Alessandro Cardinale e Cristina Gori hanno realizzato Add&Subtract, una bipersonale, in cui viaggiano due modi diversi di fare arte e di rappresentarla.
Alessandro Cardinale è uno scultore, le sue creazioni giocano sulla luce che riesce a trovare il suo spazio e la sua dimensione su plexiglass o su installazioni che prendono vita in base al movimento di chi si trova di fronte alle sue opere. Il mondo che rappresenta l’artista ferma e blocca immagini in movimento, donandogli un tempo proprio che esula dalla frenesia cui siamo abituati.
Cristina Gori è una pittrice, fotografa e performer che ama rappresentare un mondo più introspettivo, rispetto a quello di Alessandro. La natura è il tema principale che compare in tutte le creazioni dell’artista. L’edera viene rappresentata come un manto simbiotico che avvolge il suo corpo, senza soffocarlo: c’è una convivenza non prevaricante tra la natura e l’essere umano.
Cosa hanno in comune Alessandro Cardinale e Cristina Gori? Nell’osservare le loro rispettive opere ciò che balza agli occhi è la diversità: nel primo è prevalente l’elemento collettivo mentre nella seconda è il mondo individuale.
Eppure entrambi gli artisti sono accomunati dall’utilizzo di un elemento cromatico: il nero. Abbiamo avuto modo di scambiare qualche parola con loro, durante la presentazione della bipersonale all’AXRT di Avellino, per scoprire cosa ci hanno raccontato non vi resta che guardare l’intervista.
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Arriva il primo incontro di Zia Lidia Social Club con la proiezione di Rosa Pietra Stella di Marcello Sannino
Zia Lidia Social Club riparte con i suoi incontri dedicati al cinema. Il primo appuntamento si terrà a Mirabella Eclano presso il Cinema Carmen dove verrà proiettato alle 21:00 il film Rosa Pietra Stella di Marcello Sannino.
Presente alla proiezione ci sarà il regista che incontrerà il pubblico e spiegherà aspetti inediti del lungometraggio.
Michela Mancusi, presidente di Zia Lidia Social Club, ci svela nel video in home qualche anticipazione senza spoiler sull’ultimo lavoro di Marcello Sannino. Durante l’intervista è palese l’entusiasmo nelle sue parole per poter riprendere, dopo tanto tempo, gli appuntamenti in sala di Zia Lidia, attesi da molti.
Finalmente ritorniamo in sala e questo evento segna la ripresa degli incontri di Zia Lidia Social Club, dopo una lunga attesa che ci ha visti costretti alle nostre visioni virtuali.
Torniamo in sala con Marcello Sannino, noto documentarista, che già è stato ospite dello Zia Lidia Social Club con docufilm. Con questo lavoro esordisce con la finzione che indaga l’universo tutto al femminile con due attrici intense e interessanti tra cui Ludovica Nasti, che ricordiamo nel film L’amica Geniale, dove interpreta Lila da bambina e Ivana Lotito, volto noto di Gomorra.
Rosa Pietra Stella di Marcello Sannino è un film che mostra il rapporto di riconciliazione tra una madre e una figlia. Una caratteristica del lungometraggio riguarda la sua ambientazione perché pur essendo ambientato a Portici, la città non ha alcuna relazione diretta con il contesto urbano.
Rosa Pietra Stella: il trailer
Rosa Pietra Stella racconta la storia di Carmela (Ivana Lotito) e di sua figlia Maria (Ludovica Nasti). Lei è una donna esasperata perché non ha un lavoro e si ritrova ad essere sfrattata da casa.
Pur di procurarsi un lavoro Carmela decide di trafficare con e per gli immigrati, procurando permessi di soggiorno. Lo sguardo sociale di Marcello Sannino sui nostri giorni è aspro e non cede mai il posto al sentimentalismo.
Michela Mancusi riassume con queste parole Rosa Pietra Stella:
Questo film mostra l’incontro con tra personaggi che sono ciascuno in cerca del proprio sé all’interno di un mondo e di una esistenza precaria. Marcello Sannino, con il suo sguardo poetico, riesce aportare sul grande schermo il dramma di un’esistenza invisibile, restituendo ai protagonisti la propria dignità personale e umana e senza cedere al pietismo.
La pellicola è un crescendo di empatia.
Zia Lidia Social Club: prossimi incontri
Dopo la proiezione di Rosa Pietra Stella sono previsti altri due appuntamenti nel mese di settembre.
Il 22 settembre verrà proiettato Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, il film è stato presentato in concorso alla 77esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica a Venezia.
Il 30 settembre è prevista la visione di Padrenostro di Claudio Noce che ha come protagonista Pierfrancesco Favino che ha vinto con questo film, alla Biennale Cinema 2020 di Venezia, la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile.
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Margherita Peluso accompagna il pubblico nell’esplorazione di
“The invisible cities” di Max CoppetaThe invisible cities di Max Coppeta è una mostra che si muove per tappe astratte e percorsi immaginari, in cui lo spettatore ha come unica chiave di lettura le emozioni che le opere riescono a trasmettergli.
Margherita Peluso, nota attrice internazionale, ha indossato i panni di spirito guida tra le città invisibili di Max Coppeta. La performer, come una sorta di Virgilio dantesco, si è mossa attraverso le opere, cercando di essere un tramite surreale tra le installazioni e gli spettatori.
Durante l’esibizione dell’attrice l’osservatore è stato avvolto e travolto da una molteplicità di linguaggi, codici interpretativi e varie forme d’arte e di espressione.
La prima forma di comunicazione si ha attraverso l’esserci delle installazioni di Max Coppeta. Il secondo elemento è dato dal suono: dalla musica che ha accompagnato l’attrice e da una voce che leggeva dei passi de Le città invisibili, romanzo di Italo Calvino. Il terzo elemento comunicativo è rappresentato dalla performance e dall’interpretazione brechtiana di Margerita Peluso, che intrattiene e catalizza l’attenzione dello spettatore senza mai entrare in una forma di comunicazione catartica con lui.
Quarto e ultimo elemento, non meno importante degli altri, è rappresentato dal moto interiore di ciascuno spettatore: ognuno decide d’interpretare lo spettacolo e le opere, affidandosi al proprio singolare modo di sentire e alle emozioni che ne scaturiscono.
Margherita Peluso
Il titolo della mostra è un chiaro riferimento a Le città invisibili di Italo Calvino perché per Coppeta esiste una stretta connessione tra letteratura combinatoria e arte cinetica. Entrambe queste forme di comunicazione si muovono attraverso la metamorfosi concettuale, sul dinamismo dei linguaggi e sul movimento che cambia spesso prospettiva e decodificazione.
Per spiegare al meglio il senso e il legame che intercorre tra The invisible cities e Le città invisibili di Calvino, prendiamo in prestito le parole del noto scrittore tratte dal romanzo sopracitato:
L’uomo cammina per giornate tra gli alberi e le pietre. Raramente l’occhio si ferma su una cosa, ed è quando l’ha riconosciuta per il segno d’un’altra cosa: un’impronta sulla sabbia indica il passaggio della tigre, un pantano annuncia una vena d’acqua, il fiore dell’ibisco la fine dell’inverno. Tutto il resto è muto e interscambiabile; alberi e pietre sono soltanto ciò che sono.
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L’occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose
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Lo sguardo percorre le vie come pagine scritte: la città dice tutto quello che devi pensare, ti fa ripetere il suo discorso, e mentre credi di visitare Tamara non fai che registrare i nomi con cui essa definisce se stessa e tutte le sue parti.
La personale di Max Coppeta è stata inaugurata lo scorso 23 febbraio presso l’AXRT Comtemporary Gallery di Avellino e rimarrà esposta fino al 15 marzo.
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Lamborghini. Una storia senza limiti di velocità di Matteo Serra
Raccontare la storia di Ferruccio Lamborghini, di come sia partito da una delle tante famiglie contadine dell’Italia dei primi decenni del ‘900 per arrivare a creare uno dei brand automobilistici più prestigiosi nel mondo, vuol dire raccontare la storia del nostro Paese: le macerie del secondo dopoguerra, il boom degli anni Sessanta, l’arrivo della modernità con le sue dinamiche aziendali nuove, la paura degli anni di piombo e l’edonismo degli anni Ottanta.
Dalla vita di Ferruccio fino alla gestione attuale, passando per i modelli che hanno reso quella che inizialmente era solo una fantastica passione per i motori uno status symbol del lusso globale, parlare della Lamborghini permette di ricordarci chi siamo stati come italiani e, forse, capire chi potremo essere.
Ferruccio Lamborghini: chi è?
Nato a Renazzo nel 1916, studiando a Bologna scopre la passione per i motori e durante la Seconda Guerra Mondiale lavora a Rodi come tecnico riparatore di veicoli militari. La sua passione lo condurrà a diventare un noto imprenditore italiano nonché fondatore della casa automobilistica Lamborghini.
Nel 1972, decide di vendere le quote della Lamborghini e di ritirarsi in provincia di Perugia, nella sua tenuta di campagna, per rientrare in contatto con la terra e le sue origini. Qui continua a lavorare come agricoltore dedicandosi alle sue vigne. La sua dedizione al lavoro e le doti innate manageriali lo conducono a creare un’azienda agrituristica e un vino: il Sangue di Miura, come la razza di tori di un suo allevatore.
Durante la sua scalata al successo come imprenditore automobilistico si scontra con un competitor: Enzo Ferrari che, durante uno scontro afferma:
Lei probabilmente saprà guidare molto bene i trattori ma non saprà mai guidare una Ferrari.
Questa frase gli fu detta quando Ferruccio Lamborghini andò a reclamare per l’ennesima rottura della frizione. Da questa frase Ferruccio inizia a costruirsi da solo auto sportive all’avanguardia.
La sua storia imprenditoriale però non è stata tutta rose e fiori. Nel 1963 al Salone dell’Automobile di Torino il suo prototipo rimase invenduto.
Pr conoscere altri dettagli della vita privata e professionale di Ferruccio, non vi resta che acquistare il libro di Matteo Serra disponibile da oggi nelle librerie e negli store online.
Matteo Serra: biografia
Matteo Serra, classe 1994, milanese di nascita, formazione e visione, cresciuto all’ombra di San Siro. Giornalista professionista e speaker radiofonico, ha lavorato a Radio Popolare e ha scritto di sport per «Il Foglio» e «Il Fatto Quotidiano». Ha pubblicato Storia dei Vigili del Fuoco (Diarkos 2021)
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