poesie

Una mostra di poesie per presentare Versi immersi di Graziella Di Grezia

Sabato 9 ottobre 2021 dalle 17:00 alle 20:00 e domenica 10:00 ottobre dalle 10:00 alle 12:00 si terrà la mostra di poesie per presentare Versi immersi di Graziella Di Grezia presso l’Università Irpina del Tempo Libero ad Avellino in via Olindo Preziosi, 8.

Versi Immersi è una raccolta di poesie scritta durante il periodo della pandemia e che purtroppo per motivi inerenti l’emergenza sanitaria non era stato ancora presentato ufficialmente al pubblico.

Nell’attesa la scrittrice ha sperimentato l’effetto positivo che hanno avuto sui lettori alcune sue poesie incorniciate e appese all’interno di una sala d’attesa. Da qui l’idea di organizzare una mostra di poesie tratte dalla raccolta in occasione della prima presentazione ufficiale che si terrà sabato 9 e domenica 10 ottobre presso l’Università Irpina del Tempo Libero.

Versi Immersi di Graziella Di Grezia

Versi Immersi di Graziella Di Grezia

Durante l’evento alcune poesie saranno protagoniste dell’esibizione di Pianoterraduo con la partecipazione straordinaria del flautista Filippo Staiano docente del Conservatorio di Napoli.

L’evento, organizzato nel rispetto delle normative anti-Covid, ha come partner l’Accademia dei Dogliosi di Avellino, l’Associazione Pabulum, Graus Editore e l’Università Irpina del Tempo Libero.

Graziella Di Grezia: biografia

Graziella Di Grezia è nata nel 1982, ha tre figli: Lycio, Gabriele e Annarita. Medico specialista in Radiodiagnostica, dottorata in Medicina Clinica e Sperimentale, si occupa di diagnostica senologica integrata. Ha conseguito il diploma di Pianoforte Principale presso il Conservatorio di Avellino. Questa è la sua quinta raccolta di poesie. Ha pubblicato Anima, 2000; CrisalideMonologhi di una gravidanza, 2015; Viva, 2016; Quest’anno non vado al mare, 2017.

Pietà per l’esistente. Satire e poesie censurabili di Paolo Pera

È disponibile in libreria e negli store online Pietà per l’esistente. Satire e poesie censurabili Ensemble Edizioni di Paolo Pera, una variegata raccolta di testi critici (sferzanti, seppur ironicamente) verso la contemporaneità̀ politica, religiosa, estetica e umana.

L’io poetante è qui l’osservatore di un Occidente che ha smarrito gli argini logici, come pure il senso del bello. Tra invettive e pasquinate, il poeta si scopre sì capace di un’innata avversione per l’altrui «bruttezza desiderata» ma anche compassionevole nei confronti del dolore che instaura questa bruttezza, ossia quel perdimento che fa decadere l’uomo nella caotica boria relativista. 

Pietà per l’esistente. Satire e poesie censurabili: recensione

una raccolta di poesie di Paolo Pera

A proposito del libro, Paolo Pera, racconta:

La raccolta nacque come un unico grande libro – insieme a quella che ora sarà la seconda anta di un dittico, Pena di me stesso – queste due parti: la pietà per il mondo e quella per sé, in un certo qual modo volevano essere il mio omaggio al Pound giovanile (poeta da me sempre amato, e del quale conobbi pure la figlia Mary), quello del Mauberley, dove una voce poetante demolisce la propria contemporaneità – già in odore d’Usura – e nel mentre critica aspramente anche sé stessa in qualità di “poeta non indispensabile”; Pound infatti era tanto critico con sé da auto-sabotare il proprio lavoro, gettandolo magari nella laguna di Venezia, e io pure ma senza laguna (basta il cestino del desktop, ormai). – continua – «Questo grande libro – effettivamente abnorme, centosessanta pagine – è stato da me troncato a metà: oggi esordisce la “critica al mondo”, ossia la Pietà, che si trasforma però nella futura Pena attraverso la poesia conclusiva, Il compassionevole, nella quale la vena satirica si ritira a guardare le debolezze dell’io permettendogli così di comprendere che questo “gioco dell’attacco” (che sta nel libro) nasca comunque da un sentimento di commozione per lo svanire e il soffrire di tutte le cose.

La raccolta di poesie si sofferma sulla morale e l’intenzione di alcune istituzioni, soprattutto quella religiosa, in cui per il poeta alberga l’ipocrisia. Le parole pronunciate sono scisse dalle intenzioni e dai fatti perché non è la cura delle anime ciò che davvero conta.

Un esempio è la poesia  io e Benedetto che attraverso una metafora spiega il senso reale delle istituzioni tutte.

Io Benedetto

Se taglio in due la cattedrale

Entrambi avremo

Una Chiesa in cui giocare

A fingerci cristiani,

Come volle il Capitale…

I temi affrontati sono tra i più attuali e disparati: i migranti, l’accoglienza, la politica nazionale e internazionale che hanno il medesimo modus operandi. E ancora la pandemia e la società in cui universalmente ci muoviamo permeati dall’ignoranza e dalla saccenza priva di contenuti perché ciò che più conta è l’apparenza priva di contenuti.

Riportiamo un’altra poesia che spiega bene il mood delle poesie e il modo cinico in cui l’autore guarda il mondo.

L’ESTETICA DEL MANICHINO

Tu, ragazza, non sei grassa!
Perché vai a vomitare
Ogni yogurt che t’han dato
Da pappare? Temi forse
Di non starci nel vestito
Che vorresti acquistare?
T’ho vista di fronte alla vetrina:
Sognavi mica di sfilare
A Parigi o Nuova York,
Trovando un bell’Adone
Che ti faccia il paliatone
(Senza romperti le ossa…)?
Su, coraggio, dimmi adesso
Quanto credi nel tuo cuore!
Sei di carne o plasticume,
Tu che pari un manichino?

Conclude il poeta:

Pietà per l’esistente. Satire e poesie censurabili è una «critica sociale in versi» suddivisa in sette brevi sezioni. Ad abitare anzitutto questo libro è il rapporto con la temporalità, ancor più che con la realtà: a mio parere la disgregazione non è negli uomini, essi sono vittime nel tempo che stiamo abitando! Se queste poesiole saranno eventualmente in grado dare una o più chiavi di letture per intendere la contemporaneità non potrò che esserne lieto.

In alcune poesie ci sono rimandi a grandi intellettuali appartenenti a diversi settore della cultura, alcuni dei quali hanno fatto del dissacrare la critica maggiore del loro tempo come Carmelo Bene, ad esempio.

Paolo Pera: biografia

Paolo Pera (Alba, 1996) vive a Canale e studia Filosofia all’Università̀ di Torino. Ha pubblicato il romanzo La scuola attraverso i miei occhi (Vertigo, 2012) e la raccolta poetica La falce della decima musa (Achille e La Tartaruga ed., 2020). Nel 2021 pubblica Pierino Porcospino (Gian Giacomo Della Porta Editore), una rielaborazione del classico per l’infanzia di Heinrich Hoffmann. È anche fumettista, pittore e scultore. Collabora con diverse riviste online in qualità di critico letterario.

Presentazione dell’antologia La rocca dei poeti con omaggio a Stefano Cucchi

Oggi presso il Circolo della Stampa di Avellino è stata presentata l’antologia La rocca dei poeti, nel libro sono presenti tre poesie per ciascun poeta che ha partecipato alla IV edizione del Festival Nazionale di poesia.

Durante l’evento Michele Gentile, ideatore e organizzatore della Rocca dei poeti, ha spiegato l’importanza della poesia, su come può nascere l’ispirazione di un testo in versi e sul timore che si può provare nello scrivere in questo stile.

L’incontro di oggi ha rappresentato un momento di condivisione tra poeti in essere e poeti in divenire, una sorta di ponte tra chi ha abbracciato la poesia come forma di espressione e chi cerca di avvicinarsi ad essa per hobby.

Gli alunni dell’Amatucci e del Solimena erano presenti all’evento e alcuni di loro hanno letto delle loro poesie.

Rocca dei poeti

Rocca dei poeti

Tra i componimenti presenti ne La rocca dei poeti oggi è stata letta una poesia dedicata a Stefano Cucchi ed è stato un modo per poter far comprendere che la poesia può e parla di attualità perché non vi sono argomenti che possono essere più o meno adatti quando si decide di scrivere in versi.

“Vulnera temporis”,
presentato alla Biogem il libro del poeta Prebenna

Nella sala conferenze della Biogem è stato presentato l’ultimo volume del poeta arianese Nicola Prebenna, “Vulnera Temporis”.

Il titolo è un’espressione latina che vuol dire letteralmente le ferite del tempo ma che in senso lato possiamo interpretare come i drammi della storia.

Hanno preso parte alla presentazione della silloge, il vescovo della diocesi diAriano Irpino, mons. Sergio Melillo e Carlo Di Lieto, docente presso l’Università Suor Orsola Benincasa.

Gli interventi sono stati accompagnati dagli intermezzi musicali del maestro di pianoforte, Daniela Salvo, e dalle letture a cura dell’attrice Gilda Ciccarelli

Milk and honey di Rupi Kaur,
il libro che tutte le donne dovrebbero leggere

Rupi Kaur è una poetessa, illustratrice e artista canadese di origini indiane. Milk and honey (2014) è il suo primo libro di poesie che, diventato un caso letterario, ha venduto oltre 2,5 milioni di copie in tutto il mondo. Il suo modo di comunicare è figlio del nostro tempo: semplice, snello, veloce, diretto e allo stesso tempo toccante.

La poetessa racconta il mondo femminile interiore di ogni donna e lo fa con spirito critico, sensibilità e delicatezza. Milk and honey si divide in quattro sezioni di poesie: il ferire, l’amare, lo spezzare e il guarire. Tutte queste sezioni hanno un unico denominatore: la donna. Rupi Kaur, non a caso, rappresenta una delle figure femminili di spicco del nostro tempo.

Il mondo femminile è intriso di sentimenti, lacrime e amori sbagliati ma anche di violenze domestiche, emarginazione e continua lotta per la propria affermazione sociale e sessuale.

L’autrice descrive l’importanza, fasulla, perfetta e commerciale del corpo della donna moderna, la difficoltà d’integrazione delle minoranze etniche (Rupi Kaur ha varcato i confini canadesi da immigrata) fino ad arrivare alla violenza sulle donne, tematica molto delicata e attuale.

Primo piano della poetessa

Rupi Kaur

Che cosa rappresenta per la scrittrice Milk and honey? Rupi Kaur cosa vuole mostrarci? Per rispondere a queste domande riportiamo la poesia introduttiva al libro:

questo è il viaggio della

sopravvivenza tramite la poesia

questo è il sangue sudore lacrime

di ventun anni

questo è il mio cuore

nelle tue mani

questo è

il ferire

l’amare

lo spezzare

il guarire

 

Milk and honey: perchè tutti dovrebbero leggerlo

Milk and honey è uno scorcio reale del periodo storico e culturale che stiamo vivendo, rappresenta un modo alternativo di fermare in versi tutto ciò che ci passa davanti e su cui, alle volte, non ci soffermiamo abbastanza. Il lettore più attento, alla fine del libro, non potrà altro che porsi delle domande, con rammarico.

Oggi viviamo in un mondo che è moderno sotto molti aspetti ma resta, suo malgrado retrogrado, su molti altri: la condizione femminile di oggi ne rappresenta il triste emblema.

I retaggi culturali in cui siamo ingabbiati continuano ad imperare silenziosamente e, permeando il nostro vivere quotidiano, sembrano difficili da combattere. La poesia di Rupi Kaur non è una semplice denuncia, come un elenco della spesa: i suoi brevi componimenti mostrano i meccanismi distorti che ci conducono a questa immobilità di pensiero.

Le donne, spesso inconsapevolmente, sono le prime a perpetrare i meccanismi della società maschilista e poco propensa all’uguaglianza tra i sessi. La spasmodica ricerca nell’apparire perfette, seguendo i canoni estetici dettati dal mercato e fondati sulla paura d’invecchiare, ne rappresenta un esempio. Può la donna, oggi, autoriconoscersi esclusivamente in un mondo prettamente estetico?

Rupi Kaur risponde così in una poesia:

Voglio scusarmi con tutte le donne

che ho definito belle

prima di definirle intelligenti o coraggiose

scusate se ho fatto figurare

le vostre semplicissime qualità innate

come le prime di cui andar fiere quando il vostro

spirito ha sbriciolato montagne

d’ora in poi dirò cose come

siete resilienti o siete straordinarie

non perché non vi ritenga belle

ma perché siete ben più di questo.

La scrittrice scuote gli animi in modo delicato e semplice, evitando metafore o figure retoriche che possono allontanare il lettore dal messaggio principale. La mancanza di solidarietà femminile è un altro tema presente nelle sue poesie: le donne sono le prime a non essere solidali l’una con l’altra e, secondo Rupi Kaur, ciò contribuisce alla rottura degli schemi maschilisti odierni.

La scrittrice esorta le donne a difendersi da quegli uomini che non fanno altro che denigrare le loro pari perché questo stesso modo di fare spavaldo e poco sensibile, al momento giusto, verrà riservato anche a loro.

La prima racolta di poesie di Rupi Kaur

Copertina di Milk and Honey

Rupi Kaur e il femminismo moderno

Le poesie di Rupi Kaur svelano il cambiamento del femminismo oggi. Dimentichiamo le rivolte in strada, le proteste e l’aggressività (spesso sinonimo di debolezza). Il riscatto femminile, oggi, parte da una riflessione interiore che si concretizza nella consapevolezza quotidiana.

Ogni donna dovrebbe vivere con più cognizione la propria condizione, prenderne atto e rivendicarla con i piccoli gesti della quotidianità. La presa di coscienza del proprio valore interiore, che ciascuna donna possiede in quanto essere umano, è il primo passo verso un cambiamento radicale.

Le donne devono essere le prime ad allontanarsi dagli stereotipi sociali in cui sono state inglobate. Il senso di colpa all’interno della donna è quasi come se fosse un elemento che le appartiene per natura, in realtà le è stato cucito addosso per renderla più plasmabile e mansueta.

Nelle donne, spesso, s’innesca il pensiero subdolo per cui sia lei stessa il problema della fine di un amore. La società ha inculcato nelle donne la malsana credenza che si debba essere necessariamente accompagnate ad uomo, per potersi sentire complete e soddisfatte.

La realtà, fortunatamente, è un’altra e preferiamo dirvela con le parole di Rupi Kaur:

Hai l’abitudine

di codipendere

da altri per

sopperire a ciò

che credi ti manchi

chi ti ha indotta

a credere che un’altra persona

ti servisse da completamento

quando al massimo poteva farti da complemento.

 

Per approfondire il resto vi consigliamo di leggere Milk and honey e The sun and her flowers (2017), l’ultima raccolta di poesie della scrittrice.

Buona lettura!

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