A che servono questi quattrini è una commedia di grande attualità. Andata in scena per la prima volta nel 1940 al Teatro Quirino di Roma, fu una delle più divertenti commedie che contribuì, anche grazie alla successiva versione cinematografica, ad accrescere il successo dei fratelli De Filippo, Eduardo e Peppino.
La vicenda ruota intorno al Marchese Parascandolo, detto il Professore, che per dimostrare le sue teorie socratiche, bizzarre e controcorrente, ordisce un piano comicamente paradossale che svela l’inutilità del possesso del denaro.
L’Italia di lì a poco sarebbe entrata nel conflitto della II Guerra Mondiale e il mondo post-capitalistico dell’alta finanza era di là da venire, ma l’argomento, così esplicitamente indicato nel titolo, stuzzicò la curiosità del pubblico di allora tanto che, pochi anni dopo, nel 1942, la commedia venne trasposta sugli schermi cinematografici per la regia di Esodo Pratelli con Eduardo e Peppino De Filippo protagonisti e con, tra gli altri, Clelia Matania e Paolo Stoppa.
Bolle finanziarie, truffe internazionali, fallimenti di colossi bancari, tassi di interesse sproporzionati, spread e fiducia nei mercati sono “slogan” e ridondanti informazioni ampliamente invasive cui ci siamo abituati e che, per la maggior parte di noi, indicano situazioni fumose e di oscura interpretazione. E forse proprio spingendo sul parossismo del gioco teatrale, mostrato a vista, e sull’assurda fiducia della variegata comunità coinvolta nel piano del Marchese Parascandolo, si può, con la scanzonata e creativa adesione degli attori e in un clima popolare e festoso, relativizzare il potere dei “quattrini”, valore-totem indiscusso, che tutto muove oggi come allora.
You Might also like
-
EXPAND: il nuovo EP di Reborn
Animo rock’n’roll, penna camaleontica e vocalità intrisa di energia e carattere sono i tratti distintivi di Reborn, giovanissimo cantautore campano con l’attitude d’Oltreoceano, che dopo un concept in free download e tre singoli rilasciati sui principali digital store, torna a scuotere menti e coscienze con “EXPAND”, il suo nuovo EP.
Un travolgente up to date di stile e concetti, da cui si evince l’urgenza comunicativa di un artista che, attraverso una scrittura fortemente intima e personale, ma al contempo capace di cogliere, interiorizzare e conseguentemente riflettere e raccontare il mondo al di fuori da sé, narra, con l’ardente vigore del rock, accarezzato dalla carica dell’elettronica e dallo stupore della sperimentazione, due anni di pandemia immortalati dallo sguardo di un ventenne.
Uno sguardo provato e privato del luccichio della speranza e dell’entusiasmo tipico della giovinezza da un periodo che ha messo in ginocchio il mondo intero; uno sguardo per troppo tempo costretto a catturare sconforto, desolazione e frustrazione, osservandole in una sequenza di scatti, nitidamente vitrei, che fotografano una condizione di incredulità e sbigottimento che ha portato ad una sempre più crescente incidenza di disturbi psichici, psicologici e psicofisici.
Cinque tracce per descrivere in cinque differenti mood le sfumature dell’animo, supportate da potentissime sonorità elettro-rock miscelate ad atmosfere psichedeliche che ben rappresentano la rivolta interiore di una generazione costretta a fare i conti non soltanto con le problematiche connaturate nel processo di crescita, ma anche con quesiti a cui nessuno può e sa rispondere; domande e dubbi che gravano ulteriormente su una condizione di imprevedibilità e incertezza, compromettendo una stabilità già di per sé fragile e vacillante.
L’esigenza e il desiderio di far sentire la propria opinione e di trasmettere, ad un pubblico sempre più vasto e variegato, il chiaro e fondamentale messaggio che nessuno è mai realmente solo. Un intreccio di pensieri, sensazioni e paure, un connubio di emozioni che si scindono per poi tornare a fondersi, evidenziando l’essenzialità della collisione con se stessi per il raggiungimento di un benessere solido e autentico.
Ed è nel sussulto provocato da scosse sonore impetuose e travolgenti che Reborn indirizza il flusso della sua coscienza, con l’intento di scuotere e svegliare quelle dei suoi ascoltatori, in una dimensione transitoria volta a confortare, per attivare lo switch necessario atto a riprendere in mano la propria vita, passando da inermi spettatori a protagonisti attivi e consapevoli.
Un incalzante susseguirsi di riflessioni, incoraggiamenti e contestazioni sociali, come ben si evince in “Session N 1”, traccia conclusiva dell’EP, che, attraverso un bass pattern statico e una cassa acustica dritta a far da sfondo alla voce di Reborn volutamente distorta, “fuzzata”, sottolinea l’incremento delle vendite di farmaci antidepressivi e antipsicotici durante gli ultimi 24 mesi, puntualizzando sulla mancanza di tutela, soprattutto nei confronti dei giovani, da parte dello Stato e della collettività – «My life has been so boring since. I listen to your lecture on my flaws with your pesky voice tone» («La mia vita è stata così noiosa da allora. Ascolto la tua lezione sui miei difetti con il tuo tono di voce fastidioso») -.
“Intro”, “Junk”, “Head” e “Spun”, gli altri 4 atti dell’opera, ruotano tutti intorno a “Session N 1”, avvalorando lo spessore artistico di un progetto nato per rasserenare, risollevando la mente dai nidi intricati della malinconia, della collera e dell’isolamento e l’anima dalle catene dell’afflizione e della solitudine.
EXPAND: Il disco raccontato dall’artista
“Intro”, pur essendo la traccia iniziale, è stata scritta per ultima ed indica proprio il periodo di ripresa e ricostruzione mentale del protagonista, che consiglia, ai suoi cari e non, di salvaguardare lo stato psicologico e rafforzare la propria autostima. In poche parole: se non sei il primo a credere in quello che fai, ti costruisci la fossa da solo.
“Junk” ed “Head” parlano di aspetti più amorosi e polemici, i quali, sovrastandosi tra loro, creano automaticamente una compilation di ricordi positivi e negativi delle relazioni che il protagonista ha vissuto, regalando così un mix di emozioni.
“Spun” è forse la seconda canzone più importante dell’EP, dopo “Session N 1”. Il testo è breve e il pezzo si posa su sonorità sperimentali, richiamando alcuni periodi complessi trascorsi del protagonista. In questo caso, vuole fare affidamento alla sua “wheel of fortune” (ruota della fortuna), per rimettersi in carreggiata e affrontare nuovi ostacoli, come ha sempre fatto in passato.
“Session N 1” è la traccia più “punk”, più sfrontata del disco e al contempo quella più importante. È su di lei che è concentrato il valore concettuale dell’intero progetto, con la speranza che possa giungere al pubblico come un ritratto sincero del periodo attuale, specialmente dal punto di vista di noi ragazzi.
Reborn: biografia
Reborn, pseudonimo di Renato Valentino, è un cantautore e musicista italiano nato ad Avellino nel 1999. A soli 11 anni, getta le basi del suo percorso artistico intraprendendo lo studio della chitarra e, poco dopo, formandosi in canto, basso e batteria. Nel 2016 dà il via all’esperienza live con la cover band Nucio’s, collettivo che fonde grunge, hard rock e rap Old School. L’anno successivo, pubblica “Murder in Town”, il suo primo singolo, apripista dell’EP “Drawing the Starry Sky”, rilasciato in free download pochi mesi più in là.
Nel 2018 è il turno di “Don’t Know if This Is the Right Title” e “Fine tonight”, due release che gli consentono di raggiungere un pubblico sempre più vasto e variegato e di arrivare, nel 2021, alla pubblicazione di “EXPAND”, il suo secondo EP, composto da cinque tracce che narrano in cinque diversi mood le sue esperienze di vita, i suoi pensieri e le difficoltà riscontrate, soprattutto dai giovani, durante il periodo di pandemia che ha messo in ginocchio il mondo.
Il progetto, nato per rasserenare, risollevando la mente dai nidi intricati della frustrazione, della collera e dell’isolamento e l’anima dalle catene dell’afflizione e della solitudine, evidenzia la poliedricità autorale e stilistica di Reborn, consacrandolo ufficialmente alla scena italiana come uno dei migliori esponenti del nuovo firmamento elettro-rock nazionale.
-
Spazio ai giovani a PeM (Festival – Parole e Musica in Monferrato)
Artisti di peso della musica in Italia come Manuel Agnelli, Paola Turci, Mauro Pagani, Flaco Biondini; una serata sulla scrittrice monferrina Rosetta Loy, scomparsa nei mesi scorsi; una con la critica musicale Marinella Venegoni; il duo folk Filippo Gambetta e Fabio Vernizzi; lo spettacolo tra natura e tecnologia “Conciorto”, con Biagio Bagini e Gian Luigi Carlone. Sono alcuni degli appuntamenti del “PeM! Festival – Parole e Musica in Monferrato”, la rassegna piemontese di incontri, racconti e canzoni con la direzione artistica di Enrico Deregibus che da fine agosto a inizio ottobre toccherà dieci comuni, a partire dal capofila San Salvatore Monferrato.
Ma il PeM! Festival guarda fortemente anche alle nuove generazioni. Ci saranno infatti Eugenio Cesaro (Eugenio in Via Di Gioia) il 31 agosto ad Alessandria, Emma Nolde il 6 settembre a Mirabello e i due concorsi per giovani cantanti e scrittori della provincia di Alessandria. Nel “PeM Music Contest” sono stati selezionati quattro finalisti: si tratta di Camilla Baraggia, Carolina Piola, Linn e Filippo Repetto, che si confronteranno il 20 settembre al Country Sport Village di Mirabello Monferrato. Mentre per il “PeM Writing Contest” è ancora aperto il bando di concorso, disponibile on line sul sito . La scadenza è fissata al 10 settembre e la premiazione l’8 ottobre durante la tradizionale passeggiata letteraria di PeM, anch’essa dedicata a Rosetta Loy.
Ma non è finita: l’edizione 2023 ha in serbo molti altri appuntamenti che saranno comunicati prossimamente, a completare con 18 eventi complessivi il cartellone di una manifestazione unica, il cui fulcro è costituito da incontri/intervista con artisti e intellettuali che, nel caso di musicisti, si raccontano inframezzando alle parole una parte musicale. Una sorta di live journalism con spettacolo.
Tutti gli eventi sono a ingresso gratuito e si svolgono nel Monferrato (sito Unesco) e nei suoi dintorni, a un’ora o poco più da Torino, Milano e Genova.
Ad aprire il festival il 29 agosto alle 21 sarà Paola Turci a San Salvatore, poi Eugenio Cesaro (Eugenio in Via Di Gioia) il 31 agosto alle 21.30 ad Alessandria, a cui seguiranno il 2 settembre alle 18 Manuel Agnelli a Lu Cuccaro (in località Cuccaro) e il duo Filippo Gambetta e Fabio Vernizzi il 3 settembre alle 18 a Balzola. Il 5 settembre alle 21 ci sarà una serata dedicata alla scrittrice Rosetta Loy nel suo paese, Mirabello, che il giorno dopo al Country Sport Village alle 21 ospiterà Emma Nolde. In questo evento, grazie alla collaborazione del Comitato Filo Rosso, c’è un importante valore aggiunto: l’energia elettrica sarà alimentata da biciclette ibride condotte dagli spettatori che vorranno dare il proprio contributo alla realizzazione e al risparmio energetico.
L’ 8 settembre alle 21 ci si sposterà a Rive per il “Conciorto” e il 17 settembre alle 18 a Camagna per Flaco Biondini (in collaborazione con il festival “Sut la Cupola”). Il 20 settembre alle 21 è la volta della finale del “PeM Music Contest” al Country Sport Village di Mirabello. San Salvatore invece ospiterà il 22 settembre Mauro Pagani e il 3 ottobre Marinella Venegoni, entrambi alle 21. L’8 ottobre alle 16 ci sarà poi la tradizionale passeggiata letteraria (partenza e arrivo al Parcheggio Village, Località Fosseto a San Salvatore), con gli autori vincitori della prima edizione del Pem Writing Contest.
Il festival toccherà dieci comuni: San Salvatore Monferrato, Lu Cuccaro Monferrato, Balzola, Valenza, Mirabello Monferrato con il Country Sport Village, Alessandria, Pontestura, Rive e, novità di quest’anno, Camagna Monferrato e l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni con il comune di Cella Monte.
PeM è diventato ormai un punto di riferimento nel panorama musicale e culturale italiano, come dimostra l’attenzione della stampa nazionale e gli artisti e intellettuali che vi hanno partecipato, nomi come Diodato, Arturo Brachetti, Malika Ayane, Morgan, Pilar Fogliati, Nada, Samuel, Enrico Ruggeri, Violante Placido, Ron, Zen Circus, Tosca, Luca Sofri, Franco Arminio, Motta, Ghemon, Frankie hi-nrg mc, Luca Barbarossa, Irene Grandi, Guido Davico Bonino, Anita Caprioli, Fabio Troiano, Giovanni Truppi, Marina Rei, Vittorio De Scalzi, Carlo Massarini, Vasco Brondi, Francesco Bianconi dei Baustelle, Ensi, Ernesto Ferrero, Paolo Benvegnù, Chiamamifaro, Rosetta Loy, Gianluigi Beccaria, Natalino Balasso, Paolo Bonfanti, Roberta Giallo, Marina Massironi, Davide Longo e molti altri.
-
La candidata ideale di Haifaa Al Mansour: una storia di emancipazione femminile
La candidata ideale è un film di Haifaa Al Mansour, prima regista donna dell’Arabia Saudita.
Dopo La bicicletta verde (2012) la regista ritorna dietro la macchina da presa per mostrarci la storia di Maryam (Mila Al Zahrani), dottoressa che lavora in un piccolo ospedale in Arabia Saudita e che, quasi ogni giorno, si scontra con le problematiche culturali da cui nascono i pregiudizi e la difficoltà di accettare che una donna possa essere anche medico.
La candidata ideale: trama
Maryam è appoggiata da suo padre, un musicista di ampie vedute, l’uomo non si contrappone alle scelte della figlia nonostante lo scherno che l’uomo ha subìto, a suo tempo, a causa della moglie ormai defunta. La madre di Maryam era una cantante che nonostante la sua passione e voglia di emergere è stata bloccata da tutta quella serie di retaggi culturali che oggi la giovane dottoressa ha deciso di affrontare a sue spese.
Per potersi far valere a livello legale Maryam si ritrova per caso a candidarsi per il Consiglio Comunale e questa scelta non fa altro che complicare la sua situazione. La candidata infatti si ritrova ad essere derisa, a non essere ascoltata e a rispondere a domande che in sé già contengono il seme della discriminazione di genere.
La candidata ideale ci mostra che la strada che le donne devono percorrere in Arabia Saudita, e non solo, è ancora lunga. Il lungometraggio nonostante l’incalzare leggero e ironico non è altro che una denuncia sulla condizione femminile.
Le provocazioni all’interno del film sono velate, basti pensare alla scena presente anche nel trailer, che ci mostra Maryam con il niqab alla guida di una macchina mentre parla al cellulare. Un’immagine che parla da sola in quanto ci mostra due aspetti della modernità dove vediamo una donna sola alla guida, diritto conquistato da pochi anni.
Haifaa Al Mansour denuncia le barriere culturali
La candidata ideale rappresenta i limiti culturali con cui quotidianamente ogni donna, anche quella occidentale, si scontra negli ambienti lavorativi e politici. Se pensiamo alle quote rosa, ad esempio, nonostante lo si voglia vedere come un segno di emancipazione culturale nei confronti delle donne non è altro che un obbligo con cui ci si ritrova a fare i conti perché in caso contrario la presenza femminile in politica sarebbe sicuramente minorerispetto a quella attuale.
Haifaa Al Mansour oltre a mostrare il suo mondo ancora intriso di grettezza culturale ci offre il modo per riflettere anche sulla condizione femminile in quei luoghi considerati più aperti dell’Arabia Saudita.
Questo film insieme a Un divano a Tunisi rappresentano una visione diversa e il desiderio di voler superare le barriere culturali che ormai da troppo tempo ingabbiano le donne.
Il lungometraggio di Haifaa Al Mandsour è uscito nelle sale cinematografiche italiane il 3 settembre.
One comment on “A che servono questi quattrini in programmazione al Teatro Mercadante”
Comments are closed.