Anno bisestile è il nuovo singolo del poliedrico artista Carmine Cristallo Scalzi, una ballad dalle tinte pop che ci accompagna, attraverso un testo decisamente malinconico, verso territori più oscuri, quelli in cui ci confrontiamo con le nostre paure divenute realtà, come quella di perdere qualcuno, pronti nostro malgrado a entrare in un altro tempo della nostra vita.
Carmine Cristallo Scalzi afferma:
Abbiamo avuto tutti un proprio personalissimo “anno bisestile”, un periodo della vita unico e singolare durante il quale affrontiamo una crisi.
Questa canzone, in tutti gli store digitali dal 6 maggio, conferma in pieno lo stile dell’artista calabrese, così apprezzato per l’approccio cantautorale con echi indie pop rock. Imminente l’uscita di un EP.
Il 2022 vede anche l’uscita del suo primo lungometraggio “A volte nel buio” distribuito da Minerva pictures.
Testo e musica sono di Carmine Cristallo Scalzi, mixato e registrato presso Faidenblass Muzik Studio (Roma), master di Alessandro Marcantoni (Metropolis studio Milano)..
Carmine Cristallo Scalzi: biografia
Artista poliedrico, si divide tra cinema, musica e illustrazione.
Polistrumentista, negli anni che lo porteranno a laurearsi in Giurisprudenza a Bologna suona con la sua band sui palchi di svariati Festival.
Nel frattempo firma la regia di alcuni cortometraggi e scrive e disegna romanzi illustrati. Intraprende da pochi anni la carriera solista, incidendo alcuni singoli molto apprezzati per l’approccio cantautorale ma allo stesso tempo pop-rock di matrice inglese.
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Ai nastri di partenza Accordi @ Disaccordi
Dal 7 al 13 Novembre 2022 si terrà a Napoli la 19esima edizione di Accordi @ Disaccordi– Festival internazionale del cortometraggio diretta da Pietro Pizzimento e Fabio Gargano; festival organizzato dall’associazione Movies Event in collaborazione con il Comune di Napoli e con il contributo della Regione Campania tramite il fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo.
Centotrenta cortometraggi, documentari, film d’animazione e sperimentali, in rappresentanza di ventitre nazioni, con moltissime opere in assoluta anteprima europea e italiana sui quattromiladiciotto lavori pervenuti da centoventuno Paesi a cui si affiancheranno incontri con gli autori e gli attori delle opere presentate, sono il robusto programma di questa edizione. Alle sezioni di sei concorsi consueti (internazionale, nazionale, Regione Campania, documentari, film brevi d’animazione e film a tematica ambientale) si affianca anche quest’anno, oltre alla sezione “Cortissimi”, quella fuori concorso dei film sperimentali giunti dagli Stati Uniti, dalla Germania, dalla Francia, dalla Gran Bretagna e da moltissime nazioni dei sette continenti, sezione di lavori cinematografici che ha tanto intrigato lo scorso anno il pubblico del festival costituito soprattutto da cinefili e da professionisti della filiera cinematografica.
Lo svolgimento di questa diciannovesima edizione, ad ingresso gratuito in presenza, avverrà in varie location di Napoli: oltre al PAN – Palazzo delle Arti Napoli, che rimarrà la location di prestigio principale si aggiunge la Corte dell’Arte di FOQUS – che ospiterà la serata conclusiva della kermesse il 13 Novembre con la cerimonia di premiazione condotta da Mariasilvia Malvone e con la visione dei filmati brevi vincitori di tutte le categorie del concorso festivaliero.
Novità anche nelle giurie del festival, oltre a quella del pubblico che assegnerà come di consueto il suo premio e quella artistica composta quest’anno dai presidenti, i produttori cinematografici Alessandro Cannavale ed Andrea Cannavale, anche le giurie delle associazioni nazionali partnership della manifestazione AMC – Associazione Montatori Cinematografici e Televisivi e AIC – Associazione Italiana degli Autori della Fotografia Cinematografica che assegneranno un loro premio al miglior montaggio e alla migliore fotografia ai film in concorso nelle sezioni, nazionale e quella della regione Campania. Le due associazioni nazionali di categoria hanno designato come giurati i montatori: Annalisa Schillaci, Francesco Di Stefano e Michele Sbendorio e gli autori della fotografia cinematografica: Daniele Nannuzzi, Simone Marra e Luca Cestari.
La giuria d’onore composta da Guido Lombardi, Nero Nelson e Marcello Sannino affiancherà quella artistica nelle decisioni di assegnazione dei premi. Il festival si avvarrà, come sempre, della preziosa collaborazione del Centro Sperimentale di Cinematografia – Production, del Centro Nazionale del Cortometraggio, dell’Associazione Festival Italiani di Cinema e delle agenzie nazionali di promozione cinematografica tedesca, francese e belga.
Accordi @ Disaccordi: sezione internazionale
Nella sezione internazionale si contenderanno la vittoria finale, il film breve francese Bonjour Minuit di Elisabeth Silveiro con una stellare Fanny Ardant, l’americano When the rain sets in di James Hughes con un montaggio spettacolare del nomination Oscar 2019, Patrick J Don Vito; lo spagnolo pluripremiato Work it class! di Pol Diggler, l’iraniano The Recess di Navid Nikkhah Azad sulla storia della “ragazza blu di Teheran”: alle donne in Iran dei giorni nostri è vietato l’ingresso negli stadi durante le partite di calcio maschili. Chiudono la sezione il sorprendente film inglese ”olfattivo” Aroma cue di Michael Frank, il film spagnolo di un crudo realismo Frontera di Anatael Pérez Hernández e il tedesco sul Cile di Pinochet The things you don’t know about me, mum di Daniela Lucato e chiude la sezione il canadese Can I help you? di Nadeem Akhtar.
Accordi @ Disaccordi: sezione nazionale
La sezione nazionale è ben rappresentata dal film Venti minuti di Daniele Esposito, premiato quest’anno con il Globo d’Oro, da L’ultimo stop di Massimo Ivan Falsetta, con Neri Marcorè in gran spolvero, Ieri di Edoardo Paganelli, con un’ottima recitazione di Alessandro Haber e Giuliana De Sio sul tema dell’Alzheimer, Sissy di Eitan Pitigliani, con Fortunato Cerlino e si rifletterà sul periodo di quarantena appena passato con Chiusi fuori di Giorgio Testi interpretato da Stefano Accorsi, rivisiteremo letterariamente Dorothy non deve morire di Andrea Simonetti e gli anni Sessanta con Un’ora sola di Serena Corvaglia con Giuliano Montaldo . L’ultimo spegne la luce di Tommaso Santambrogio, presentato lo scorso anno alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, chiude la sezione.
Accordi @ Disaccordi: sezione film brevi
Sorprendente e ricchissima anche quest’anno la sezione dei film brevi prodotti o girati in Campania, che esprime il momento di notevole vivacità creativa della produzione cinematografica campana e di Napoli. La coppia di attori internazionali Teresa Saponangelo e Andrea Renzi rappresentano la punta di diamante di questa edizione del festival con l’anteprima nazionale de L’altro di Maurizio Fiume, ottimamente recitato da una intrigante Teresa Saponangelo e Bruno De Nittis P.M. di e con Andrea Renzi. Il mondo LGBT viene esplorato dal testo di Enzo Moscato con Ragazze sole di Gaetano Acunzo, ambientato pochi minuti prima del terremoto dell’Irpinia del 1980. Destinato a far discutere sarà Ambasciatori con Marcello Fonte, e di Francesco Romano, regista del Centro Sperimentale di Cinematografia, già vincitore della edizione passata di accordi @ DISACCORDI con il film Tropicana. Lello Arena conferma il suo notevole spessore attoriale con il nuovo film Destinata coniugi Lo Giglio di Nicola Prosatore; l’atmosfera pesante delle scene del gioco d’azzardo si proverà con Buon compleanno Noemi di Angela Bevilacqua e si respirerà, invece, l’atmosfera incantevole dell’isola di Procida, capitale italiana della cultura 2022, con Gigi Savoia nel film La challenge di Carlo Alessandro Argenzio. Ottima prova di Gianfranco Gallo nel film prodotto dal Centro Sperimentale di Cinematografia La vedova più bella del paese di Mino Capuano; chiudono la sezione Redento di Biagio Celotto e La gioia di Eduardo Castaldo.
Accordi @ Disaccordi: documentari
Tra i documentari selezionati in concorso, meritano particolare attenzione l’anteprima nazionale di Ostav, Masha e Jurij – La guerra dei bambini , crude scene dal fronte di guerra in Ucraina, diretto dal giornalista, inviato di guerra per il Tg2 Rai Vincenzo Frenda , e il documentario breve prodotto in Germania da Monica Manganelli, The BLACK ChristS. Far From Justice. Rimarremo incantati dall’atmosfera delle moschee in Nahsh / Pattern 2022 di Hamideh Javadi.
Ricchissima anche la sezione dei film brevi d’animazione, sia in concorso che fuori concorso, pervenuti soprattutto grazie alla presenza accreditata del nostro festival nei principali circuiti internazionali del Cinema d’Animazione e Sperimentale. In concorso l’attenzione è stata rivolta al cinema d’animazione britannico, italiano e quello spagnolo.
Infine a chiudere le sezioni in concorso quella a tematica ambientale e sui cambiamenti climatici. Uno sguardo a 360° gradi sullo stato del Pianeta Terra, contemplando anche bellezze che forse un giorno potranno definitivamente scomparire.
In selezione ufficiale non mancherà lo sguardo verso il cinema sperimentale e verso i film brevissimi di durata fino a tre minuti. Si terranno, come di consueto workshop sul formato breve cinematografico per alcuni licei partenopei.
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Antonio D’Alessio: il sogno kafkiano dell’Holden irpino
È possibile che in età adolescenziale potremmo iniziare ad accusare molta più coerenza, molta più personalità.
La fase delicatissima che chiude l’infanzia fa risuonare in noi volontà che spesso superano le capacità; oltretutto ciò che incredibilmente salta fuori dal nostro rimuginare è un pensiero che si discosta, innanzitutto dalla culla familiare, proprio lì dove avevamo le nostre certezze racchiuse dalle coerenze domestiche; successivamente anche dalla bolgia che incontriamo proprio oltre quell’uscio che credevamo ci appartenesse. Acquistiamo capacità di pensiero che ci allontana dai familismi, dalla globalizzazione standardizzata che caratterizza gli adulti, quegli esseri che ci circondano a capo chino, pensierosi e concentrati nelle mansioni che svolgono per inerzia, per sopravvivenza.
Succede, inoltre, che ragazzi particolarmente dotati riescano a descrivere bene quel senso di disagio che li opprime; che riescano a scrivere le condizioni che li interessano o che non li interessano affatto: in poesie,in canzoni, in frasi e in diari.
Così fu il caso di Antonio D’Alessio, poeta e musicista irpino scomparso il 9 settembre 2008 all’età di trentadue anni, undici anni fa.
La raccolta di poesie La Sede dell’Estro, Edizioni G.C.F.Guarini, fu pubblicata nel 2009 e al decimo anno di età conserva sempre il fascino immortale delle parole che caratterizzarono questo ragazzo dalla fortissima indole artistica, dalla coerenza e dalla forte personalità che risaltavano nelle sue movenze, nel porsi al prossimo e ai bisognosi, che acquistavano saggezza nel momento in cui ponevano basi nell’interesse dell’ambiente e nella conservazione e nella divulgazione delle tradizioni delle proprie origini. Figlio del poeta solofrano Vincenzo D’Alessio, Antonio era cresciuto con la passione incontrollata per tutto ciò che riguarda un pensiero filosofico; aveva sviluppato già in tenera età la voglia di esprimersi con la musica, trasmessa dal padre, riuscivano a sbalordire le sue capacità nell’esprimere concetti delicati e spesso controversi, sempre con un sorriso amorevole potenziato dalla luce dei suoi occhi chiari.
La Sede dell’Estro è una silloge che fu ritrovata e pubblicata in seguito alla scomparsa causata da un male incurabile. Un’antologia di pensiero che interessa, soprattutto, la sua fase adolescenziale, scritta quindi molto tempo prima che diventasse adulto, ma che si caratterizza nella sonante capacità di espressioni che racchiudono un’adultità che nel senso comune del termine interessa davvero poco gli individui che la stanno vivendo a pieno.
Antonio D’Alessio lo si vedeva in giro per la città con i jeans stretti e strappati ancor prima che questa discutibile moda divagasse tra coloro che non lo interessavano affatto; le sue magliette volutamente stinte e i suoi scarponi vissuti, il viso contratto e lo sguardo basso, la chitarra o il basso sempre a tracolla gli donavano un’aura da romantico ottenebrato che si addiceva davvero poco a ciò che lo circondava, che sovente lo additavano come un diverso, anziché un diversivo.
Da piccolo cercavo calore;
oggi ho capito che il fuoco
è dentro di me.
Non si tradisce Antonio D’Alessio mentre scrive, non si espelle però nemmeno dalla società, come erroneamente qualcuno potrebbe pensare. Lui della società si definiva un curatore: i suoi versi avrebbero potuto ribaltare le sensazioni astratte e distratte che impregnavano le menti altrui.
Come si diceva all’inizio, l’adolescenza può donare facoltà di pensiero che non avrebbero nulla a che fare con gli anni che saranno travolti dalle mansioni primarie (necessarie?), plastiche che oscurano anfratti molto più interessanti, dai cui pertugi fuoriuscirebbero condizioni di vita migliori.
Mi ritrovo da solo nei miei
stretti pantaloni
cercando un
mondo di gente,
diversa
(da quella che…).
La conferma che questo ragazzo stesse cercando non la solitudine, ma il conforto di chi lo avrebbe compreso, è chiara; la saggezza che si enuncia ha la capacità poetica di sensibilizzare chi, forse, potrebbe davvero soffermarsi, chiudere l’uscio dietro di sé e sostare a pensare limpide gioie nascoste dal brillante disagio. Freud sosteneva che l’incomprensione maggiore di sé stessi avviene nel momento in cui raggiungiamo livelli che poi saranno riconosciuti e premiati. Sarebbe stato possibile che Antonio D’Alessio, se avesse avuto più sostegno dai lettori, avrebbe potuto alimentare la sua misura di gelo tra sé e il resto del mondo che non gli apparteneva?
Raggiungeremo
l’universo stellato
questa sera
tramite quel letto
color denaro,
e incideremo
il nome dell’uomo
sulle terre conquistate
da noi viaggiatori.
Il senso di libertà che si potrebbe enunciare dal trotterellare svelto di un piccolo randagio, trarrebbe in inganno, perché un animaletto solo e sporco che attraversa una strada solcata dalle suole traslucide indifferenti, in realtà, emarginato dal branco per il suo essere, viaggia nella pazzia che lo rende sempre più fragile, farebbe immaginare quel romanzo di Bulgakov intriso di incoerenza umana e coerenza animale, istintiva.
Il sogno kafkiano che caratterizza Antonio D’Alessio lo smuove dalla sua sensazione adolescenziale di sentirsi come Gregor Samsa, un mostro che non si smuove dalla sua stanza ( la sua indole) per la paura del confronto, per non essere ammazzato. O, al contrario, come quando nel racconto Di Notte, lo stesso autore praghese è circondato da persone dormienti, ma lui resta vigile e attento alle conseguenze del placido sonno che interessa gli altri.
Difatti:
Chi vuol raggiungere
quella porta laggiù, con me
raggiunga me in un altro pianeta,
lo raggiungerà
tramite
l’esercito della confusione,
raggiungeremo quella porta
e l’apriremo con la mente
che porterà nell’Infinito
Sapere.
Musicista nella band progressive Notturno Concertante, Antonio D’Alessio sul basso esprimeva bravura, studio e libertà di espressione allo stesso tempo; era uno di quegli artisti che non fanno pesare il ruolo che sarebbero riusciti a raggiungere se avessero avuto più convinzione e orgoglio.
La cura per la precisione stilistica, in combutta con la distratta cura del suo vestiario, proveniva dal background domestico; l’ascolto del magnifico prog italiano anni Settanta, l’amore per Le Orme.
Infatti c’è quella canzone della band di Tagliapietra, Amico di ieri, che sembra abbia gettato le basi per l’ascolto che Antonio poneva verso il vento, fenomeno non solo naturale, ma unione continuativa tra glorie del passato, presente e incertezza del futuro, così come similmente Da Vinci sosteneva col flusso dell’acqua nel letto di un fiume. Dal vento non ci si ripara, esso è un amico e un conoscente che trasporta i pensieri e li offre lungo la strada, e occorre comprendere la sua rabbia:
Quando è incazzato fa rumore e disastri
ma sa essere dolce e calmo
il vento
soffre e gioisce con l’uomo
e le sue situazioni
il vento è vivo
vive anche lui le sue situazioni disastrate ma…
s’incazza.
(…)
perché i suoi problemi sono
i problemi dell’uomo.
Un Giovane Holden irpino, Antonio D’Alessio in questa raccolta di poesie.
Come il protagonista del romanzo più importante di Salinger, egli si aggrappa alla speranza adolescenziale, ancora quasi infantile, di poter salvaguardare il pensiero coerente ma delicato racchiuso in una corazza che lo tenga protetto dai colpi inferti dalla società classista, dove l’individualismo prende piede, e dove la coesione di pensiero si fa viva soltanto lì dove sono gli interessi. Antonio dà senso al suo disagio e alla sua rabbia e ne fa tesoro ragionato da inoltrare probabilmente solo a se stesso, senza pretese, ma con la potenzialità d’espressione da lasciare viva ai posteri la sua memoria.
Per volere del padre Vincenzo, della madre Annamaria e dei fratelli Nicolino e Peppe, i proventi della vendita de La Sede dell’Estro furono devoluti per la ricerca al Centro Ricerca Tumori di Avellino, e la volontà di Antonio, attraverso i suoi cari e anche in sua assenza, divenne ancora una volta espressione di solidarietà e vicinanza nei confronti dei bisognosi.
Ancora una volta la parola vinse.
Carmine Maffei
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Manager per caso di Angela Deganis
“Manager per caso” di Angela Deganis affronta le dinamiche lavorative con umorismo e sagacia. Assieme all’autrice scopriamo che gli archetipi sono vivi e vegeti e sono nostri compagni d’ufficio, con i loro tic, la loro umanità e le loro debolezze.
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Angela Deganis, nata a Udine, dopo anni a Vittorio Veneto oggi vive a Bologna, dove ha studiato Filosofia, e ricopre il ruolo di Head of marketing & communication in una company energetica del gruppo Coop. Da quindici anni pianifica e gestisce progetti strategici di marketing e comunicazione aziendale. Ha lavorato con Mondadori Education, Mimesis, Settimo Sigillo, Franco Angeli e De Bastiani come curatrice e autrice e ha un passato da ufficio stampa e copywriter. È stata giornalista per il “Corriere della Sera” e “Il Gazzettino”.
Su LinkedIn cura il blog Vita da manager. Esercizi di management, filosofia in azienda e dintorni, controcanto della pagina Instagram @vita_da_manager.
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