Il 3 e 4 novembre partono i casting per l’ammissione all’anno accademico 2022\2023 di Joseba Academy, la struttura di alta formazione sita nel cuore della capitale, presso i prestigiosi studi Joseba.
La direzione artistica dell’Academy è affidata al Maestro Enzo Campagnoli. Il progetto nasce dalla collaborazione con la “Joseba Publishing” nota etichetta discografica, diretta da Gianni Testa.
Il progetto di formazione è strutturato inizialmente in tre trimestri di alta formazione che si svilupperanno nei fine settimana a partire dal mese di novembre a finire nel mese di luglio, a questi trimestri se ne aggiungeranno altri.
Una parte dei docenti scelti saranno: il Maestro Enzo Campagnoli, Gianni Testa, Dada Loi, l’avv. Leopoldo Lombardi, Luca Notari, Mariapia Liotta, Alma Manera, Giovanni Segreti Bruno, l’avv. Claudia Barcellona, Ennio Zanini, Silvana Matarazzo, Francesca Ficara, Giovanni Germanelli, Marco Vito, Ciro Barbato, Loretta Martinez, Luca Pitteri, Maurizio Caridi, Serena K Baldaccini, Samuel Montegrande, Ivan Lazzara, Gianna Martorella, Daniela Fazzolari, Andrea Amati, Massimo Bonelli e tanti altri illustri colleghi.
Incontro durante l’anno accademico con il Prof. Ugo Cesari, (Foniatra di fama internazionale) con sedute di Logopedia in sede a cura del Dott. Emanuele D’Onofrio.
Oltre ai docenti sopra citati si terranno incontri con delle vere e proprie “STAR” del panorama artistico, musicale, televisivo e cinematografico di dichiarata fama.
A conclusione del primo trimestre, si realizzerà un brano scritto insieme agli allievi per il progetto “un inedito sotto l’albero” seguito dal videoclip ufficiale in collaborazione con un noto autore di fama internazionale. Il brano sarà distribuito su tutte le piattaforme digitali.
Alla fine dell’anno scolastico alcuni allievi verranno scelti per un percorso discografico, televisivo o cinematografico. Il ventaglio di opportunità, grazie a questo nuovo progetto firmato Joseba Academy, è molto ampio.
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Come suona il caos 2023
Si svolgerà a Napoli, presso gli spazi interni ed esterni dell’Auditorium Porta del Parco di Bagnoli, la nuova edizione dell’happening sull’ecosostenibilità etica, artistica e musicale “Come Suona il Caos”, ideato e diretto dal pioniere dell’eco-sostenibilità artistica Maurizio Capone. L’evento si svolgerà martedì 18 luglio [dalle ore 10:00 alle ore 24:00 – ingresso libero fino ad esaurimento posti] ed è realizzato dal Comune di Napoli nell’ambito del progetto “Napoli Città della Musica” e finanziato dalla Città Metropolitana di Napoli.
Come Suona il Caos nasce da un’idea di Maurizio Capone fondatore e leader del gruppo Capone & BungtBangt alfieri della eco music a livello internazionale che per suonare utilizzano solo strumenti realizzati con materiali riciclati.
Nel corso dell’evento, parte della rassegna NapoliFonika, si svolgeranno eventi musicali, laboratori e workshop sul riciclo creativo e sulle tematiche ambientali; un convegno con ospiti ed eccellenze della scienza e del giornalismo, dell’ambientalismo e della cultura. Inoltre è già in atto la call to action on line “Costruirsi un Tastieker per suonare un brano con Capone & BungtBangt”. L’iniziativa promuove l’importanza del riciclo e del corretto smaltimento dei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche).
Aderendo alla call non bisognerà fare altro che procurarsi una tastiera di computer rotta, svitare tutte le vitine che la sigillano e togliere via tutto quello che c’è al suo interno per liberare i tasti e permettergli così di muoversi liberamente creando una ottima percussione da suonare tenendola poggiata sulle gambe o a tracolla. L’adesione, specie dei più piccoli, renderà ancora più attivo l’interazione del pubblico al concerto serale che verrà invitato sul palco a suonare il brano composto dai BungtBangt “Acito”, una tammurriata metropolitana che ha poche difficolta di esecuzione ed essendo un brano esclusivamente ritmico è adatto ad essere suonato da tutta la platea senza rischi ne complicazioni.
L’inizio dell’evento prevede un’azione concreta sul territorio di Bagnoli con la raccolta dei rifiuti stradali e in aree verdi; dalle ore 11, con raduno alle ore 10, la prima iniziativa è proprio “Prendi la Musica da Terra!”, passeggia e raccogli plastica, metalli, legno e altri elementi abbandonati per le strade di Bagnoli che saranno utilizzati per costruire strumenti musicali durante il workshop di Capone. Partecipano le associazioni N’ Sea Yet, Legambiente, Greenpeace, CleanNap. Il trasporto dei rifiuti verso il luogo dove si terrà il laboratorio sarà effettuato con le biciclette dai componenti dell’associazione Napoli Pedala. L’iniziativa, a partecipazione libera, è rivolta principalmente ai bambini e le bambine che attraverso la funzione del gioco potranno apprendere i valori del riciclo dei rifiuti solidi urbani.
Come suona il caos 2023: programma
Alle ore 16:30 è previsto il convegno dal titolo “l’Ambiente è nel Caos?”. Dopo l’introduzione di Maurizio Capone, su arte e sostenibilità, la relazione tra la creatività sostenibile e la necessità di adottare linguaggi positivi per la sensibilizzazione della società attraverso emozioni e forme verbali costruttive, interverranno Mario Tozzi (geologo e divulgatore scientifico, conduttore televisivo); Padre Alex Zanotelli; Federico Taddia (autore televisivo e scrittore che presenta il libro pubblicato per Mondadori e il podcast per Chora Media “Bello Mondo”); Maria Teresa Imparato (presidente Legambiente); Alessandro Giannì (direttore campagne Greenpeace), Franco Sacchetti (scrittore e fumettista, attivista di CI TANGE) e infine Luigi Borgogno (General Manager di JustOnEarth) che ci illustrerà il monitoraggio, attraverso dati satellitari, Intelligenza Artificiale e open-data, del flusso di persone, dell’inquinamento correlato e del littering prodotto pre-during e post evento.A moderare l’incontro, ed apportare contenuti sui temi ambientali, ci sarà il giornalista Andrea Vigna responsabile di Pianeta 2030, l’area del Corriere della Sera dedicata all’ambiente e alla sostenibilità. Interventi dalla platea di Maurizio Simeone (presidente Gaiola onlus); Lorenzo Lodato (Lido Pola) e cittadinanza attiva con domande dal pubblico.Il convegno si svolgerà all’interno dell’auditorium ed è prevista una capienza massimo di trecento persone.La giornata proseguirà con un appuntamento alle ore 19:30 per il Come Suona il Caos workshop un laboratorio sulla costruzione di strumenti musicali ricavati dai rifiuti raccolti la mattina nell’iniziativa “Prendi la Musica da Terra!”. Gli strumenti costruiti verranno donati ai partecipanti che potranno unirsi e suonare insieme ai BungtBangt ed a chi ha aderito alla “call to action” per eseguire il brano “Acito” durante il concerto.Il workshop è aperto a tutti, fino ad esaurimento posti, e si svolgerà in zona interna dell’auditorium.Dalle ore 20:00 spazio alla Musica e alle performance tra il pubblico. S’inizia con il concerto del Frente Murguero Campano – M’abbrucia ‘o Frente. Guest star le maschere “Rigoberta Menchù Tum” in stecche e stoffa direttamente dal Corteo di Carnevale di Scampia e “Soccàvola, Santa irriverente” dal Carnevale Sociale di Soccavo. Nel contempo ci sarà la Sfilata di abiti riciclati a cura di Action Women.La musica dal vivo prosegue alle ore 21:00 con l’atteso concerto di Capone & BungtBangt che prevede anche l’esecuzione del brano “Acito” in cui suoneranno i partecipanti al workshop pomeridiano e chi ha aderito alla call to action on line attivata in questi giorni attraverso i canali social net.Capone & BungtBangt tornano con un live che, come è nel loro stile, unisce energia e contenuti. Sono i fondatori italiani della junk music, o musica ecologica, ed i loro strumenti realizzati con materiali riciclati sono diventati simbolo di creatività a costo zero e di rispetto per l’ambiente. Sarà anche l’occasione per ascoltare per la prima volta dal vivo a Napoli il loro singolo appena pubblicato “Capille luonghe” dedicato a Mahsa Amini lanciato in anteprima da Fiorello su Viva Rai2.Chiusura in grande stile alle ore 23:00 con la Thruco Festa, un DJ set a cura del Thru Collected. Il collettivo di artisti visuali e produttori musicali chiuderà la manifestazione con un originale dj set tra musica elettronica e sperimentazione sonora.Negli spazi esterni l’Auditorium Porta del parco, sin dalla mattina, stand e divulgazione delle attività delle associazioni che hanno aderito al progetto e che svolgeranno attività laboratoriali e ludiche. Tra queste troviamo:Carnevale Sociale di Soccavo e riqualificazione spazi urbani; Corteo di Carnevale di Scampia/ rete Pangea/CI TANGE); Lido Pola; stand Giochi con materiali riciclati; stand La Scugnizzeria (editoria sostenibile e recupero materiali tipografici e non solo); stand Action Women (recupero materiali tessili); Legambiente; Greenpeace; AMP La Gaiola; N’SeaYet; Cuore di Napoli; Le Lazzarelle; Collettivo Caveau Aps; Comitato Acqua Pubblica; Let’s do it Italy e CleaNap; Mare Vivo; Napoli Pedala; La Comune. -
Ripartire dal desiderio: Elisa Cuter parla dei luoghi comuni del femminismo mainstream
Ripartire dal desiderio è il primo libro di Elisa Cuter edito da Minimum Fax. Protagonista del libro è il femminismo. Si parte dalla questione del desiderio che lega la differenza di genere, per arrivare al femminismo dei luoghi comuni di oggi che si differenzia dal femminismo della differenza o da quello dell’800. La scrittrice pone una domanda provocatoria, chiedendosi se ha ancora senso rivendicare, oggi, un’identità storicamente costruita come subalterna.
Che la femminilità sia un costrutto culturale, e non un’istanza naturale o biologica, è una tesi tipica della teoria queer almeno a partire da Judith Butler, che già negli anni Ottanta parlava di una costruzione del genere binario come di una performance attuata mimeticamente o direttamente imposta a chiunque si trovi a nascere nella nostra società.
La riflessione di Butler andava a inserirsi però in una tradizione che aveva iniziato a riflettere sul genere principalmente dal punto di vista femminile, vale a dire nel femminismo della seconda ondata, fortemente legato al cosiddetto pensiero della differenza.
La domanda potrebbe essere confutata se si pensa alla letteratura del passato ed è plausibile rispondere che l’identità storicamente costruita come subalterna è stata pensata da chi ha arbitrariamente dato questo peso specifico alle donne, che non è stato universalmente valido per tutti gli intellettuali ma sicuramente per la maggior parte di loro.
Ripartire dal desiderio: trama
Il libro parte dal concetto di donna di Non è la Rai e approda al #metoo per arrivare all’educazione sessuale e alla moralità politica di oggi. Fenomeni questi che sembrano essere distanti tra loro ma se li analizziamo bene tanto lontani o separati non sono.
Al contrario del primo femminismo – quello di fine Ottocento e inizio Novecento, impegnato nella battaglia per il suffragio universale e la rivendicazione di una sostanziale parità tra i sessi – il femminismo della differenza si concentrava invece su questioni legate al corpo, alla riproduzione e alla sessualità, e quindi a esigenze radicalmente diverse, in termini politici e sociali, tra uomo e donna.
Non soltanto assumeva centralità l’aborto, ma la riflessione avveniva in concomitanza con la messa in discussione della famiglia nucleare operata dalla rivolta giovanile nel ’68, con la rivoluzione sessuale e con l’ingresso sempre più massiccio delle donne nel mondo del lavoro – un evento fondamentale che farà da filo rosso in questo libro, permettendoci di legare vicissitudini politiche della questione di genere a un sistema economico preciso: quello tardocapitalista.
La scrittrice riesce a dare un quadro completo e critico su come è nato il femminismo, quali sono le esigenze politiche e sociali che hanno creato una differenza di manifesti argomentativi sulla condizione della donna. In che modo si vanno a collocare figure rilevanti come quella del femminismo della differenza di cui la maggior esponente ricordiamo essere Simone de Beauvoir.
Elisa Cuter attraverso Ripartire dal desiderio vuole invitare ad abbandonare il porto sicuro dell’identità per soffermarsi invece su domande più inquietanti.
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Perché dovremmo (tutti) ringraziare Chick Corea
Armando Anthony Corea è morto alla soglia degli ottant’anni. Li avrebbe compiuti il prossimo 12 giugno. A Chick Corea dovremmo tutti un sentito enorme grazie. Perché, diciamocela tutta, se in molte case è entrato il jazz è stato grazie a lui. E se in molte altre case è entrata la contaminazione musicale, l’elettronica, è sempre grazie a lui. Non è un ossimoro, questo. Ma un percorso a sensi inversi che chiunque ha potuto compiere grazie al virtuoso pianista e tastierista statunitense.
Personalmente scoprii Corea quando ero un fresco ginnasiale di quattordici anni. Nel negozio di dischi che frequentavamo suonava una roba che non avevamo mai sentito prima. Nel senso che era qualcosa che scuoteva, pulita ma potente, vibrante piena di virtuosismi ma anche di emozioni. Avrei scoperto solo dopo, quando decisi di acquistare il disco che quel brano era “Got a match?”, uno dei più incredibili esempi di tecnica e contaminazione di jazz ed elettronica.
Chick Corea: Got a match?
Got a match? di Chick Corea faceva parte del primo album realizzato con Elektric Band, con John Patitucci al basso, Dave Weckl alla batteria, Carlos Rios e Scott Henderson alle chitarre. Una band eccezionale, che faceva esplodere funamboliche progressioni all’unisono, lasciando spazio a parti di più ampio respiro e mettendo di volta in volta in primo piano la bravura dei singoli.
All’epoca ascoltavo esclusivamente rock. Erano gli anni in cui in cui stavo capendo quale fosse la musica che mi piaceva davvero. Erano gli anni della scoperta dei classici, dei Led Zeppelin, dei Jetro Tull, dei Kim Crimson. Il resto, con la spocchia tipica dell’adolescenza, era roba da buttare. Per quell’album di Chick Corea fu diverso. Perché era sì jazz, ma anche un pò a modo suo rock, e perché rievocava atmosfere che potevano accostarsi a certo prog-rock che mi era familiare. L’ascolto di quell’album, che era stato pubblicato un paio di anni prima, mi spinse a scoprire “Light Years” e “Eye of the beholder”, che nel frattempo già spopolavano tra gli appassionati.
Solo più tardi scoprii che quel musicista che suonava la tastiera a tracolla, come un rockettaro, era un prodigioso pianista jazz, che aveva nel suo curriculum collaborazioni strepitose, su tutte quella con Miles Davis.
Che piaccia o no, io Miles Davis non lo avevo mai ascoltato. E grazie a Chick Corea lo scoprii, con la conseguenza che il jazz entrò nella mia collezione di dischi, con l’ascolto a cascata dei primi classici, Coltrane su tutti, poi dei contemporanei, tra i quali mi innamorai di Michel Petrucciani. Inevitabile, poi, l’esplorazione della fusion, che mi condusse alla folgorazione per Pat Metheny, che poi significò addentrarmi in un mondo nuovo, parallelo rispetto a tutto ciò su cui avevo fondato i miei ascolti fino ad allora.
Questa prospettiva personale mi fa pensare, senza dubitarne minimamente, che molti abbiano fatto il percorso inverso, e che, partendo dalla conoscenza del jazz e del pianista Chick Corea, abbiano grazie a lui esplorato territori sconosciuti e forse ritenuti sacrileghi. I puristi del virtuosismo jazz sono stati costretti a prendersi sportellate dell’Elektric Band e a non arricciare più il naso di fronte a qualcosa di completamente differente rispetto agli standard imposti dal purismo. Ed una volta scoperto quel mondo, scommetto che nessuno abbia fatto marcia indietro, ma che ognuno abbia invece esplorato, ascoltato, si sia mosso con passi più sicuri verso mondi musicali diversi e che solo apparentemente potevano sembrare distanti anni luce da quelli conosciuti e praticati come intoccabili capisaldi.
Chick Corea era un pianista jazz. Chick Corea era un tastierista. I due elementi compongono la fusion che ha contribuito in modo prepotente a creare. Esattamente come un altro grande tastierista e pianista, Lyle Mays, definito “il lato oscuro di Pat Metheny”, che come in uno scherzo del destino era morto un anno e un giorno prima di Chick Corea, il 10 febbraio 2020. Ecco perché non possiamo non ringraziare Armando Anthony Corea. La sua musica è stata un viaggio vero attraverso i pianeti della diversità. E ci ha fatto scoprire tutti più democratici negli ascolti, più malleabili nei gusti e soprattutto ha fatto comprendere che, spesso, chi vuole ingabbiare la musica in contenitori a comparti stagni probabilmente (e semplicemente) la musica non la ama davvero.
Enrico Riccio