Pasquale Scialò nella conferenza cantata “Sanzioni, passioni e tammurriate in bianco e nero”, per il ciclo “Città cantante 2” – giovedì 13 aprile, ore 17:00 al Trianon Viviani.
La seconda conferenza cantata di Pasquale Scialò, intitolata “Sanzioni, passioni e tammurriate in bianco e nero”, racconterà la Canzone napoletana tra gli anni Venti del Novecento e la Seconda guerra mondiale.
In questo arco temporale ci si trova immersi in una scena musicale che registra la convivenza di più correnti: accanto a creazioni dal timbro classico – come Napule è na canzone, Silenzio cantatore, Canzone appassiunata, Chiove, Passione e L’addio – si trovano brani dai colori esotici, coloniali e di regime, come La danza Ma-ka-bù, Serenata a Hitler, ‘E ssanzione, ed Evviva ’a tessera, quest’ultima composta per promuovere l’istituzione della carta annonaria.
A fine guerra è ancora la canzone, più di ogni altro mezzo, a fissare il doloroso mutamento sociale e culturale con brani che alludono alla miscegenation, ossia ai rapporti sessuali tra giovani napoletane e soldati di colore presenti in città nel corso della cosiddetta liberazione, come in Tammurriata nera.
Ospite musicale della serata il trio Suonno d’ajere.
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Bestiale Comedìa: il viaggio dantesco di Vinicio Capossela
Vinicio Capossela porta in scena Bestiale Comedìa, un concerto che celebra i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, autore molto amato dal cantautore.
Molto spesso, infatti, nelle opere musicali di Vinicio e nel messaggio intrinseco dei suoi lavori ci sono delle suggestioni che rimandano al Sommo Poeta.
Bestiale Comedìa è un progetto che nasce dal confronto con la Divina Commedia di Dante, cercando di dare dei punti di orientamento allo spettatore all’interno del proprio repertorio musicale. Il paradosso, non solo all’interno di questo progetto, è quello di mostrare ai vivi, agli spettatori e non solo, il viaggio nello smarrimento quotidiano e sociale che percorriamo. Al contrario di Dante che, nella Divina Commedia, ci descrive un viaggio tra morti per salvare i vivi, quello di Vinicio è un viaggio per cercare di redimere i vivi dal proprio regno terreno composto da caos, peccato, incontinenza e pestilenza, in cui il singolo è disperso insieme al proprio labirinto interiore, che ci uccide tutti allo stesso modo.
Solo attraverso la conoscenza si svolge il passaggio verso la grazia beata ma il raggiungimento si compone di un cammino tortuoso.
Vinicio Capossela riassume con queste parole il senso di Bestiale Comedìa:
Affacciarsi a Dante è affacciarsi al pozzo della natura umana. A partire dalla forma a imbuto della cosmogonia della Comedìa, l’attrazione è sempre stata presente.
Ho iniziato ad appassionarmi a Dante per mito interposto. L’eroe della mia giovinezza è stato il dannato, il bohémien, il distillatore di bellezza Amedeo Modigliani, che sgranava come un rosario ebbro i versi di Dante a memoria mentre dipingeva i suoi volti dagli occhi vuoti.
L’attrazione per l’umano, i suoi miti, per il sublime, per l’inferno, per il peccato e per la virtù, per tutto ciò che desta maraviglia è quello che da 15 anni conduce il mio cammino in musica e parole.
Santi, eroi e viziosi, una certa attrazione per il misticismo, una visione del mondo non specialistica, ma enciclopedica, il cui soggetto è la natura tutta a partire dalla natura umana sono tra le cose dantesche che più mi attraggono.
Il nome Bestiale Comedìa si riferisce al percorso della Divina Commedia, che ha come compito quello dell’affrancamento dalla bestialità.
La nostra sola eternità possibile infatti è, secondo Vinicio Capossela, quella di rallentare il tempo, facendoci sempre più piccoli e avvicinandoci alla prospettiva della lumaca.
Vinicio Capossela da sempre è affascinato e ammaliato dalle figure mitologiche e dal simbolismo che in esse sono racchiuse perché nonostante il tempo e i secoli trascorsi che ci separano dai miti, questi rappresentano l’essere umano in pieno. Ciascuna figura mitologica, che sia essa una sirena o una bestia, cattura un tratto distintivo dell’essere umano che permane nei secoli nonostante il cambiamento sociale, anzi in qualche modo, per Capossela, più andiamo avanti e più assumiamo tratti grotteschi sempre più marcati.
Viviamo azzannando il tempo avidamente senza godere e assaporare la benevolenza che talvolta la vita e la natura ci donano. Viviamo incuranti e sprezzanti delle piccole cose, che diamo per scontate perché convinti che tutto ci è dovuto e tutto è sotto il nostro dominio ma non è così perché la pestilenza è sempre dietro l’angolo, per mostrarci che la natura ci dona ma ci toglie, ridimensionando il nostro sguardo a quello della lumaca che vede il mondo gigantesco intorno a sé.
Bestiale Comedìa vuole essere un momento di riflessione, d’incanto, di stupore ma, soprattutto, di un viaggio senza tempo fatto nella modalità in cui solo Vinicio è capace di fare, traghettando il suo pubblico in luoghi onirici trasudanti di abominevole realtà.
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Pompeii Theatrum Mundi al Teatro Grande del Parco Archeologico di Pompei
Assurdo e vano è sopra i morti il pianto, dice uno splendido verso di Stesicoro.
E sono parole che si attagliano perfettamente al nostro sentimento di oggi, mentre a due passi da noi, in Ucraina, si contano le vittime di una guerra terribile e assurda, una guerra che, come tutte le guerre, mortifica e offende il sentimento dell’umano.
Ed è proprio al sentimento dell’umano che quest’anno è dedicato Pompeii Theatrum Mundi, al Teatro Grande del Parco Archeologico di Pompei dal 17 giugno al 16 luglio, con quattro spettacoli che declinano discipline diverse.
Pompei, con questo festival ideato dal Teatro Nazionale di Napoli, in sinergia con il Parco Archeologico di Pompei e con il Campania Teatro Festival, si propone ancora una volta come luogo di meditazione e di spiritualità, di riconciliazione con il senso della vita al di là della morte, attraverso l’arte, il teatro, la musica, la commedia.
Uno sforzo comune che ogni anno ci consente di raccogliere una grande platea intorno ad artisti di riconosciuto rilievo sui temi cruciali del nostro tempo.Pompeii Theatrum Mundi: programma
Dal 17 giugno al 16 luglio 2022 al Teatro Grande di Pompei otto serate da trascorrere in uno dei luoghi più belli al mondo sedotti dalla grande danza di Josè Montalvò, dal teatro di Elena Bucci e Chiara Muti, dalla tragedia classica di Jacopo Gassmann e dall’arte di William Kentridge con la Sinfonia N. 10 di Dmitrij Šostakovič:
17 – 18 giugno
GLORIA
coreografia, scenografia, ideazione video Josè Montalvò
produzione Maison des Arts et de la Culture de Créteil
coproduzione Chaillot – Théâtre National de la Danse, Le Channel,
Scène Nationale de Calais (Volet Participatif),
Festspielhaus Saint Pölten in collaborazione con Campania Teatro Festival24 – 25 giugno
DUE REGINE
Mary Stuart vs. Elizabeth Tudor
Elizabeth Tudor vs. Mary Stuart
elaborazione drammaturgica, regia e interpretazione Elena Bucci e Chiara Muti
produzione Le belle bandiere in collaborazione con Campania Teatro Festival29 – 30 giugno
OH THE BELIEVE IN ANOTHER WORLD
un film di William Kentridge
per la Sinfonia N. 10 di Dmitrij Šostakovič
eseguita dalla Luzerner Sinfonieorchester diretta da Michael Sanderling progetto avviato e commissionato dalla Luzerner Sinfonieorchester reso possibile da un contributo della Art Mentor Foundation Lucerna produzione film The Office performing arts + film15 – 16 luglio
IFIGENIA IN TAURIDE di Euripide
regia Jacopo Gassmann
produzione INDA – Istituto Nazionale del Dramma Antico -
Maldestro porta in scena un monologo dedicato a Gino Strada
Antonio Prestieri, in arte Maldestro, uno degli artisti più apprezzati della scena cantautoriale italiana; torna al teatro e nello specifico sul palco del Piccolo Bellini di Napoli. Come autore, regista e attore si esibirà in un monologo dedicato a Gino Strada, il chirurgo che ha speso tutta la sua vita per salvare quella degli altri.
“Io non sono pacifista” racconta la violenza della guerra. Il viaggio di un chirurgo che – dal Kurdistan al Ruanda, dall’Afghanistan alle zone più minate – ha speso tutta la sua vita per salvare quella degli altri.
Un’analisi profonda e necessaria che spesso vede l’Occidente complice di questa follia contro l’umanità.Puntualizza Maldestro:
Era un uomo straordinario, di cui sentiremo molto la mancanza. È per uomini come Gino Strada che dovremmo essere fieri di poterci chiamare esseri umani. Anche se il mio personaggio è nato a Napoli e considera le stelle di Procida agopunture che gli risolvono il dolore.E ancora:
Spesso dimentichiamo che è solo un caso, soltanto un insensato caso essere nati dall’altra parte del mare, aver vissuto nella terra fertile, nel pensiero libero. Facciamo su e giù nelle più grandi metropoli, tra banche e grattacieli credendo di essere dalla parte giusta, nella società migliore. Siamo convinti di stare più avanti di chi ancora è dietro ai muli a trascinarsi la vita pezzetto pezzetto per non darla vinta alla barbarie.
Il novanta percento delle vittime di guerra sono civili. Donne, uomini e bambini che del gioco del potere non ne sanno niente eppure continuano a saltare per aria grazie a strumenti di guerra fabbricati proprio nelle città dove noi crediamo di stare al sicuro, nel mondo civile, tra banche e grattacieli. Questo deve farci porre delle domande. Una su tutte: siamo i buoni o i cattivi?Conclude Maldestro:
Sono passati sei anni dall’ultima volta che ho messo le mani su un copione. Troppi. La musica mi ha fatto fare viaggi incredibili ma senza volerlo mi ha levato il tempo di vivere di teatro. Ho riflettuto in questi due anni strani, e di soste ai box, e ho capito che era arrivato il momento di ritornare a chiedere la mano del mio più grande amore. Così ho scritto questo testo e ho dato vita a una nuova compagnia d’arte teatrale. Fluida.
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