzo sopracitato. L’intento con cui prende vita il lungometraggio non è quello di affrontare il tema dell’immigrazione ma è quello di mostrare lo scontro razziale, evitando il classico cliché narrativo con persecutori e vittime.
Altro tema presente in Caina e molto caro a Davide Morganti è quello religioso: la fede spesso viene vista e percepita come un elemento che supporta il dolore. Nel film, invece, la diversità di orientamento religioso associata all’ignoranza e alla povertà d’animo porta alla diffidenza e alla xenofobia.
![Caina: il film](https://www.ilplurale.it/wp-content/uploads/2019/03/locandina-2.jpg)
Caina la locandina
Protagonista del film è Caina (Luisa Amatucci), una trovacadaveri, che incarna alla perfezione tutti i luoghi comuni beceri, esistenti nella società di oggi. È una donna che crede di essere sempre nel giusto, non mette mai in discussione il proprio pensiero, restando chiusa nel suo microcosmo fatto di supposizioni infondate e profonda non conoscenza di ciò di cui sta parlando.
Caina rispecchia l’essere umano medio, convinto di sapere e conoscere tutto senza studiare o senza approfondire argomenti di cui intende parlare o per cui intende battersi.
Il film, sotto alcuni aspetti, è disturbante perché scuote senza lasciar spazio alle domande, mostra senza voler essere sovrainterpretato ma semplicemente desidera essere osservato per ciò che è e che sta mostrando in tutta la sua datità.
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Lara Serrano si racconta in “Follia”, il suo nuovo singolo
Anteporre se stessi alle proprie maschere, a tutti quei filtri e quelle convenzioni che indossiamo quotidianamente come abiti ben disposti nell’armadio delle apparenze – e delle difese da esse – per mostrarci diversi, altro da ciò che siamo, allo sguardo del mondo, ma soprattutto al nostro, il più crudele e indagatore, abituandoci così ad interpretare ruoli, copioni e vesti che non ci rappresentano e ci distanziano sempre di più dal nostro vero nucleo, dalla nostra reale natura.
Questo è ciò che Lara Serrano, intensa e brillante cantautrice genovese, racconta in “Follia”, il suo nuovo singolo disponibile in tutti i digital store.
Reduce dal successo delle sue precedenti release – dall’emozionante esordio con “Vinti” (2020) al romanticismo in bilico tra malinconia e speranza di “Guai” (2020) e il desiderio di rivalsa intrecciato al fuoco dei sogni espresso in “Roma Miami” (2021) -, la raffinata artista classe 1998 torna con un brano capace di rivelare una profonda maturità personale, una consapevolezza interiore che, unita alla sensibilità e alla finezza evocativa della sua penna, rende in musica emozioni e sentimenti per troppo tempo repressi e rinchiusi nello scrigno del cuore, sollevando, step by step, quello che Arthur Schopenhauer ha definito il “Velo di Maya”, l’illusione che ci impedisce di scorgere e percepire la Verità, per connetterci alla nostra più autentica essenza.
Una suggestiva e coinvolgente sintesi delle pagine del proprio passato, dei contrasti con se stessi verso la costruzione di un’identità e di un carisma forgiati con la forza scaturita dalle fragilità – «Ho sempre un’alba in tasca perché ho paura del buio e una manciata di freddo quando fuori sarà Luglio» -, uno sguardo onesto e consapevole sul presente, che, privo di ogni forma di giudizio, osserva senza colpevolizzare l’occhio da cui nasce, cogliendo sfumature, scenari e cromie che si susseguono per comporre l’articolato e straordinario mosaico della nostra vita.
Dal dolore straziante per la perdita terrena di un faro guida del proprio cammino – «nel buio dei 15 anni, tra le regole e i danni, nel fior fiore dei miei affanni, per la perdita di Fanny» – a quello necessario e universalmente condiviso del percorso di crescita personale – «ho paura di guardarmi dentro, ho paura sia vuoto» -, Lara Serrano ripercorre il suo vissuto fino al momento attuale, in un incalzante avvicendarsi di istanti che corrono veloci ma lasciano nell’anima il sapore dell’eterno, trasformando «un cuore di plastica» dalle «emozioni sottovuoto» in un «asso nella manica» capace di liberarsi dal «peso lancinante di mattoni che non costruiscono niente», per rinascere, oltre al dolore, oltre la “Follia” che, giorno dopo giorno, attraverso la conoscenza di sé, smette di identificarsi con i sentimenti che ci compongono, quell’«abbraccio intorno al collo che continua a stringere», arrivando a comprendere che l’unica vera follia è quella di vivere a metà – «non scambio oro con il rame» -.
Una pagina del diario emozionale di Lara Serrano, che, come lei stessa spiega, è destinata al bimbo che ognuno di noi si porta dentro:
”Follia” è nata sul tetto di un residence pugliese, in un periodo in cui lo stress e i ricordi erano all’ordine del giorno. È un riassunto della mia adolescenza, di quel bagaglio emotivo che ha contribuito a formare la persona che sono oggi. Si evince il dolore per la perdita di mia nonna, che è sempre stata “casa” e la paura di non trovare un sorriso di riserva nei periodi più bui. È una canzone completamente autobiografica, la cui destinataria è la me bambina, il lato delicato, impaurito e meravigliosamente fragile che vive dentro ciascuno di noi. La musica, per me, è sempre stato uno strumento di autoanalisi, di sfogo e questo pezzo ne è la prova.
Prodotto da Emanuele Sciarra, che ha cucito su un testo di rara bellezza una veste sonora dinamica e fresca, con netti richiami all’immaginario pop di fine anni ’90, “Follia” è il lascito in note al nostro Io bambino, una carezza sulle cicatrici dell’anima che ricorda a ciascuno di noi quanto la “Follia” stia nel rinnegarle perché, l’unico modo per liberarsi dalla sofferenza non è evitare che si ripresenti, precludendosi così la possibilità di vivere pienamente anche le emozioni positive, né disconoscerla; bensì accettarla come parte integrante, imprescindibile e spesso funzionale, nella ricerca di ciò che siamo davvero.
Lara Serrano
Lara Serrano: biografia
Lara Serrano è una cantautrice italiana nata a Genova il 05 Ottobre 1998. Manifesta la passione per la musica fin da bambina, passando ore a guardare in TV lo Zecchino d’Oro e cantando le canzoni presentate nella kermesse canora.
Pochi anni dopo, dà il via alla sua formazione artistica studiando pianoforte e, durante le scuole medie, prende parte ad una band scolastica che le consente di mettere in pratica le competenze acquisite esibendosi su svariati palchi e partecipando – e vincendo – diversi concorsi. A soli 12 anni, scrive il suo primo brano inedito, “Basta un solo sguardo”, dedicato alla nipotina e, tre anni più in là, dopo la scomparsa della nonna materna, abbandona lo studio del pianoforte per dedicarsi a quello della chitarra elettrica.
Nel 2017, si diploma al Liceo Linguistico e prosegue il suo percorso formativo con gli studi accademici in Giurisprudenza, senza mai abbandonare la musica: nel 2020, infatti, rilascia sulle piattaforme digitali il suo primo singolo ufficiale, “Vinti”, seguito, qualche mese più in là, da “Guai” e, l’anno successivo, da “Roma Miami”, prodotto da Beppe Stanco, con videoclip ufficiale firmato da Gianluca Garretto e ispirato alla figura della celebre produttrice cinematografica Rita Rusić, che la stessa Lara ha l’occasione di conoscere personalmente.
Nel Dicembre 2021, esce il remix di “Roma Miami”, interpretato in collaborazione con Fra Melito, giovane e brillante artista emergente della scena capitolina e, nel 2022, è il turno di “Follia”, un pezzo intenso e viscerale volto a sollevare da se stessi e dal mondo le maschere del giudizio, quello che Arthur Schopenhauer ha definito il “Velo di Maya”, l’illusione che ci impedisce di scorgere e percepire la verità, per connetterci alla nostra più autentica essenza, a cui fa seguire, nell’estate dello stesso anno, “C’est la vie”, release scritta a quattro mani e interpretata con il cantautore meneghino Marco Conte.
Allegra e solare, ma al contempo intimista e riflessiva, Lara Serrano è una voce fuori dal coro, una penna in grado di emanare la luce per riemergere dall’ombra dei conflitti interiori, delle etichette e dell’individualismo di una società che corre veloce, troppo veloce per ascoltare i bisogni del cuore.
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Strane Coppie: Manuel Puig e Pier Vittorio Tondelli
Saranno Manuel Puig, Pier Vittorio Tondelli, la musica e il cinema i protagonisti dell’incontro “L’altro è un dono” di Strane Coppie, giovedì 28 ottobre alle 18.30 al Monastero delle Trentatré a Napoli (via Armanni,16) e in streaming.
La rassegna di letteratura internazionale ideata e condotta da Antonella Cilento ospiterà, in questa occasione, Vittoria Martinetto, docente universitaria e traduttrice di grandi autori di lingua spagnola, portoghese, inglese e francese per le maggiori casa editrici italiane, e lo scrittore e critico letterario Mario Fortunato, con le letture d’attore di Fabio Cocifoglia e le musiche live di Paolo Coletta.
Le opere del grande scrittore e sceneggiatore argentino Puig (Il bacio della donna ragno) e del nostro Tondelli (Altri libertini) ricche di continui riferimenti al cinema e alla musica, saranno le basi su cui poggerà anche un altro racconto: quello sulla letteratura e la musica, attraversando un lungo periodo dagli anni Trenta ai Cinquanta e i prolifici anni Ottanta, con i relativi fermenti sociali, culturali e politici. Nell’occasione sarà proiettato Work in progress Ciao Libertini! Gli anni Ottanta secondo Pier Vittorio Tondelli (15”) – Outtakes dal film di Stefano Pistolini, produzione Sky Arte.
Strane Coppie: Manuel Puig e Pier Vittorio Tondelli
Anche questo appuntamento di Strane Coppie, in presenza con prenotazione obbligatoria, sarà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook di Lalineascritta Laboratori di Scrittura, organizzatrice della rassegna con il sostegno di Banco BPM e la collaborazione di Instituto Cervantes Napoles, libreria Ubik di Napoli, Onlus L’Atrio delle Trentatré, strutture ricettive Chiaja Hotel e B&B Dei Decumani.
Tutti gli incontri della kermesse saranno successivamente editati in LIS Lingua Italiana dei Segni e resi disponibili online.
Strane Coppie proseguirà con altri tre appuntamenti a novembre a dicembre.
Per partecipare in presenza è necessaria prenotazione: info@lalineascritta.it
Gli incontri si terranno nel rispetto delle normative anti Covid vigenti.
Date: 14 e 28 ottobre; 11 novembre; 2 e 16 dicembre 2021
Orario: 18.30
Luogo: Monastero delle Trentatré – Sala Maria Lorenza Longo – Via Armanni, 16 – Napoli
Ingresso: gratuito fino ad esaurimento posti consentiti
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Superluna è il nuovo singolo degli Smitch in Blu Ray
Superluna è il nuovo singolo degli Smitch in Blu Ray, i componenti della band spiegano il senso del brano.
Stefano Franchi (basso) afferma:
Mi piace dire di Superluna che è un brano fuori dal comune, una sorta di vocazione. Quando lo suono, quando lo ascolto mi catapulta in quel mondo in cui tutto è in discussione, le mie stesse convinzioni diventano un forse. Proprio questo mi dà l’idea di dovermi trasformare ogni volta per poter apprendere a pieno chi sono io nel concreto.
Quella sensazione di camminare in bilico tra tranquillità e ansia, agonia e risoluzione esprime esattamente lo stato d’animo a molti comune di non ritrovarsi con il mondo esterno. Superluna potrebbe aiutarvi a trovare la vostra vera personalità.
Andrea Concu (chitarre e seconda voce):
Superluna è stato il primo pezzo partorito da una mia idea dopo che ci eravamo rimessi a suonare con il gruppo. Abbraccia tante fasi e tanti momenti, la scrittura non è stata immediata ma è stata dettata da un percorso e dalle sensazioni che questo mi ha generato.
È trasformazione, evoluzione, senso di smarrimento, confusione che sfocia in impeto e in una disperata richiesta di aiuto. È in qualche modo la presa di coscienza che i film mentali che ti sei fatto su qualcosa non sono reali ed è il mio personale modo in cui la mia mente passa da desiderare una cosa a ripudiarla.
Luca Magnaterra (batteria):
Penso a Superluna come un sogno lucido. È il pezzo che racconta, tramite un personale concetto di giudizio e morale, l’evoluzione della propria anima. Ci giudichiamo e cerchiamo di fare una stima tra bene e male, giusto e sbagliato, luce e buio fino ad arrivare al freddo bagliore della luna che rischiara e riflette ciò che siamo e vorremmo essere.
Una verità o presunta tale. È un ribaltamento delle prospettive, una presa di coscienza, un percorso che ci mostra quali demoni abitano dentro di noi.
Lorenzo Marchesini (tastiere e cori):
Superluna è un racconto di redenzione e metamorfosi. La trasformazione è anche sonora e proprio questo pezzo più di tutti gli altri mi comunica un senso di coesione e orchestralità, come se tutti i pezzi del puzzle si incastrassero piano piano per formare il quadro finale.
Una cosa su tutte mi emoziona: se ci fate caso durante lo special della canzone (ma quant’è bello trasformarsi nel mio gemello) c’è questo “temino” suonato con accordi in minore per poi ritornare nella parte finale (la luna in fronte a me) in maggiore come se si fosse attraversato l’inferno per arrivare ad un piccolo angolo di serenità.
Simone O’Meara (voce e testi):
Superluna nasce in un periodo in cui cercavamo di recuperare e prendere in mano il gruppo, ed è stato un po’ il primo bocciolo di un giardino a cui tutti tenevamo molto ma che non eravamo ancora capaci di curare. Scrivere il pezzo è stato come dare un secondo primo bacio alla ragazza con cui ti eri lasciato, dopo un poco di titubanza ci siamo ricordati per quale motivo facevamo musica. Così siamo stati noi stessi, di ritorno dall’ inferno a raccontare le nostre vicissitudini e a dare corpo alle emozioni.
È nato tutto dal riff di chitarra e poi si sono aggiunti gli altri strumenti, testo per ultimo. Personalmente io non riuscivo più a fidarmi delle mie capacità, sia di scrivere che di cantare, offuscato da una mente che non dorme mai e vuole sempre cercare di analizzare la situazione invece che lasciar fluire le sensazioni.
E così sotto una luna piena, che mi ero promesso di non guardare mai più, ho tirato fuori principalmente di getto le emozioni che avevo provato durante l’anno passato, purtroppo non sempre positive.
L’intento di tutti è sempre stato, inconsciamente o meno, scrivere delle storie che siano sempre tratte da un fondo di verità ed affiancare a queste storie una degna colonna sonora; a volte nasce prima la storia, altre volte è la musica che ci porta a rivisitare angoli della nostra mente, passato o presente. Allo stesso modo Superluna narra una sorta di discesa agli inferi, un toccare il fondo, e all’interno ha vari riferimenti sia alla letteratura Italiana che alla mitologia Egizia.
Musicalmente tocca vari generi anche se prevalentemente trova la sua dimora nel rock/metal, lo fa a modo suo, in maniera peculiare e “prendendola larga”, come ogni storia dettagliata e pregna di emozioni. Nel brano abbiamo voluto accostare la rabbia più cieca, la perdita di controllo, assieme alla speranza, la supplica soave; per questo motivo è difficile collocare il pezzo. Non si sentono spesso cori angelici, violini e successioni di accordi – direi disneyani – accostati alla potente sberla di un riff distorto ed una strumentale che martella per bene i timpani.
Questo pezzo segna per noi anche l’ aver varcato una soglia, l’essere arrivati a comporre in maniera diversa e ognuno di noi superando alcuni dei limiti che si è imposto. Abbiamo avuto l’ immenso piacere ed onore di essere arrivati in finalissima a Sanremo Rock con questo pezzo, e questo è stato importante soprattutto a livello morale, noi vogliamo credere nel progetto, e quando abbiamo visto che il progetto era riuscito ad arrivare a così tante persone è stato rincuorante, una pacca sulla spalla a tutti noi.
Ora imparando dal passato si va avanti come cani da tartufo, ci impegniamo a creare tanti altri giardini bellissimi.
Smitch in Blu Ray: chi sono?
Smitch in Blu Ray è energia in movimento su strade insolite che si incontrano tra un rap ermetico con narrativa metaforica ed una musica trasversale Alt Rock e Psycho Funk.
In questi 5 anni rilasciano un EP di 6 tracce “Equatour” registrato presso Indipendente Recording Studio (Matelica) ed una Live Session registrata al Naive Recording Studio (Fano).
Partecipano al Memorabilia Festival aprendo ai Pinguini Tattici Nucleari nel 2019, all’Homeless Rock Fest e al No Pop Radio Talent posizionandosi secondi rispettivamente nel 2021 e 2022, fino ad arrivare alla finalissima del Sanremo Rock Festival 2022.
Nel 2022 iniziano la collaborazione con l’etichetta Nugo.
Il 15 Giugno 2022 esce “Io mi do fuoco” nuovo singolo prodotto da Nugo registrato, mixato e masterizzato al SoundPuzzle Studio.
Il 1° Luglio 2022 vede l’uscita del videoclip diretto ed ideato da Sebastiano BraviSeguono mesi intensi di live e ospitate radio tra Giugno e Dicembre.
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il pubblico al Partenio
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