In occasione del SI FEST 31 curato da Alex Majoli, Gilda Marconi Sancisi apre le porte dello Studio OHRUS a Savignano sul Rubicone (FC) e per il pubblico sarà così possibile entrare nel sogno dell’artista e assistere dal vivo alla performance “Astral Travel II”.
“Astral Travel II” è un viaggio all’interno del campo onirico dell’artista. Lo spettatore entra in uno spazio delimitato definito “spazio del sogno” abitandolo. Ciò che si genera è un’interazione tra i due mondi; la performance porta a vivere un sogno lucido in cui si perdono i confini tra realtà materiale e onirica. Una grande tela bianca permette di raccogliere antiche tracce di memorie di linguaggi stellari che l’artista utilizza nel mondo astrale, memorie delle sue vite precedenti.
Spiega Gilda Marconi Sancisi:
Il mondo astrale si manifesta nel mondo delle forme mediante il segno; un pannello bianco di circa 240cm x 240 cm è la base su cui traccerò antichi segni provenienti da linguaggi archetipici stellari, alfabeti che utilizzo nei sogni lucidi. In questo ambiente immersivo lo spettatore è coinvolto in un’esperienza dove i confini tra realtà materiali e oniriche sono annullati; avviene così la ritualizzazione del sogno/viaggio astrale pratica molto vicina sia alla morte che alla vita. Nella società contemporanea l’uso del segno è sempre più soppiantato dall’uso del digitale ma il digitale generato dalle macchine, non conosce tutti i segni perché la maggior parte delle conoscenze sono nascoste nella mente di razza del genere umano ed è l’uomo stesso che nella sua evoluzione, dopo averli ricordati e decodificati, li trasmette alle macchine, sovvertendo il suo ruolo da “semplice” umano a creatore o frattale di esso.
Con questo ciclo di performance l’artista realizzerà tre pannelli di 240cm x240 cm: primi due realizzati saranno allestiti nel suo spazio-studio OHRUS e si potranno vedere durante la performance insieme agli strumenti che si generano, definiti “magici” perché in grado di imprimere sul piano materiale variazioni di energia.
Lo studio diverrà così sia lo spazio onirico della performance sia un luogo espositivo in cui gli spettatori potranno fermarsi e accomodarsi su tappeti.
L’appuntamento è quindi presso lo Spazio OHRUS in C.so Perticari 76 Savignano sul Rubicone (FC)
Data e orario:
10 settembre 2022 dalle ore 12.00 alle ore 22.00
11 settembre 2022 dalle ore 12.00 alle ore 22.00
La performance sarà trasmessa anche in diretta dal canale YouTube “Gilda Marconi Sancisi”, Sabato 10 e Domenica 11 settembre 2022 dalle 12.00 alle 22.00 CET.
Gilda Marconi Sancisi: chi è?
Gilda Marconi Sancisi è un’artista e attrice italiana.
La sua pratica espressiva comprende disegni, performance, installazioni.
Gilda Marconi Sancisi ricerca ed esprime i CODICI che portano dalla DUALITÀ all’UNITÀ.
Attraverso una continua ricerca interdisciplinare lavora su progetti performativi di lunga durata con oggetti ed elementi naturali quali ad esempio luce, fuoco, tempo con l’intenzione di:
– attivare nuove forme di energia
– generare interazioni fisiche tra mondo materiale e immateriale
– esaminare e testare i codici che ispirano la riunificazione androginica e la ri-connessione con l’Uno/Unità.
Attraverso la contemplazione energetica, l’artista trasforma il suo corpo in filtro, creando un ponte tra la dimensione eterea e quella terrestre, quindi permettendo un ascolto intuitivo che nasce dalla comunicazione diretta tra i due mondi.
Attualmente lavora nel suo studio OHRUS e a Torino, IT.
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Premio Strega 2020: i 12 libri candidati
Ecco i 12 libri candidati per il Premio Strega 2020. La banca BPER assegnerà, per il quarto anno consecutivo, una targa e un premio in denaro del valore di 1000 euro all’autore o all’autrice di uno dei 12 libri in concorso.
Scopriamo qualcosa sui libri scelti per concorrere alla premiazione letteraria.
1. La nuova stagione di Silvia Ballestra
La nuova stagione è un romanzo che racconta la bellezza delle Marche che si intreccia a quella cultura pagana fatta di culti e leggende che sono custoditi, un pò ovunque, nei territori e che ne tracciano anche caratteri distintivi della popolazione di un territorio.
La storia, narrata la sera nelle veglie notturne, col fiato delle bestie e l’odore di ammoniaca che saliva in vapore dai pagliericci alla luce di candele, voleva che nella grotta dentro la montagna che ora mi si parava davanti vivesse una signora che, seduta al telaio, tesseva una trama con raggi di sole filtrati dalle crepe sulle rocce intrappolandoli nel suo ordito. E che nel tessuto di luci e ombre rimanesse impigliato il tempo in disegni e colori diversi, per le donne e per gli uomini, per gli animali e per le piante. E che ogni giorno le tre sorelle della signora indossassero i vestiti ricavati da quei tessuti, nei quali erano fissati i segni dello scorrere delle stagioni e degli eventi. La sorella vestita di bianco portava il vento, quella di rosso e oro portava il caldo di mezzogiorno, la sorella vestita di nero il sonno.
Chi voleva cambiare vita doveva arrivare al telaio, guardare i disegni della stoffa e porre tre domande alla tessitrice, ma non doveva farlo per sé o con il misero intento di arricchirsi e ottenere potere, altrimenti le sorelle lo avrebbero punito: la bianca scaraventandolo sulle rocce con il suo figlio vento, la rossa facendolo bruciare da suo figlio sole, la nera buttandolo nella voragine davanti alla grotta e condannando le sue ossa a mai dormire e a illuminare l’entrata con il suo biancore.
E questa era solo una delle storie su quei monti magici.
Protagoniste del romanzo di Silvia Ballestra sono Nadia e Olga, due sorelle, che cercano di vendere la terra ereditata dal padre. Per scoprire il resto non vi resta che leggere il romanzo.
2. Città sommersa di Marta Barone
La città sommersa di Marta Barone ci parla di una giovane donna che cerca suo padre, morto di cancro quando lei era ancora una ragazza.
Scopriamo qualcosa di più sulla protagonista del romanzo, attraverso le parole della scrittrice:
Sono nata da una donna con un buco in testa. Mia madre aveva avuto un incidente tredici anni prima. Rimasi una settimana sotto osservazione perché ero in astinenza dagli antiepilettici che lei era ancora costretta a prendere. Dell’incidente, del coma, delle operazioni le è rimasto soltanto un lieve avvallamento nel punto in cui manca un frammento di cranio, sostituito da una rete di metallo coperta poi nel tempo dai suoi capelli fini, di piuma. Dorme sempre dall’altro lato, perché le fa ancora male la testa che non c’è.
Si può dire che da quel buco bene o male sono scaturita. La mia stessa esistenza dipende dalla ferita, porta aperta sul baratro delle possibilità.
3. Febbre di Jonathan Bazzi
Febbre è un romanzo che mostra un tempo nuovo composto da contaminazione lessicale della lingua di periferia, che mescola milanese, napoletano, pugliese e siciliano. Il protagonista inventa una sua identità su internet che gli consente di poter essere tutto ciò che vuole.
4. La misura del tempo di Gianrico Carofiglio
La misura del tempo ci racconta di un vecchio amore che, all’improvviso, compare nella vita di un avvocato. La donna, infatti, si reca da lui per chiedergli di difendere suo figlio, imputato di omicidio.
Qualcuno ha scritto che bisognerebbe essere capaci di morire giovani. Non nel senso di morire davvero. Nel senso di smettere di fare quello che fai quando ti accorgi di avere esaurito la voglia di farlo, o le forze; o quando ti accorgi di aver raggiunto i confini del tuo talento, se ne possiedi uno.
Tutto ciò che viene dopo quel confine è ripetizione. Uno dovrebbe essere capace di morire giovane per rimanere vivo, ma non accade quasi mai. Più volte avevo pensato che grazie a quanto avevo guadagnato con la professione, e che avevo speso solo in minima parte, avrei potuto smettere, cedere lo studio e dedicarmi ad altro. Viaggiare, studiare, leggere. Magari provare a scrivere.
Qualunque cosa pur di sfuggire alla presa di quel tempo che scorreva sempre uguale.
Pressoché immobile nel suo reiterarsi quotidiano eppure velocissimo a dissiparsi.
Il tempo accelera con l’età, si dice.
Quel pensiero non era nuovo e quel giorno mi rimbalzava spiacevolmente nella testa.
5. Ragazzo italiano di Gian Arturo Ferrari
Protagonista del romanzo di Gian Arturo Ferrari è Ninni, un bambino, che cresce circondato da donne vissute in un’Italia partorita dalla guerra. Ragazzo italiano mostra un’immagine di disgregazione sociale e di solutidine.
Da sempre l’anno per Ninni di divideva in due parti: da metà ottobre a fine maggio a Zane Grate, da fine maggio a metà ottobre a Querciano – con l’aggiunta di alcune settimane intorno al Natale.
Due stagioni, due case, due luci, due voci. Due mondi, due vite.
Arrivando a Querciano, per prima cosa balzava agli occhi di Ninni la testa di Garibaldi, ripetuta infinite volte sui muri intonacati delle case. Stava dentro una stella e il tutto era quasi sempre rosso, ma a volte blu.
“Quando hanno finito il rosso si son dovuti rassegnare e hanno adoperato il blu”, diceva la nonna, spiegando che quello era il simbolo del Fronte popolare e che lo si otteneva passando qualche pennellata di colore su una mascherina sottile di metallo appoggiata al muro.
Pratico, veloce, economico.
“Ma gli è andata male”, concludeva la nonna riferendosi al risultato elettorale. E non senza un segreto piacere, considerato che, nell’imminenza delle elezioni, qualche scalmanato – non il partito, al partì, come veniva chiamato per antonomasia, sempre attento e prudente – si era preso la briga di notificarle a quale albero, e nello specifico a quale ramo di quell’albero, avevano, in caso di vittoria, intenzione di appenderla. La nonna, che da maestra aveva fatto scuola a tutti quelli lì, non si era scomposta, ma non se n’era neanche scordata. Era la capessa delle donne di Azione cattolica, leggeva assiduamente e diffondeva il loro settimanale “In Alto”, nutriva quindi sentimenti battaglieri.
6. Giovanissimi di Alessio Forgione
Protagonista di Giovanissimi è Marocco, un ragazzino di quattordici anni che vive a Soccavo con il padre. Sua madre li ha abbandonati di punto bianco e senza dare spiegazioni: è sparita e questa scomparsa nel ragazziono possiede la stessa forza e intensità di un dolore sordo.
Marocco è una giovane promessa del calcio infatti le sue giornate ruotano intorno agli allenamente invece che sui compiti scolastici. All’improvviso due avvenimenti sconvolgeranno la sua vita, se sia nel bene o nel male lo potrete scoprire solo leggendo il romanzo.
7. Breve storia del mio silenzio di Giuseppe Lupo
Breve storia del mio silenzio è un romanzo autobiografico che racconta le stagioni della vita che hanno caratterizzato l’esistenza di Giuseppe Lupo. Ciascun evento riportato segue il suo tempo e ciò che ne ha custodito la memoria.
I miei genitori si erano conosciuti nell’aula di una scuola elementare, entrambi supplenti, mia madre al primo incarico, mio padre con qualche anno d’esperienza in più. A quell’epoca assomigliava al pugile Cassius Clay, almeno così me l’avrebbe mostrato la fotografia sulla patente: riccio e nero di capelli, taglio a spazzola, il sorriso di chi scommette sulle idee. Era stato eletto sindaco a ventisei anni, in un’epoca in cui i capifamiglia si radunavano in municipio in cerca di impieghi stagionali, chi al rimboschimento, chi all’acquedotto.
Mia madre aveva sentito parlare di questo sindaco dalle donne che frequentavano i corsi di alfabetizzazione popolare, sicché poi, quando se le trovò di fronte, ebbe conferma di quel che dicevano, cioè che si era dato da fare come meglio poteva per aiutare chi si trovava senza lavoro e questo gli era costato la carica di sindaco, perché alla fine, accontenta accontenta, qualcuno resta deluso.
Nessuno dei due corse troppo avanti in materia di sentimenti. I loro discorsi cominciavano e finivano con i libri, tanto che alla fine si trovarono sposati senza essersi dichiarati mai nulla di definitivo.
8. Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli
Tutto chiede salvezza è un romanzo che racconta dell’esperienza personale di Daniele Mencarelli che, quando aveva vent’anni, è stato sottoposto per una settimana al Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO). Da ciò lo scrittore cerca di analizzare la malattia mentale da un punto di vista umano e non tecnico perché, alcune volte, per evitare di cadere nel baratro profondo della malattia mentale la cura migliore può essere la parola.
Mi piacerebbe dire a mia madre ciò che mi serve veramente, sempre la stessa cosa, da quando ho urlato il primo vagito al mondo.
Quello che voglio per tanto tempo non è stato semplice da dire, tentavo di spiegarlo con concetti complicati, ho trascorso questi primi vent’anni di vita a studiare le parole migliori per descriverlo. E di parole ne ho usate tante, troppe, poi ho capito che dovevo procedere in senso contrario, così, di giorno in giorno, ho iniziato a sfilarne una, la meno necessaria, superflua.
Un poco alla vota ho accorciato, potato, sino ad arrivare a una parola sola. Una parola per dire quello che voglio veramente, questa cosa che mi porto dalla nascita, prima della nascita, che mi segue come unìombra, stesa sempre al mio fianco. Salvezza. Questa parola non la dico a nessuno oltre a me. Ma la parola eccola, e con lei il suo significato più grande della morte.
9. Almarina di Valeria Parrella
Protagonista di Almarina è un’insegnante di matematica, che insegna nel carcere minorile di Nisida. La donna è ingrigita dalla perdita del marito, morto d’infarto da tre anni.
Non era un ospedale qualunque, non lo fu mai più dopo che ci avevo trovato mio marito, morto freddo su un tavolo di metallo, labbra viola, e il viso come se ci avessero passato sopra del talco.
Solo dopo ho cominciato davvero a ricordare nella forma che assumono i ricordi: immagini, e ricostruzione di quello che ci dicemmo, e la sequenza di queste cose. Dopo ho messo in ordine, ma i primi tempi avevo solo un senso di ferro sulle labbra, come se avessi baciato il tavolo mortuario, e non la bocca di Antonio senza più fiato.
Ero arrivata tardi, dopo tutti gli altri, quelli che mi stavano davanti: le sue sorelle soprattutto, decise a detenere da lì in avanti il primato del dolore, cos’ come in passato, per cose più futili, ne avevano detenuto il monopolio. Erano arrivate subito perché portavano il suo stesso cognome e così le avevano rintracciate per prime, e poi mi avevano chiamata, chiamata chiamata, e io non rispondevo, come non risponderò alla maggior parte delle chiamate fondamentali all’esistenza.
Nicola Lagioia riassume così l’ultimo romanzo di Valeria Parrella:
Quanto siamo disposti a metterci in gioco davanti agli altri? Il dolore ci accomuna, la paura trae constantemente il peggio da noi, il senso del dovere può diventare una scusa per andare sempre in giro con la guardia alta. Fino a quando la vita non ci obbliga a scegliere. Almarina racconta tutto questo con un’intensità e una misura ammirevoli, e una forza linguistica rara, segnando una tappa importante nella letteratura italiana di questi anni.
10. Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio scritto da Remo Rapino
Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio racconta la vita di un uomo che non ha mai conosciuto il padre e che ha perso la madre da ragazzino. L’uomo ad ottant’anno decide di scrivere la sua vita personale quella dei suoi abitanti che lo chiamano “cocciamatta”.
Remo Rapino attraverso la vita che descrive Bonfiglio Liborio traccia un’istantanea del’900, soffermandosi su alcuni aspetti di quell’epoca fatta di lavori in fabbriche, povertà, partenze per cercare lavoro al nord, disullusione e senso di riscatto.
Adesso lo so le cose e capisco pure i segni di allora, ma ci sono dovuto passare in mezzo alla tormenta per capire per capire quello che significava acqua e vento e che vuol dire quando parlano del destino che già scritto, ma per imparare a leggere ci vuole tutta la vita e quando te lo sei imparato è troppo tardi e mica si può fare dietro fronte, macché solo avanti marcia, con gli occhi bassi a terra e i piedi che fanno male.
Sì, ogni tanto ti puoi pure voltare e dare una smirciata alle macerie che ti sono crollate intorno, ma giusto per uno sfizio. Che dove sta scritto che per sapere le cose della terra bisogna guardare le nuvole e vedere se sono a forma di cane, di cavallo, di uccello, che quelle poi in cielo cambiano in un amen di colore e si fanno nere, rosse e viola, alte e basse che non sai più manco dove ti trovi.
Così allora mi è venuto alla mente e pure al cuore questo sghiribizzo intricante di raccontare tutto quello che mi è successo da quando sono nato a mò che c’ho più di ottant’anni, certo quello che mi ricordo tra na ripensata e l’altra, che non mi posso ricordare tutti i fatti e i fattarelli.
11. Il colibrì di Sandro Veronesi
Il protagonista de Il colibrì di Sandro Veronesi ha come protagonista il Dott. Marco Carrera, specialista in oculistica e oftamologia, cresciuto a Firenze da genitori architetti che oggi ha quarant’anni e svolge la sua professione nel quartiere di Triste a Roma.
Un giorno nel suo studio si presenta Daniele Carradori, lo spicanalista di Marina Molitor, sua moglie. Lo psicanalista riferirà al medico che la moglie non sta più andando in terapia da lui e che aspetta un figlio da un altro uomo.
Per una serie di incomprensioni Marina si è convinta dell’infedeltà del marito ha intrapreso una relazione extraconiugale con un altro uomo.
Per scoprire il resto non vi resta che leggere il romanzo.
12. L’apprendista di Gian Mario Villaltaù
L’apprendista di Gian Mario Villalta è stato proposto come uno dei docici candidati al Premio Strega 2020 da Franco Buffoni, poeta e traduttore, che descrive così il contenuto del romanzo:
Personaggi autentici della provincia friulana animano questo nuovo romanzo di Gian Mario Villalta in modo nitido e poetico. L’apprendista – mentre pare raccontare la storia di due umili – Tilio e Fredi, riesce in realtà a fare esplodere universi di discorsi storici, sociali e profondamente umani, grazie a uno stile di scrittura elegante e intenso, intimamente sentito. Mentre la trama intesse nei pensieri, nei dialoghi e nei racconti un furibondo intrico di paure e desideri, rimpianti e speranze, capaci di coinvolgere le esistenze degli altri abitanti della piccola comunità.
Per scoprire il vincitore non ci resta che aspettare la premiazione finale prevista per il prossimo 20 aprile. Facciamo un grande in bocca al lupo a tutti i partecipanti!
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M.I.A. La cattiva ragazza della musica è il docufilm di Stephen Loveridge: il trailer
M.I.A. La cattiva ragazza della musica è un documentario firmato Stephen Loveridge, la pellicola è uscita nelle sale italiane il 20 gennaio. Il docufilm mostra il vero volto che caratterizza l’animo ribelle, le canzoni provocatorie e crude di M.I.A. (Mathangi Maya Arulpragasam), pop star controversa e tra le artiste più interessanti del panorama musicale contemporaneo.
La sua è una storia particolare: M.I.A. nasce a Londra il 18 luglio del 1975, a sei mesi ritorna nello Sri Lanka. Arul Pragasam, suo padre, è un attivista Tamil (un movimento sovversivo che si batte per l’indipendenza della parte settentrionale e orientale dello Sri Lanka). Con l’inasprirsi della guerra civile ed il pericolo annesso, M.I.A. ottiene il permesso di tornare a Londra come rifugiata. Questa esperienza unita alla sua passione per la musica le permette di esprimersi, diventando la star internazionale che la maggior parte di noi conosce.
Usando le sue parole:
Dovevo affrontare il fatto di essere diversa, ero un’immigrata. Nello Sri Lanka eravamo circondati dalla guerra civile e la musica era la mia medicina.
La maggior parte dei testi delle sue canzoni racconta della sua gente, di ciò che succede e che non si dice, della sua esperienza da rifugiata. M.I.A. La cattiva ragazza della musica è il titolo italiano del documentario ed è preso in prestito da una sua canzone: Bad Girls del 2012.
Chi sono le cattive ragazze? Da una lettura del testo si comprende che le bad girls sono donne indipendenti e forti, che vivono la vita per come vogliono e non per come gli altri si aspettano da loro. Sono ragazze che non hanno paura di cogliere l’attimo, vivendolo senza paura.
M.I.A. La cattiva ragazza della musica non segue un continuum temporale perché lo spettatore, attraverso queste interruzioni, deve poter comprendere d’impatto la difficoltà che ha avuto la cantante nel mantenere un legame con la sua terra e le proprie radici. La particolarità e la bellezza che contraddistinguono il lungometraggio è il distaccarsi dallo scenario del classico docufilm musicale. Se vi aspettate un approfondimento della pop star attraverso la visione di video o immagini inedite dei suoi live, ne resterete delusi.
La pellicola mostra immagini truci sulle conseguenze che porta con sé la guerra, sinonimo di violenza e di disumanità. M.I.A. La cattiva ragazza della musica rivela la forza di una giovane donna che, in realtà, di bad girl ha ben poco, se non il fatto di voler raccontare senza metafore una condizione politica e sociale che di patinato ha ben poco.
Per darvi un’idea della musica di M.I.A. e di ciò che abbiamo detto a riguardo, vi mostriamo il video di Borders, singolo del 2015.
Se siete interessanti al tema immigrazione e accoglienza Dove bisogna stare, un altro documentario, potrà darvi molti spunti di riflessione a riguardo.
Buona visione!
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Montagna Molise: un cartellone ricco di appuntamenti musicali, sportivi, enogastronomici e naturalistici
Dal 15 luglio al 10 settembre Capracotta e Campitello Matese saranno il centro di fermenti culturali e grandi eventi grazie al nuovo progetto culturale “Montagna Molise” promosso da Funivie Molise SpA. Un cartellone ricco di appuntamenti musicali, sportivi, enogastronomici e naturalistici per promuovere lo sviluppo della montagna molisana tutto l’anno. Una montagna da conoscere, percorrere, osservare, difendere e ammirare. Montagna Molise – Nuove Tracce con Tèkne promuove la conoscenza del territorio e la sua tutela.
Tra le offerte culturali del cartellone, Tèkne in qualità di partner, propone cinque eventi tra concerti e dibattiti a Campitello Matese che si svolgeranno tra luglio e agosto 2023 e due incontri a Capracotta che ci accompagneranno fino a settembre 2023. Gli appuntamenti saranno ad ingresso libero e saranno animati da attività di trekking per raggiungere i luoghi degli eventi. Sarà la popolare e amata Licia Colò il 15 luglio a tagliare il nastro dei dibattiti: conduttrice e autrice televisiva, scrittrice e blogger. La conosciamo come volto di programmi tra cui Alle falde del Kilimangiaro e per la sua attività di divulgazione scientifica. Dal 2019 conduce su LA7 il suo nuovo programma Eden – Un pianeta da salvare, per il quale riceve il Premio Flaiano per il miglior programma culturale.
Montagna Molise: il programma
Domenica 23 luglio 2023 il primo dei quattro concerti: musica e cultura con i suoni della terra a cura del celebre Eugenio Bennato che inaugura i concerti di Montagna Molise – Nuove Tracce con il suo Vento Popolare tour, in formazione ridotta, con un panorama mozzafiato a circondare musicisti e pubblico, avvolti da suoni e danze di Taranta. L’artista sarà in compagnia di Vincenzo Lambiase (chitarra classica, chitarra elettrica), Sonia Totaro (danza, voce) e Stefano Simonetta (basso, chitarra acustica, voce). Una personalità che dagli anni ’70 ha attraversato la ricerca musicale di qualità riconosciuta in tutto il mondo: Nuova Compagnia di Canto Popolare, Musicanova. Autore di decine di colonne sonore per cinema, teatro e balletto classico. Domenica 30 luglio 2023 lo trascorreremo con i Savana Funk (Aldo Betto, Blake Franchetto, Youssef Fit Bouazza) una potente live band che unisce funk, rock e blues con jam incendiarie, groove irresistibili ed una presenza scenica invidiabile, con un pubblico affezionato in rapida crescita e un crescente numero di concerti in tutta Europa. I Savana Funk presenteranno brani tratti dall’ultimo album Ghibli, un disco che guarda al sud, guidati dal vento che canta, bisbiglia, travolge e porta con sé.
Domenica 6 agosto 2023 il sassofonista e compositore jazz Francesco Bearzatti con il suo nuovo progetto PAZ (Post Atomic Zep plays Led Zeppelin): in Bearzatti convivono gli studi classici, il metal, la musica da ballo popolare e moderna. Una varietà di interessi che si riscontra anche nelle collaborazioni illustri della sua discografia. Con il trio, P.A.Z – POST ATOMIC ZEP affronta il repertorio dei Led Zeppelin in maniera assolutamente personale. Con lui sul palco: Danilo Gallo al basso e Stefano Tamborrino alla batteria. Creatività, ingegno e amore per i decibel. Ad agosto approderemo sull’Arcipelago Ivan, sabato 12 è la volta dell’amato e atteso Filippo Graziani. Le canzoni, la musica, il disegno e la scrittura, ovvero Arcipelago Ivan. Un luogo che racchiude tutte le qualità artistiche di Ivan Graziani che convivono in equilibrio proprio come le isole di un arcipelago. L’omaggio di Filippo Graziani al padre che come a bordo di una nave traghetterà gli spettatori tra musica, racconti e letture per rivivere i grandi successi di casa Graziani.
Sul fronte della divulgazione, come incontro, confront e relazione, il 3 agosto saremo con Federico Quaranta. Autore e conduttore RAI, su Rai Radio2 conduce il celebre Decanter in coppia con Tinto e sempre insieme a lui, si occupa di alcuni servizi per RAI TV, dal 2018 presenta Linea Verde su Rai1 e conduce Il Provinciale. Sempre sul fronte degli incontri saremo il 10 settembre con Emilio Casalini: progettista culturale, scrittore, conduttore di Generazione Bellezza Rai 3. Ha ricevuto il Premio giornalistico televisivo Ilaria Alpi nel 2012 con un’inchiesta sul traffico internazionale di rifiuti e il Premio Giornalistico Enzo Baldoni nel 2010 con un documentario sulla condizione dei giovani in Iran. Conduce il programma di Rai 3 Generazione.
La squadra a lavoro per Montagna Molise – Nuove Tracce si fa forte della collaborazione di professionisti e privati che eccellono nel panorama regionale. In questo team Tèkne è fiera di collaborare ad una sezione dedicata dell’offerta artistica per Campitello Matese e Capracotta nell’estate 2023. Nel ricco cartellone di eventi troveremo anche le performance di personalità straordinarie come: James Senese, Marlene Kuntz, 99 Posse, Morgan e Tony Hadley.
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