Flauti, clarinetti, corni, trombe, tromboni, tube, oboi e percussioni. È tempo di musica al Macellum di Pozzuoli, noto anche come Tempio di Serapide, che domenica 31 ottobre, dalle 11 alle 13, ospiterà un concerto a dir poco travolgente. Protagonista dell’evento, sarà la ScalzaBanda, orchestra composta da ragazze e ragazzi del quartiere Montesanto di Napoli, che fa parte del coordinamento Le Scalze.
Un appuntamento adatto a grandi e piccini, che s’inserisce alla perfezione nel piano di valorizzazione del sito archeologico simbolo di Puteoli.
La giovane formazione ricalca la tradizione delle bande di paese e il progetto inclusivo che la vede coinvolta, nato nel 2012, coinvolge attualmente circa 100 giovani e giovanissimi musicisti, provenienti da contesti socioeconomici piuttosto eterogenei.
L’obiettivo principale è quello di realizzare un percorso d’integrazione sociale attraverso la pratica musicale collettiva, tra i mezzi più efficaci di educazione al vivere civile, nonché un’occasione straordinaria di crescita personale.
Ma guai a lasciarsi ingannare dall’età, la virtuosa ScalzaBanda, infatti, ha all’attivo già numerose esibizioni e vanta collaborazioni importanti, tra gli altri, con lo scrittore Stefano Benni, con Vinicio Capossela e con i napoletani Foja, Daniele Sepe, Gnut, Ars Nova e Simona Boo.
Il repertorio che propone è molto vasto e va dai Queen a Soul e Bossanova, passando per colonne sonore celebri, come quelle dei film di Star Wars e James Bond.
L’evento è in collaborazione con l’EAV, che per l’occasione riserverà gratuitamente una carrozza della ferrovia Cumana ai musicisti e ai relativi accompagnatori.
Si potrà accedere al Tempio di Serapide al costo di 4 euro e per ogni ragazzo pagante, cui sarà offerta anche la merenda prima del concerto, l’ATI Macellum concederà un ingresso gratuito ad un accompagnatore/genitore.
È obbligatorio il green pass.
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Formidabili quegli anni di Roberto Vecchioni è un messaggio di rivolta pacifista
Formidabili quegli anni è il nuovo singolo di Roberto Vecchioni, è la conferma di un artista che ama parlare ad un pubblico giovane, sia come docente che come scrittore e musicista.
Il brano diffuso in radio lo scorso 3 maggio insieme al lancio del video diretto da Raffaello Fusaro e prodotto da Danilo Mancuso per Dme è già presente nell’album L’Infinito, uscito lo scorso novembre, diventato Disco d’Oro ma che ha avuto la particolare propensione al rifiuto di piattaforme digitali (rarissimo al giorno d’oggi).
Già sapere che questa particolare forma di protesta mediatica (o non mediatica) abbia ottenuto dei riscontri positivi sugli ascolti, che intanto sono arrivati ed hanno premiato, significa che in giro esiste ancora una fetta soddisfacente di cultori – musicali e non- che continua ad apprezzare forme di diffusione oggi definite desuete ed antiquate.
Roberto Vecchioni spiega a Repubblica, giustificandosi quasi e rivolgendosi nell’umiltà che ha fatto grandi i miti del passato, che il brano è uno “scippo” a Mario Capanna, uno dei principali protagonisti della rivolta studentesca del ’68, ma che non è qualcosa di nostalgico.
Il videoclip, su cui ci soffermeremo insieme al testo emozionante, intanto si apre con le immagini di contestazione proletaria e studentesca dell’epoca, situazioni che oggi sembrerebbero distopiche e quasi sfiancanti al solo pensiero, abituati come siamo a colpi di click o di like e unlike su social traboccanti di tutto, e forse di nulla.
Ma qui non si tratta di leggere o ascoltare o vedere qualcosa che viene spazzata via in un millisecondo dal prossimo post, perché ciò che abbiamo davanti possa insegnare ( e su questa qualità ci ritorneremo) a chi si sofferma che è importante, attraverso la forma d’arte che si definisce canzone (in francese chanson è quanto di più bello ed antico, quindi prezioso, il motivo in cui si possano abbinare musica e poesia) che la cultura spesso viene meglio recepita nelle forme di rarissima semplicità, dove più debole sarà il contesto didattico e più forte avverrà l’infatuazione alla materia.
Le immagini (e si sa che video killed the radio star) del video si alternano tra quelle che inquadrano una scena ricostruita di quei giorni e quelle di un Roberto Vecchioni docente universitario (l’Ateneo e la biblioteca sono quelli di Pavia) mentre parla, ed in realtà canta agli studenti le gesta di un mondo ideologico che oggi non ci può appartenere, perché per quanto volessimo distanziarci, la politica è tutto ciò che ci circonda, in ogniddove, in quanto dal greco pòlis, ossia la città intesa come Stato e come indicazione di tutte le attività sociali.
E non importa se nella realtà dei fatti oggi chi parla o interviene a proposito del ’68 sia un nostalgico o un antiquato, perché, come dice il cantautore nel suo testo (mentre nel video addita i suoi ascoltatori) e la libertà che avete / mica c’erano a quei tempi / noi ci siamo fatti il culo / tocca a voi mostrare i denti, e ciò non significa “vedi quanto sono stato bravo”, ma al contrario esalta la capacità di una mente giovane in un mondo ancora coadiuvato da una classe tramontata e forse sbagliata –anche ideatrice del ’68- , e allo stesso tempo sono proprio i protagonisti di quel periodo a scuoterli, a smuoverli a dare un cenno di assenso.
E poi ancora: formidabili quegli anni / incredibile sognare che non dormi / in un fiume straripante di parole / ammassati nelle aule delle scuole.
La condivisione, dunque, e non quella mediatica / social a cui siamo abituati oggi e poi ce ne sbarazziamo appena ne arriva un’altra, ma dove il raggruppamento, dove le assemblee, dove i naturali scontri verbali e le incomprensioni sono la linfa di un’interazione del tutto normale, un qualcosa che ha dato vita alle comunità , alle città, agli stati, con tutti i loro problemi, ma con tutte le loro fazioni ricche di opportunità sociali, dove la ricerca di una soluzione professionale forma l’uomo e indirizza al rispetto del prossimo.
Quanto siamo cresciuti cinquant’anni fa e rispetto ad essi?
La reazione ad una forma di autoritarismo troppo incombente, che strideva con la rosa colorata della gioventù dell’epoca, quest’ultima progredita moltissimo demograficamente, in quanto figlia del boom economico post bellico degli anni ’50, che avrebbe creato però, ahinoi, ancora più distanza tra chi deteneva il potere e la sudditanza, la realtà operaia, quest’ultima a stretto contatto con la povertà.
A differenza di oggi, dove una crisi che dura da più di un decennio ha ridotto le nascite, ha allargato nuovamente e di gran lunga il divario tra le classi sociali, e dove la speranza è rivolta anche all’integrazione e all’accettazione di chi si è spostato dal proprio Paese e ha scelto l’Italia, perché il futuro sta nelle nuove generazioni, e non importa quale siano la provenienza ed il colore.
E se passi un solo giorno / senza farti una domanda / senza un grido di stupore / l’hai mandata al Creatore; una frase, una proposta al pensiero filosofico che ha spinto intere giovani generazioni al confronto con sé stessi e poi con i propri padri, così il grande giurista e poi romanziere postumo Salvatore Satta, proprio nel marzo del ’68 rispose così ad un’intervista di Panorama: “Hegel diceva che sono i figli che fanno i padri. Finché non si riconosce questo è inutile parlare di dialogo, di scambio di idee”.
Sì, perché noi non siamo della razza / di chi frigna e si dispera / come zombie di un passato / che sembrava primavera ma ci accorgiamo, affranti, che la sorpresa di una meraviglia oggi non ci scomoda più mentre allora, rispetto ad oggi ci sembrano quasi formidabili, quegli anni, formidabili quei sogni nei miei sogni / la malinconia bevuta agli occhi insonni / formidabili quei giorni nei miei giorni, e chi ci sta tenendo una simbolica lezione su quanto sia stato determinante quel periodo è perché ancora oggi esistono risultati che hanno scatenato una sensibilizzazione alla cultura, dove si combattevano l’ozio ed il sonno per correre al cinema ed arricchirsi con film come 2001: Odissea nello Spazio e Il laureato, o magari per tuffarsi tra le pagine de Il lamento di Portnoy, o per aggregarsi, semplicemente, parlando delle proprie esperienze, dell’arte intesa come pensiero politico.
Aggregazioni che hanno dato vita alla combattiva ossessione di scrittori come Paul Auster , Ian Mc Ewan e Stephen King, ma anche alla formazione di registi come Nanni Moretti e Carlo Verdone, oltre che a personalità influenti nel mondo del giornalismo come Paolo Flores D’Arcais e Paolo Mieli; alle architetture di Renzo Piano che distrussero gli stereotipi, come il Beaubourg.
E si pensino anche agli scontri con Pier Paolo Pasolini, che con un film come Porcile sottolineava la distanza tra padri e figli, e che con la poesia Il PCI ai giovani s’inimicò gli studenti di Sinistra; si provi solo ad immaginare Alberto Moravia, un pilastro della letteratura mentre, ne L’espresso, veniva dato in pasto a ragazzi universitari protagonisti della contestazione, dove una nuova idea di movimento marxista-leninista prendeva forma e poneva differenza con una Sinistra “destrorsa”.
Per non parlare di una re-definizione di gruppi pop rock come Street fighting man dei Rolling Stones e Revolution dei Beatles, oppure della nascita del concept Storia di un impiegato di De Andrè o La Locomotiva di Guccini.
La Locomotiva di Francesco Guccini: il video
Non mi passi per la testa / che si celebri il terrore / noi siam quelli della festa / con il vino ed altre sole fa venire in mente lo studio di Enrico Deaglio, anch’egli ex studente contestatore, direttore di Lotta Continua tra il 1977 ed il 1982, che nel suo libro Patria 67 – 77 ha analizzato il decennio che ha cambiato la storia moderna italiana, dove si pongono le differenze tra movimenti studenteschi ed operai in confronto agli anni di piombo che ne seguirono ma che si legarono a tutt’altra concezione ed azione politica, volta al terrore, agli omicidi, agli attentati. Tutt’altra cosa.
Insomma, “noi siamo quelli della festa dell’Unità”, sembra voglia dirci, e diciamolo pure, senza nascondere le varie ideologie intese nello stesso partito, che un movimento socialista come quello di quegli anni forse non si vedeva dai tempi dell’Unità d’Italia.
All’amore di ragazze travolgenti / cavalieri sopra nuvole incoscienti, quindi le azioni femministe, la libertà sessuale intesa dal lato delle donne, la liberazione di una società patriarcale, le unioni delle ragazze con i ragazzi sotto un’unica bandiera, mano nella mano a sorreggersi sia nella lotta che negli affetti.
Da qualche parte si è letto che ai tempi della Comune, a Parigi, si sparava agli orologi, come azione simbolica a fermare il tempo e a lasciare che quella gioia di comunione condivisa durasse incosciamente per sempre, così come in questo brano Vecchioni pare voglia fermare la folle corsa di questi tempi affinché ci potessimo obbligare a delle soste, segnarle come pietre miliari, e consegnarle alla Storia come esempio benefico di aggregazione, rivolta ai posteri come un valido esempio di noi stessi: la malinconia passata agli occhi svegli / gli orologi segnan l’ora che son fermi.
Carmine Maffei
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Passione Live ritorna dal vivo il 2 luglio 2022
presso il Real Sito di Carditello, alle ore 21.00; di scena “Passione Live”, uno concerto al contempo moderno e tradizionale, capace di stupire ed emozionare. Lo spettacolo è un viaggio sensoriale capace di trasportare, metaforicamente, il pubblico nel cuore pulsante di una città senza tempo (Napoli); dove la musica è espressione e parte integrante di una cultura unica al mondo.
Protagonisti della serata, che inaugurerà la stagione degli eventi del prestigioso Carditello Festival 2022, sono i più interessati cantanti e musicisti della scena musicale napoletana.Passione Live, con la direzione artistica di Federico Vacalebre, ha come finalità naturale quella di far rivivere la musica napoletana calandola in un contesto contemporaneo e facendone riscoprire i classici, ma non solo, alle vecchie e nuove generazioni, e creare un forte legame con il territorio, promuovere e consolidare al di fuori dei confini campani e nazionali la conoscenza delle “risorse buone” della città di Partenope, veicolando l’immagine di Napoli a livello internazionale attraverso il linguaggio universale della musica.
Queste le dichiarazioni di alcuni dei protagonisti:“Dopo l’ultimo concerto dell’anno 2021 al Maschio Angioino, a porte chiuse, sono troppo felice di tornare a cantare nello spettacolo Passione davanti a un pubblico vero! Un progetto che mi riempie di soddisfazione sia per l’alta missione che si prefigge di tenere viva la tradizione della musica napoletana, sia per l’elevato livello artistico col quale mi confronto ogni volta.Con la nuova generazione di Passione ho avuto modo di collaborare con le voci più belle del nostro territorio e al tempo stesso con dei grandi musicisti. Mi auguro che arrivino altri concerti e di viverli con sempre più passione.” [Simona Boo]“Prendere parte a “Passione” è stato come tornare al liceo. L’atmosfera è giocosa e spensierata, nonostante la responsabilità professionale che ognuno di noi deve avere. Tante personalità e nessun egocentrismo. Davvero una bella esperienza. Questa volta ci esibiremo in una location incantevole che aumenta di fascino, anche per noi musicisti, se si pensa che fino a qualche anno fa ero un luogo abbandonata mentre ora è rifiorito.” [FLO]“Quando si dice Passione la prima cosa che mi viene in mente è la canzone napoletana e partecipare a questo evento significa proprio ripercorrere la canzone napoletana nei vari aspetti rappresentati dai vari artisti …non perdendo mai di vista la vera essenza della musica:la poesia. Mi fa piacere essere ospite a questo evento, tra le altre cose in un luogo bellissimo sottratto alla camorra, e incontrare anche le nuove generazioni e poter cantare in un luogo bellissimo sottratto al malaffare.” [Enzo Gragnaniello]“Passione è uno spettacolo a cui tengo tantissimo, perché fatto genuinamente tra musicisti che conoscono e amano profondamente le radici della musica napoletana. Alcuni di questi, per me, sono stati modelli da seguire ad altri ho cercato io di dare qualcosa, altri ancora hanno percorso sentieri paralleli che sarebbe stato naturale incrociare prima o poi. Questo ”poi” è arrivato adesso, ed è un bel momento per coglierlo ed avere una visione di insieme su quello che succede a Napoli da tanto tempo a questa parte. La sensazione è che la musica – sta semp’ lla’ – e c’è sempre qualcuno che l’afferra. A volte solo per disegnare mappe e per lasciarle appese al muro di una trattoria, o di una chiesa, o di un vecchio bar del centro storico o della periferia. Voglio bene ad ogni singola nota di questo spettacolo. Veniteci a trovare, vi gioverà.” [Francesco Di Bella]
“Sono molto contento di partecipare allo spettacolo PASSIONE Live a Carditello, luogo ritrovato e riportato alla bellezza e cultura. Il concerto è un viaggio favoloso che questa volta potrà mostrarsi ad un pubblico dal vivo, occasione che manca da un anno. Sarà emozionante vivere questa esperienza che per noi musicisti è la più adrenalinica e soddisfacente.” [Luca “Zulù Persico]La canzone classica napoletana rappresenta uno dei punti d’eccellenza della canzone italiana, divenuta nel corso degli anni simbolo dell’intera Italia musicale nel mondo. Numerosi sono i brani, interpretati nel corso del tempo da diversi artisti di fama mondiale, che hanno contribuito alla diffusione della musica napoletana nel mondo e che sono annoverati e riconosciuti tra i più classici simboli italiani nell’immaginario collettivo internazionale.La canzone napoletana o semplicemente “canzone”, come viene chiamata in Giappone (a Tokyo esiste un museo a essa dedicato), ha dunque, da sempre, svolto un ruolo fondamentale nella diffusione della cultura e dell’immagine della città di Napoli, con la capacità continua di sapersi rinnovare seppur rimanendo legata alle proprie origini e tradizioni, riuscendo a interpretare e dare voce negli anni ai mille volti della città. In questo scenario si colloca l’intenso e singolare docu-film realizzato e girato per le strade di Napoli dal regista italo-americano John Turturro che ha voluto “raccontare” la canzone napoletana ripercorrendone la storia, non con toni nostalgici, bensì sottolineando la sua vivacità e modernità. Ma proprio per questa intensità e questo forte legame con la realtà di Napoli, il film non poteva restare “relegato” al chiuso delle sale cinematografiche e la forza e la vitalità dei suoi protagonisti non potevano non far scaturire la necessità di farne uno spettacolo live. Nacque cosi, sempre da un’idea dello stesso John Turturro, lo spettacolo Passione Live, prodotto e realizzato da Arealive, realtà partenopea impegnata nella promozione a livello nazionale e internazionale di artisti napoletani.Il regista americano e Arealive hanno unito sinergicamente le forze spinti da una nuova consapevolezza sulla carica trascinante ed emotiva di canzoni che hanno raccontato la storia e l’evoluzione dell’Italia e che ancora oggi rappresentano l’identità nazionale all’estero.Passione Live è stata una “colorata carovana” di musicisti e interpreti di altissimo livello che si è proposta di diffondere e far rivivere la “canzone napoletana” classica e contemporanea attraverso un entusiasmante tour durato dal 2011 al 2017 e concretizzatosi in una serie di sold-out in location e festival prestigiosi.Passione Live è riuscita a offrire allo spettatore la possibilità di un incontro diretto con Napoli mediata dalla sensibilità di tutti gli artisti coinvolti capaci di proporre con energia un’immagine della città e della sua storia, raccontata attraverso le loro emozioni e doti interpretative.A distanza di quattro anni dalla conclusione di quella fantastica avventura che ha visto alternarsi e collaborare sul palco nomi del calibro di James Senese Napoli Centrale, Pietra Montecorvino, Almamegretta & Raiz, Enzo Gragnaniello, Eugenio Bennato, Peppe Barra, Teresa De Sio, Misia e molti altri interpreti e musicisti, a gennaio 2021 Arealive ha realizzato un secondo capitolo del progetto Passione Live, che offre sul palco il passaggio di testimone dalle vecchie alle nuove generazioni di artisti partenopei che negli ultimi anni hanno saputo portare avanti la musica napoletana e in molti casi regalarci nuove canzoni entrate di diritto tra le più importanti del panorama musicale italiano e internazionale.Uno spettacolo attuale ed unico, capace di stupire, emozionare e far divertire il pubblico ma soprattutto di fargli scoprire il desiderio di perdersi nel cuore pulsante di una città senza tempo, Napoli, dove la musica è espressione e parte integrante di una cultura unica al mondo.Passione Live, come il film e diversamente dal film, descriverà il ricchissimo patrimonio melodico partenopeo in un incontro seducente tra il passato illustre della canzone tradizionale e l’anima creativa della Napoli contemporanea, attraverso le intense interpretazioni dei numerosi artisti coinvolti: Francesco Di Bella (24Grana), Maldestro, Gnut, Flo, Irene Scarpato (Suonne d’Ajere), Simona Boo che saranno accompagnati sul palco da musicisti d’eccellenza. . Gli artisti per la serata del 2 luglio a Carditello Festival condivideranno il palco con degli ospiti speciali quali Enzo Gragnaniello, Raiz (Almamegretta) e Zulù (99Posse). Una scaletta ricca di sorprese, duetti e riproposizione di classici, già presenti nella versione precedente dello spettacolo, quali Carmela, Vesuvio, Scetate, Maruzzella, Tu si ’na cosa grande, Era de maggio, Indifferentemente, Passione, Cu’mme e Napul’è alternati alle nuove hit di oggi tra le quali Nove Maggio (Liberato), ’O sciore e ’o viento (Foja), Lu cardillo (24Grana), Nun te scurdà (Almamegretta), L’ammore o’ vero (Gnut) e tante altre canzoni, classiche e moderne. -
Arte e diritti: quasi al via la prima Settimana dei diritti umani
Quasi al via “La Settimana dei diritti umani”, un grande festival multidisciplinare per promuovere i diritti umani attraverso l’arte e la cultura, che invaderà Rovigo da lunedì 17 a domenica 23 luglio 2023, con una anteprima ad Adria il 15 luglio. Oltre 60 eventi, tutti ad ingresso libero, in 6 diverse location, con il coinvolgimento di più di 40 associazioni e realtà del territorio.
Clou della manifestazione sarà la 26a edizione di “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty”, la tre giorni di musica e diritti umani a fianco di Amnesty International Italia.
Il parterre degli ospiti che arriverà a Rovigo durante la settimana sarà di alto livello: dal Cardinale Matteo Maria Zuppi ad Alba Bonetti, da Manuel Agnelli alla Banda Rulli Frulli, da Moni Ovadia a Lisa Clark, da Marco Mascia a Laura Marmorale, da Giorgio Canali & Rossofuoco al Dipartimento Pop Rock del Conservatorio di Rovigo…. E ancora Marino Bellini, Sandro Fracasso, Alessandra Annoni, Alessandro Orsetti, RomAraBeat, Alysson, Boggi, Dalbenzi, La Bottega del Compensato, Sevilay Tufekci, Ciro Grandi, Guido Pietropoli, Paolo Guolo, Erica Boschiero, Lorenzo Monguzzi, Nevruz e tantissimi altri protagonisti del mondo dell’arte, della cultura e del volontariato per un cartellone davvero unico.
Un percorso emozionante tra musica, dibattiti, letteratura, sport, laboratori, mostre, spettacoli artistici, teatrali e cinematografici. “D(i)ritti al futuro”: questo è il filo rosso della manifestazione, che ha dato vita ad una collaborazione tra associazioni ed enti del territorio senza precedenti.
ll festival, patrocinato e sostenuto dal Comune di Rovigo e dal Comune di Adria, nasce dalla forza creativa di ‘Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty’ e dall’unione delle esperienze di decine di associazioni del territorio impegnate nella promozione dei diritti umani, della cultura e dell’arte. È questo il valore fondante che il festival vuole promuovere attraverso le diverse forme artistiche e non solo. Consapevoli che le arti sono uno strumento di formazione e crescita di consapevolezza, un vero e proprio mezzo educativo per la realizzazione di una cultura universale dei diritti umani.
Si comincia con una anteprima ad Adria. Sabato 15 luglio alle 21.30 in Piazza Cavour ci sarà il concerto di Nevruz con la sua band. In apertura si esibiranno le artiste: Rosie, Giulia, LaFrAncy, Milena Mingotti e Nora. Una serata dedicata alla musica, la solidarietà e l’inclusione.
L’apertura del festival vero e proprio sarà lunedì 17 luglio alle 18, alla presenza di tutti i volontari e associazioni coinvolte, con l’inaugurazione delle location (Sala della Gran Guardia, Piazzetta Annonaria e Pescheria Nuova) e di mostre e installazioni artistiche che saranno visitabili tutta la settimana. Durante tutti i giorni ci saranno anche la “Caccia ai diritti umani”, una vera e propria caccia al tesoro in tutto il centro cittadino, e i laboratori didattici per bambini che animeranno i Giardini delle Due Torri tutti i pomeriggi attraverso attività educative e ludico-creative. Nella giornata di inaugurazione, alle 19.30 all’Auditorium del Conservatorio è in programma la proiezione del docufilm “La pace non è il suo nome”, con il racconto della storia dei 40 anni di vita del Centro Diritti Umani dell’Università di Padova alla presenza del Presidente Marco Mascia. In chiusura di giornata, alle 21.30 ai Giardini delle due Torri, andrà in scena una produzione realizzata appositamente per il festival, uno spettacolo multidisciplinare di giocoleria, danza e canto: “Una luce di protesta”.
Molti saranno gli incontri sui temi del festival con nomi prestigiosi del panorama culturale italiano, tutti previsti ogni giorno alle 18. Si parte martedì 18 alla Pescheria Nuova con Moni Ovadia, Lisa Clark e Alessandra Annoni che si confronteranno su “La Palestina nel quadro dei conflitti mondiali”. Mercoledì 19 all’Auditorium del Conservatorio uno dei momenti più attesi: “Lavoro dignitoso e giustizia sociale”, un incontro con il Cardinale Matteo Maria Zuppi (presidente della Conferenza Episcopale Italiana) e i segretari generali di Cgil,Cisl e Uil Rovigo. Giovedì 20 alla Pescheria Nuova sarà la volta di “La pioggia non ha frontiere: cambiamento climatico e migrazioni” con Chiara Camporese ed Eugenio Alfano. Nello stesso luogo venerdì 21 toccherà a “Il carcere in crisi: le origini e le alternative, tra schizofrenia legislativa e populismo penale”, con Ciro Grandi e Guido Pietropoli, e sabato 22 “Non è abbastanza? Diritti LGBTI+ in Italia” con Angelica Polmonari, Manuela Macario, Roberta Cusin e Matteo Mammini.
Uno dei luoghi focali della “Settimana dei diritti umani” sarà Piazza Annonaria, che ospiterà numerose mostre ed installazioni così come i banchetti informativi delle associazioni. Inoltre sarà animata tutti i giorni da numerosi incontri e performance artistiche, con un vero melting pot culturale sulla promozione dei diritti umani attraverso laboratori di pittura, scultura, yoga e danza; presentazioni di libri e realtà del volontariato; letture dibattiti. E, nel tardo pomeriggio, un aperitivo della bottega del commercio equo solidale “La Fionda di Davide”.
I Giardini delle Due Torri, in Piazza Matteotti, per tre giorni alle 21.30 ospiteranno alcuni momenti di spettacolo: martedì 18 l’atteso concerto di Moni Ovadia con la RomAraBeat, mercoledì 19 lo spettacolo teatrale “Lo straordinario viaggio di Atalanta” e giovedì 20 la proiezione del film “Flee”.
Non mancheranno eventi nelle frazioni di Rovigo. Mercoledì 19 e giovedì 20 al Prolife Park di Roverdicrè sono previsti due appuntamenti. Il primo sarà una serata tra cinema, animazione e pic-nic sotto le stelle. Il secondo una serata/concerto intitolata “Equality”, con le esibizioni di Alysson, Boggi, Dalbenzi, La Bottega del Compensato e, a chiudere, Giorgio Canali & Rossofuoco. Venerdì 21, al Campo della parrocchia di Granzette a partire dalle 18.30 ci sarà “D(i)ritti in campo” , torneo di calcio a 5 aperto a tutte e tutti senza esclusione di nazionalità, genere o capacità sportive.
Clou del festival sarà la ventiseiesima edizione di “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty” che giunge a Rovigo per la prima volta e che darà vita dal 21 al 23 luglio a tre giorni di musica e diritti umani, come sempre a fianco di Amnesty International Italia. Le tre giornate prenderanno il via con degli appuntamenti pomeridiani. Venerdì 21 alle 19.30 ai Giardini delle Due Torri ci sarà il concerto di Effemme, progetto nato dall’incontro di due amici di Voci per la Libertà, Francesco Fry Moneti e Michele Mud. Sabato 22 sempre alle 19.30 alla Sala della Gran Guardia la proiezione docufilm “Rumore – Human Vibes“, l’incontro tra musica e diritti umani narrato attraverso le canzoni che negli ultimi 20 anni hanno ricevuto il Premio Amnesty nella sezione Big all’interno di Voci per la Libertà. Saranno presenti la regista Simona Cocozza e la presidente di Amnesty International Italia Alba Bonetti. Domenica 23 si parte alle 18 nella Sala della Gran Guardia con l’incontro con il pubblico di Manuel Agnelli, vincitore del Premio Amnesty International Italia sezione Big, con Francesca Corbo (Ufficio arte e diritti umani di Amnesty International Italia). Alle 19.30 ai Giardini delle Due Torri ci sarà la presentazione/concerto di “Shahida – Tracce di libertà”, un triplo CD a sostegno delle donne rifugiate. Con Stefano Canestrini del Centro Astalli, Simone Veronelli di Appaloosa Records/I.R.D. e le esibizioni di Erica Boschiero e Lorenzo Monguzzi. Conduce Enrico Deregibus.
Tutti gli eventi del festival sono ad ingresso libero e gratuito.
Settimana dei diritti umani: enti e associazioni coinvolte
Tutto il programma dettagliato, realizzati grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo all’interno del Bando Cultura Onlife.
Capofila: Associazione Voci per la Libertà
Associazioni ed enti coinvolti: Amnesty International Italia, A.N.P.I. Provinciale Rovigo, Arci Rovigo, Artalide, Artinstrada, Associazione REM, A.D.A., A.I.T.Sa.M, Caritas Diocesana Adria Rovigo, Centro di Documentazione Polesano, Centro Francescano Ascolto, Centro Servizio Volontariato di Padova e Rovigo, CGIL Rovigo, Cinema Teatro Duomo Rovigo, Circolo Arci 2 giugno, CISL Padova e Rovigo, Commissione Pari Opportunità del Comune di Rovigo, Conservatorio Statale di Musica “Francesco Venezze” di Rovigo, Consorzio Università Rovigo, Covest, Di tutti i colori con Assirì sartoria eco-etica, Emergency Rovigo, Il Manto di Martino, IRASE, Legambiente Rovigo, Libera Rovigo, Mediterranea, 1001Notte, Politropia Arcigay Rovigo, Porto Alegre con la Fionda di Davide, Rete Kurdistan Polesine, Sat Pink, Sportello Avvocato di Strada di Rovigo, Still I Rise, UIL Rovigo, UISP Comitato Territoriale di Rovigo, UnitiinRete, Vivi Rovigo, Zico.
Con il sostegno e il contributo di: Comune di Rovigo, Comune di Adria, Circoscrizione Veneto – Trentino Alto Adige di Amnesty International Italia, Centro servizi di Volontariato Padova e Rovigo, CGIL Rovigo, SPI Cgil Veneto, CISL Padova e Rovigo, CAF CISL, UIL Rovigo.
Iniziativa sostenuta da: Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo
In collaborazione con: Fondazione Rovigo Cultura
Sostenitori: Banca Annia, Coop Alleanza 3.0, Banca Etica, Ubik Rovigo, Bar birreria Pedavena, Maatmox, Birreria Hops, Birrificio Torre Mozza, OPS Group,
Partner tecnici: APS Rovigo, ARS audio & light, Press4All, Mei – Meeting degli Indipendenti, Rete dei Festival, Studioartax, Musica nelle Aie, PeM – Parole e Musica in Monferrato
Media partner: FunnyVegan, ViaVaiNet, Noise Symphony, Indieffusione, Radio Popolare, Radio 41, Radio Elettrica, Radio BlueTu, Radio Kolbe, Remweb.it.
Il festival sostiene StandByMe 2.0, un progetto cofinanziato dalla commissione europea che mira a fornire ai giovani e alle giovani strumenti per decostruire gli stereotipi di genere dannosi.
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