Utilizzando frammenti delle trascrizioni del processo a ‘La Manada’ – caso giudiziario che scosse l’opinione pubblica spagnola e internazionale riguardante una violenza sessuale di gruppo compiuta da cinque uomini nei confronti di una ragazza appena diciottenne a Pamplona nel 2016 – Jordi Casanovas costruisce una drammaturgia dal ritmo incalzante.
Tra dialoghi serrati e testimonianze dei protagonisti, realtà e finzione si mescolano in un quadro capace di «provocare nel lettore l’effetto asfissiante vissuto dalla vittima» e di farlo riflettere sull’amara deriva di uno scenario in cui è la «normalizzazione della violenza» il linguaggio che regola il rapporto tra uomo e donna.
Jauría ha vinto nel 2020 il Premio MAX come Miglior spettacolo.
Jordi Casanovas: biografia
Drammaturgo, produttore e regista teatrale, ha scritto oltre trenta testi che sono stati eseguiti in diversi paesi del mondo.
Artista profondamente legato alle proprie radici catalane (si ricorda la trilogia composta da Una história catalana, 2011, Pátria, 2012 e Vilafranca, un dinar de festa major, 2015, testi vincitori di numerosi premi), si avvicina alla forma del «teatro documentario», tecnica drammaturgica che utilizza materiale proveniente dal reale (trascrizioni processuali, verbali di intercettazione ecc.), per riempire una struttura narrativa di tipo finzionale.
Tra i suoi testi si ricordano: Ruz-Bárcenas (2014), Mala broma (2018), Jauría (2019), VALENCiANA (La realitat no és suficient) (2019) e Alguns dies d’ahir (2020).
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Presentazione dell’antologia La rocca dei poeti con omaggio a Stefano Cucchi
Oggi presso il Circolo della Stampa di Avellino è stata presentata l’antologia La rocca dei poeti, nel libro sono presenti tre poesie per ciascun poeta che ha partecipato alla IV edizione del Festival Nazionale di poesia.
Durante l’evento Michele Gentile, ideatore e organizzatore della Rocca dei poeti, ha spiegato l’importanza della poesia, su come può nascere l’ispirazione di un testo in versi e sul timore che si può provare nello scrivere in questo stile.
L’incontro di oggi ha rappresentato un momento di condivisione tra poeti in essere e poeti in divenire, una sorta di ponte tra chi ha abbracciato la poesia come forma di espressione e chi cerca di avvicinarsi ad essa per hobby.
Gli alunni dell’Amatucci e del Solimena erano presenti all’evento e alcuni di loro hanno letto delle loro poesie.
Tra i componimenti presenti ne La rocca dei poeti oggi è stata letta una poesia dedicata a Stefano Cucchi ed è stato un modo per poter far comprendere che la poesia può e parla di attualità perché non vi sono argomenti che possono essere più o meno adatti quando si decide di scrivere in versi.
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Trianon Viviani: 110 anni e non li dimostra
Centodieci anni e non li dimostra: il Trianon Viviani – per i napoletani «‘o Trianòn» – compie gli anni all’insegna di un’intensa attività di spettacolo e di animazione culturale e sociale. Nonostante la crisi sanitaria ed economica.
Con la direzione artistica dal 2020 di Marisa Laurito, il Trianon Viviani è diventato il teatro della Canzone napoletana, uno spazio attivo di animazione culturale e sociale, attento al patrimonio tradizionale quanto ai nuovi linguaggi, un polo produttivo unico che intende anche collocarsi positivamente nel più ampio mercato del turismo e del tempo libero.
Con un nome, Trianon, che evocava i fasti della corte del re Sole a Versailles, il teatro fu inaugurato l’8 novembre 1911, da Vincenzo Scarpetta con la commedia Miseria e Nobiltà, che lo vedeva, in tale occasione, al debutto nel ruolo paterno di don Felice Sciosciammocca.
Oggi il Trianon offre una ricca offerta, dopo un difficile passato prossimo, che aveva anche visto il teatro più volte all’asta, grazie a un risanamento amministrativo, che ha visto, proprio in questi giorni, l’approvazione del bilancio di esercizio consuntivo del 2020, con un saldo positivo per il secondo anno consecutivo.
Il cartellone della stagione in corso non vede solo l’allestimento di concerti e spettacoli di teatro musicale, con la rilevante presenza della compagnia Stabile della Canzone napoletana nel musical Adagio Napoletano diretto da Bruno Garofalo: dopo l’anteprima, con la produzione di due atti unici per il progetto Viviani per strada diretto da Nello Mascia, nella programmazione di Marisa Laurito ci sono anche spazî dedicati ad approfondimenti sul repertorio melodico partenopeo, con le “Conferenze cantate”, il ciclo di seminarî-concerto con Mariano Bellopede, Francesca Colapietro, Mauro Gioia e Pasquale Scialò, e con l’appuntamento mattutino di Scetate sul sito istituzionale e su Rai Radio Live, il buongiorno musicale con l’Archivio storico della Canzone napoletana della Rai, presentato da Gino Aveta.
Ancòra si segnala la programmazione di Tnt – Terræ motus Neapolitan talent, finestra aperta sull’emersione dei nuovi talenti esplosivi e il progetto il Teatro delle Persone curato da Davide Iodice, che vede, tra gli altri, la partecipazione di Marina Rippa, con laboratorî di arte e inclusione sociale.
Un’attenzione particolare è volta anche a nuove forme di fruizione, rese possibili dall’adozione di nuove tecnologie informatiche e audiovisive: dopo il successo della Stanza delle Meraviglie, spazio di realtà immersiva, prossimamente sarà inaugurata la Stanza della Memoria, un luogo pubblico di accesso al patrimonio della Canzone napoletana e delle culture musicali della regione, realizzato nell’àmbito dell’Ecosistema digitale Cultura Campania – progetto ArCCa, promosso dalla Regione Campania e attuato da Scabec.
Ettore De Mura, con la sua Enciclopedia della canzone napoletana, ci introduce nella storia del teatro:
Sin dal gennaio successivo all’inaugurazione [il Trianon] diede vita a spettacoli di varietà, nei quali programmi, figuravano spesso oltre a cantanti di primo piano, addirittura tre, ed anche quattro, vedette per volta. In una sola sera, il pubblico si godeva, oltre ai numeri, che s’affollavano abitualmente nel manifesto, Pasquariello, Donnarumma, Gill, Fulvia Musette e, a distanza di qualche settimana, Maldacea, Tecla Scarano, Diego Giannini, Gina De Chamery. Prima con l’impresa di Amodio Salsi, che era anche il proprietario del teatro, e poi con quella di Giuseppe De Simone e Gennaro De Falco, il Trianon registrò un’attività ricca di avvenimenti artistici e di soddisfazioni finanziarie. […] Non pochi attori, e non pochi cantanti, si forgiarono sul suo palcoscenico, raggiungendo persistente notorietà. E non pochi attori e cantanti conclusero qui la loro meravigliosa carriera artistica, come i già citati Armando Gill ed Elvira Donnarumma.
Nella sua ricca storia di oltre un secolo, il Trianon ha dato vita a programmazioni molto variegate – mettendo in scena opere, operette, drammi, commedie e varietà –, ospitando tutti i principali artisti della scena teatrale e musicale partenopea del Novecento, da Totò a Mario Merola, che debutta proprio al Trianon vincendo un concorso di voci nuove nel 1959. La presenza delle maggiori famiglie teatrali, dai De Filippo ai Viviani, dai Fumo ai Maggio, fa di questo teatro un riferimento dell’arte attoriale di tradizione.
Negli anni ‘30, con la compagnia residente di Salvatore Cafiero ed Eugenio Fumo, il teatro ha anche una sua caratterizzazione particolare come palcoscenico d’elezione per la “canzone sceneggiata”, o più semplicemente “sceneggiata”, il genere di teatro musicale che ha successivamente una ripresa revivalistica negli anni ‘70.
In epoca fascista il teatro cambia nome in “Trionfale”, in ossequio all’autarchia linguistica imposta dal regime. Nel 1940 Gustavo Cuccurullo lo acquista per trasformarlo poi, nel 1947, nella sala cinematografica “Splendore”, cogliendo il crescente interesse popolare per la settima arte, il cui successo viene, giusto due anni dopo, conclamato dal film Catene di Raffaello Matarazzo, trasposizione sulla pellicola della sceneggiata Lacreme napulitane.
Divenuta negli anni ’90 un cinema a luci rosse, la sala è riportata all’antica funzione teatrale da un altro Gustavo Cuccurullo, pronipote del precedente. La ristrutturazione è firmata dall’architetto Massimo Esposito, che recupera anche alla fruizione collettiva la testimonianza magnogreca ospitata all’interno, ribattezzata emblematicamente la “torre della Sirena” per ricordare il mito fondativo di Parthenope e del fascino del suo canto.
Il nuovo Trianon è inaugurato il 7 dicembre 2002 con Eden teatro di Raffaele Viviani, nella «riscrittura melodrammatica» e regia di Roberto De Simone.
Con la consulenza artistica di Peppe Vessicchio, nel 2003 il teatro produce, tra l’altro, un nuovo allestimento de La Cantata dei Pastori diretta e interpretata da Peppe Barra, con lo scenografo Lele Luzzati che firma uno dei suoi ultimi lavori. La produzione si aggiudica il premio Eti – gli Olimpici del teatro come “migliore commedia musicale” (2004).
Nell’aprile del 2006, il Trianon diventa a intera partecipazione pubblica ed è dedicato al commediografo e attore Raffaele Viviani. Alla direzione artistica è chiamato Nino D’Angelo, poi Giorgio Verdelli e, successivamente, di nuovo D’Angelo.
Dopo un travagliato periodo di difficoltà economico-finanziarie che ha visto il fermo produttivo per due anni e mezzo e il teatro sull’orlo del fallimento e della vendita all’asta, il Trianon Viviani ritorna a operare, retto dalla fondazione omonima posta sotto la direzione e il coordinamento della Regione Campania, che detiene una partecipazione dell’80,40%; l’altro socio fondatore è la Città metropolitana di Napoli, con una quota del 19,60%. Presidente della fondazione è Giovanni Pinto.
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Avellino riscopre Sergio Leone
Fino al 6 gennaio il Circolo della Stampa di Avellino ospiterà la mostra dedicata al regista Sergio Leone.
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