My art my dreams è il nome della personale di Mauro Paperella che verrà esposta al Mun di Tortorella il primo agosto. Quella proposta dall’artista è una collezione sperimentale, si tratta di opere d’arte realizzate su tavole di legno da cui si evince una profonda ricerca dedicata ai colori e ai materiali.
I personaggi raffigurati da Mauro Paperella fermano spaccati di storia, frammenti di sogni e personaggi noti. L’atmosfera onirica che si fonde ai colori acidi creano un contrasto interessante da cui emerge l’animo sensibile e creativo dell’artista.
La personale verrà inaugurata in occasione di Sotto le stelle il cinema dà spettacolo. Grandi Classici oltre il tempo, un evento gratuito dedicato ai classici del grande schermo.
L’iniziativa, promossa dalla società Ericusa srl e da Graficamente srl, ha come scopo la sensibilizzazione verso la cultura con uno sguardo più attento a quello del cinema, soprattutto in questo momento in cui le attività culturali hanno subìto un grave colpo.
![Mauro Paperella](https://www.ilplurale.it/wp-content/uploads/2020/07/mostra-mauro-paparella_Tortorella_SA-821x1024.jpg)
Mauro Paperella
Mauro Paperella: biografia
Mauro Paperella nasce a Benevento nel 1962 ma si trasferisce in giovane età a Sapri. Da piccolo mostra la sua passione e propensione per l’arte. La sua adolescenza è turbolenta e avventurosa, sviluppando una personalità sensibile.
La lontananza dai grossi centri e le vicissitudini del periodo giovanile gli impediscono di formarsi presso un’accademia e decide di studiare da autodidatta, sperimentando diverse tecniche pittoriche e artistiche in genere.
Dai primi anni ’80 produce circa un centinaio di opere che sono state distrutte o donati perché non soddisfacevano l’artista.
L’artista continua la sua sperimentazione finché non riesce a dare vita ad un suo stile personale che è quello che lo caratterizza artisticamente oggi.
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Il MAVI: prosegue un percorso di divulgazione nazionale e internazionale
Domenica 7 in tv a Rai News 24 approfondimento sulle foto scattate a Lacedonia da Frank Cancian nel 1957 e sulla grande mostra in corso a Roma Il MAVI – Museo Antropologico Visivo Irpino con il suo patrimonio di fotografie etnografiche prosegue un percorso di divulgazione nazionale e internazionale.
Il museo di Lacedonia (Av) rinnova gli organi di direzione e rilancia il proprio progetto a partire dalla radicale ristrutturazione della sede.Domenica 7 novembre un approfondimento in diretta del tg di Rai News 24 delle ore 14:00 sarà dedicato alle foto scattate da Frank Cancian a Lacedonia nel 1957 e alla prestigiosa mostra che ne espone una selezione, a Roma, nello storico Palazzo delle Arti e Tradizioni Popolari dell’Eur. Presente negli studi Rai di Saxa Rubra il prof. Francesco Faeta, tra i maggiori esperti nel campo dell’antropologia visuale, curatore della mostra e di un volume edito in doppia tiratura italiana e inglese contenente un’ampia scelta antologica delle fotografie lacedoniesi di Cancian e saggi critici a illustrare la rilevanza dell’autore dal punto di vista antropologico ed etnografico, storico-sociale e storico fotografico. La mostra, frutto di una collaborazione tra il MAVI – Museo Antropologico Visivo Irpino di Lacedonia, il Comune di Lacedonia, il Museo delle Civiltà, l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, la Pro Loco “Gino Chicone” di Lacedonia, l’Associazione LaPilart e il Museo etnografico di Morigerati, è intitolata “Frank Cancian. Un paese del Mezzogiorno italiano. Lacedonia, 1957”, è stata inaugurata oltre un anno fa e resterà aperta fino al 5 dicembre, dopo che la suachiusura è stata più volte prorogata.
Nel frattempo la dr.ssa Giovanna Silvestri, professionista di Avellino collaboratrice della Provincia e curatrice di diversi progetti museali, è stata nominata Direttrice del MAVI, istituito a Lacedonia (Av) nel 2017 e riconosciuto dalla Regione Campania come museo di interesse regionale.
La nomina è stata effettuata dall’assemblea della Pro Loco “Gino Chicone” di Lacedonia, promotrice del museo e proprietaria del suo fondo principale che è costituito da negativi, provini a contatto e stampe delle 1801 fotografie scattate a Lacedonia nel 1957 dallo statunitense Frank Cancian, allora giovane fotografo e futuro antropologo, oltre che degli appunti originali autografi e di altri materiali relativi al suo soggiorno nel comune irpino.La Pro Loco di Lacedonia ha inoltre eletto il nuovo Consiglio di amministrazione del MAVI, la cui prima seduta si è già svolta alla presenza del Sindaco di Lacedonia Antonio Di Conza. I componenti del nuovo Cda, oltre alla Direttrice Giovanna Silvestri, sono i seguenti: Giuseppe Bianco, lavoratore dipendente; Elisa Giammarino, docente scolastica; Nicoletta Pasciuti, docente scolastica; Antonio Pignatiello, docente scolastico in pensione, Presidente uscente della Pro Loco e tra i fondatori del museo; Nicola Senese, lavoratore dipendente, neoeletto Presidente della Pro Loco. La responsabilità della comunicazione del museo è stata affidata a Michele Citoni, giornalista e documentarista.
Foto d’epoca del fotografo statunitense
Ha dichiarato Giovanna Silvestri:
Il primo impegno dei nuovi organi di direzione è quello di mettere a punto il nuovo allestimento del museo e gli strumenti di comunicazione dei contenuti ai visitatori in vista della riapertura al pubblico : la struttura, un edificio ottocentesco situato nel centro di Lacedonia, è infatti al momento chiusa per importanti lavori di ristrutturazione che si sono protratti oltre il termine previsto a causa di ritardi nelle forniture dovuti alla pandemia. La ristrutturazione in corso è finanziata con fondi del P.S.R.
Campania 2014-2020 grazie a un progetto presentato dall’Amministrazione comunale di Lacedonia.
Il museo sta pertanto assumendo pienamente le qualità di una moderna struttura culturale ed espositiva: migliore accessibilità e sicurezza dell’edificio, riorganizzazione degli spazi, aumento delle superfici espositive, miglioramento del comfort ambientale, adeguamento delle prestazioni energetiche, rinnovo delle dotazioni tecnologiche.Inoltre, alla sua riapertura il museo potrà vantare un alto standard qualitativo dell’esposizione fotografica, grazie alla stampa da negativo su carta baritata ai sali d’argento di numerose fotografie di Frank Cancian.
Ha dichiarato il Presidente della Pro Loco Nicola Senese:
Il MAVI è un museo locale che guarda al mondo e si è già fatto conoscere da una platea ben più ampia di quella provinciale grazie alla stampa di libri, alla produzione del documentario “5×7 – il paese in una scatola” che circola nei festival internazionali, al concorso fotografico “1801 passaggi” giunto alla quinta edizione e alla collaborazione con gli enti del Ministero della Cultura per la prestigiosa esposizione romana.
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Gabriella Della Sala spiega l’importanza di fare cultura insieme
Gabriella Della Sala, Direttrice del Conservatorio Cimarosa di Avellino, è una delle figure portanti del progetto Ricreazione al vigneto, un progetto promosso dall’Istituto De Sanctis che ha deciso di aprire le sue porte con una serie di eventi culturali finalizzati alla promozione del settore agroalimentare e imprenditoriale irpino.
Scopo di questa collaborazione tra settore musicale, culturale ed enologico serve a mostrare la concretezza di ciò che si può fare quando si lavora insieme, per raggiungere un obiettivo che tende all’inclusione e alla collettività.
L’importanza di creare quell’unione costruttiva che fa la forza. C’è bisogno di collaborare per dare inizio al fare, insegnando ai giovani che si può creare un cammino diverso, soprattutto attraverso la formazione.
La Direttrice del Conservatorio Cimarosa di Avellino
Le parole di Gabriella Della Sala sul perché ha deciso di partecipare a questo progetto sono le seguenti:
Penso che le realtà di una città devono coordinarsi.
C’è bisogno di una filiera che abbia come obiettivo quello di fare cultura insieme, mettersi in rete, aiutarsi l’un l’altro. Sappiamo bene che per le iniziative culturali ci sono sempre pochi fondi e tante difficoltà organizzative. io ritengo che l’unione fa la forza. l’obiettivo che abbiamo noi del Conservatorio Cimarosa e dell’Istituto De Sanctis è quello di formare.
Una formazione specifica che ha come obiettivo non solo il lavoro ma quello di insegnare ai giovani e ai meno giovani, che hanno perso la fiducia di poter creare un cammino diverso per la società, che creare un’alternativa è possibile.
I giovani hanno bisogno di capire che tornare alle tradizioni in maniera colta, avendo consapevolezza attraverso gli studi e attraverso la fierezza per il proprio territorio è questo l’unico modo che abbiamo a disposizione per poter riscattare questa parte della Campania, che è stata abbandonata.
È stata abbandonata non solo dalla politica ma anche da noi. L’abbiamo tradita quando abbiamo pensato che fare il contadino era un mestiere di cui vergognarsi, l’abbiamo tradita quando da genitori abbiamo pronunciato parole denigratorie nei confronti degli istituti d’arte e agrari. L’abbiamo tradita quando abbiamo cercato il liceo come status symbol e non come una scuola che deve insegnare a vivere attivamente, mettendo in azione le risorse di un territorio.
Ricreazione il progetto culturale dell’istituto Francesco De Sanctis
In apparenza il Cimarosa e il De Sanctis sembrano due realtà completamente diverse ma la verità è ben diversa perché ad accomunare questi due istituti ci sono la formazione, la produzione e la ricerca, che ciascuno nel proprio ambito di competenza mette in atto.
Il sistema per vincere nel futuro è proprio quello di fare rete.
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Mercalli: intervista alla band di Una casa stregata
I Mercalli: Igor Grassi (voce e tastiere), Enrico Riccio (chitarra) e Fortunato Sebastiano (basso) nascono nel 2013, ad unirli è la passione che nutrono per la musica e la voglia di suonare insieme. Nel 2016 l’incontro con Francesco Margherita (batterista), crea le basi che li porta alla finalizzazione del progetto iniziale e alla realizzazione del loro primo disco: Una casa stregata, co-prodotto con Francesco Tedesco per I Make Records, uscito il 7 gennaio 2019.
Dopo aver ascoltato e apprezzato l’album che oscilla tra amore, decadenza e pop rock abbiamo deciso di scambiare un paio di chiacchiere con loro, per conoscerli meglio: ecco l’intervista!
Come nascono i Mercalli?
In realtà abbiamo sempre suonato insieme. Nel 2013, avevamo una stanza dedicata alla musica, che avevamo allestito nella casa in campagna di Fortunato. Ci siamo ritrovati in questo modo, mettendo in piedi una formazione che fosse capace di arrangiare i pezzi che stavamo scrivendo e di suonarli dal vivo: è così che nascono i Mercalli. L’incontro con Francesco Margherita è stato decisivo per l’impostazione a quattro, finalizzata all’esibizione live e per arrangiare i pezzi.
Avete definito i vostri brani come canzoni d’amore senza cuore: perché?
Questa definizione nasce per gioco, rappresenta uno spunto di riflessione riguardo l’esistenza di molte canzoni d’amore che, sostanzialmente, non parlano di quell’amore che fa rima con cuore. I testi di Umberto Palazzo o CCCP ne sono un esempio. I nostri brani parlano d’amore ma, questo, è un sentimento che trattiamo con disillusione e un diverso approccio emotivo, più realistico.
Secondo voi a trionfare è soltanto chi è capace di amare?
No, secondo noi a trionfare è solo chi è capace di guardare il mondo con occhi mutevoli, chi è in grado di comprendere e percepire l’amore dalle angolazioni più disparate. A trionfare è chi è disposto a mettere in gioco i propri sentimenti senza avere paura del rischio che si corre. L’umanità, secondo noi, è un bestiario universale di sentimenti: provare emozioni non deve indurre nella paura di ciò che ne può conseguire o far pensare di essere perdenti. A trionfare non è solo chi è capace di amare ma chi è capace di esporsi senza competere, chi è capace di mostrare tutto ciò che è, che rappresenta e che sente.
Che cos’è l’amore: un affetto, una maledizione o un posto per nascondersi?
Sarebbe semplice la risposta, citando Un posto per nascondersi, il titolo di un nostro brano, e in parte lo è. L’amore è un posto per nascondersi e per manifestarsi.
Copertina dell’album
Da quale esigenza nasce Una casa stregata?
Il nostro album nasce dal desiderio di riuscire a raccontare delle storie e dalla voglia di semplificare il nostro modo di fare musica. Una casa stregata nasce dall’esigenza di raccontare storie abbastanza universali, spiandole dal buco di una serratura. I nostri testi si caratterizzano per la loro semplicità e immediatezza, ciò non vuol dire che non siano profondi o non costruiti, spesso li abbiamo creati al momento perché ognuno di noi portava una sua storia o un’idea. Queste immagini, lavorandoci insieme, sono diventate le nostre canzoni. Ogni testo racconta qualcosa di noi e Una casa stregata è una sorta di adolescenza condivisa.
Chi è L’uomo senza ricordi, a cui avete dedicato una canzone nel vostro album?
L’uomo senza ricordi è una persona che sa dimenticare le difficoltà, i problemi, le litigate e che, ad un certo punto, riesce ad apprezzare le cose semplici. È una persona che riesce a ricordare qualcosa anche dimenticandola perché gli appartiene non in quanto oggetto dato dalla memoria ma dal suo sentire privo di sovrastrutture. L’uomo senza ricordi è colui che sa riscoprire il peso della gravità, l’elemento più semplice e costante che abbiamo letteralmente addosso, senza dargli un significato più articolato e complesso di ciò che sente.
Qual è il leitmotiv di Una casa stregata?
In realtà il leitmotiv lo abbiamo scoperto dopo aver prodotto l’album, ci piace definirlo un concept album postumo perché abbiamo scritto le canzoni e solo alla fine ci siamo accorti che c’era un filo conduttore che le legava. Nei testi c’è un richiamo alle stanze, ai mobili, ai soprammobili e alle porte: sono tutti elementi che si sono manifestati inconsapevolmente, durante il loro divenire, e di cui ci siamo resi conto soltanto dopo. Il brano intitolato La stessa stanza, che chiude Una casa stregata, è stato composto molto prima che decidessimo di fare l’album e paradossalmente il titolo già faceva riferimento ad un ambiente. Dunque il leitmotiv sono gli ambienti visti come luoghi che mostrano e che privano.
La sedia in bilico oscilla tra?
La sedia in bilico oscilla tra il pavimento e la sedia, se cade. È un movimento simile al volersi aggrappare a qualcuno ma con la consapevolezza di stare cadendo all’indietro, senza potersi riparare dall’impatto immediato con il suolo. Questo oscillare rappresenta la metafora di quando, ad esempio, ci si sveglia una mattina e la persona con cui credi di trascorrere la vita ti dice, all’improvviso, che non c’è più per come l’avevi immaginata. Questo equilibrio instabile è una condizione esistenziale che appartiene a tutti noi, quando decidiamo di amare. La sedia in bilico è anche il primo singolo estratto da Una casa stregata. Il videoclip che lo accompagna è scritto e interpretato da Alessia Rollo, fotografa concettuale anche autrice dell’immagine di copertina del disco. Alessia ha lavorato ad un suo vecchio soggetto, che ci aveva colpito per le coincidenze che lo avvicinavano al brano, adattandolo: ha trasformato una sua esigenza privata in pubblica, donandole un senso nuovo.
Mercalli
Se volete approfondire l’ascolto di Una casa stregata non vi resta che acquistare l’album o ascoltarlo su Spotify.
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