Annunciati 4 Nuovi Soci Onorari dell’Associazione Musica contro le mafie: Rose Villain, Roberta Rei, Gianni Maroccolo e Roberto Lipari.
Oggi vengono nominati 4 nuovi soci onorari che hanno dimostrato vicinanza e condivisione alle tematiche e agli obiettivi dell’associazione presieduta da Gennaro de Rosa e sono: Roberto Lipari, comico vincitore e poi co–conduttore del talent “Eccezionale veramente” su La7, comico di “Colorado”, inviato e conduttore di “Striscia la Notizia” e sceneggiatore e protagonista del film “TuttAPPosto”; Roberta Rei, giornalista, storica inviata e conduttrice di punta de “Le Iene”; Rose Villain, pseudonimo di Rosa Luini, una delle più interessanti e attuali cantanti e rapper italiane. Disco di Platino con Salmo e quadruplo disco di platino con Gué Pequeno e Luchè; Gianni Maroccolo, musicista e produttore discografico italiano. Carriera quarantennale, ha suonato e collaborato con svariati artisti del panorama italiano ed internazionale, come produttore artistico e scopritore di talenti.
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Ordinary Man di Ozzy Osbourne. Il Rimbaud di Una Stagione all’Inferno
Sì, sono d’accordo quando tutti tendiamo a blaterare le solite accuse nell’istante in cui un vecchio lupo torna a farsi vivo dalla sua tana, anch’essa un pò sghemba.
Ripensiamo all’assurda leggenda che spesso sarebbe meglio bruciare tutto e subito e, magari, lasciare ai posteri la testimonianza di chi ha visto allumare la vita di un uomo ancor giovane e talentuoso con la stessa velocità di un cerino.
Assurdità figlie di falsi miti e occidentalismi che si fingono estremismi d’affetto.
Ozzy Osbourne, con Ordinary Man (Epic-Sony Music), ha sentenziato la sua potenza emotiva e la sua verve classica nelle parole soavi di un poema che abbraccia la misura più sentimentale che avrebbe potuto elargire. E l’età conta. Certo che conta, perché non dimentichiamo che con l’età la mente di un uomo che ha realmente vissuto, prende esempio dal suo stesso esempio, e ha uno scenario dietro di sé così ricco –di pregi quanto di insormontabili errori- che alla fine non può che raccontarsi e smembrare palmo a palmo una storia da ricucire infine nel testamento più colorito che possa esistere, con i lasciti che hanno il sapore di ciò che non si è mai lasciato indietro, con un leggero retrogusto di risentimento.
E non azzardiamoci a osannare questo superbo disco come davvero un testamento perché il senso di questo termine proviene in questa occasione dalla presa di coscienza di un uomo che ha raggiunto quella maturità, ebbene tardiva, nell’apprendere che è giunta l’ora di raccontare di sé con la riuscita di un obiettivo: il ritratto della perseveranza di una promessa non sempre mantenuta.
È il ricongiungersi con la vita nonostante si ha come l’idea, con un ascolto distratto, di subirne l’effetto contrario.
In cosa consisterebbe, secondo la stampa musicale mondiale, l’arrendevolezza di un’artista infuocato come Ozzy Osbourne? Sarebbe per caso la resa di un uomo la testimonianza di un lavoro così esaltante, che grida all’impazzata un autentico ritorno agli antichi fasti, questa volta arricchitisi con gli ornamenti della saggezza di un uomo vissuto, e in tutti i sensi?
Non scherziamo. Se soltanto tornassimo indietro di qualche anno, Blackstar, l’ultima testimonianza di David Bowie ci sembrava un miracolo avanguardistico, di una potenza inaudita,e di un’originalità inusuale…e poi dopo un paio di giorni, alla sua morte, ne abbiamo colto il senso drammatico. Non dimentichiamoci che Robert Smith, voce e emblema dei Cure, a quarant’anni scrisse l’epitaffio della sua carriera musicale, esperto kafkiano qual è, ma poi il viaggio continuò eccome!
A proposito di letteratura, di poesia e di opere che raccontano una fine imminente, il grande Arthur Rimbaud, ad appena diciannove anni, scrisse ciò che si potrebbe definire la sua opera più completa, la sua testimonianza di maturità, che odora di resa e di morte, quest’ultima intesa però come animo più oscuro dell’uomo nella società moderna: Una Stagione all’Inferno.
Detto ciò non è scontato che un uomo dalla profondità esemplare possa arrivare sempre precocemente alla presa di coscienza della funzionalità del suo ruolo nella società, attraverso la formazione che gli è stata dapprima imposta, e che poi è diventata la sua dottrina attraverso cui ne ha distorto le regole, con gli eccessi e i vizi, uccidendone così le esternazioni che invece avrebbe dovuto elargire se avvezzo soltanto alla lucidità.
Arthur Rimbaud morì ad appena trentasette anni, quando aveva invece descritto tutta la sua filosofia in un’età sicuramente più imprevedibile per un pensiero simile, testamento a posteriori che oggi viene ancora valutato dalla critica come la testimonianza della crisi dell’uomo moderno.
Ordinary Man: recensione
E Ozzy Osbourne cosa ha descritto in Ordinary Man?
Con la traccia che apre il disco, Straight to Hell, ha esposto il pensiero rimbaudiano già ancor prima che si entri nel cuore stesso dell’opera.
Scrive Davide Rondoni, nella prefazione all’edizione BUR:
L’inferno rimbaudiano è una situazione dove si sa che esiste altrove un destino di felicità e tuttavia manca la chiave, la via (la verità in anima e corpo) che a esso conduce. Solo che è un inferno in terra. È l’inferno delle utopie.
Così come ci canta Ozzy Osbourne in questa traccia:
Stai volando più in alto di un aquilone stanotte
hai toccato la vetta e ti senti bene per questo
che la tua danza sia la morte che dovremmo celebrare
ti farò urlare e ti farò defecare
dritto fino all’inferno stanotte.
La curiosità sta nel comprendere la sinuosa impressione che la tematica dell’album rispecchi a pieno la filosofia del poeta francese.
Ecco come si apre Una Stagione all’Inferno:
Un tempo, se mi ricordo bene, la mia vita era una festa ove si aprivano tutti i cuori e tutti i vini scorrevano.
Così nella seconda canzone, All my life, ecco cosa ci viene descritto:
Stavo lì ad oscillare sull’orlo
Rimirandomi il bicchiere tra le mani…
In Goodbye, che sembra voglia emulare l’Adieu rimbaudiano compreso in Una Stagione all’Inferno:
Ricordi scuri, ricordi scuri
Mi destano di notte
e tu mi lasci incompleto
perché sei sempre nel giusto
e non potrai mai cambiarmi..
Come quando Arthur Rimbaud ci narra:
Tutti i ricordi immondi si cancellano. I miei ultimi rimpianti sfumano (…) basta cantici: tenere il passo. Dura notte!
Il singolo Ordinary Man, title track che impazza in radio, con le dovute motivazioni, è di sicuro una delle ballad più sentite della carriera dell’ex Black Sabbath, con la straordinaria partecipazione di Elton John, che si immedesima negli eccessi dell’amico, che allo stesso tempo ne tastano i suoi stessi ricordi:
Non dimenticarmi mentre si attenuano i colori
Quando le luci sfumano non resta che un posto vacante…
Una delle canzoni più struggenti, uscita come singolo nel novembre 2019, è di sicuro Under the Graveyard, il cui videoclip, addirittura più commovente della traccia stessa, non è altro che un cortometraggio, con tanto di attori ( Jack Kilmer, figlio di Val Kilmer, interpreta Ozzy Osbourne nel pieno degli eccessi, appena licenziato dai Black Sabbath).
La meta sembra sempre vicina per tutta la durata dell’album, e spesso tale dirittura d’arrivo è incentrata in un sepolcro, quando appena un passo indietro si potevano incontrare le esplosioni di vita e le ammalianti conquiste da rockstar, che non sono che l’accelerazione verso la stessa fine, che odora di rimorsi e che ricalca le sue ombre, che si immedesimano nella più buia contemplazione di sè stessi.
Arthur Rimbaud:
Mi sono ingannato? Per me la carità sarà sorella della morte?
Infine chiederò perdono per essermi nutrito di menzogna.
E avanti…
E in Eat me, Ozzy Osbourne ricalca quasi con lo stesso tono:
Salvami, seppur sul tardi
non ho limiti di scadenza
il mio sangue mai tasterà la vecchiaia
quindi nutriti di me adesso…
E anche se in Holy for Tonight, altra traccia toccante per le tematiche dal gusto dark, si enuncia all’arrivo di una lunga notte, “la più lunga della mia vita”, si tocca con mano davvero la consapevolezza di un arrivo, che forse nel suo impreciso momento significa l’inizio di una nuova partenza, questa volta col bagaglio della consapevolezza di un essere rinato nello spirito, che ha rivisto la sua vita con la saggezza di un’età avanzata.
L’uomo moderno, essere perennemente immaturo, conserva spesso una coscienza che subentra come se nell’attimo stesso in cui lo coglie impreparato, pare voglia coincidere con una lunga parentesi buia, che sembra adocchi alla persecuzione della morte.
Ordinary Man è un disco che merita applausi, che non cede nella drammaticità emotiva delle parole, mai come in questo caso, che alludono alle condizioni difficili che hanno interessato il cantante negli ultimi due anni, e che pongono, per una strana coincidenza, tutti noialtri in questi momenti che stiamo vivendo con ansia, un ragionamento sull’incapacità dell’uomo dinanzi la coscienza di un disastro, un conflitto, una guerra che conserverà cicatrici seppur sarà vinta.
Ordinary Man è la considerazione di Arthur Rimbaud su pentagramma che sfida ogni illusione umana, che abbatte certezze sociali, etiche e religiose, che si fa scudo con l’eterna forzata consapevolezza della musica impressa nell’uomo ordinario.
Carmine Maffei
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Foja e Diego Armando Maradona Jr. a Nisida per consegnare strumenti musicali e maglie da calcio ai ragazzi
I Foja si sono recati a Nisida per portare a conclusione l’iniziativa annunciata lo scorso 22 giugno in occasione dell’uscita della versione in napoletano de “La Mano de Dios”, brano di Alejandro Romero portata al successo mondiale da Rodrigo e tradotta per l’occasione dai Foja.Lo scopo era quello di dare un contributo concreto alle attività dei giovani in difficoltà attraverso il sentimento di rivalsa sociale che ha accompagnato la figura di Diego Armando Maradona, sempre vicino agli ultimi, in questo caso accomunando musica e sport. L’evento è stato realizzato nella settimana di celebrazione del primo anniversario dalla scomparsa del campione argentino, avvenuta il 25 novembre 2020.Sono stati consegnati ai ragazzi dell’istituto penale minorile di Nisida strumenti musicali tra cui chitarre, ukuleli, bonghetti, tammorre e tarabuka, e abbigliamento e accessori sportivi (completini di calcio personalizzati, palloni, guanti, casacche, etc.).Questa iniziativa sociale dal fortissimo significato ha trovato in Diego Armando Maradona Jr. un supporto entusiasta sin dall’inizio. Alla giornata, infatti, sono stati presenti sia lui, nella doppia veste di figlio di Maradona e di allenatore del Napoli United, il progetto calcistico del presidente Antonio Gargiulo dai forti connotati di inclusione e integrazione sempre attento ai temi sociali, sia il Direttore Generale della squadra Pietro Foderini, e il dirigente del settore giovanile Salvatore Sansone con una delegazione di giocatori del club.Diego Armando Maradona Jr ha affermato:Voglio ringraziare i Foja e Napoli United per averci dato l’opportunità per essere oggi qui, perché è sempre un’esperienza formativa, anche per noi. È bello sapere che ‘A Mano ‘E Dios sia arrivata a Nisida con un progetto senza scopo di lucro.Dario Sansone, frontman dei Foja, nell’incontro con i ragazzi ha detto:In linea con i valori che Diego Armando Maradona ci ha passato, pensavamo che questa iniziativa dovesse portare a qualcosa di concreto e di utile, e così è stato.Importanti sono stati i due sponsor, la Givova che ha donato le mute calcistiche poi personalizzate grazie ai ricavi maturati dalla vendita del merchandising, e Antonio Miletti della Eredi Miletti Giuseppe, per le condizioni agevolate offerte relativamente all’acquisto degli strumenti musicali.Foja: biografia
I Foja hanno all’attivo tre album in studio, ‘Na Storia Nova, Dimane Torna ‘O Sole, e ‘O Treno Che Va. Con gli ultimi due ottengono un posizionamento nella cinquina finale delle Targhe Tenco nella categoria miglior album in dialetto. Girando l’Italia per anni, hanno calcato palchi prestigiosi, registrando sempre il sold-out, tra gli altri quello del Teatro di San Carlo con uno show diretto da Franco Dragone (Cirque du Soleil), dell’Arena Flegrea con uno speciale spettacolo che unisce musica e illustrazione dal vivo, del Cortile della Reggia di Capodimonte, del Palazzo Reale e di Castel Sant’Elmo a Napoli davanti ad un pubblico di oltre seimila persone.
La loro musica è stata utilizzata con successo in diversi film come L’arte della felicità (EFA European Film Award) e Gatta Cenerentola, ottenendo la candidatura per la miglior canzone originale sia al David di Donatello con i brani “’A malia” e “A chi appartieni”, che ai Nastri d’Argento con “’A malia”.
Dal 2018 hanno inizio collaborazioni discografiche con artisti internazionali (Pauline Croze, La Pegatina, Shaun Ferguson, Weslie, Black Noyze, Alejandro Romero). Nel novembre del 2018 registrano il tutto esaurito nelle date del loro Tour Europeo nei migliori club delle principali capitali e, nel 2019, volano oltreoceano per il loro Tour Canadese e Statunitense tra club e grandi teatri.
Nel 2020 chiudono il loro primo decennio di attività discografica con lo speciale cofanetto “Dieci” che raccoglie l’intera produzione, compresi diversi brani fuori album e un inedito.
Nel 2021 inizia il nuovo progetto musicale, anticipato dalla pubblicazione in contemporanea di due nuovi singoli, “ADDÒ SE VA” e “TU”, che porterà alla pubblicazione del loro quarto album in studio.
Lo scorso 22 giugno è stata rilasciata ’A mano ’e D10S” versione napoletana di “(INRI) La mano de Dios” canzone scritta da Alejandro Romero e dedicata a un campione senza tempo, Diego Armando Maradona.
Del brano è stato pubblicato anche il videoclip con la regia di Michel Liguori e la produzione di Anartica Film, girato in parte all’interno dello stadio Ex San Paolo e ora rinominato Stadio Diego Armando Maradona.
Il 29 ottobre è uscito “Duje comme Nuje”, singolo e video presente nella colonna sonora di “Yaya e Lennie – The Walking Liberty”, nuovo film di animazione della Mad Entertainment diretto da Alessandro Rak nelle sale il prossimo 4 novembre e di cui Dario Sansone, leader dei Foja, è anche aiuto regista, direttore artistico e autore delle musiche insieme a Alessandro Rak e Enzo Foniciello. -
Terræmotus Neapolitan Talent (Tnt) appuntamento al Trianon Viviani
La seconda serata della fase finale di Terræmotus Neapolitan Talent (Tnt), il contest del teatro della Canzone napoletana, alla ricerca delle nuove voci “esplosive” è prevista il 13 aprile alle ore 21:00 al Trianon Viviani.
Parteciperanno Anna Maria Bozza, Crizia Colonna, Francesca Curti Giardina, Enzo Esposito, Paola Falanga, Francesca Fiore e Federica Raimo.
Ospite della serata Salvatore Meola, tra i protagonisti del musical Adagio napoletano, accompagnato dagli storici posteggiatori di Novecento napoletano Antonio Gagliotti e Antonello Guetta.
Ideato dal direttore artistico Marisa Laurito e presentato da Gennaro Monti con Tiziana De Giacomo, la fase eliminatoria ha selezionato quattordici concorrenti che si sono esibiti sul palco del teatro, per il pubblico presente in sala e per i navigatori collegati in diretta streaming sulla pagina Facebook del Trianon Viviani.
A giudicarli la giuria tecnica, presieduta dal regista Bruno Garofalo, che ha anche tenuto conto del consenso espresso dal pubblico in sala e dai likes registrati sui social.
La prima serata della fase finale ha decretato vincitrici (in ordine di graduatoria stabilita dalla giuria tecnica): Marianita Carfora, Anna Rita Di Pace e Chiara Campitelli.
I due migliori talenti esplosivi che si aggiudicheranno la finale del 27 aprile potranno essere inseriti nella compagnia Stabile della Canzone napoletana.
Tutte le serate di Tnt sono a ingresso gratuito, fino a esaurimento dei posti disponibili.
È possibile rivedere le tappe precedenti sulla webtv del sito istituzionale e sul canale youtube del teatro.
6 comments on Fuori ora la Compilation Tape di Music for Change #21
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