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Catello Maresca: il solco della Legalità = Giustizia e Libertà

Una storia dello Stato che sconfigge la logica dei clan mafiosi, della Giustizia che vince sul malaffare”: Catello Maresca, il magistrato simbolo del contrasto alle mafie, porterà la sua esperienza tra i banchi di scuola, incontrando gli studenti dell’I.C.3 “De Curtis – Ungaretti” di Ercolano giovedì 21 aprile alle ore 9:30.

Una giornata-evento dal titolo emblematico “Il solco della Legalità = Giustizia e Libertà”, in programma nella sala del teatro, durante la quale gli alunni avranno l’opportunità di confrontarsi con Maresca attraverso un dialogo diretto, sul fil rouge del suo ultimo libro “NCO Le radici del male” (Rogiosi Editore, 20219).

Catello Maresca: il solco della Legalità = Giustizia e Libertà

Catello Maresca: il solco della Legalità = Giustizia e Libertà

Giudice della Corte d’Appello di Campobasso attualmente, dal 2007 al 2018 Catello Maresca è stato sostituto procuratore presso la Direzione distrettuale antimafia (DDA) della Procura Generale di Napoli, dirigendo le operazioni che hanno portato all’arresto del latitante Michele Zagaria e occupandosi delle principali inchieste contro la mafia casalese. Vive sotto scorta dal 2008 perché minacciato di morte per le sue indagini investigative da parte delle organizzazioni criminali di stampo mafioso.

Sottolinea il Dirigente Scolastico dell’I.C.3 “De Curtis Ungaretti”, Prof.ssa Laura Patrizia Cagnazzo:

Siamo molto orgogliosi di poter ospitare il Dottor Maresca. Per i nostri studenti sarà un’occasione preziosa per discutere di valori fondanti della società civile, quali l’onestà, la coerenza, la trasparenza, l’etica. La Scuola è un presidio essenziale nella costruzione dell’identità dei giovani. È fondamentale diffondere una cultura della legalità: un obiettivo ambizioso che coinvolge l’intera comunità educante, impegnati in progettualità che coinvolgono tutti i nostri giovani allievi già dalle prime classi dell’infanzia. La scuola forma i cittadini del futuro, per cui è determinante stimolare tra i giovani pratiche virtuose e creare occasioni di confronto che siano un arricchimento per acquisire nuove consapevolezze e sviluppare uno spirito critico.

Sottolinea la dirigente Laura Patrizia Cagnazzo:

L’incontro con il magistrato Maresca è inserito nel più ampio Progetto “A scuola di sicurezza, legalità, giustizia, ambiente”. Si tratta di un accordo di rete tra le Scuole del Distretto di Ercolano, le forze dell’ordine, la Finanza, i Carabinieri, i Vigili del Fuoco, la Capitaneria di Porto, la Croce Rossa, la Protezione Civile, il Comune e le associazioni del territorio per prevenire, contrastare e combattere ogni forma di illegalità, con il coordinamento di Eva Gable.

 Sono stati effettuati incontri durante tutto l’anno con personalità di grande spessore, tra cui Rita Borsellino, sorella del giudice Paolo Borsellino, Andrea Bonsignore e le forze dell’ordine per innestare una cultura nel rispetto della Giustizia. L’istituto I.C.3 “De Curtis Ungaretti” ha articolato, inoltre, un percorso ben strutturato di educazione ambientale, che parte dalle prime classi dell’infanzia, per educare i più piccoli al rispetto dell’habitat che ci circonda e contrastare qualsiasi forma di illegalità, cominciando dalla difesa dell’ecosistema che i bambini vivono in maniera diretta. Il prossimo 27 aprile, inoltre, i nostri studenti prenderanno parte alla Marcia per la Legalità.

 A fare da sottofondo al dialogo con i ragazzi, il libro di Maresca, “NCO le radici del male”. Il magistrato e il camorrista, Francesco e Antonio. Si sono dati la caccia per una vita: uno per arrestarlo, l’altro per ucciderlo. Si sono cercati, inseguiti. Trent’anni dopo, eccoli l’uno di fronte all’altro in un carcere di massima sicurezza. Il Pm cinquantenne, generazione post ideologica figlia del boom economico: ha studiato Legge, Francesco, quando ha capito che i suoi sogni erano condizionati dai colpi dei clan, che si abbattevano anche sulla vita di famiglie borghesi, estranee alla camorra; e Antonio, il capo dei casalesi, in grado di abbattere la NCO di Cutolo, ma anche di rinnovarsi dopo l’omicidio Bardellino.

Interrogatorio fiume, scorrono immagini feroci nella mente di Francesco: le lacrime di ragazzino, per il rogo della discoteca dei sogni, la mitica Seven up; il senso di impotenza dopo la morte di Giancarlo Siani; il grido di dolore di padre Rapullino, dopo l’omicidio del piccolo Nunzio Pandolfi; Disneyland che lascia Caserta per Parigi; e ancora morti misteriose di donne e uomini ingoiate dalla terra dei fuochi. Davanti a lui, uno dei responsabili di tutto ciò, che nel confessare si rivede, con nostalgia, da giovane nella pineta di Castel Volturno, assieme a una turista, prima di trasformare quel paradiso in una discarica europea. Storie vere, prospettive diverse, persone drammaticamente simili a quelle che hanno segnato la storia di bene e male dalle nostre parti. Storie che fanno di “NCO, le radici del male” una potente ricostruzione narrativa del fenomeno camorra dagli anni Settanta ai giorni nostri: dall’avvento di Cutolo (con il giuramento di Palillo) al sequestro Cirillo e all’omicidio del vicequestore Antonio Ammaturo, fino alla nascita della camorra casalese.

Il mondo finirà di notte di Umberto Sebastiano

Tutto ha inizio con una spilla da balia che s’impiglia in un bottone.

Lei, Kyara, ha sedici anni, capelli corti e ossigenati, occhi fissi sugli anfibi mentre va alla riunione clandestina del circolo femminista di poesia.

Alex cammina in direzione opposta, la chitarra al fianco e la camicia abbottonata fino al collo, perché vestirsi come un mod e suonare in un gruppo è tutto ciò che conta. Lei insegue la poesia, lui il sogno della musica. E così si incontrano. Anzi, si scontrano. Talmente forte che, nell’urto, la camicia di Alex si strappa.

È l’inizio di un grande amore e di un viaggio alla scoperta delle gioie del corpo e degli abissi dell’anima, di un sentimento che li unisce ma, proprio come una spilla da balia, unendoli, li lacera, perché questo grande desiderio che tutto consuma è anche uno strappo alle regole immutabili del branco e di una provincia sorda, maschilista e violenta.

l mondo finirà nel notte di Umberto Sebastiano

l mondo finirà nel notte di Umberto Sebastiano

Con una colonna sonora che dà ritmo ad amicizie e tradimenti, complotti e bassezze, genitori incapaci di capire e figli che scappano di casa, incursioni nelle parti più buie del giorno e più luminose della notte, la storia di Alex e Kyara disegna una parabola che, toccando il suo punto più alto, tocca anche quello più basso: il luogo dove l’amore e la morte si congiungono.

Se vi sembriamo strani, è perché sappiamo qualcosa che voi avete dimenticato.

L’esordio di Umberto Sebastiano è una canzone ruvida e lirica dedicata all’adolescenza di ogni tempo.

Una storia d’amore delicata e terribile. Un inno al desiderio quand’è giovane, quand’è speranza, fuga e indicibile colpa. Ambientato nella scena musicale del Great Complotto di Pordenone, una delle realtà più originali dell’underground italiano degli anni Ottanta, questo romanzo è una cavalcata a briglie sciolte nelle tenebre, con lambrette al posto di destrieri e chitarre elettriche impugnate come lance. Un invito a spingersi nel buio più profondo, perché solo avventurandosi nel deserto lasciato dal male, si può provare a immaginare un altro mondo dove sentirsi al sicuro.

Umberto Sebastiano

Umberto Sebastiano

Umberto Sebastiano: chi è?

Umberto Sebastiano si è occupato di cronaca culturale per L’Unità. Ha scritto per i periodici Virus, Duel e Nocturno. Ha collaborato con il settimanale L’Espresso e con la rivista Left. Come autore televisivo ha firmato programmi come Target (Canale 5), Tempi Moderni (Italia 1) e L’Eredità (Rai Uno). Ha scritto due libri per bambini: Tilda e la luna e Tilda e le parole magiche, illustrati da Valeria Petrone e inseriti nella collana editoriale Lilliput, vincitrice del Premio Andersen 2017.

Nel 2020 ha scritto e ha dato voce, insieme a Silvia Costa, al radiodramma Ecfrasi della finestra, con musiche originali di Claudio Rocchetti. Sempre nel 2020 ha iniziato a collaborare con l’artista Patrick Tuttofuoco in un dialogo sull’esperienza del tempo che ha portato alla realizzazione dell’audio piece Always and Forever (2021) e dell’NFT Forever (2022), un video 3D ispirato a una scena descritta nel romanzo Il mondo finirà di notte.

Nel 2021 ha scritto i testi della Femme Au Marteau, creazione teatrale di Silvia Costa in scena a Valence, Rennes, Parigi, Anversa e Strasburgo.

Dizionario del teatro di Patrice Pavis

Immaginato come indispensabile vocabolario della terminologia teatrale, il Dizionario del teatro di Patrice Pavis, arricchito nella presente edizione di numerosi nuovi lemmi e aggiornamenti, costituisce oramai un classico degli studi teatrali.

Accanto alle teorie e alle questioni strettamente legate alla drammaturgia, lo sguardo dell’autore sa estendersi anche alla semiologia, all’antropologia, all’estetica, all’ermeneutica, fino a toccare temi centrali della contemporaneità come il rapporto tra il teatro e i media e la tecnologia, assicurando al volume una forte connotazione interdisciplinare e interculturale, qualità propria di ogni opera che aspira a essere «enciclopedica».

Dizionario del teatro di Patrice Pavis

Dizionario del teatro di Patrice Pavis

Patrice Pavis: chi è?

È stato professore al Dipartimento degli Studi Teatrali dell’Università di Parigi VIII, oltre che docente presso la Scuola delle Arti dell’Università di Kent.

‎La cultura occidentale ha una lunga e irta storia di appropriazione culturale, una storia che ha una particolare risonanza all’interno della pratica della performance.

Patrice Pavis si chiede cosa c’è in gioco politicamente ed esteticamente quando le culture si incontrano al crocevia del teatro. ‎Vengono analizzate una serie di importanti produzioni recenti, tra cui Mahabharata di Peter Brook, Indiande di Cixous / Mnouchkine e Faust di Barba. Questi si concentrano su traduzioni, appropriazione, adattamento, incomprensione culturale ed esplorazione teatrale. Non perdendo mai di vista l’esperienza teatrale, Pavis affronta i problemi del colonialismo, dell’antropologia e dell’etnografia.

Questo segnala un movimento radicale lontano dal regista e dalla parola, verso il complesso rapporto tra performance, performer e spettatore. ‎
‎ Nonostante la problematica politica dello scambio culturale nel teatro, l’interculturalità non è un processo unilaterale. Usando la metafora della clessidra per discutere del trasferimento tra cultura di origine e cultura di destinazione, Pavis si chiede cosa succede quando la clessidra viene capovolta, quando la cultura “straniera” parla da sola.‎

Tra i più importanti studiosi contemporanei di teatro, tra le sue pubblicazioni si ricordano L’analyse des spectacles: théâtre, mime, danse, danse-théâtre, cinéma (1996), La mise en scène contemporaine: origines, tendances, perspectives (2007), Dictionnaire de la performance et du théâtre contemporain (2014), opere che hanno avuto numerose riedizioni aggiornate.

Mia diletta di Marieke Lucas Rijneveld

Mia diletta di Marieke Lucas Rijneveld ha vinto De Boon 2022, il prestigioso premio letterario dei paesi fiamminghi.

Kurt, veterinario quasi cinquantenne, confessa la sua illecita passione per una ragazzina di quattordici anni, in un lungo e incalzante monologo rivolto alla sua “diletta” e ai giudici che lo hanno condannato.

In una calda estate nella campagna olandese, i due danno vita a una passione ossessiva e morbosa, mentre esplorano la loro identità e sessualità.

Il romanzo scuote nella sua intensità e rende la lettura profondamente scomoda, ma anche lirica e commovente.

Nel racconto si sovrappongono due adolescenze: quella della ragazza, oppressa dall’asfissiante e bigotta vita nella fattoria e quella che è stata negata a Kurt dagli abusi fisici e psicologici inflittigli dalla madre.

E anche se conoscevo a memoria il tuo numero di telefono lo scrivevo lo stesso per sicurezza sotto le righe del contatore, e quell’estate sarei passato più spesso a controllare le giovenche, per poi godermi la birra locale che alla fine della giornata tuo padre mi versava quando la nebbia si posava sui campi come schiuma e io sorridevo educatamente alle sue battute e alle sue sparate, ai suoi aneddoti sul tempo, e lui pensava che gradissi la sua compagnia, ma era solo a causa tua, mia diletta, bevevo e lentamente assorbivo la tua piccola, angosciante e oscura vita, alla fine della sera depositavo le bottiglie di birra vuote nella rimessa accanto al cavastivali, e dopo innumerevoli bottiglie sentivo la birra schiumare e vorticarmi follemente dentro, ma in quel momento e in quel luogo ne ero già certo: ti amavo.

Mia diletta di Marieke Lucas Rijneveld

Mia diletta di Marieke Lucas Rijneveld

Il romanzo è un flusso inarrestabile di parole, oscuro e turbolento, con capitoli senza interruzioni e frasi tortuose; Rijneveld si muove con sapienza tra registri diversi, la storia è ricca di riferimenti agli scrittori olandesi come Gerard Reve e Jan Wolkers, ai testi di Kurt Cobain e Kate Bush, alla Lolita di Nabokov fino alla Rowling: un’opera che lo conferma uno scrittore straordinariamente dotato e che ha ottenuto il plauso della critica e importanti riconoscimenti.

La grande forza di Mia diletta è la prospettiva narrativa.

Il veterinario e la sua diletta si incontrano perché vogliono sfuggire al vuoto della vita rurale e a ciò che è stato seminato in loro, sviluppando un’ossessione reciproca.

Spesso mi veniva in mente un passaggio da La nausea di Sartre: “Sono io, io che mi traggo dal niente al quale aspiro: l’odio, il disgusto di esistere sono altrettanti modi di farmi esistere; di affondarmi nell’esistenza.”

E lì sul bordo della fossa sono rabbrividito e non potevo smettere di pensare alla mia esistenza, alla mia mortalità, avevo appena raggiunto l’età biblica di sette volte sette e sapevo che la cifra di quarantanove simboleggiava la perfezione, la liberazione…

Una storia straziante e allo stesso tempo terrificante di perdita, amore proibito, solitudine e identità.

Marieke Lucas Rijneveld

Marieke Lucas Rijneveld

Marieke Lucas Rijneveld: biografia

Marieke Lucas Rijneveld (1991) è considerato uno dei maggiori nuovi talenti della letteratura olandese. È cresciuto in una famiglia protestante, in una fattoria dei Paesi Bassi.

Il suo romanzo d’esordio, Il disagio della sera, è ispirato in parte alla morte di suo fratello quando aveva tre anni. Ha sviluppato un interesse per la scrittura fin dalla scuola elementare, quando trascrisse l’intero titolo Harry Potter e la pietra filosofale, dopo averlo preso in prestito dalla biblioteca per poterlo rileggere, poiché nella sua comunità i riferimenti alla magia erano considerati tabù.

Rijneveld non identificandosi con il genere binario ha adottato il secondo nome Lucas all’età di diciannove anni. Dopo aver usato il pronome “loro” per lungo tempo, ha annunciato di voler utilizzare il pronome “lui”.

Si è interessato molto presto anche alla poesia, pubblicando poi 2 raccolte per le quali ha ottenuto importanti riconoscimenti.

Nel 2021, Rijneveld è stato selezionato per tradurre in olandese il lavoro della poetessa americana Amanda Gorman. Inizialmente accettò l’incarico, ma dopo le polemiche nate circa l’opportunità di tradurre una scrittrice afroamericana per mano di un autore bianco, Rijneveld decise pubblicamente di rinunciare all’incarico.

Mia diletta sarà presto disponibile nelle librerie a maggio!

Lamborghini. Una storia senza limiti di velocità di Matteo Serra

Raccontare la storia di Ferruccio Lamborghini, di come sia partito da una delle tante famiglie contadine dell’Italia dei primi decenni del ‘900 per arrivare a creare uno dei brand automobilistici più prestigiosi nel mondo, vuol dire raccontare la storia del nostro Paese: le macerie del secondo dopoguerra, il boom degli anni Sessanta, l’arrivo della modernità con le sue dinamiche aziendali nuove, la paura degli anni di piombo e l’edonismo degli anni Ottanta.

Dalla vita di Ferruccio fino alla gestione attuale, passando per i modelli che hanno reso quella che inizialmente era solo una fantastica passione per i motori uno status symbol del lusso globale, parlare della Lamborghini permette di ricordarci chi siamo stati come italiani e, forse, capire chi potremo essere.

Lamborghini. Una storia senza limiti di velocità di Matteo Serra

Lamborghini. Una storia senza limiti di velocità di Matteo Serra

Ferruccio Lamborghini: chi è?

Nato a Renazzo nel 1916, studiando a Bologna scopre la passione per i motori e durante la Seconda Guerra Mondiale lavora a Rodi come tecnico riparatore di veicoli militari. La sua passione lo condurrà a diventare un noto imprenditore italiano nonché fondatore della casa automobilistica Lamborghini.

Nel 1972, decide di vendere le quote della Lamborghini e di ritirarsi in provincia di Perugia, nella sua tenuta di campagna, per rientrare in contatto con la terra e le sue origini. Qui continua a lavorare come agricoltore dedicandosi alle sue vigne. La sua dedizione al lavoro e le doti innate manageriali lo conducono a creare un’azienda agrituristica e un vino: il Sangue di Miura, come la razza di tori di un suo allevatore.

Durante la sua scalata al successo come imprenditore automobilistico si scontra con un competitor: Enzo Ferrari che, durante uno scontro afferma:

Lei probabilmente saprà guidare molto bene i trattori ma non saprà mai guidare una Ferrari.

Questa frase gli fu detta quando Ferruccio Lamborghini andò a reclamare per l’ennesima rottura della frizione. Da questa frase Ferruccio inizia a costruirsi da solo auto sportive all’avanguardia.

La sua storia imprenditoriale però non è stata tutta rose e fiori. Nel 1963 al Salone dell’Automobile di Torino il suo prototipo rimase invenduto.

Pr conoscere altri dettagli della vita privata e professionale di Ferruccio, non vi resta che acquistare il libro di Matteo Serra disponibile da oggi nelle librerie e negli store online.

Matteo Serra: biografia

Matteo Serra, classe 1994, milanese di nascita, formazione e visione, cresciuto all’ombra di San Siro. Giornalista professionista e speaker radiofonico, ha lavorato a Radio Popolare e ha scritto di sport per «Il Foglio» e «Il Fatto Quotidiano». Ha pubblicato Storia dei Vigili del Fuoco (Diarkos 2021)

Quinto appuntamento con il libro di Matteo Claudio Zarrella

L’Associazione Equilibri aps, nata per promuovere il territorio, la cultura ed il patrimonio librario, comunica che lunedì 11 aprile 2022, alle ore 18.30, presso la sala consiliare del Comune di Cesinali (AV), si terrà il quinto appuntamento della rassegna Un libro al mesededicata alla presentazione di volumi redatti da autori locali.

In occasione dell’inizio della Settimana Santa, l’incontro sarà dedicato al volume “Quid est veritas? Il dramma della passione e morte di Cristo”, di Matteo Claudio Zarrella, magistrato, già presidente del Tribunale di Lagonegro, e grande appassionato di cultura locale.

L’opera, edita da D’Amato editore, riprende il dramma della passione e morte di Cristo che, utilizzando le parole dell’Autore, è «destinato a ripetersi e soffre a star chiuso in un libro», che pone al lettore molti interrogativi e fornisce molti spunti di riflessione.

Quid est veritas?

Il libro Matteo Claudio Zarrella

Ad accompagnare l’Autore nella narrazione delle ultime fasi della vita di Cristo e, in particolare, del suo processo, ci saranno Don Vittorio Ferrara, parroco di Cesinali, e Adriano Maffeo, avvocato e docente all’Università di Napoli “Federico II”.

Parteciperà al confronto anche il Gruppo d’arte drammatica e sperimentale Carmine Fernando Venezia di Cesinali che, con il coinvolgendo di un’intera comunità, tiene viva la messa in scena del rito degli ultimi istanti della vita di Nostro Signore.

A moderare l’incontro, sarà Leonardo Festa, docente di storia e filosofia.

Presentazione del libro “Puglia” del giornalista Riccardo Riccardi

Sabato 9 aprile, alle ore 18, nelle Scuderie del palazzo Pannone Ferrara di Bitonto – piazza Marconi 16/20 – sarà presentato il libro di Riccardo Riccardi “PUGLIA – Viaggio nelle dimore storiche” (Adda Editore); un evento patrocinato dal Consiglio Regionale della Puglia, dal Centro Ricerche di Storia e Arte di Bitonto e dalla casa editrice.

Introdurrà e modererà il giornalista e presidente del Centro Ricerche di Bitonto, Marino Pagano, il quale converserà con l’architetto e autore, Cristiano Chieppa; il direttore Archivio Diocesano, Stefano Milillo e con l’autore del libro, Riccardo Riccardi.

La presentazione si svolgerà nel rispetto delle norme anti-covid e in piena sicurezza. Per l’accesso all’evento sarà necessario essere muniti di green pass e mascherina FFP2, secondo le disposizioni vigenti.

Puglia di Riccardo Riccardi

Puglia di Riccardo Riccardi

La Puglia gode di un patrimonio storico, artistico, architettonico e monumentale di inusitato valore, ma ancora in parte sconosciuto. Tutti beni che rispecchiano al meglio l’identità culturale di una regione. Questo lavoro consegna al lettore nuovi stimoli per conoscere e amare una Terra che trasuda di dimore storiche di straordinaria bellezza.

La salvaguardia di questa ricchezza, vera e propria reminiscenza storica del vissuto anche molto lontano, merita di essere tramandata e ben conservata alle future discendenze, attraverso la sua conservazione e valorizzazione. Solo così lo si preserva dal degrado e dalla distruzione e nello stesso tempo gli si dà modo di creare un indotto importante per la qualità della vita dei territori in cui sono ubicati. Si privilegia di solito il mare ma per destagionalizzare bisogna pensare anche a rivalutare e valorizzare le tante dimore storiche disseminate in tutta la Puglia.

Spesso i beni storici artistici – castelli, palazzi, ville, masserie – sia pubblici sia privati vengono visti, nell’immaginario collettivo, come lussuose dimore poste sia nel cuore sia limitrofi dei centri abitati ereditate da antiche casate e, perciò, la figura del proprietario viene associata a quella di un ricco e fortunato “signore”.

La realtà è molto diversa: chi oggi possiede una dimora storica la mantiene, la custodisce solo per la passione e l’amore per l’arte, la storia e la cultura. Si tratta di beni dislocati in tutta la Puglia. Come nel resto del “bel Paese”, e tutti sono unici per il passato, per i significati che afferiscono e per i valori culturali. La manutenzione di un’antica dimora è complessa e comporta l’opera di artigiani specializzati; i committenti di questi professionisti, capaci di intervenire su beni storici senza alterarne lo stato originario, sono spesso i privati che consentono a queste preziose figure professionali di continuare ad esistere per mantenere vivo il valore della tradizione.

È importante sottolineare che la buona conservazione di un bene storico riqualifica notevolmente anche il contesto in cui lo stesso è inserito, valorizzando il territorio circostante ed offrendo quindi notevoli benefici alla collettività, non solo da un punto di vista di immagine estetica, ma soprattutto favorendo l’economia locale; un patrimonio ben conservato e reso fruibile, rappresenta infatti una notevole risorsa per lo sviluppo economico e genera conseguentemente produttività, lavoro e bellezza.

Riccardo Riccardi

Riccardo Riccardi

Riccardo Riccardi: biografia

Riccardo Riccardi, saggista e giornalista barese, studioso di Storia economica e sociale del Mezzogiorno in età moderna e contemporanea, da anni indaga sugli aspetti poco analizzati della storia pugliese e lucana e, chiaramente, del Mezzogiorno d’Italia.

Ha pubblicato: I Pomarici – Storia di un’antica famiglia meridionale, Levante Editore, Bari 2003 e 2006; L’impresa di Felice Garibaldi e il Risorgimento in Puglia(1835-1861), Congedo Editore, Galatina 2007 e 2010; Album Lucano – Famiglie, personaggi e immagini ritrovate, Antezza Editore, Matera 2008; Una famiglia borghese meridionale – I Porro di Andria, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 2013; Spezierie e Farmacia in Terra di Bari, Adda Editore, Bari 2015; Riscatto materano – La vocazione del “fare” della borghesia cittadina, Les Flaneurs Edizioni, Bari 2018; Matera – Breve storia della città dei “Sassi”, Les Flaneurs Edizioni, Bari 2018; La Dinastia Ulmo – Un viaggio sospeso nel tempo tra Matera, Taranto, Martina Franca, Castellaneta, Locorotondo, Ottaviano e Napoli, Edizioni dal Sud, Bari 2019; Lucania Felix, Lilit Books, Montescaglioso 2021; Puglia, Viaggio nelle dimore storiche, Adda Editore, Bari 2021.

Collabora con le riviste storiche ed economiche: “Risorgimento e Mezzogiorno” del Comitato di Bari dell’Istituto per la Storia del Risorgimento; il magazine dell’associazione internazionale Wine Fashion Europe; il quotidiano “La Gazzetta del Mezzogiorno”.

Stefano Gallone torna in libreria con “Il Confine”

Otto testi di canzoni che ispirano altrettanti racconti, nei quali prendono vita personalità solo apparentemente lontane tra loro, in realtà unite da una visione del mondo diversa da quella fornita dalle ideologie dominanti.

Con il suo nuovo libro Il Confine, edito da Alter Ebus, l’autore avellinese Stefano Gallone torna alla narrativa, e ci fa navigare tra derive intellettuali in cerca di un recupero emozionale e creativo. Psicologie incluse in contesti tradizionali ma cariche di spiritualità pericolose, fughe da o verso qualcosa, soliloqui autoindulgenti che sfociano in gesta definitive, deliri anticonformisti non migliori della realtà che li ha causati, realtà e sogni che determinano o si adeguano a un vissuto.
Tutti sono sulla linea di un confine che separa la prassi dal desiderio di redenzione. Devono solo scegliere se oltrepassarla e, in tal caso, come proseguire il cammino.

Stefano Gallone

Stefano Gallone

Stefano Gallone: biografia

Stefano Gallone, classe 1984, è musicista, scrittore, e giornalista musicale e cinematografico. Laureato in Arti e Scienze dello Spettacolo all’Università La Sapienza di Roma, ha all’attivo diversi progetti in campo sia musicale che letterario.

“Il Confine” arriva dopo il saggio cinematografico L’Apocalisse fuori campo – Relazioni umane e configurazioni visive (Crac Edizioni – 2021), la prima raccolta di racconti In un’espressione di niente (2014) e altre pubblicazioni tra saggi critici, poesie ed antologie.

Con il duo di musica elettronica ambient sperimentale Agate Rollins, ha recentemente composto la colonna sonora del film Il paese interiore di Luca Calvetta, ispirato alla biografia e alle opere dell’antropologo Vito Teti, con la voce narrante di Ascanio Celestini. L’ultimo album del gruppo – Meantime/Elsewhere – ha visto la luce proprio nel Gennaio 2022 sotto l’egida dell’etichetta tedesca Midira Records.

Si aggiungono alla sua esperienza di autore anche percorsi di critica analitica ed esperienziale che sviluppa su due blog (“La Seconda Visione” per il cinema e “Motel Wazoo” per la musica).

Poesie e pensieri di Giorgio Albertazzi

Le poesie di Giorgio Albertazzi si offrono come le sue interpretazioni a teatro: intime e pubbliche allo stesso tempo.

Un diario in versi che attraversa una vita.

L’infanzia evocata, la campagna fiorentina, i legami familiari, le relazioni sentimentali e professionali, la costante presenza della compagna e poi moglie Pia, le figure umane e gli animali della Pescaia emergono qui come un’enciclopedia delle emozioni.

Si compone così il ritratto di un uomo, e di un attore, contraddistinto dalla libertà intellettuale, dall’intensità delle sue passioni e del suo talento.

Giorgio Albertazzi

Giorgio Albertazzi: biografia

(Fiesole 1923 – Roccastrada 2016)

È stato un attore e regista di teatro, cinema e televisione.

Le sue interpretazioni hanno segnato la scena del ’900. Restano nella storia del teatro: I sequestrati di Altona (1960); Amleto (1963, regia di F. Hauser e poi di F. Zeffirelli); Re Nicolò (1980); Enrico IV (1981, regia di A. Calenda); Riccardo III (1983); Memorie di Adriano (1989, regia di M. Scaparro); Lezioni Americane (2000); Diario privato (2005, regia di L. Ronconi).

Per il cinema si ricordano: L’anno scorso a Marienbad di A. Resnais (1961); Ti ho sposato per allegria di L. Salce (1967); Gradiva (1970, con la sua regia); L’assassinio di Trotsky di J. Losey (1972); La nottata di T. Cervi (1974).

Per la televisione: L’idiota (1959), Philo Vance (1974) e, con la sua regia, Jekyll (1969), George Sand (1981), Gli angeli del potere (1988).

Ha diretto Taormina Arte, il Teatro Argentina di Roma e il Magna Graecia Teatro Festival.

Il giorno in cui morì il sole di Yan Lianke

Le pagine del romanzo di Yan Lianke scorrono intense e visionarie come accade sempre con questo scrittore, uno dei più dotati del panorama letterario cinese: come se raccontasse le sue storie sull’orlo di una faglia che dà il capogiro, mentre la dimensione realistica si intreccia con quella simbolica e la storia della Cina rurale in cui è cresciuto si affaccia sui presagi distopici e apocalittici della contemporaneità.

Tutto avviene in un giorno lunghissimo sfinito dalla canicola, il sesto giorno del sesto mese del calendario lunare, che un delirio improvviso trasforma in una notte interminabile: nei villaggi dei Monti Funiu comincia a dilagare, al crepuscolo, un sonnambulismo contagioso, una veglia allucinata e fuori controllo in cui i desideri e i pensieri soppressi durante la disciplinata realtà del giorno prendono forma e guidano le azioni degli uomini, fino alle conseguenze più estreme.

A seguito di questi fatti, tante persone sono morte nel nostro villaggio. E tante altre sono morte nella nostra cittadina. Sui nostri Monti Funiu e nel mondo oltre le montagne, attraverso i paesaggi di sogno di quella notte, sono morte tante persone quante sono le spighe di grano che cadono sotto i colpi della falce. Miseri e avviliti, molti altri hanno continuato a vivere sulle montagne e nel mondo, numerosi come i chicchi di frumento
che germogliano nei campi. Villaggi e bambini, monti e universo: in tutti loro, gli organi interni sono come fogli di carta che avvolgono sacche di sangue annacquato. Una minima disattenzione e quegli involucri di carta possono rompersi. Il sangue può fuoriuscire. La vita può svanire come una goccia d’acqua inghiottita da una distesa arida. Come una foglia caduta in un bosco autunnale già stretto nella morsa di un gelo d’inverno.

Il quattordicenne Li Niannian è il primo ad accorgersene e l’unico a non cadere in balia del fenomeno, mentre osserva tutto con una domanda in testa che si fa sempre più impellente: il sole spunterà di nuovo la mattina? Come potrà tornare la luce, dopo quella notte di vertigini in cui il mondo si è addentrato troppo in profondità nel sogno?

Il giorno in cui morì il sole di Yan Lianke

Il giorno in cui morì il sole di Yan Lianke

Yan Lianke: biografia

Yan Lianke (1958), è considerato uno tra i maggiori scrittori cinesi contemporanei. Nato nella provincia del Henan, oggi vive a Pechino. I suoi genitori erano contadini poverissimi e non potevano permettersi di farlo studiare all’università, così lo incoraggiarano ad arruolarsi nell’esercito. Diventato scrittore di testi di propaganda, lasciò la carriera militare e nel 1979 cominciò a dedicarsi alla sua vera passione.
Negli anni ha prodotto oltre 40 opere tra romanzi, raccolte di racconti e saggi.

Anche se alcuni dei suoi libri sono stati censurati in patria, sono stati tradotti in tutto il mondo e gli sono valsi l’assegnazione, nel 2014, del Premio Franz Kafka. Ad oggi Yan continua a parlare onestamente e apertamente dell’impatto che la censura del governo, e la stessa autocensura, ha avuto sulla produzione degli scrittori cinesi.

Per nottetempo sono usciti Il sogno del Villaggio dei Ding (2011), Pensando a mio padre (2013), I quattro libri (2018), finalista al Man Booker International Prize, e Gli anni, i mesi, i giorni (2019), che ha vinto il Premio Lu Xun, l’equivalente cinese del National Book Award.

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