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Fondazione Ambrosini,
Ferri: «Piantiamo alberi per il futuro»

Gli alberi sono la nostra linfa, i baluardi naturali nella lotta all’inquinamento e al cambiamento climatico. Per questo motivo, gli allievi dell’istituto Comprensivo “Rachelina Ambrosini” di Venticano, questa mattina, insieme ai dirigenti scolastici, al parroco e agli amministratori comunali hanno piantato un albero nel giardino della Fondazione.

Un evento celebrativo ed educativo quello promosso dal presidente Tommaso Maria Ferri nato con lo scopo di sensibilizzare le nuove generazioni al rispetto dell’ambiente.

“Pianta un albero”,
l’iniziativa green della Fondazione Rachelina Ambrosini di Venticano

Venerdì 4 ottobre, alle ore 10.00, presso i giardini della Fondazione Rachelina Ambrosini di Venticano, si terrà una importante iniziativa all’insegna del rispetto dell’ambiente.

L’Amministrazione Comunale, le Scuole, la Parrocchia e le Associazioni sono invitate a piantare un albero nel giardino della Fondazione come gesto simbolico ma carico di valore che ha lo scopo di sensibilizzare tutti i cittadini alla cura del verde.

 

La storia di Rachelina Ambrosini

La vita di una ragazza meravigliosa, la studentessa santa, dono del Signore, in un piccolo paesino d’Irpinia oggi conosciuto in tutto il mondo. Rachelina, unica figlia del dottore Alberto Ambrosini e di Filomena Sordillo, nacque il 2 luglio 1925, nella minuscola frazione Passo di Dentecane, presso Pietradefusi, in provincia di Avellino. Era una bambina vivace ed estremamente buona, simile a un piccolo giglio a cui è concesso per breve tempo di donare alla terra l’incanto del suo profumo; la sua vita si spezzò a sedici anni per una grave malattia, eppure fu così intensa da lasciare nel ricordo di chi l’ha conosciuta l’immagine di “una giovane generosa, aperta al prossimo, umile, silenziosa, obbediente”.
Allo speciale carattere di Rachelina si legava una religiosità devota e profonda, ben racchiusa in questo suo pensiero: “Cerca la pace, il grande dono di Dio, l’unica gioia che non si può godere nel male, l’unica gioia perfetta che è frutto del bene”.
L’intimo legame con la Fede e la preghiera si decise già nei primi mesi di vita se non dallo stesso giorno della nascita di Rachelina, dedicato alla Madonna delle Grazie.
Alcuni testimoni raccontano che le sue prime parole furono “Ave Maria”, quelle che ogni giorno sentiva recitare dalla madre durante la preghiera del Rosario; e, proprio donna Filomena, meritevole di aver trasmesso precocemente alla figlioletta una intensa pietas mariana, fu la prima depositaria di una meravigliosa quanto inaspettata confidenza: “Sai mamma, ho visto la Madonna!”.

L’apparizione della Vergine Maria avvenne mentre Rachelina giocava nel giardino di casa; lo raccontò alla mamma candidamente, come voleva la spontaneità dei suoi quattro anni e la naturalezza che avrebbe sempre contraddistinto il saper accogliere con umiltà e obbedienza gli eventi straordinari con cui Dio rivelava il suo disegno per lei. Più volte, infatti, la piccola Rachelina disse di aver visto la Madonna e a cinque anni, gravemente ammalata di morbillo, rivelò di aver visto anche Sant’Antonio, che le aveva preannunziato: “Guarirai presto e bene ma prima dei 16 anni mi raggiungerai in Paradiso”.
In seguito a questa profezia, non furono l’angoscia e il turbamento a prendere il sopravvento ma, al contrario, l’amore per la vita, la ricerca della pace trovata nella “sottomissione alla volontà di Dio, nella coscienza tranquilla, nell’adempimento scrupoloso dei doveri di cristiano e di cittadino”. Rachelina ricordava il giorno della sua Prima Comunione, 12 giugno 1932, come il più bello. Quel suo primo incontro con il Signore l’aveva incamminata in un percorso di scelte virtuose, fatto innanzitutto di purezza, di appartenenza all’Azione Cattolica, del desiderio di essere vicina alle persone umili, di ubbidienza ai genitori e ai suoi insegnanti e soprattutto dell’abbandono alla Volontà di Dio di una forza e una dedizione eccezionali, inimmaginabili per la sua età, anche nei momenti più duri della sofferenza e per questo tanto più ammirabili e di insegnamento. Difficile prova per Rachelina fu la lontananza dal paese e dai suoi adorati genitori negli anni di studio trascorsi prima al Liceo “Orazio Flacco” di Bari, dove dimorava presso l’Istituto Santa Rosa e poi a Roma, al Liceo del Collegio “Cabrini”, retto dalle Suore del Sacro Cuore.
L’amore per il padre e la madre e tutti i suoi cari, testimoniato dall’affetto e dal trasporto manifestato in tante lettere, si fondeva al desiderio di assecondare i loro desideri, di sottomettersi alla loro volontà e di compiacere dando il meglio di sé.
Anche grazie a queste lettere e altri scritti che Rachelina ci ha lasciato riusciamo a scorgere il profilo di una ragazza semplice, legatissima ai suoi, che soffre per la loro lontananza, che è vicina ai suoi amici, specialmente dei più deboli, che affronta con ansia le prove d’esame e la grande mole di studio, che vive con apprensione la chiamata alle armi del padre al momento dello scoppio della seconda guerra mondiale e che progetta il suo futuro decidendo di diventare insegnante, apprezzando la musica e le arti in genere per i benefici che recano all’animo umano, rasserenandolo dai dispiaceri e permettendogli di cogliere e rappresentare la bellezza del Creato. Quella di Rachelina è stata un’esistenza speciale, per la sua umanità, per gli eventi prodigiosi che l’hanno caratterizzata e infine perché nei momenti più difficili, anche quelli più penosi della malattia che la ridusse in fin di vita il 10 marzo 1941, tali furono la sua forza d’animo e la sua fede, che non si perse mai nello smarrimento generato dalla sofferenza, poiché nella pace del cuore, che si realizza con il completo affidamento della propria vita al Signore, individuò la vera strada per il raggiungimento della felicità. Molte sono le testimonianze di persone che hanno beneficiato della sua intercessione verso l’Altissimo.
Soldati, malati, persone umili e professionisti, sono state aiutate con la preghiera nel momento del bisogno dalla visione della “Studentessa Santa“, che con la sua purezza ha lasciato un tangibile segno nelle genti d’Irpinia e non solo. Rachelina dal settembre del 1958 riposa nella Chiesa Badiale di Santa Maria e Sant’Alessio in Venticano, alla destra dell’altare.
Attualmente in Vaticano è aperta la causa della sua beatificazione.

 

La Fondazione

É il 14 maggio 1973 quando per volontà della famiglia Ambrosini e Sordillo nasce la Fondazione intitolata alla Serva di Dio, Rachelina Ambrosini.
La giovane, scomparsa prematuramente a 16 anni nel 1941, lascia un segno profondo non soltanto nella comunità di Venticano e nelle città in cui ha vissuto durante gli anni di studio, ma sin dove giunge la sua fama di “studentessa santa”.
Rachelina è umile, attenta ai bisogni degli altri, rispettosa della sua famiglia, degli insegnanti, degli amici, profondamente devota e protagonista di eventi mistici e miracolosi.
Rappresenta un modello di cristianità da emulare, un punto di riferimento soprattutto per i giovani, poiché poco più che bambina mostra di saper affrontare la vita con grande forza e saggezza, indicando la strada per raggiungere la pace con sé stessi e sperimentare pienamente la “gioia del cuore”.
Sulla base dei principi di Rachelina, la Fondazione Ambrosini viene fondata proprio per essere vicina ai ragazzi, per assisterli in tutte le fasi della loro crescita e aiutarli in situazioni di disagio familiare, di handicap, sostenendo progetti ed iniziative tesi ad avvicinarli al volontariato, al rispetto per il prossimo e per l’ambiente.
Dal 27 maggio del 1992 la Fondazione è regolarmente riconosciuta da Decreto Ministeriale come Ente Morale è iscritta al n.329 del Registro delle Persone Giuridiche della Prefettura di Avellino ed è inserita nel Centro Documentazione Fondazioni.

Le attività

Il presidente della Fondazione Rachelina Ambrosini, Tommaso Maria Ferri, insieme a Papa Francesco

La Fondazione Rachelina Ambrosini si occupa da anni di progetti umanitari di carità e conversione in Italia e all’estero, lavorando in rete con associazioni concretamente impegnate sui territori di riferimento.
In primo luogo si interessa dei giovani, dei più deboli, nei confronti dei quali mobilità la macchina della solidarietà, ma anche di quelli più fortunati, potenzialmente in possesso degli strumenti per operare a loro volta; per questo coinvolge gli studenti in iniziative di sensibilizzazione alla comprensione degli scenari sociali, avvicinandoli al mondo del volontariato.
Gli impegni nel mondo: Africa, Filippine, Honduras
A voler contrassegnare la presenza della Fondazione Ambrosini nel Mondo si potrebbe immaginare una sorta di abbraccio solidale intorno alla sua parte più fragile.
Attualmente è operativa in Etiopia, Filippine ed Honduras, fra i paesi più poveri e meno industrializzati, penalizzati in alcuni casi da situazioni politiche di regime e credenze culturali restrittive in situazioni di già estremo disagio: indigenza, sistemi viari complicati e inefficienti, scarsità dei principali servizi, in primo luogo ospedali e scuole.
In questi luoghi la Fondazione risponde in modo semplice e concreto a bisogni urgenti: la garanzia di assicurare almeno un pasto al giorno per due anni a 500 bambini di Santa Cruz, sull’isola di Marinduque nelle Filippine; il sostegno al processo di scolarizzazione e all’autosufficienza alimentare con l’attivazione di orti scolastici nelle comunità di Las Flores e di El Paraiso in Honduras; la collaborazione con l’Associazione italiana Medici con L’Africa Cuamm per garantire l’accesso gratuito al parto e salvare la vita delle mamme e dei loro bambini nell’ospedale di Wolisso in Etiopia e in altri 15 ospedali africani. Dal giugno del 2011 è partner della Fao.

La Fondazione è diramata sul territorio nazionale; oltre alla principale sede di Venticano, opera a Bari, Benevento, Padova, Roma, Salerno.
In Italia la “Solidarietà è energia alternativa”.
Corsi ed incontri tesi ad incentivare la formazione al volontariato internazionale degli studenti delle scuole superiori e universitari; ed è ancora dialogo con associazioni, enti e istituti pubblici e privati chiamati a sostenere i valori e i progetti della Fondazione.

 

 

 

Maltempo in città,
cade un albero a Piazza Kennedy

Forti raffiche di vento e qualche fiocco di neve. Alla fermata degli autobus, nel pieno salotto cittadino, una pianta resta spezzata a terra.

Avellino, installazioni natalizie permanenti

L’orso polare, l’albero e gli altri addobbi natalizi installati sul Corso continuano a illuminare il salotto cittadino e ad attirare la curiosità dei passanti.

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