L’arte rappresenta la testimonianza di un determinato periodo storico, è un modo di cogliere, rappresentare e parlare di un tempo ben definito tramandandolo ai posteri.
Com’è cambiata l’arte nelle varie epoche che ci hanno portati fino ad oggi? È questo lo scopo della mostra intitolata L’espressione dell’arte, che si terrà fino al 26 aprile presso il Circolo della stampa di Avellino.
Il visitatore della collettiva osserverà non solo opere pittoriche ma anche oggetti d’epoca che hanno caratterizzato gli usi e i costumi di un tempo, che oggi sono stati sostituiti con altri o che perdurano ma sotto altre sembianze.
La mostra rappresenta un dialogo tra storia e contemporaneità, evidenziando l’importanza dell’arte in tutte le sue forme e manifestazioni.
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Variazione Madre di Federico Preziosi. Una lettera scarlatta sul petto dell’isberiana Nora, l’esclusa.
Rinnovare l’incontro con il poeta irpino Federico Preziosi mi dona sempre l’opportunità di crescere e in spirito e nella voglia di immergermi nell’ennesimo libro. I suoi suggerimenti sono sempre valevoli; la sua voglia di esprimersi è sempre chiara, seppur da essa possa trasparire un senso d’inquietudine magari ben celato, tuttavia l’impronta decisa di chi sente suo il progetto di poter diffondere un messaggio importante. Non è da meno questa volta, soprattutto, perché tra le mai stringe il suo nuovo lavoro, Variazione Madre (Lepisma Floema –Edizioni di Poesia-), una silloge che di nuovo non ha solo l’edizione, ma tutto un concetto molto delicato.
Passiamo molto tempo insieme quella mattina caldissima d’agosto io e Federico Preziosi nella sua città natìa, Atripalda. Il poeta, che attualmente insegna Italiano in Ungheria, sembra felice d’invitarmi a prendere un caffè e la chiacchierata si fa così lunga ed interessante che, infine, siamo pronti anche ad iniziare un aperitivo.
Non prima però d’interrompere bruscamente il nostro scambio di battute per aiutare un automobilista con l’auto in panne: ci adoperiamo nel soccorso stradale, insieme spingiamo l’auto con lo sfortunato signore a bordo che ingrana la marcia ma nulla, la strada non è in discesa e il mezzo non parte. Pazienza. Io e Federico Preziosi, un po’ sudaticci, un po’ più sorridenti di prima, ritorniamo alla postazione e la nostra conversazione riparte.
Mi spiega:
La cosa più interessante che può fare la poesia è cercare parole nuove, linguaggi nuovi, significati nuovi, e secondo me una buona poesia è il contrario di ciò che accade oggi nel mondo, dove molte persone hanno bisogno di sicurezze, di messaggi preconfezionati. In me invece accade il contrario, dato che non cerco sicurezza ma incertezza, e sempre.
Federico Preziosi, che in passato si è dedicato alla musica e allo studio del basso, si laurea in musicologia per intensificare al meglio le sue ricerche ma il caso della vita lo ha voluto insegnante d’Italiano, e tale disciplina lo ha aiutato ad avvicinarsi di più ai libri e alla poesia in particolare, esperienza a cui si dedica grazie alla conoscenza del poeta Armando Saveriano. Nel 2017 la sua prima raccolta di poesie, Il Beat sull’Inchiostro, inaugura il suo esordio come un autore di poetry slam, dove traspare il suo amore per la musica e dove un linguaggio forte e diretto si recita al ritmo del rap.
Passano due anni e il poeta irpino è pronto a fiondarsi in nuovi interessanti progetti e in raccolte insieme ad altri autori, che lo vedono nelle pubblicazioni in cartaceo, e on line, e dove il suo continuo confronto con l’universo di poeti lo forma nella convenzione che diventa sua: il 2019 vede l’uscita della sua nuova silloge, Variazione Madre, questa volta un lavoro originalissimo. Continua Federico Preziosi:
La caratteristica che ha questa silloge è l’immedesimazione nella donna, quindi la ricerca di parole e situazione che possano rappresentare l’universo femminile, ma non in maniera moralistica. Rappresentativa, più che altro.
Lo scopo di questo lavoro è quanto un uomo possa interagire con l’universo femminile, solo che stavolta è l’uomo che pensa, scrive e soffre già nel corpo di una donna, e l’originalità in cui ci rende partecipi noi lettori è la capacità d’immedesimarsi nella donna da parte di un uomo; la facoltà dell’uomo che potrà capire meglio le priorità di pensiero di una donna sia in momenti dolci che vendicativi, sia nella goduria del sesso che nel dolore del parto e nella responsabilità di essere madre. E la parola “madre”, appunto è forse il sostantivo chiave di tutto il libro, in quanto essere donna significa oltretutto essere ciò da cui prende forma la creazione.
Quando la luce mi scaldò i seni
Furono d’attese voragini. Non pensavo
Poter essere madre…Rifugiavo la vita
Su nel solaio, così come
Toccavo con mano le forme.
Quando Giuseppe Cerbino, nella bella prefazione al libro, parla di Flaubert che sosteneva egli stesso di essere Madame Bovary, ci inoltra nel migliore dei modi nella filosofia del linguaggio del nuovo libro di Federico Preziosi, che nella fattispecie non appare anzitutto come un invito semplice ad una lettura semplice, ma un difficile spintone nel difficile modo di riuscire a comprendere le priorità di un intelletto femminile nella molteplici forme di esistenza, intesa come nelle numerose possibilità di quanto e come possa essere spesa la vita.
Ho pensato molto a questo evento, ancor prima di scrivere il mio pensiero e ciò che state leggendo.
La soluzione alla comprensione che ho cercato non è avvenuta tanto nella poesia, che come Federico Preziosi sostiene, è sortita dal suo amore per i versi di Amelia Rosselli, a cui io aggiungerei per similitudine e per sensi di disagio anche i versi di Antonia Pozzi e Nedda Falzogher, forse un pò più dimenticate ma profondissime, delicate e sofferte.
Ho scavato nelle conoscenze e vi ho trovato similitudini nell’esordio al romanzo di Pirandello, L’Esclusa. Tale romanzo, oltre ad inaugurare un filone del grande autore siciliano che adotterà soprattutto nelle future novelle più che nei romanzi, indirizza il lettore nella complicata sequenza delle scene descritte nel libro che vengono analizzate con l’occhio neutrale del genio che le sta scrivendo. Marta Ajala, accusata ingiustamente d’adulterio, non è solo la vittima di questa storia, è la protagonista / antagonista di un qualcosa che vuole far trasparire la giustizia, che spesso non proviene né dai sistemi legislativi (dell’epoca s’intende), né nel giudizio del popolo, ambedue inquisitori spregiudicati di un essere incriminato che ha la sfortuna di essere donna allo stesso tempo.
Marta Ajala fuggirà ma non vivrà nell’ombra della vergogna: la sua vendetta sarà la riuscita nella carriera d’insegnante, mentre il benessere della sua famiglia va in rovina dopo che il padre impazzisce all’idea della figlia adultera e abbandona la sua azienda. E neanche come Madame Bovary che termina col suicidio, piuttosto come l’Esther de La Lettera Scarlatta, o Nora de La Casa di Bambola, o Connie de L’Amante di Lady Chatterley, la donna di Federico Preziosi è un essere sì sofferente ma fortissimo, a tal punto da vincere le paure, le noie, le violenze con la cura delle parole, col pensiero che è più forte di un gesto estremo. Questa sorta di femminismo interpretato da un uomo è quanto più interessante vi possa essere affinché l’immedesimazione possa intendersi.
In sostanza non si vive d’aria
racconti in un prologo contorto.
Insicurezze fanno di prigioni
Trapunte a cui affidare
Futuri più o meno rosei, futuri
Più che altro impantanati
Che non abbiano fragori regolari.
Nora, il personaggio ibseniano de La casa di bambola, è oltremodo come Marta Ajala di Pirandello e come le molteplici donne di Federico Preziosi: un esempio di distacco dall’universo patriarcale. In sostanza è l’abbattimento (forse soltanto morale?) dei pregiudizi che ancora oggi incolpano la donna, che la riducono all’inutilità e alla vergogna; che la colpevolizzano se a seguito di una maternità possa correre il rischio di perdere il lavoro; che possano ovattare la sua intelligenza incatenata tra quattro mura con le mansioni da svolgere, i figli da crescere e i pasti da cucinare.
Ne L’Esclusa scrive Luigi Pirandello:
Non si sentiva forse ciascuno guizzar dentro, spesso, pensieri strani, quasi lampi di follia, pensieri inconseguenti, inconfessabili, come sorti da un’anima diversa da quella che normalmente ci riconosciamo? Poi quei guizzi si spengono, e ritorna l’ombra uggiosa o la calma luce consueta.
Carmine Maffei
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Cos’hai nel sangue di Gaia Giovagnoli
L’antropologo Spina bussa alla loro porta per un’intervista: così Caterina scopre che sua madre ha un passato rimosso e subito sente che vuole conoscere tutta la verità. Ripercorre dunque le ricerche di Spina su Coragrotta, borgo inquietante e isolato, e in un crescendo di sogni e visioni il rapporto tra una madre malata e una figlia costretta a prendersene cura trova nuovi significati e nuovi misteri.
Cos’hai nel sangue è un romanzo che insegue il dramma dei rapporti umani e lo unisce al richiamo oscuro verso un’origine, in un filo teso che porterà la figlia a incrociare la sua storia con quella di un intero paese, fra tradizioni nascoste, montagne infestate da spiriti bianchi, magia popolare e terribili maledizioni.
E alla fine Caterina scoprirà le ragioni del dolore.Gaia Giovagnoli (Rimini, 1992) è laureata in Lettere moderne e in Antropologia culturale all’Università di Bologna. Ha pubblicato alcuni libri di poesia, tra cui Teratophobia (’Round Midnight, 2018). Cos’hai nel sangue è il suo primo romanzo.
Gaia Giovagnoli presenta Cos’hai nel sangue venerdì martedì 8 febbraio | ore 21 – in diretta con Omar Di Monopoli sul profilo Instagram di nottetempo.
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Narciso presenta Make Up il suo primo singolo
Narciso: drag singer e cantautore, diventato virale sul web nell’estate 2022 per il duetto fuori programma con Arisa durante un concerto dell’artista lucana, arrivato al grande pubblico con la sua entrata nel cast della seconda stagione di Drag Race Italia.
Narciso presenta “Make Up”, il suo primo singolo disponibile dall’11 Novembre 2022 per Indieffusione, scritto insieme a Roberto Casalino e prodotto da Francesco Tosoni.
L’artista si esibirà live, nello stesso giorno d’uscita del singolo, a Largo Venue di Roma durante la serata “Latte Fresco”.
Prendetevi sempre cura di voi perché siete l’unica cosa che conta.
Il resto è solamente un bla bla bla che non può scomporre il vostro Make-Up.
É questo il messaggio che Narciso, prima eliminazione della seconda stagione di Drag Race Italia, versione nostrana del celebre talent americano ideato da RuPaul, ha lasciato alle altre concorrenti sullo specchio della Werk Room dopo aver abbandonato il main stage del programma. Una frase chiave che Narciso riprende nel suo primo singolo, un brano manifesto scritto a quattro mani con Roberto Casalino, come messaggio universale verso tutti coloro che nella vita arrivano a sentirsi sconfitti.
Non bisogna necessariamente vincere per lasciare un segno nel mondo perché ognuno di noi ha già in sé qualcosa di divino da cui attingere per trascendere i giudizi e le aspettative con i quali ogni giorno ci incontriamo e ci scontriamo.
“Make Up” è un invito a brillare anche quando non ci si sente adatti al contesto che ci circonda in una società basata sull’immagine in cui stereotipi e pregiudizi sono all’ordine del giorno. È un’esortazione ad indossare l’abito con il quale ci si sente più a proprio agio per andare oltre l’ossessione dell’aspettativa.
Narciso: chi è?
Anche Narciso si distingue nel mondo Drag: ha uno stile androgino, non indossa seni o parrucche e, per questo, si trova spesso a dover giustificare il suo modo di essere, proprio come capita ad ognuno di noi, in qualsiasi ambiente o situazione della vita in cui ci sentiamo a disagio perché fuori dai canoni abituali. É attraverso la musica, unita al make-up e all’attenzione per gli outfit come mezzo per diffondere un messaggio trasversale di inclusività e rendere i valori del mondo Drag fruibili al di fuori di un ambiente esclusivo, che Narciso riesce ad essere out of the box, inclusivo e accessibile a chiunque voglia ascoltarlo.
Nella produzione di Francesco Tosoni, “Make Up” è inquadrata in un pop di stampo internazionale.
Lo scintillio dei synth si fonde con il calore di strumenti analogici come le chitarre elettriche e l’organo, tipici di un sound retrò, per unire tradizione e innovazione, rispecchiando anche in questo aspetto lo stile e l’essere Drag di Narciso: un’anima retro-glam tempestata di scintillanti glitter.
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