Domani, sabato 29 ottobre, alle 21, Andrea Sannino ritorna al Trianon Viviani con il nuovo concerto, “Andrè”, dopo il successo nella stagione precedente con il musical Carosone, l’americano di Napoli.
Spiega Andrea Sannino, l’interprete di Abbracciame, la canzone che ha accompagnato tante persone nel recente periodo della pandemia:
I miei genitori e gli amici del quartiere mi chiamano familiarmente “Andrè” e questo nome è diventato parte del mio dna, diventando un suono che mi accompagna da sempre. Sono cresciuto a Ercolano, in provincia di Napoli, in una terra meravigliosa in cui suoni e linguaggio sono musica quotidiana. La mia musica attinge dalle mie radici e il mio essere napoletano diventa tutt’uno con l’essere me stesso, tanto da scegliere questo mio nomignolo familiare per chiamare questo mio recital.
Lo spettacolo, scritto dallo stesso Sannino, è un viaggio appassionato ed entusiasmante nella vita musicale personale dell’artista, che, nonostante le tantissime performance in programmi televisivi, per le reti nazionali, resta fortemente legato ai suoi vicoli, alle cose semplici della vita quotidiana, al repertorio eterno, fatto di smorfie e gesti, della gente comune.
Ecco quindi una scaletta musicale nella quale sono inserite, per la prima volta, tantissime canzoni della musica napoletana, classiche e contemporanee, riarrangiate nei sapori e nei suoni di oggi, o grandi successi della musica internazionale riproposti nella madrelingua napoletana.
L’orchestra dal vivo è diretta da Mauro Spenillo.
Il concerto è prodotto da Malfi music.
You Might also like
-
Ma cosa ci dice il cervello è la commedia sociale firmata Riccardo Milani
Ma cosa ci dice il cervello è una commedia di Riccardo Milani, che mostra la situazione attuale dell’italiano medio che ormai si è adagiato a sopportare tutto, facendosi andare bene qualsiasi cosa.
Oggi siamo così abituati nel leggere notizie in cui si vedono professori costretti a subire le angherie di alunni e genitori o sentire di pazienti che reagiscono fisicamente nei confronti di medici, che non ci straniscono più oltre il dovuto.
Abbiamo dimenticato il vero significato delle parole rispetto dei ruoli e delle competenze di qualcuno e ciò, probabilmente, scaturisce dalla presunzione per cui ci sentiamo indistintamente tuttologi e onniscienti.
Ma cosa ci dice il cervello vuole mostrare proprio questo lato superficiale che, negli ultimi tempi, appartiene un pò a tutti noi.
Ma cosa ci dice il cervello di Riccardo Milani
Protagonista del film è Giovanna (Paola Cortellesi), una donna noiosa che passeggia senza notare minimamente cosa le succede intorno. La sua vita si divide tra gli impegni scolastici di sua figlia e il suo lavoro al Ministero. Questo è ciò lei vuole far credere alle persone che le ruotano intorno perché in realtà Giovanna è un agente segreto impegnato in missioni molto pericolose.
Un giorno la donna, in occasione di una rimpatriata con alcuni suoi vecchi compagni di classe, si rende conto che la sua vita è molto simile a quella degli altri: anche i suoi amici sono costretti a subire ingiustizie immotivate da chiunque.
Giovanna decide di ribaltare la situazione, attraverso dei travestimenti ed altre idee bizzarre, per portare un pò di pace nella vita delle persone che le sono care e anche nella sua.
Ci riuscirà?
Il poster di Ma cosa ci dice il cervello
Per scoprire il resto bisognerà aspettare il 18 aprile, data prevista per l’uscita del film nelle sale.
-
Il cantautore napoletano Eric Mormile torna con un nuovo singolo
Il filosofo francese Gilbert Cesbron scrisse che “ognuno di noi ha un accompagnamento musicale interiore. E se gli altri l’ascoltano bene, si chiama personalità”, e da questo disegno di accordi interiori dai molteplici tratti e colori, un vero artista attinge per comunicare se stesso al mondo e viceversa, con un tocco unico e personale in cui ogni ascoltatore può ritrovarsi, sentendosi compreso e meno solo.
Questo è ciò che ha fatto il cantautore e polistrumentista napoletano Eric Mormile, che dopo aver conquistato pubblico e critica con il manifesto sociale elettro-rock “Quanta Luce”, con il quale invitava tutti noi a far brillare il fuoco della nostra anima oltre giudizi e preconcetti, riconferma l’eclettismo della sua scrittura e la versatilità del suo repertorio con “Nun Pozzo Cchiù Guarì”, il suo nuovo singolo.
Un brano completamente differente da quelli presentati sinora dall’autore e interprete campano, che si distingue non soltanto per un abbraccio melodico modernissimo ma fortemente affine alla tradizione musicale partenopea, ma anche per una dimensione testuale per lui nuova, volutamente inesplorata, quella del sentimento d’amore, qui esaminato e discusso da un’inedita prospettiva, quella di una malattia, un disturbo che sa curare e lenire ogni sua causa.
Celebre ai media per il suo intento di rivoluzionare e ammodernare la scena discografica partenopea mediante fusioni sonore innovative e scelte testuali atipiche e rivoluzionarie, pur mantenendo saldo il viscerale amore per la propria terra ed un forte senso di appartenenza evincibili anche dall’utilizzo del solo dialetto, Eric Mormile fa centro proponendo un brano che sì parla d’amore, ma lo fa in un modo del tutto diverso, come lui stesso spiega:
’Nun Pozzo Cchiù Guarì’’ è una canzone molto atipica per quello di cui normalmente parlo: tendo a produrre pochissimi testi a sfondo sentimentale, poiché tutta la canzone napoletana ne è pervasa.
Per questo motivo, trovo sia estremamente facile cadere nel cliché quando si parla di trasporto emotivo usando questa lingua. Ma l’amore fa parte di ciascuno di noi e ho quindi cercato il modo meno banale possibile per parlarne, paragonandolo ad una specie di malattia a cui nessuno di noi è vaccinato a sufficienza.
Ciò che può apparire a primo acchito in controtendenza per un anticonformista come Eric, risulta però in grado di stupire e avvalorare la sua attitude punk, inserendosi perfettamente in quella visione caleidoscopica e rivoluzionaria, quasi pionieristica, che lo caratterizzano, partendo dalla scelta del titolo, ispirato da alcune riflessioni su una delle pellicole più illustri e blasonate della filmografia italiana, “Il Postino” di Massimo Troisi:
Stavo ragionando sulle frasi di Massimo Troisi nel film ‘’Il Postino’’, – prosegue il cantautore -, quando in una scena, afferma di ‘’non voler rimedio’’ al suo innamoramento, ma di voler ‘’restare malato’’. Da lì, mi sono chiesto: e se parlassi dell’amore come di una malattia? Quando scrivo i testi delle mie canzoni, cerco sempre di raccontare la mia esperienza, il mio vissuto; ecco quindi la mia storia di una malattia benevola!
Dallo stupore iniziale scaturito dalla consapevolezza di provare un sentimento profondo a tal punto da farci diventare come tele su cui il destinatario del sentimento stesso può dipingere tutto quello che ha dentro di se, riversandone ogni colore, fino alla presa di coscienza che dinanzi alla potenza del cuore e dei suoi battiti nessuno è immune, l’artista ci accompagna in un viaggio che ha come unica meta il coraggio di lasciarsi andare agli itinerari del cuore, acquisendo contezza che rassegnarsi a non guarire più significa in qualche modo vivere davvero ciò che abbiamo la fortuna di provare, anche quando ci risulta difficile abbandonarci alle emozioni per timore, esperienze spiacevoli passate o diffidenza.
Sotto il punto di vista ritmico e armonico, “Nun Pozzo Cchiù Guarì” si inserisce tra le vivaci fila della World Music, ispirandosi alle composizioni di Peter Gabriel, ma soprattutto, come suggerisce la presenza del Sax Soprano Alessio Castaldi, di Sting e dei Mr. Mister, rappresentando un vero e proprio antipasto del primo album di Eric, in uscita a fine anno, frutto di un lungo percorso di ricerca e sperimentazione. A differenza di tutte le altre tracce che andranno a comporre il disco, scritte negli ultimi 4 anni, “Nun Pozzo Cchiù Guarì” è nato nel 2010, originariamente come un pezzo in lingua inglese, poi scritto ex novo in napoletano e riadattato musicalmente grazie anche alla supervisione del Maestro Salvatore Palomba (autore di “Carmela”, brano della canzone classica napoletana portato al successo da Sergio Bruni).
Conclude Eric Mormile:
Come tutte le canzoni che scrivo,‘’Nun Pozzo Cchiù Guarì’’ è una parte di me, e come esperimento di vecchio brano che acquisisce nuova linfa vitale tramite musica e testo rinnovati, non credo sarà l’ultimo. Con la mia musica, cerco sempre di parlare del mio vissuto personale, ed è per questo che la canzone è anche il racconto di come ‘’il muro’’ della mia diffidenza sentimentale, sia stato abbattuto dalla persona che l’ha ispirata e con cui ormai sto da molto tempo. La stessa persona, Elvira, compare in siluette anche sulla copertina del singolo, curata da Diana De Luca, e nel relativo videoclip, da me ideato.
Lasciarsi andare, trasportati dalla maestosa corrente del sentimento, cercando di abbattere la propria diffidenza per rinnovare se stessi, concedendosi così la possibilità di amare e di esprimersi attraverso l’amore, immergendosi completamente nella sola “malattia” che è al contempo cura e terapia di se stessa.
Eric Mormile: chi é?
Eric Mormile, all’anagrafe Enrico Mormile, è un cantautore, polistrumentista, compositore e insegnante di educazione musicale nato a Napoli il 3 Aprile 1994. Il suo primo approccio con la musica avviene con lo studio del violino all’età di 6 anni, un percorso formativo di un decennio sotto la guida del Maestro Gennaro Cappabianca, affiancato allo studio della chitarra, del pianoforte e delle tecniche vocali con il Maestro Luigi Giordano Orsini. Tra il 2000 e il 2010, in veste di violinista, si esibisce assiduamente con l’orchestra Collegium Philarmonicum, collaborando alla stesura dei libri ‘’Alighiero’’, editi da Curci. Nel 2004, l’artista entra a far parte del Coro Voci Bianche del Teatro San Carlo, partecipando all’opera ‘’La Boheme’’, presentata nello stesso anno all’Arena Flegrea.
Tra il 2009 e il 2012, fa parte del Laboratorio Corale S. Pietro a Majella, grazie a cui è ospite al ‘’Premio Massimo Troisi 2009’’ e all’opera prodotta da Napoli Teatro Festival Italia ‘’San Gennaro Superstar’’ (edizioni 2009 e 2010). Dal 2013 al 2018, ricopre il ruolo di chitarrista nel Coro Giovanile del Teatro San Carlo, con cui calca prestigiosi palchi tra cui quello della sede Rai partenopea, del Teatro San Carlo, del Teatro Palapartenope e di Piazza Plebiscito per il Concerto di Capodanno. Con lo stesso coro, partecipa a diverse produzioni del Teatro San Carlo, tra le quali ‘’I Mille Pagliacci di Eduardo’’ (2014) ed il musical ‘’Change’’ (2015), di cui è uno degli autori di testi e musiche. Tra il 2013 e il 2016, Eric si esibisce in qualità di pianista alla manifestazione ‘’Piano City’’, presentando brani originali e non.
Nel 2015 incide il brano “Iside”, inserito nel disco ‘’Approdi: Avanguardie Musicali a Napoli Vol. 1’’ e prodotto della rivista Konsequenz. Nel 2017 suona come chitarrista nell’album ‘’Oggi si Vola’’ dell’orchestra Collegium Philarmonicum, con le musiche di Lello Roccasalva. Nel 2018, con il gruppo N Sound, prende parte al ‘’Festival di Napoli New Generation’’ con il brano ‘’Arricordate ‘e Me’’, di cui è autore, e si classifica terzo. Nel 2019 canta la canzone vincitrice della manifestazione ‘’Premio Falconio’’ ‘’Cantammo’’, con testo a cura di Salvatore Palomba e musica di Ugo Raimondi.
Diplomato al Conservatorio di Napoli San Pietro a Majella in ‘’Musica Corale e Direzione di Coro’’, nel 2023 approda sui digital store con “Quanta Luce”, il suo primo singolo ufficiale che, avvolto da un’innovazione sonora elettro-rock frutto di una minuziosa ricerca artistica volta all’originalità e alla sperimentazione, incoraggia coloro che vengono etichettati come “diversi” e “strani” a non offuscare la propria luce interiore, bensì a perseguirla come un faro guida, trasformando l’isolamento e la ghettizzazione in un punto di forza da cui partire per sovvertire cliché e ristrettezze di pensiero in un cammino di uguaglianza e inclusione. Il brano fa da apripista al suo disco d’esordio, la cui uscita è prevista a fine 2023.
-
Visionnaire22: narrazioni tra cinema documentario e teatro
Dopo gli eventi del 25 e 28 agosto (la masterclass con il M° Aurelio Canonici dal titolo “Ennio Morricone: una lezione in musica” e la proiezione del docu-film Ennio del regista Giuseppe Tornatore) continua – fino al 18 settembre – Visionnaire22, la rassegna dell’audiovisivo che giunge alla seconda edizione nata dalla sinergia tra il Museo FRaC-Baronissi(Fondo Regionale d’Arte Contemporanea) diretto da Massimo Bignardi, e l’associazione Tutti Suonati, con il patrocinio e il contributo del Comune di Baronissi. La direzione artistica è di Andrea Avagliano, la consulenza cinematografica di Massimiliano Palmese.
I prossimi due appuntamenti sono un focus su Fabrizio De Andrè e la rinomata scuola cantautorale genovese:
Giovedì 1° settembre dalle ore 19:00 (ingresso libero) ci sarà in esclusiva regionale la proiezione del docu-film “DeAndrè #DeAndrè Storia di un impiegato” già presentato alla 78° Mostra Internazionale denl Cinema di Venezia. Ospite della serata la regista Roberta Lena che dialogherà con la giornalista Erminia Pellecchia. A seguire il concerto dei Litteitaly duo che faranno un omaggio a Farizio De Andrè.Il cantautore italiano Fabrizio De AndrÈ con il figlio Cristiano seduti su una spiaggia mentre suonano e cantano insieme. Italia, Sardegna, 1978
L’opera ripercorre il concerto di Cristiano, il figlio di Faber, che ha portato sul palco il concept album del padre riarrangiato. Un tour, quello di Cristiano, della durata di due anni che ha omaggiato Fabrizio De André con le sue stesse note. Cristiano è uno dei volti, insieme a quelli di Dori Ghezzi e Filippo De André, a raccontare Faber, scavando nella memoria alla ricerca dei ricordi con questo uomo divenuto una leggenda della musica italiana.
Si approfondisce De André non solo come cantautore, ma anche come padre addentrandosi nella sua sfera più privata, e vengono raccontate anche vicende note, ma dalla versione del figlio e da una prospettiva più familiare.Cristiano ricorda i giorni trascorsi nella casa sarda di Portobello, dove Fabrizio dava vita a quell’album, circondato dagli amici e colleghi. Quello che ne viene fuori è un ritratto esclusivo di De André, che si sofferma sul legame tra padre e figlio, accomunati dall’amore per la musiva e dal pensiero sociale, cose che hanno permesso un passaggio di testimone, che non è semplicemente il nome illustre, ma un’eredità artistica e politica importante.
Venerdì 2 settembre dalle ore 19:00 (ingresso libero) “La Nuova Scuola Genovese” di Yvan Dellacasa e Paolo Fossati.
Introduce e coordina il talk il Prof. Lello Savonardo (Coordinatore del corso di Laurea in Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica – Università di Napoli Federico II).La Nuova Scuola Genovese
Il documentario incentrato sulla “scuola genovese”, movimento culturale nato negli anni ’60 e attivo in particolare nel capoluogo ligure e nel cantautorato italiano. Di questa corrente fanno parte grande nomi, come quelli di Gino Paoli, Luigi Tenco, Umberto Bindi, Bruno Lauzi, Fabrizio De André, ma accanto a loro si stanno facendo conoscere nuove leve della canzone d’autore, come Tedua, Izi, Bresh, Vaz Tè, Nader, Guesan, Demo.
Noti solamente con uno pseudonimo, questi artisti, per lo più rapper, stanno applicando alla musica contemporanea e alle sue recenti evoluzioni gli insegnamenti ricevuti da quei padri che hanno portato in alto lo stendardo della scuola genovese.
È così che due generazioni, apparentemente lontane tra loro, si incontrano e si incrociano, mostrando come, nonostante la forma possa sembrare diversa, rimanga la voglia di esprimersi con parole profonde e di denunciare le mutazioni della società.Visionnaire22: prossimi appuntamenti
Giovedì 8 settembre Donne in musica con Giovanna. Storie di una voce. (Italia, 2021), ospite la regista Chiara Ronchini. Presenta Stefano Valanzuolo (RAI Radio 3 Suite).
Domenica 11 settembre Donne in musica con Senza Fine (Italia, 2021) di Elisa Fuksas. Ospite Alfonso Amendola (UniSa).
Giovedì 15 settembre Via con Me (Italia, 2020) ospite il regista Giorgio Verdelli con Pasquale Scialò che presenta i libri Paolo Conte (Sperling & Kupfer) e Storia della canzone napoletana vol.II (Neri pozza). Modera il giornalista e autore televisivo Gino Aveta.
Venerdì 16 settembre Omaggio a Pier Paolo Pasolini con “LA GIAGUARA – inseguendo Laura Betti e Pasolini” di e con Elena Bucci (produzione Le belle bandiere). Renzo Paris presenta il libro “Pasolini Moravia” (Einaudi)
Domenica 18 settembre PREMIO ALLA CARRIERA all’attrice napoletana Marina Confalone.Tra gli eventi speciali sulla magnifica Terrazza degli Aranci, situata nell’antico Convento Francescano di Baronissi oggi sede del Museo FRaC: Simona Boo in concerto l’11 settembre nella serata intitolata “Donne in musica” e il 15 settembre Roberto Colella (La Maschera).
Inoltre nell’ambito di VISIONNAIRE22 è allestita la mostra di “ARMANDO CERZOSIMO – Appunti per un’iconografia della canzone” che inizia venerdì 2 settembre (alle ore 18.30).
Curata da Massimo Bignardi direttore del Museo-FRaC, la mostra propone un repertorio di immagini tratte dall’archivio del fotografo Armando Cerzosimo: un repertorio che attraversa i luoghi della musica, ovvero che si fa da guida immaginativa ai personaggi, alle scene, alle trame dei docufilm proiettati nel suggestivo scenario della Terrazza degli aranci.
In mostra, sedici fotografie di grande formato disegnano le tracce di un viaggio tra luoghi che sollecitano la memoria, accompagnandola, nello spazio dei ricordi con la silenziosa armonia di una melodia francese, del suono delle elettriche londinesi, del canto che sale dal Tago.Osserva Prof. Massimo Bignardi Direttore del Museo FRaC:
Sono immagini, “che ripropongono nella nostra mente luoghi che fanno da scenografia alle tante canzoni a’stipate’ nella memoria; vere e proprie ‘colonne sonore’ della nostra vita. Cerzosimo ha incontrato, nel corso degli anni, la Londra dei Beatles, la Parigi con le strade che ascendono a Montmartre fino a Place du Tertre con l’aria bohemien di Aznavoir oppure il lungo Senna avvertendo l’eco delle canzoni della Piaf. Vale anche per la Roma di Moriconi, di Venditti con ‘il Cupolone’, la Genova di De André e dei cantautori della nostra generazione, oppure la Sicilia, Nicosia, Siracusa fermando spazi e figure, come fossero un solo luogo. Inoltre, la rapida discesa dal Bairro Alto, da Chiado della vecchia Lisbona, inseguendo la malinconia del ‘fado’. La fotografia di Cerzosimo, in particolare quella in bianco e nero, lascia trasparire la sua innata capacità di guardare oltre la dimensione delle cose reali, di lasciare lo sguardo libero di incontrare la ‘visione’, vale a dire quel connubio tra l’emozione, sensazione propria di un incontro improvviso e, al tempo stesso, il trasporto del ricordo che la memoria ci consegna.