L’appuntamento con “la storia del rock suonata da chi ha fatto la storia” è il 28 luglio a Zafferana Etnea (CT).
A mettersi in gioco per un progetto comune sono i migliori chitarristi e strumentisti italiani: Maurizio Solieri, Ricky Portera, Federico Poggipollini, Giuseppe Scarpato, Robby Pellati, Rigo Righetti, Lollo Campani. Tutti protagonisti all’Anfiteatro Falcone e Borsellino.
Sono stati chiamati per interpretare, al meglio delle loro possibilità artistiche e professionali, svariate sequenze sonore che si legano fortemente alla capacità e allo stile musicale di alcuni grandi performer italiani, portando in scena – sullo stesso palco – quell’amore stratosferico per la musica rock che hanno tatuato sul cuore.
Capita così che Maurizio Solieri, guitar man per oltre trent’anni di Vasco Rossi; Ricky Portera, storico chitarrista degli Stadio e grande amico di Lucio Dalla; Federico Poggipollini, il Capitano Fede della banda di Ligabue e sua prima imbattibile chitarra; Giuseppe Scarpato, inseparabile chitarrista di Edoardo Bennato, assieme a Robby Pellati e Rigo Righetti ed alla straordinaria voce di Lollo Campani siano tutti protagonisti di Italy Rock (La storia del rock suonata da chi ha fatto la storia).
Celebrando il gran finale di una tre giorni siciliana, l’evento farà tappa giovedì 28 luglio all’Anfiteatro Falcone e Borsellino nell’ambito della rassegna musicale Ai piedi dell’Etna, organizzata da Olimpo Eventi in collaborazione con il Comune di Zafferana Etnea.
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Le parole sono importanti, utilizziamole bene
Occorrerebbe una sana e radicale presa di posizione di fronte all’ormai dilagante abitudine di far propri alcuni termini rendendoli diversi da quello che dovrebbero significare.
Perché, ad esempio, il buonismo è diventato un termine dispregiativo, in uso comune ad una parte politica che ha fatto tesoro di questa attitudine, rendendo ugualmente lontana dal suo significato anche la parola “sovranismo”?
Attaccando questa accezione, concettualmente semplice e che dovrebbe essere connaturata al concetto stesso di Stato, alla ideologia dell’affermazione della Nazione come autonoma, autarchica e staccata dalle decisioni sovranazionali, dall’apparato di politiche economiche e sociali che, nel bene o nel male (e qui non siamo di fronte ad un discorso economico, ma ideologico) reggono la comunità degli Stati.
Chi va contro questa realtà, idealizzando il concetto dello Stato autoritario e che mostra i muscoli più di altre nazioni, rema in direzione contraria alla storia.
Oggi non è più pensabile una Italia che viaggi a schiena dritta per la sua strada, senza tenere conto del fatto che si muove in una comunità di Stati che interagiscono e dialogano, che si coordinano sulle questioni più rilevanti di politica internazionale.
Per i sovranisti tutto questo è un male. Dimenticandosi che sovranità non si esprime con atti di forza e tenendo il timone a barra dritta, senza rendersi conto di andare a sbattere contro uno scoglio.
La sovranità andrebbe espressa con una politica economica e sociale efficace, la sovranità dovrebbe consentire alla nazione di crescere anche nella comunità internazionale, perché non è sbattendo la porta che si acquisisce prestigio.
La teoria del padre padrone è tramontata da anni.
Il sovranismo vuole che si alzi la voce blaterando solo nel salotto di casa propria, quando sarebbe il caso di dialogare ad una platea internazionale che recepisca e rispetti la forza dello Stato, la sua sovranità, appunto. E non si dimentichi che la sovranità, in Italia, appartiene al popolo, come recita l’articolo 1 della Costituzione.
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Dunque chiudere le porte al dialogo significa tappare la bocca proprio al popolo sovrano.
Ecco: sarebbe il caso di cominciare a parlare di un sovranismo diverso, nella sua accezione più reale e più pura.
Il sovranismo lo si lasci alla storia e alla filosofia politica. Chi non comprende questo, parli magari di “sovranesimo”, come di una nuova religione da abbracciare, scegliere e predicare.
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Editoriale
L’art. 3 della Costituzione chiarisce il concetto di comunità intesa come luogo di sviluppo, crescita e compensazione sociale:
«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».La comunità va analizzata, quindi, attraverso i suoi quattro fattori identitari: culturale, economico, sociale e territoriale. Il fattore culturale è un sentimento morale innato e ben radicato all’interno. Il fattore economico, invece, risente della crisi e dell’impotenza dello Stato di fronte ai grandi processi finanziari, creando un processo a catena. La crisi del fattore economico, infatti, si ripercuote sul sociale, provocando una crisi di rappresentanza politica. Unico argine alla crisi di rappresentanza è dato dalla domanda di diversità legata ai luoghi: fattore territoriale. La comunità territoriale è legata all’identificazione nel luogo. Ognuno, pur nella propria diversità di interessi, è legato a uno stesso contesto. Ogni comunità, in sintesi, per essere tale deve avere un’ispirazione territoriale, un bisogno di materializzarsi. Per risolvere la crisi della comunità intesa come luogo occorrono due approcci: uno economico e l’altro compensativo rivolto alle aree più svantaggiate. Un terzo approccio, definito processo innovativo, punta a un comunitarismo metodologico: comunità come luogo di identificazione e trasformazione. Dal confronto, dal conflitto e dai principi costitutivi dello Stato riparte la comunità e si trasforma.All’interno di una comunità, gli intellettuali pensano e i politici agiscono. Il voto è l’unico vero rito formale della comunità. Il singolo non è solo all’interno di una comunità se la politica riesce ad associare al rigore del comando una funzione di servizio.La comunità viene studiata dagli intellettuali come programma e fenomeno. La Comunità può essere intesa come fabbrica, comunità non fatta per vivere ma per creare sviluppo. La comunità viene studiata anche come luogo di gruppo: comunità fondata sulla socialità e sul vivere bene. La comunità italiana ha scelto di essere fabbrica. Seguendo il mito dello sviluppo, ha lentamente ceduto il passo al primato del singolo. L’imprenditore privato si è sostituito allo Stato per creare sviluppo. Il processo di privatizzazione è ormai compiuto e irreversibile. Chi crede ancora nell’interventismo statale, resta imbrigliato in logiche politiche. La Comunità deve essere intesa come luogo in cui vivere bene e creare sviluppo. La riscoperta dell’altro porta alla fuga dalla gabbia del soggettivismo e innesca il processo di ricomposizione del tessuto sociale.Erminio Merola -
Gilda Marconi Sancisi presenta la performance Astral Travel II
In occasione del SI FEST 31 curato da Alex Majoli, Gilda Marconi Sancisi apre le porte dello Studio OHRUS a Savignano sul Rubicone (FC) e per il pubblico sarà così possibile entrare nel sogno dell’artista e assistere dal vivo alla performance “Astral Travel II”.
“Astral Travel II” è un viaggio all’interno del campo onirico dell’artista. Lo spettatore entra in uno spazio delimitato definito “spazio del sogno” abitandolo. Ciò che si genera è un’interazione tra i due mondi; la performance porta a vivere un sogno lucido in cui si perdono i confini tra realtà materiale e onirica. Una grande tela bianca permette di raccogliere antiche tracce di memorie di linguaggi stellari che l’artista utilizza nel mondo astrale, memorie delle sue vite precedenti.
Spiega Gilda Marconi Sancisi:
Il mondo astrale si manifesta nel mondo delle forme mediante il segno; un pannello bianco di circa 240cm x 240 cm è la base su cui traccerò antichi segni provenienti da linguaggi archetipici stellari, alfabeti che utilizzo nei sogni lucidi. In questo ambiente immersivo lo spettatore è coinvolto in un’esperienza dove i confini tra realtà materiali e oniriche sono annullati; avviene così la ritualizzazione del sogno/viaggio astrale pratica molto vicina sia alla morte che alla vita. Nella società contemporanea l’uso del segno è sempre più soppiantato dall’uso del digitale ma il digitale generato dalle macchine, non conosce tutti i segni perché la maggior parte delle conoscenze sono nascoste nella mente di razza del genere umano ed è l’uomo stesso che nella sua evoluzione, dopo averli ricordati e decodificati, li trasmette alle macchine, sovvertendo il suo ruolo da “semplice” umano a creatore o frattale di esso.
Con questo ciclo di performance l’artista realizzerà tre pannelli di 240cm x240 cm: primi due realizzati saranno allestiti nel suo spazio-studio OHRUS e si potranno vedere durante la performance insieme agli strumenti che si generano, definiti “magici” perché in grado di imprimere sul piano materiale variazioni di energia.
Lo studio diverrà così sia lo spazio onirico della performance sia un luogo espositivo in cui gli spettatori potranno fermarsi e accomodarsi su tappeti.
L’appuntamento è quindi presso lo Spazio OHRUS in C.so Perticari 76 Savignano sul Rubicone (FC)
Data e orario:
10 settembre 2022 dalle ore 12.00 alle ore 22.00
11 settembre 2022 dalle ore 12.00 alle ore 22.00
La performance sarà trasmessa anche in diretta dal canale YouTube “Gilda Marconi Sancisi”, Sabato 10 e Domenica 11 settembre 2022 dalle 12.00 alle 22.00 CET.
Gilda Marconi Sancisi: chi è?
Gilda Marconi Sancisi è un’artista e attrice italiana.
La sua pratica espressiva comprende disegni, performance, installazioni.
Gilda Marconi Sancisi ricerca ed esprime i CODICI che portano dalla DUALITÀ all’UNITÀ.
Attraverso una continua ricerca interdisciplinare lavora su progetti performativi di lunga durata con oggetti ed elementi naturali quali ad esempio luce, fuoco, tempo con l’intenzione di:
– attivare nuove forme di energia
– generare interazioni fisiche tra mondo materiale e immateriale
– esaminare e testare i codici che ispirano la riunificazione androginica e la ri-connessione con l’Uno/Unità.
Attraverso la contemplazione energetica, l’artista trasforma il suo corpo in filtro, creando un ponte tra la dimensione eterea e quella terrestre, quindi permettendo un ascolto intuitivo che nasce dalla comunicazione diretta tra i due mondi.
Attualmente lavora nel suo studio OHRUS e a Torino, IT.