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Nazisti a Cinecittà di Mario Tedeschini-Lalli

Quattro nomi e almeno una dozzina di film, legati tra loro dalla storia e in parte dal caso, in un gioco di specchi tra ciò che è veramente stato e ciò che si rappresenta, tra vita, morte e intrattenimento.

Il pomeriggio del 24 marzo 1944 nelle cave di pozzolana della via Ardeatina, alle porte di Roma, si consumò la più grave delle stragi naziste in Italia.

Trecentotrentacinque ostaggi furono uccisi, cinque a cinque, con un colpo alla nuca. Per dare “il buon esempio” ai subalterni, con il primo gruppo entrarono il comandante delle SS di Roma, il tenente colonnello Herbert Kappler, e il maggiore Borante Domizlaff. Diciassette anni dopo, il nome di Domizlaff comparirà nei titoli di testa di uno dei più celebri film italiani del dopoguerra “Una vita difficile” di Dino Risi: a lui è affidata la parte di un militare tedesco fucilatore di partigiani.

In quello stesso pomeriggio del 1944, entrò per sparare nelle cave ardeatine anche il responsabile della rete spionistica delle SS a Roma, il maggiore Karl Hass. Diciannove anni dopo, anche lui reciterà nella parte di un ufficiale delle SA in un altro celebre film del dopoguerra, “La caduta degli dei” di Luchino Visconti.

Dalle Fosse Ardeatine a Cinecittà, dalla divisa nazista indossata per uccidere alla divisa nazista indossata per fare cinema. Borante Domizlaff e Karl Hass, due ufficiali delle SS che il 23 marzo 1944 spararono agli ordini di Herbert Kappler, riappaiono, con altri ex ufficiali tedeschi, nella produzione di alcuni dei più celebri film italiani del dopoguerra. Il primo, assolto nel 1948, resterà negli anni fedele a Kappler, aiutandolo nella fuga dall’Italia nel 1977. Il secondo, sfuggito al primo processo arruolandosi nei servizi segreti americani e italiani, sarà raggiunto dalla giustizia solo cinquant’anni dopo e condannato all’ergastolo.

Nel frattempo, fra gli anni Cinquanta e Sessanta, tutti e due sbarcarono il lunario anche interpretando ‘sé stessi’, in parti da militare tedesco, in film come Una vita difficile di Dino Risi, La ciociara di Vittorio De Sica, Tutti a casa di Luigi Comencini, La caduta degli dei di Luchino Visconti. E non furono i soli.

Nazisti a Cinecittà nasce da una scoperta casuale che ha dato il via a una lunga ricerca tra carte di servizi segreti, cineteche, archivi privati e interviste a famigliari. Un racconto che a tratti si tinge di giallo, una finestra su una realtà paradossalmente ‘normale’ dell’Italia del dopoguerra: il ‘nazista della porta accanto’ tornava utile per raccontare il nazismo.

Nazisti a Cinecittà

Mario Tedeschini-Lalli: biografia

Mario Tedeschini-Lalli si è a lungo occupato di giornalismo digitale e multimediale all’interno del gruppo Espresso. Storico contemporaneista di formazione, è autore di saggi sugli anni italiani di Saul Steinberg e sui rapporti tra
fascismo e mondo arabo. Ha scritto, con Pietro Del Re, In viaggio con Poirot (Minotauro, 1995), guida letteraria ai romanzi di Agatha Christi

Una famiglia allargata, cane compreso di Marianna Scagliola

Una famiglia allargata, cane compreso è il romanzo d’esordio di Marianna Scagliola pubblicato dalla casa editrice Graus Edizioni nel quale la voce narrante del padre di famiglia Gennaro Schiattarella racconta le vicissitudini di una “tradizionale” famiglia napoletana.

Il titolo arricchisce la collana «Tracce», dedicata alla narrativa, ed è impreziosito dalla prefazione firmata dalla “voce ufficiale” dello Stadio Maradona di Napoli, lo speaker radiofonico Decibel Bellini. Quest’ultimo e il protagonista condividono una passione importante: il calcio. Da grande “patito” del Napoli, infatti, Gennaro non soltanto dovrà fare i conti con un televisore capriccioso che gli impedisce di vedere le sue amate partite, ma dovrà anche cercare di “tollerare” la presenza di un figlio juventino nella sua casa, situazione inaudita per un padre napoletano: «Tutti i suoi tentativi per riportarlo sulla retta via erano falliti miseramente e Gennaro per quel tradimento non si dava pace».

Tutti i membri del piccolo focolare Schiattarella vivono in un appartamento da ottantadue metri quadri in centro, spazio un po’ piccolo per una famiglia “allargata” come la loro. Discussioni, silenzi e battibecchi sono all’ordine del giorno sottolineando quanto sia difficile la convivenza.

La storia, oltre a divertire e allietare con scene comiche, offre numerose pagine introspettive. Ogni personaggio rappresenta una realtà estremizzata delle caratteristiche che fanno di un partenopeo, un napoletano d.o.c.: Concetta è una casalinga ossessionata dall’ordine e dalla pulizia; Gennaro adora essere “servito e riverito” e ritiene che sopportare la suocera per ricevere la sua pensione sia già un lavoro quanto mai     estenuante; a loro si aggiungono i tre giovani figli della coppia. Tuttavia, la famiglia Schiattarella non si conclude qui: a completare il quadretto familiare la strana presenza che saltuariamente si avverte in casa in alcune occasioni, “o’ munaciello”, e il coprotagonista della storia, il bianco meticcio a quattro zampe, Pulcinella.

Quando Concetta però simula la scomparsa dell’amato cucciolo e mascotte di casa, l’intera famiglia si adopera per le ricerche dimostrando che non si dovrebbe dare mai nulla per scontato, nemmeno, o forse soprattutto, l’amore per la famiglia.

Una famiglia allargata, cane compreso di Marianna Scagliola

Una famiglia allargata, cane compreso di Marianna Scagliola

Marianna Scagliola: biografia

Marianna Scagliola è nata a Napoli nel 1978. Grazie a suo nonno si è appassionata al dialetto napoletano e ha cominciato a scrivere poesie in vernacolo grazie a sua madre, alla cucina partenopea e alla battuta facile. Nel 2000 si cimenta nella scrittura di racconti che vengono inseriti in raccolte pubblicate da case editrici locali: è il caso di 19 (diciannove), pubblicato in Le affinità affettive (Albus Edizioni, 2008) e Precario, in Lavoro in corso (Albus Edizioni, 2008). Nel 2007 partecipa al laboratorio di scrittura comica e umoristica “Achille Campanile”, fondato da Pino Imperatore, ed è amore a prima scrittura. Con Una famiglia allargata, cane compreso estende la sua scrittura anche al romanzo pubblicando il suo primo volume.

La collana “Tracce”

Morbide e sinuose come impresse sulla sabbia, indelebili ed eterne come scolpite nella pietra: queste sono le tracce che danno il nome alla collana. Si tratta di un contenitore essenzialmente riservato alla narrativa, che racchiude storie lunghe di autori affermati o di debuttanti altamente promettenti; un espositore eccellente per talenti nazionali che mettono in mostra la propria abilità scrittoria, con le quali sono capaci di imprimere le proprie orme nell’animo del lettore, il quale viene preso per mano e accompagnato lungo un cammino indimenticabile attraverso storie uniche. Non ci sono restrizioni di contenuti: la collana abbraccia tutti i generi letterari, che siano romanzi drammatici o polizieschi, sentimentali o d’avventura, autobiografici o fantastici.

Parle moi d’amour. Vite esemplari di grandi libertine: la graphic novel di Vanna Vinci

Parle moi d’amour. Vite esemplari di grandi libertine è un romanzo a fumetti di Vanna Vinci, edito da Feltrinelli, che uscirà nelle librerie il prossimo 19 novembre.

Protagoniste del volume sono donne che hanno vissuto la propria vita incuranti del giudizio altrui che le etichettava come donne scandalosamente libere. Le libertine sono state definite in modi diversi: cortigiane, donne fatali, cocotte, grandi orizzontali o semplicemente donne dai facili costumi che hanno ispirato versi e menti di molti intellettuali tra l’800 e il ‘900.

Parle moi d'amour. Vite esemplari di grandi libertine

Parle moi d’amour. Vite esemplari di grandi libertine

Vanna Vinci cerca di dare una voce diversa a donne come Cora Pearl, Valtesse de La Bigne o Carolina Otero.

Ho deciso di raccontare la vita e il carattere di alcune donne celebri e ora praticamente dimenticate, vissute a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento.

Donne poco raccomandabili e poco perbene che offrivano se stesse in cambio di lusso e denaro, e la cui condotta era ritenuta scandalosa.

Donne intelligenti, avventurose e spregiudicate, pronte a tutto pur di ottenere indipendenza ed evitare vite dimesse, convenzionali o, peggio, da schiave.

Le hanno chiamate mangiatrici uomini, donne fatali, cortigiane, grandi orizzontali, cocottes, demi-mondaines, leonesse o semplicemente puttane…

Qualcuno potrà dire che facevano il mestiere più vecchio del mondo e che erano comunque alle dipendenze degli uomini che le pagavano…

Altri parleranno di emancipazione della donna, anche se sono certa che queste signore pensassero a emancipare solo se stesse.

Si può dire tutto, tranne che non siano state delle persone eccezionali. Per questo motivo, ho deciso di andare a cercarle e ascoltare il racconto delle loro vite.

Parle moi d’amour. Vite esemplari di grandi libertine è un romanzo che vede la stessa autrice protagonista della stori perché è lei che intervista le libertine, per scoprire la storia di ciascuna.

Il mood segue l’idea di un’intervista impossibile perché si fondono epoche diverse con i propri usi, costumi e retaggi culturali.

Parle moi d'amour. Vite esemplari di grandi libertine: il libro

Copertina del romanzo a fumetti di Vanna Vinci

Parle moi d’amour. Vite esemplari di grandi libertine: trama

Parle moi d’amour. Vite esemplari di grandi libertine ci spiega la vita e i tormenti delle donne più chiacchierate tra l’800 e il ‘900 e dalle loro storie si evince una grande voglia di indipendenza e di libertà.

Sono donne che spesso provengono dalla strada, che hanno visto la povertà e che hanno vissuto storie d’amore finite male. Da questo mix di delusioni, in loro si accende il desiderio di riscatto sociale e d’indipendenza.

Ma una donna che non ha denaro o beni materiali può aspirare ad una vita migliore? A quei tempi no! Duque ad una donna intelligente non restava altra alternativa che sfruttare il proprio capitale e monetizzarlo, l’unica alternativa era quella di giocare l’arte della seduzione, vendendo a caro prezzo il proprio corpo, l’unica cosa di loro proprietà e a loro diposizione.

Parle moi d'amour. Vite esemplari di grandi libertine

Parle moi d’amour. Vite esemplari di grandi libertine

La storia di La Paiva: la celebre cortigiana del regime di Napoleone III

Una delle intervistate in Parle moi d’amour. Vite esemplari di grandi libertine è Esther Lachmann (1819-1884), più conosciuta come La Paiva, è stata la cortigiana più celebre del regime di Napoleone III.

Dalla Russia, Esther Lachmann, arriva a Parigi in cerca di riscatto sociale e di lusso, diventando l’amante del compositore Henri Herze riuscendo così a  fare il suo ingresso nei salotti aristocratici. La poca parsimonia della donna compromette la relazione con lo scrittore che, partito per un tour lontano, si sposa con un’altra donna, lasciando l’amante a Parigi con un figlio.

Senza più protezione e senza un soldo Esther Lachmann lascia Parigi per andare a Londra e qui conosce e sposa, dopo diverse frequentazioni altolocate, il marchese Albino Francesco Araùjo de Paiva, dal quale ottiene il tanto ambito titolo nobiliare che manterrà come soprannome per il resto della vita.

Il matrimonio tra i due dura poco, La Paiva è rimasta alla storia per aver lasciato il marito con questo biglietto:

Tu torni i Portogallo, io devo rimanere a fare la puttana.

Il marito distrutto dall’abbandono si suicida e questo gesto non fa altro che alimentare la fama della cortigiana. Esther Lachmann chiede l’annullamento del matrimonio per poter convolare a nozze con il conte Guido Henckel von Donnersmarck rientrando nuovamente a pieno titolo nel mondo aristocratico.

Di lei si dice che sia stata una donna affascinante, misteriosa e con una personalità magnetica che unita all’astuzia le hanno consentito di farsi strada negli ambienti e salotti aristocratici.

In Parle moi d’amour. Vite esemplari di grandi libertine di Vanna Vinci invece abbiamo la possibilità di scoprire la vera storia di ciascuna di queste donne, scoprendola dalla loro prospettiva e dal loro punto di vita.

Adelaide è il nuovo romanzo di Antonella Ferrari

Adelaide è il nuovo romanzo di Antonella Ferrari pubblicato da Castelvecchi Editore. Il libro è ambientato nella città di Chieti alla fine dell’800.

La scrittrice spiega con queste parole Adelaide:

Quando ho iniziato a scrivere Adelaide pensavo a un romanzo sulle vicende della Carboneria e dei suoi affiliati. Man mano che mi documentavo sul periodo, ho iniziato a fantasticare storie d’amore tra i vari personaggi, lasciando in secondo piano le vicende propriamente storiche. Quello che arriva è un messaggio d’amore universale, molto trasversale, che abbraccia tutti.

Adelaide di Antonella Ferrari

Adelaide di Antonella Ferrari

Adelaide: la trama

Protagonisti del libro sono la nobile famiglia Mayo. Adelaide, protagonista del romanzo, ha la mentalità e la spregiudicatezza di una donna dei nostri giorni. È libera di pensare e agire per come ritiene più opportuno e insieme ai fratelli e ad alcuni suoi amici aderisce alla Carboneria, gettandosi nella lotta politica.

Adelaide nasce nel 1808 ed è la primogenita di sei figli, non è bella ma il fascino del suo nome riesce a conquistare.

Non ho mai imparato a suonare il piano e nessun altro strumento, esibirmi come una scimmietta ammaestrata, imbellettata di pizzi e crinoline davanti a possibili pretendenti e rispettive famiglie, mi ripugnava, in me ardeva il fuoco della lotta e del comando, nonché un’estrema esigenza di libertà, di agire secondo il mio pensiero, senza rendere conto ad alcuno, e in fondo così si è svolta la mia fortunata esistenza.

La vita di Adelaide è stata una vita splendida, privilegiata. Per quanto riguarda la sua adesione alla Carboneria, lei era l’unica donna del gruppo insieme ad un’altra di un rango inferiore al suo.

La situazione sentimentale di Adelaide è stata piena di amori proibiti. Ha avuto molte occasioni più per il suo rango sociale che per la sua avvenenza perché mortificava la sua femminilità  vestendosi e comportandosi da maschiaccio.

Le mie coetanee giravano con l’ombrellino, riparandosi il viso che doveva rimanere bianco come una porcellana. Non parevo una gran dama, ma neanche una contadina, e se alcuni sprezzavano questa mescolanza di stili, altri trovavano molto eccitante il mio aspetto ribelle, decisamente fuori dagli schemi.

Adelaide ha avuto molte passioni e pochi amori, avrebbe potuto avere un amante diverso ogni notte e un pò ne ha approfittato, godendo di tutta la libertà a suo favore.

Per scoprire in che modo non vi resta che leggere il romanzo di Antonella Ferrari.

Crisi da Covid-19: il 70% degli editori verso la cassa integrazione

L’Italia, lo sappiamo, rientra tra quei Paesi in cui la lettura è una virtù poco praticata dalla maggior parte della popolazione.

Questo aspetto culturale e di abitudine intellettuale ha sempre fatto camminare su un filo precario il mondo dell’editoria nostrana. L’emergenza Covid-19 ha dato la stoccata finale a questo settore, che già se la passava malaccio.

Crisi nel mondo del libro

Crisi nel mondo del libro

Il 70% degli editori sta programmando la cassa integrazione, per cercare di limitare i danni economici che si fanno già sentire.

Molti editori, infatti, stanno bloccando le novità 12.500 in uscita, che sono pari a 44,5 milioni di copie che non saranno stampate.

Il futuro, post quarantena da Covid-19 come già preannunciato da molti, non si prospetta dei più rosei per l’intera economia italiana e, soprattutto, per quei settori che già arrancavano prima di questa devastante emergenza pandemica.

Premio Strega 2020: ecco i 54 libri proposti

È tempo di prepararsi al Premio Strega!

Il Comitato direttivo composto da: Pietro Abate, Ernesto Ferrero, Alberto Foschini, Paolo Giordano, Melania G. Mazzucco, Gabriele Pedullà, Marino Sinibaldi, Giovanni Solimine, Stefano Petrocchi, Valeria Della Valle, Helena Janeczek e Giuseppe D’Avino. A loro è stato dato il compito di scegliere i 12 libri che si contenderanno l’ambito premio letterario per questo 2020.

I 12 candidati al Premio Strega 2020 verranno annunciati il 15 marzo alle ore 12:30, durante l’incontro che si terrà nella Sala Ospiti dell’Auditorium Parco della Musica a Roma.

I 54 libri proposti per partecipare al premio letterario saranno letti e votati da una giuria composta da 400 Amici della domenica e da 200 voti di studiosi, traduttori e intellettuali sia nazionali che internazionali.

Quali sono i 54 libri proposti per il prossimo Premio Strega?

Premio Strega 2020

Premio Strega 2020

Premio Strega 2020: lista dei 54 libri candidati

Ecco i libri che verranno esaminati per partecipare al Premio Strega 2020!

1. Silvia Ballestra, La nuova stagione (Bompiani), proposto da Loredana Lipperini;

2. Marta Barone, Città sommersa (Bompiani), proposto da Enrico Deaglio;

3. Jonathan Bazzi, Febbre (Fandango Libri), proposto da Teresa Ciabatti;

4. Ilaria Bernardini, Il ritratto (Mondadori), proposto da Paolo Sorrentino;

5. Gianluigi BruniLuce del Nord (Rubbettino), proposto da Antonio Pascale;

6. Errico Buonanno, Teresa sulla Luna (Solferino), proposto da Chiara Gamberale;

7. Gianrico Carofiglio, La misura del tempo (Einaudi), proposto da Sabino Cassese;

8. Cynthia Collu, L’amore altrove (DeA Planeta Libri), proposto da Ferruccio Parazzoli;

9. Pasquale Critone, Il tesoro sacrilego (Armando Editore), proposto da Antonio Augenti;

10. Luciano Curreri, Volevo scrivere un’altra cosa (Passigli), proposto da Alessandro Barbero;

11. Lidia Del Gaudio, Il delitto di via Crispi n. 21 (Fanucci), proposto da Marcello Ciccaglioni;

12. Viola Di Grado, Fuoco al cielo (La nave di Teseo), presentato da Maria Rosa Cutrufelli;

13. Francesco Falconi, Gli anni incompiuti (La Corte Editore), proposto da Alessandro Perissinotto;

14. Angelo Ferracuti, La metà del cielo (Mondadori), proposto da Paolo Di Stefano;

15. Gian Arturo Ferrari, Ragazzo italiano (Feltrinelli), proposto da Margaret Mazzantini;

16. Alessio Forgione, Giovanissimi (NN Editore), proposto da Lisa Ginzburg;

17. Valerio Gaglione e Fabio Izzo, Uccidendo il secondo cane (Oblomov Edizioni), proposto da Piero Mastroberardino;

18.Giorgio Ghiotti, Gli occhi vuoti dei santi (Hacca), proposto da Biancamaria Frabotta;

19. Gipi, Momenti straordinari con applausi finti (Coconino Press), proposto da Francesco Piccolo;

20. Antonio Gnoli e Francesco Merlo, Grand Hotel Scalfari (Marsilio), proposto da Pietrangelo Buttafuoco;

21. Laura Imai Messina, Quel che affidiamo al vento (Piemme), proposto da Lia Levi;

22. Claudio Lagomarsini, Ai sopravvissuti spareremo ancora (Fazi), proposto da Laura Minervini;

23. Francesco Longo, Molto mossi gli altri mari (Bollati Boringhieri), proposto da Marco Cassini;

Premio Strega 2020: elenco libri selezionati

Inizia lo screening per i prossimi candidati al premio letterario più ambito d’Italia

E ancora:

24. Leonardo G. Luccone, La casa mangia le parole (Ponte alle Grazie), proposto da Silvio Perrella;

25. Pierluigi Luisi, Il posto dei fichi d’India (Aracne), proposto da Paolo Ferruzzi;

26. Giuseppe Lupo, Breve storia del mio silenzio (Marsilio), proposto da Salvatore Silvano Nigro;

27. Giuseppe Manfridi, Anya. La segretaria di Dostoevskij (La Lepre Edizioni), proposto da Claudio Strinati;

28. Francesco Marino, Lo chef consiglia amore (Cairo), proposto da Lina Wertmüller;

29. Daniele Mencarelli, Tutto chiede salvezza (Mondadori), proposto da Maria Pia Ammirati;

30. Sebastiano Mondadori, Il contrario di padre (Manni), proposto da Giovanni Pacchiano;

31. Raffaele Mozzillo, Calce. O delle cose nascoste (Effequ), proposto da Filippo La Porta;

32. Margherita Nani, L’ospite – Le anatomie di Josef Mengele (Francesco Brioschi Editore), proposto da Ilaria Catastini;

33. Gesuino Némus, L’eresia del Cannonau (Elliot), proposto da Arnaldo Colasanti;

34. Rosario Palazzolo, La vita schifa (Arkadia), proposto da Giulia Ciarapica;

35. Alfredo Palomba, Teorie della comprensione profonda delle cose (Wojtek), proposto da Antonella Cilento;

36. Francesca Pansa, Nessuna notte è infinita (Rizzoli), proposto da Aurelio Picca;

37. Renzo Paris, Miss Rosselli (Neri Pozza), proposto da Nadia Terranova;

38. Valeria Parrella, Almarina (Einaudi), proposto da Nicola Lagioia;

39. Paolo PecereRisorgere (Chiarelettere), proposto da Fulvio Abbate;

40. Lorenza PieriIl giardino dei mostri (E/O), proposto da Martina Testa;

41. Remo Rapino, Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio (Minimum Fax), proposto da Maria Ida Gaeta;

42. Giovanni Ricciardi, La vendetta di Oreste (Fazi), proposto da Saverio Simonelli;

43. Ilaria Rossetti, Le cose da salvare (Neri Pozza), proposto da Wanda Marasco;

44. Lodovica San GuedoroAmor che torni… Un’educazione sentimentale (Felix Krull Editore), proposto da Paolo Ruffilli;

45. Ezio Sinigaglia, L’imitazion del vero (TerraRossa), proposto da Lorenza Foschini;

46. Lorena Spampinato, Il silenzio dell’acciuga (Nutrimenti), proposto da Lidia Ravera;

47. Olimpio Talarico, Cosa rimane dei nostri amori (Compagnia Editoriale Aliberti), proposto da Ferruccio de Bortoli;

48. Marina Valensise, La temeraria. Luciana Fossati Gawronska, un romanzo del Novecento (Marsilio), proposto da Eva Cantarella;

49. Chiara Valerio, Il cuore non si vede (Einaudi), proposto da Jhumpa Lahiri;

50. Enrico Vanzina, Mio fratello Carlo (HarperCollins Italia), proposto da Masolino D’Amico;

51. Piera Ventre, Sette opere di misericordia (Neri Pozza), proposto da Cesare de Seta;

52. Sandro Veronesi, Il colibrì (La nave di Teseo), proposto dall’Accademia degli Scrausi;

53. Daniele Vicari, Emanuele nella battaglia (Einaudi), proposto da Michele Dalai;

54. Gian Mario Villalta, L’apprendista (SEM), proposto da Franco Buffoni.

 

In Irpinia prima dell’Unità di Edmondo Pugliese: l’intervista

In Irpinia prima dell’Unità (2019) è l’ultimo libro scritto da Edmondo Pugliese pubblicato da Delta 3. L’opera raccoglie una serie di documentazioni che rendono più chiara la situazione in Irpinia pre Unità nazionale e post.

Edmondo Pugliese evidenzia come i Borboni si siano affidati alle conoscenze tecniche, economiche e culturali del ceto intellettuale irpino come Giovanni Gussone e Pionate, per citare qualche esempio. Il contributo di questi intellettuali ha creato una cultura del territorio, che molti di noi ignorano, legata al settore agricolo e agroalimentare. Purtroppo tutto ciò si è dissolto, andando nel dimenticatoio, con l’Unità quando il governo dei Piemontesi ha distrutto l’industrializzazione del Sud e il declino dell’agricoltura.

Edmondo Pugliese: intervista

In Irpinia prima dell’Unità di Edmondo Pugliese

C’è stato un tempo (quello prima dell’Unità) in cui l’Irpinia aveva una ricca economia agricola-forestale composta dalla coltivazione dei cerali, della vite, dell’olivo e dall’allevamento degli animali senza dimenticare le rigogliose fioriture di piante officinali usate per uso terapeutico.

Il nostro suolo ove Cerere, e Pamona fanno sfoggio maestoso de’ loro doni, ed ove l’ebrezza di Bacco fa obliare le sventure della vita, a mali fisici che aggravano l’umana specie e come nella variante virtù delle sue encomiate acque offre ristoro e baluardo! Soprattutto il suolo beato che circonda l’incantevole soggiorno delle sirene, dove estinti vulcani scuoprono la tremenda forza della natura, ove lo sguardo dello spettatore si confonde tra tanti oggetti di sorpresa, di terrore e di meraviglia. I prodotti di Villamaina sono buoni cereali, ottimi formaggi, se però si fanno in febbraio e marzo; né gli olii vi sono dispregevoli, ed i vini ancora. Vi allignano molte piante officinali, talune tintorie e le varie crociere con le tigliose.

da L’Elogio  Istorico dell’Arciprete Costanzo Macchia

In Irpinia prima dell’Unità, a prescindere dal pensiero che ciascuno può avere intorno a questo periodo storico, è un modo per conoscere nel dettaglio il nostro territorio e iniziare a guardarlo con altri occhi. Il lettore scopre nomi di intellettuali dell’epoca che sono stati apprezzati per il loro intelletto oltre i confini della propria terra. Un esempio è Giovanni Gussone.

Giovanni Gussone: il botanico irpino

Giovanni Gussone

Chi è Giovanni Gussone?

Giovanni Gussone è nato a Villamaina nel 1787, ha studiato medicina a Napoli e si laurea nel 1811. Già da studente mostra uno spiccato interesse per la Botanica che iniziò ad approfondire dopo gli studi anzichè dedicarsi alla professione di medico.

Trascorse la maggior parte della sua vita tra Napoli e in giro per l’Europa alla ricerca di nuove piante e nuove erbe da descrivere e catalogare.

Divenne assistente di Michele Tenore, direttore dell’Orto Botanico di Napoli, diventando una figura indispensabile nell’organizzazione della struttura. Grazie a Giovanni Gussone l’Irpinia ha raggiunto elevati standard culturali per quanto riguarda la botanica applicata al settore agrario.

Il botanico irpino, divenuto un affermato botanico, nel 1817 viene chiamato dal duca di Calabria, che gli affida l’incarico di costituire un Orto botanico a Boccadifalco. Tutta la sua attività scientica è racchiusa in numerose opere, scritte da lui. L’opera più importante di Giovanni Gussone è la Synopsis dove sono descritte tutte le sue esperienze dei viaggi condotti in giro per l’Europa.

Altro scritto rilevante è il Cenno sul coltivamento del riso secco cinese.

Dopo il 1861 il botanico irpino ebbe contatti con personalità rilevanti del nuovo Regno d’Italia e fu nominato da Vittorio Emanuele II professore emerito dell’Università di Napoli.

Giovanni Gussone deluso dagli ultimi accadimenti storici decise di non tornare più in Irpinia, morendo a Napoli nel 1866.

In Irpinia prima dell'Unità di Edmondo Pugliese

Edmondo Pugliese

Edmondo Pugliese attraverso In Irpinia prima dell’Unità rende meno occulto un pezzo di storia che la maggior parte di noi non conosce e ignora.

Usando le parole del professore Pugliese:

Una sorta di ansia claustrofobica rende schizofrenico il pensatore del nostro tempo, che si pone alla disperata ricerca di possibili evasioni.

 

Silvana Grano presenta Nodi, il suo ultimo romanzo

Silvana Grano presenta Nodi (2018), il suo terzo romanzo, rivelandoci alcune caratteristiche dei personaggi presenti nel libro. Dalla lettura di On writing di Stephen King, che parla d’instantanee fatte di ricordi d’infanzia e di esperienze che spesso riguardano il suo lavoro, nasce l’incipit per la realizzazione del romanzo.

Nodi si compone di storie di vita molto diversificate tra loro eppure legate ad uno stesso filo conduttore: il sentire umano percepito attraverso diverse tonalità.

Per rendere meglio il senso di ciò che abbiamo detto, prendiamo in prestito le parole di Silvana Grano:

Tutti noi abbiamo storie sepolte nella memoria e a volte bastano un odore, una parola, un suono, una voce, un’immagine, un’emozione per richiamarle al cuore e farle riemergere alla coscienza.

La scrittura del romanzo è diretta, le storie vengono mostrate per come sono e senza fronzoli perché la vita non è fatta di metafore o di elementi da leggere tra le righe. La particolarità del libro è quella di riuscire a raccontare le paure dell’essere umano e, contemporaneamente, a far riflettere il lettore su tematiche delicate e complesse come l’eutanasia, la ludopatia e la cecità.

Lo spazio che intercorre tra la fine e l’inizio di ogni capitolo è occupato da citazioni di grandi autori come Jorge Louis Borger o Emil Cioran che, oltre ad essere una pausa di riflessione per il lettore, è un modo di rivelarsi più diretto di Silvana Grano.

Nodi rappresenta un inno alla vita e alla speranza perché i diversi protagonisti del romanzo c’insegnano che, forse, il significato della parola difficoltà è solo un punto di vista soggettivo: ciò che per alcuni può rappresentare un limite, per qualcun altro è una forma sentire più profonda.

Nodi di Silvana Grano

Nodi di Silvana Grano

Nodi: la trama

Protagonista del romanzo è Stefania Grassi, pediatra andata in pensione, che si ritrova a fare i conti con la stasi lavorativa e il conseguente cambiamento della sua vita e del suo ruolo sociale. La vita da pensionata le appare priva di senso e la deprime, per paura di sprofondare nei  meandri della crisi di mezza età e nel commiserare il futuro che le si prospetta, la donna decide di attuare una rielaborazione diversa e dinamica del suo passato.

In che modo? Stefania decide di telefonare ad alcuni dei suoi ex pazienti per vedere, a distanza di trent’anni, dove li ha condotti la loro esistenza.

Quello che scoprirà e imparerà Silvana lo potrete sapere solo leggendo Nodi.

presentazione nodi

presentazione del romanzo Nodi

La presentazione del romanzo si è svolta ad Avellino presso la Sede dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri ed è stata moderata dal dott. Gianpaolo Palumbo, dal Presidente dell’Ordine Francesco Sellitto, dal dott.Lorenzo Savignano e dal dott. Giuseppe Rosato.

Tu che non sei romantica è il titolo del nuovo romanzo di Guido Catalano

Guido Catalano, dopo la raccolta di poesie Ogni volta che mi baci muore un razzista (2017), ritorna nelle librerie con Tu che non  sei romantica, un romanzo.

A comunicarlo, attraverso il suo profilo Instagram e sul suo sito ufficiale, è proprio lo scrittore e poeta vivente. Ce lo annuncia così:

Se ti piacciono i gatti questo libro ti piacerà.

In verità ce n’è uno in copertina. Dentro non mi ricordo.

Se ti piacciono i bambini, in questo romanzo c’è un bambino fortissimo.

Se non ti piacciono i bambini puoi saltare i capitoli con il bambino fortissimo:  la storia si capisce lo stesso.

Poi in questo libro si parla di guerra, di chimica, di Cinema, di tre ragazze, di me, di te, di poesia, d’amore, di una libraia dai capelli neri e di un tipo che si è perso nel deserto.

Guido Catalano nel 2018 è stato impegnato nel progetto Contemporaneamente insieme, un tour nazionale insieme a Dente. Il video di presentazione che abbiamo scelto è tratto da questo lavoro artistico, in cui i due artisti, in giro per l’Italia, hanno diffuso il loro concetto d’amore in versi e in musica.

Guido Catalano

Guido Catalano

Se non conoscete Guido Catalano, probabilmente, è arrivato il momento di farlo. La sua poesia è per tutti, non aspettatevi parole in versi colme di figure retoriche e immaginari che appartengono ad altre epoche. La sua scrittura è fresca, semplice, diretta e moderna e questo non vuol dire che le sue opere non siano profonde e prive di significato.

Tu che non sei romantica: trama

Tu che non sei romantica ha come protagonista Giacomo Canicossa, un poeta di successo, che si ritrova ad avere una vita professionale appagante ma in piena solitudine. L’uomo realizza che, probabilmente, quello che ha non gli basta perché una vita priva d’amore non ha poi tanto senso. I suoi turbamenti e la sua solitudine lo portano ad avere delle allucinazioni.

Dove le allucinazioni condurranno Giacomo lo scopriremo il 12 febbraio, quando Tu che non sei romantica sarà presente nelle librerie.

Milk and honey di Rupi Kaur,
il libro che tutte le donne dovrebbero leggere

Rupi Kaur è una poetessa, illustratrice e artista canadese di origini indiane. Milk and honey (2014) è il suo primo libro di poesie che, diventato un caso letterario, ha venduto oltre 2,5 milioni di copie in tutto il mondo. Il suo modo di comunicare è figlio del nostro tempo: semplice, snello, veloce, diretto e allo stesso tempo toccante.

La poetessa racconta il mondo femminile interiore di ogni donna e lo fa con spirito critico, sensibilità e delicatezza. Milk and honey si divide in quattro sezioni di poesie: il ferire, l’amare, lo spezzare e il guarire. Tutte queste sezioni hanno un unico denominatore: la donna. Rupi Kaur, non a caso, rappresenta una delle figure femminili di spicco del nostro tempo.

Il mondo femminile è intriso di sentimenti, lacrime e amori sbagliati ma anche di violenze domestiche, emarginazione e continua lotta per la propria affermazione sociale e sessuale.

L’autrice descrive l’importanza, fasulla, perfetta e commerciale del corpo della donna moderna, la difficoltà d’integrazione delle minoranze etniche (Rupi Kaur ha varcato i confini canadesi da immigrata) fino ad arrivare alla violenza sulle donne, tematica molto delicata e attuale.

Primo piano della poetessa

Rupi Kaur

Che cosa rappresenta per la scrittrice Milk and honey? Rupi Kaur cosa vuole mostrarci? Per rispondere a queste domande riportiamo la poesia introduttiva al libro:

questo è il viaggio della

sopravvivenza tramite la poesia

questo è il sangue sudore lacrime

di ventun anni

questo è il mio cuore

nelle tue mani

questo è

il ferire

l’amare

lo spezzare

il guarire

 

Milk and honey: perchè tutti dovrebbero leggerlo

Milk and honey è uno scorcio reale del periodo storico e culturale che stiamo vivendo, rappresenta un modo alternativo di fermare in versi tutto ciò che ci passa davanti e su cui, alle volte, non ci soffermiamo abbastanza. Il lettore più attento, alla fine del libro, non potrà altro che porsi delle domande, con rammarico.

Oggi viviamo in un mondo che è moderno sotto molti aspetti ma resta, suo malgrado retrogrado, su molti altri: la condizione femminile di oggi ne rappresenta il triste emblema.

I retaggi culturali in cui siamo ingabbiati continuano ad imperare silenziosamente e, permeando il nostro vivere quotidiano, sembrano difficili da combattere. La poesia di Rupi Kaur non è una semplice denuncia, come un elenco della spesa: i suoi brevi componimenti mostrano i meccanismi distorti che ci conducono a questa immobilità di pensiero.

Le donne, spesso inconsapevolmente, sono le prime a perpetrare i meccanismi della società maschilista e poco propensa all’uguaglianza tra i sessi. La spasmodica ricerca nell’apparire perfette, seguendo i canoni estetici dettati dal mercato e fondati sulla paura d’invecchiare, ne rappresenta un esempio. Può la donna, oggi, autoriconoscersi esclusivamente in un mondo prettamente estetico?

Rupi Kaur risponde così in una poesia:

Voglio scusarmi con tutte le donne

che ho definito belle

prima di definirle intelligenti o coraggiose

scusate se ho fatto figurare

le vostre semplicissime qualità innate

come le prime di cui andar fiere quando il vostro

spirito ha sbriciolato montagne

d’ora in poi dirò cose come

siete resilienti o siete straordinarie

non perché non vi ritenga belle

ma perché siete ben più di questo.

La scrittrice scuote gli animi in modo delicato e semplice, evitando metafore o figure retoriche che possono allontanare il lettore dal messaggio principale. La mancanza di solidarietà femminile è un altro tema presente nelle sue poesie: le donne sono le prime a non essere solidali l’una con l’altra e, secondo Rupi Kaur, ciò contribuisce alla rottura degli schemi maschilisti odierni.

La scrittrice esorta le donne a difendersi da quegli uomini che non fanno altro che denigrare le loro pari perché questo stesso modo di fare spavaldo e poco sensibile, al momento giusto, verrà riservato anche a loro.

La prima racolta di poesie di Rupi Kaur

Copertina di Milk and Honey

Rupi Kaur e il femminismo moderno

Le poesie di Rupi Kaur svelano il cambiamento del femminismo oggi. Dimentichiamo le rivolte in strada, le proteste e l’aggressività (spesso sinonimo di debolezza). Il riscatto femminile, oggi, parte da una riflessione interiore che si concretizza nella consapevolezza quotidiana.

Ogni donna dovrebbe vivere con più cognizione la propria condizione, prenderne atto e rivendicarla con i piccoli gesti della quotidianità. La presa di coscienza del proprio valore interiore, che ciascuna donna possiede in quanto essere umano, è il primo passo verso un cambiamento radicale.

Le donne devono essere le prime ad allontanarsi dagli stereotipi sociali in cui sono state inglobate. Il senso di colpa all’interno della donna è quasi come se fosse un elemento che le appartiene per natura, in realtà le è stato cucito addosso per renderla più plasmabile e mansueta.

Nelle donne, spesso, s’innesca il pensiero subdolo per cui sia lei stessa il problema della fine di un amore. La società ha inculcato nelle donne la malsana credenza che si debba essere necessariamente accompagnate ad uomo, per potersi sentire complete e soddisfatte.

La realtà, fortunatamente, è un’altra e preferiamo dirvela con le parole di Rupi Kaur:

Hai l’abitudine

di codipendere

da altri per

sopperire a ciò

che credi ti manchi

chi ti ha indotta

a credere che un’altra persona

ti servisse da completamento

quando al massimo poteva farti da complemento.

 

Per approfondire il resto vi consigliamo di leggere Milk and honey e The sun and her flowers (2017), l’ultima raccolta di poesie della scrittrice.

Buona lettura!

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