Tettagna è il titolo del romanzo d’esordio di Patrizia De Luca, edito da edizioni e/o, che uscirà il prossimo ottobre nelle librerie.
Il romanzo è una favola nera che capovolge le regole della nostra realtà perché all’interno delle pagine di Tettagna è la vita dei maschi ad essere minacciata dalla forza del corpo delle donne.
Tettagna: la trama
Tettiano è un paese che si trova nei pressi di Napoli, sotto la collina di Tettagna. Le donne che sono nate in questo piccolo paese di collina nascondono un segreto: il loro seno ha il potere di stregare qualsiasi uomo ma anche di ucciderlo.
Una volta che un uomo riesce a vedere il seno di una tettianese resta legato a quella donna per sempre e se un giorno, malauguratamente quella donna smette di amarlo, questi muore all’istante.
Quindi le donne di Tettagna ricorrono al potere di erbe e spezie della collina per riuscire a preservare il loro matrimonio, tramandando il loro segreto alle figlie perché le tettianesi possono avere un solo bambino e di sesso femminile.
Il romanzo di Patrizia De Luca è una sorta di favola nera che capovolge le dinamiche del mondo reale e sovverte la differenza di genere poiché ad essere fragili non sono le donne bensì gli uomini.
Protagoniste delle pagine di Tettagna sono tre donne, appartenenti a differenti generazioni, ciascuna di loro cerca di confrontarsi con le altre, cercando di sopravvivere ai sensi di colpa. Dalle tre protagoniste emerge il senso profondo che hanno l’amicizia e la solidarietà femminile, aspetti importanti e che molte donne dovrebbero coltivare maggiormente nei confronti delle proprie simili.
All’interno delle pagine del romanzo emergono anche problematiche sul rapporto madre e figlia dove spesso vige la paura delle seconde di assomigliare alle prime o del desiderio materno di realizzare attraverso le figlie la vita che non sono state in grado di vivere.
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Fernando Mangone: la sua opera Masque sarà esposta in Biennale
Straordinario artista, Fernando Mangone. Artista a trecentosessanta gradi e non solo per i grandi risultati raggiunti, ma anche per il suo modo di intendere e concepire la vita, l’esistenza, i rapporti interpersonali. Un artista visionario, le cui opere sono un’emozione continua di vibrazioni di luci e di colori. Fernando Mangone nasce ad Altavilla Silentina (Campania), un paese da lui definito “dionisiaco”, tra forti odori, grida gioiose di bambini e animali che convivevano con gli uomini. Stregato dalla musica Rock e dai caldi colori dei pittori fiamminghi che ama studiare, intraprende da bambino, cinquant’anni or sono, il suo percorso di artista e da Napoli a Firenze, fino all’Olanda, acquista fama anche lavorando con grandi marchi. Si autoproclama “un randagio”, ribelle a qualsiasi tentativo di imbrigliarne la creatività, seppur animato da una delicatezza nell’approccio col prossimo che lo ha reso amico sincero con mezzo mondo.
Afferma Fernando Alfonso Mangone:
Sono un disubbidiente, uno che stravolge le regole. Come si può insegnare l’arte, la follia?
Perché non servono le parole, perché la pittura stessa parla. È testimonianza. Il visionario Mangone prima si è iscritto all’Accademia di Belle Arti di Napoli, poi a quella di Catanzaro e successivamente a quella di Firenze, dove ha terminato gli studi con il massimo dei voti. Già da questo suo oscillare continuo, da questi improvvisi e imprevedibili cambiamenti di rotta inizia ad emergere il carattere di Mangone, sempre più insoddisfatto del presente, tutto teso verso altri mondi e altri traguardi. Già da queste premesse inizia a rivelarsi il suo spirito nomade e ribelle, viaggiatore e “attraversatore” di paesi e città, per respirare aria nuova e pulita, diversa, fatta soprattutto di emozione e libertà. Così, già da studente, inizia un’intensa attività espositiva che si sviluppa prevalentemente tra Firenze e Roma. Prendono vita, in questa fase, i rapporti di collaborazione con importanti personaggi della cultura internazionale e tra questi quello con il poeta e scrittore piacentino Aldo Braibanti che in seguito, insieme a Barbara Tosi, diventerà curatore di sue svariate mostre presso l’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam.
L’Italia però gli va stretta e così Fernando Mangone decide di partire per cercare altri luoghi, altre mete, altri approdi.
Nel corso di questo suo lungo peregrinare in giro per l’Europa lo troviamo a Parigi, Londra, Berlino e poi in altre città europee: appassionato di musica, segue con sommo interesse i grandi maestri del Rock e del Punk: i Rolling Stones, Genesis, Qeen, Pink Floyd ecc. immortalandoli in giganteschi cartelloni che, per lungo tempo, fanno da sfondo a paesaggi e scorci di famose metropoli.
Poi arriva il periodo olandese, pieno di lavoro e ricco di soddisfazioni.
Dipinge ad Amsterdam, L’Aia e Groningen dove tiene ampi e comodi ateliers. A L’Aia il suo studio si trova all’interno di un vecchio Ministero della Difesa, di fronte all’Ambasciata Italiana e da qui parte e si sviluppa tutta la sua attività artistica: qui esegue la sue straordinarie vedute urbane e poi via, per le strade della città ad eseguire grandi e immensi murales che, ancora oggi, documentano la sua permanenza in terra d’Olanda e il suo interessante percorso.
Fernando Mangone, dunque, come Basquiat, Haring, Hirst e Bansksy, ribelle e rivoluzionario che, rifuggendo musei, gallerie ed eventi commerciali, inizia a dipingere sui muri delle stazioni metropolitane, nei parchi e sui palazzi degradati portando l’arte nelle strade e in mezzo alla gente per raccontare la vita ed essere, fino in fondo, fedele testimone del suo tempo e dei suoi giorni.
“Tra cielo e terra, viaggio nella storia e nella bellezza” è il titolo della prossima mostra personale di Fernando Mangone alla Galleria d’Arte di Armando Lanza a Pietrasanta. Sabato, 30 aprile, alle ore 16,30, l’inaugurazione della rassegna che viene proprio a cadere in concomitanza con un’altra grande manifestazione di rilievo mondiale, la 59a edizione della “Biennale Internazionale d’Arte di Venezia” dove, anche qui, Fernando Mangone è tra i protagonisti.
Una sua importante opera, “Masque”, infatti, a partire dal 23 aprile sarà esposta nel Padiglione “Grenada” all’interno del Collettivo “Identity Collective”, un gruppo di artisti costituitosi per l’occasione. Come poteva allora Fernando Mangone, grande “attraversatore” di città e Paesi e “street-artist” di fama internazionale a non sentire il richiamo della terra toscana?
Fondamentale l’incontro con Armando Lanza, colto e illuminato gallerista di questa città che, affascinato dalla forte espressione dell’artista campano, ha deciso di chiamarlo a far parte dei suoi ambiziosi e importanti progetti.
E così, dopo questa importante mostra personale, dove Mangone presenterà un’esauriente panoramica della sua produzione e delle sue tematiche (mitologia, storia, ritrattistica e visioni contemporanee con una particolare attenzione per Pietrasanta, Firenze, Pisa, Siena, Arezzo, Livorno ecc.) eccolo pronto ad inaugurare anche il nuovo spazio a lui riservato.
Su una superficie di oltre trentamila metri quadrati, polo fieristico dedicato all’arte contemporanea, ideato e voluto da Armando Lanza, l’artista di Altavilla allestirà ben cinque Padiglioni, suddivisi per tematiche, della sua vasta e complessa produzione: straordinaria occasione per entrare nel magico mondo di questo vulcanico artista, nelle sue forme e nei suoi colori, per farci avvolgere dalle sue luci, dalle sue trame e dai suoi percorsi.
Con la presenza di Fernando Mangone, Pietrasanta si arricchisce così di un nuovo, grande personaggio, di un nuovo, grande artista: in attesa e in preparazione dei prossimi importanti eventi.
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Quinto libello di pezzi tesotici di Giovanni Sollima
Quinto libello di pezzi tesotici (2020) di Giovanni Sollima è una raccolta di poesie edito da da Controluna edizioni. Il tempo che stiamo vivendo, negli ultimi tempi, scandito dal distanziamento interpersonale e dalla clausura degli animi e dell’umanità trovano un dialogo attraverso le parole in versi dell’autore del libro.
Giovanni Sollima descrive così Quinto libello di pezzi tesotici:
L’elemento scatenante è stato il movimento di ripresa con il progetto editoriale tesotico, che prende corpo dalla mia fonte lirica, rappresentata dalla raccolta cronologica madre del mio agire poetico, che è Tesos.
Questo è un mio termine originale, di classica risonanza, concepito dall’unione delle abbreviazioni di servizio “tes. os.”, tessuto osseo, che è immagine suggestiva e denominativa solidale con vissuti di studi biomedici, nonché evocativa di rimandi letterari.
La durezza viva della realtà, passata al vaglio interpretativo e rappresentativo del poeta, è continuità significativa del proprio spazio percepito, sintonia di coscienza e sinfonia del tempo.
Quinto libello di pezzi tesotici: due poesie di Giovanni Sollima
Per rendere più chiaro il contenuto della raccolta di poesie ve ne riportiamo due che, in qualche modo raccontano e descrivono il nostro ultimo anno.
La prima poesia che riportiamo si intitola Qualche domenica fa che descrive come una sorta di perifrastica attiva ciò che è cambiato poco prima dell’emergenza epidemiologica costretti attraverso un urlo silenzioso a prendere coscienza di una nuova storia e di una diversa ciclicità temporale.
Qualche domenica fa
Qualche domenica fa
era un’altra storia.
Qualche domenica fa
vocio di bimbi inscenava
la conquista dell’esterno,
l’incontro con un sereno
e ancor caldo sole.
Ogni altro rumore di fondo
era proiettato più in là,
nell’aia della vita.
Qualche domenica fa
non si sapeva cos’altro
ancora sarebbe avvenuto.
Distorsione di un tempo
interno ritira lo sguardo
ed urla il silenzio e dona
fremito di coscienza alla storia.La seconda poesia che abbiamo scelto si intitola Slancio di vita si frappone.
Slancio d vita si frappone
Slancio di vita si frappone
tra armonie dei gesti
e movimento della natura.
Nascita degli eventi travolge
intimo apparente ordine
delle cose. È come
se la notte non dovesse
mai venire a lenire
sentenziate risposte
lungo le sponde
di un isolato cammino,
che circonda densità
dei giorni, che rapprende
narrabile profumo
all’angolo dell’esserci.In modo delicato Giovanni Sollima affronta il tema del cambiamento, soprattutto visto dalla prospettiva dell’interiorità che modificato in primis noi stessi.
Se siete appassionati di poesia vi consigliamo la lettura di alcune poesie sull’amore di Juan Vicente.
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Atripalda, a contrada Alvanite via ai laboratori delle Acli Avellino con le “Piazze del Popolo”
Da lunedì 20 ecco la fase operativa del progetto nazionale delle Acli cofinanziato dal Ministero del Lavoro.
Sono tre i laboratori pronti a partire sul campo, presso la chiesa di San Pio: autocostruzione con il Maestro Carmine Tranchese, alfabetizzazione fotografica con Antonio e Stefano Bergamino, e il masterclass per animatore turistico-sociale con Luigi Salvati di CTA.
Diritti, luoghi, opportunità, percorsi per una comunità resiliente. È quanto intende costruire il progetto nazionale delle Acli Aps denominato “Piazze del Popolo” diffuso in 18 regioni d’Italia e cofinanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Le Acli Avellino Aps, in partenariato con CTA e NeXt, e con la collaborazione e il co-finanziamento del Patronato Acli, riportano l’attenzione sulle periferie e sulla loro resilienza. Grazie a questo progetto, infatti, sarà possibile reinterpretare, alla luce di quanto accaduto negli ultimi mesi condizionati dall’emergenza da Covid-19, gli obiettivi per aiutare le comunità a leggere i propri bisogni, a sviluppare interventi migliorativi del contesto locale e trovare, nei cittadini stessi, la chiave per sviluppare e far crescere il tessuto socio-produttivo e le comunità locali grazie a laboratori formativi e ad altre azioni di comunità organizzate per avere continuità temporale.
Luogo d’intervento è il rione Alvanite di Atripalda. Da lunedì 20 giugno, con numero di posti limitato, sono pronti a partire i tre corsi ideati per sostanziare il progetto, il cui svolgimento è previsto presso la chiesa di San Pio.
Il laboratorio di autocostruzione sarà curato dal Maestro atripaldese Carmine Tranchese, artigiano storico del territorio, tra gli ideatori dell’esperienza di Piazzetta degli Artisti. Un’azione che parte dalla consapevolezza che quotidianamente, consumiamo più di quanto sia necessario; per questo l’intento sarà dare nuova vita ai materiali di scarto. I corsi si terranno ogni giovedì pomeriggio, l’età minima per partecipare al laboratorio è 16 anni, ma l’attività, come per gli altri corsi, è a capienza limitata.
Il corso di alfabetizzazione fotografica è a cura del fotografo Antonio e del videomaker Stefano Bergamino. Con due incontri settimanali durante i quali gli allievi avranno modo di comprendere quanto sia complesso e articolato il mondo della fotografia. Durante i primi incontri si discuterà del rapporto tra etica e fotografia, copyright e privacy; le lezioni proseguiranno con l’insegnamento delle tecniche di base per foto e video.
A seguire, il focus si sposterà più sull’aspetto creativo: ricerca, scrittura, osservazione, composizione, e narrazione. Sono alcuni dei temi sui quali gli allievi dovranno misurarsi per tutta la durata del corso con riprese in estemporanea e con temi assegnati.
L’obiettivo è quello di far integrare ogni allievo con la creatività insita nel pulsante di scatto. Il corso si concluderà con l’assegnazione di un tema generale, da sviluppare personalmente, per realizzare una mostra dove ogni giovane autore potrà mostrare la propria personalissima narrazione.
Terzo e ultimo appuntamento formativo è quello del masterclass per animatore turistico-sociale a cura di Luigi Salvati di CTA (Centro turistico Acli). In tre incontri di 4 ore ciascuno, si intende ripensare la socialità come motivo di rinascita e di lavoro, già a partire da questa stagione estiva. Gli allievi potranno dunque imparare tecniche e metodologie per diventare un perfetto animatore turistico. L’età minima per partecipare alla masterclass è 16 anni.
Il progetto “Piazze del Popolo”, sulla scorta del piano nazionale attuato dalle Acli, potrà essere sostenuto dai cittadini interessati dall’iniziativa, e non solo, tramite una campagna di crowdfunding sulla piattaforma online Produzioni dal Basso di prossima pubblicazione.