Il Premio Nazionale di Poesia e Narrativa Città Conza della Campania giunge alla sua quinta edizione. Armando Saveriano, presidente dell’associazione Logopea e Davide Cuorvo, poeta e organizzatore del premio letterario spiegano il significato e il senso intrinseco della poesia del suo cambiamento oggi e di come si svolgerà il premio letterario.
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Franco Toro: l’uomo più bello del mondo è il nuovo romanzo di Dario Neron
Dario Neron, dopo Doctor Reset (2017) pubblicato da Il Camaleonte edizioni, pubblica Franco Toro: l’uomo più bello del mondo (2020) edito da Castelvecchi editori e già presente nelle librerie da luglio.
Il protagonista del romanzo, come possiamo già dal titolo è Franco Toro, un ragazzo che di professione è un callboy, un accompagnatore e intrattenitore maschile. Lui è un ragazzo di ventotto anni che si è ritrovato a svolgere questo lavoro quasi per caso.
Il mio nome è Franco Toro, ho ventotto anni e sono una puttana.
Ora, qui, adesso. O meglio: un puttano. Si potrebbe usare un termine socialmente più accettabile, ma meno descrittivo, come escort, accompagnatore, intrattenitore oppure prostituta. Indipendentemente dal termine, rimane il fatto che vendo il mio corpo: a volte tutto quanto, a volte solo una parte.
…
Non sono stato trattato male dai miei genitori, preti e maestri non hanno abusato di me, di amici ne avevo né tanti né pochi. Non sono stato preso in giro in cortile, non ero più sfigato di qualunque altro mio coetaneo.
Dario Neron
Franco Toro: chi è il protagonista del libro di Dario Neron
Ecco come ci viene presentato il protagonista da Dario Neron:
Certo, questo non era quanto avevo immaginato per la mia vita ideale. Mi trovavo, con i miei ventotto anni, in quella fase della vita dove si crede di aver capito tutto ed ero dunque sempre triste per la convinzione di non avere più nulla da scoprire.
Allo stesso tempo, mi rendevo conto di non capire un cazzo e dunque mi intristivo del fatto che poco prima ero arrivato a sentirmi speciale. Insomma, sapevo di viaggiare contromano, ma non avevo l’interesse, l’ambizione, forse nemmeno la voglia di cambiare corsia.
Aspettavo una parete di cemento, un cinque assi, qualcosa di grosso. E quando l’avrei visto, avrei accelerato.
In passato avevo avuto degli obiettivi ben diversi, come ad esempio quello di diventare un astronauta, un poliziotto o un grande della pallacanestro. Costruire una casa. E invece, per forza maggiore, per noia o per avere una sensazione di indipendenza, forse anche per essere stato un panchinaro ai tempi, mi ero messo a darlo via per soldi.
Franco Toro: l’uomo più bello del mondo non è un romanzo che vuole raccontare la storia erotica o le gesta sessuali del protagonista. L’aspetto su cui si sofferma Dario Neron è un altro: quello sociale basato sul narcisismo, sulla presenza eccessiva sui social e sull’egocentrismo di una gioventù che vive nell’incertezza di un futuro che è più cupo che mai.
Il protagonista del romanzo non vive con leggerezza il proprio lavoro ma con un velo di rassegnazione e il suo egocentrismo, alimentato a dismisura anche dal suo lavoro, non è nient’altro che uno scudo che il ragazzo indossa per poter far fronte alle pretese di una società tritacarne, in cui l’individuo non ha più un peso o un valore se non quello del mercato.
Escort maschili e femminili: le aspettative dei clienti spiegate nel romanzo
Dario Neron si sofferma sulle differenze di genere e le aspettative da parte dei clienti: la società e i fruitori di questi servizi hanno aspettative diverse a seconda del proprio genere. Da una escort, ad esempio, ci si aspetta partecipazione verbale durante cene o eventi pubblici mentre nel caso di Franco Toro, e quindi dagli escort, ci si aspetta semplicemente il massimo della cura e della prestanza fisica accompagnati da un profondo silenzio perché il loro pensiero o la loro parola non rientra nel gioco dell’accompagnatore.
Attraverso alcuni spunti di riflessione, come quello che vi riportiamo, possiamo capire che per molti aspetti le donne emancipate possono essere più discriminanti degli uomini maschilisti.
Accompagnare impresarie, artiste o alte dirigenti a pranzi di gala o lavoro era tra i primi impieghi della giornata e raramente durava più di alcune ore, concludendosi solitamente con una stretta di mano, più che con una spruzzata. Al contrario delle mie colleghe appartenenti al gentil sesso, le quali dovevano impegnarsi per partecipare alle discussioni, io venivo pagato per stare zitto e fare una figura di gradevole aspetto.
Da un uomo che investe molto tempo nella cura del proprio corpo, non ci si aspettano grandi cose e quindi ero, per così dire, diventato vittima del mio aspetto.
Franco Toro: l’uomo più bello del mondo oltre a dare uno spaccato sulla pochezza sociale dei nostri giorni ci porta a riflettere sul mondo maschile e femminile, visto con cinico disincanto dal protagonista del romanzo, che classifica sia le donne che gli uomini in particolari e precise categorie.
Dario Neron
Dario Neron: biografia
Dario Neron nasce a Locarno nel 1987, figlio dei postumi della catastrofe di Chernobyl. Dal 2016 inizia a scrivere e a vincere diversi premi letterari:
- Nel 2016 Premio Inedito vince il primo posto nella sezione narrativa.
- Nel 2017 pubblica il suo primo romanzo Doctor reset.
- Nel 2018 arriva a terzo posto per il Premio nazionale di poesia e narrativa Alda Merini.
- Nel 2018 vince il primo posto nella sezione narrativa Contropremio Carver.
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Fabrizio De André e PFM: gli amici fragili ritrovati in un concerto filmato
Esiste una linea sottilissima tra autori, cantautori e musica rock.
Probabilmente tutto è cominciato con la breve ma efficace diffusione della musica cosiddetta progressiva, che in Italia ebbe il suo boom nel 1971, una sorta di musica colta e classica mischiata con la cultura del rock; una miscellanea di idee moderne che si fondono negli studi classici.
Poi esiste la scrittura, anche, e tale disciplina rende benissimo sé stessa se sommata ad una storia da narrare, ancor meglio se quest’ultima si rifà ad una qualsiasi vicenda che è di “uso comune”, una narrazione in cui ci si rispecchia e ci si confronta, da cui attrae l’idea che un giorno essa possa ritornare in mente e farci crescere in esperienza.
È doveroso ricordare Lucio Battisti, che proprio nel periodo poc’anzi espresso, rielaborò subito il concetto di musicista ed interprete, e fuse la musica ragionata e costruita con la canzonetta pop, insieme ad una costante matrice sessuale ma non certo sessista, in cui si ribaltano le regole autoelette degli ascoltatori di facili entropie e disattenti ai cambi di rotta.
Il dimenticatissimo Ivan Graziani inizia la sua avventura definitiva intorno alla seconda metà degli anni Settanta: questo musicista può definirsi come caposaldo della musica italiana d’autore, concentrata in un contesto rock, in cui la visione unilaterale della conseguente ascesa di una corrente diffusa (allora) da oltre venticinque anni abbraccia la scrittura intesa come storia da narrare e non in quanto sdolcinata coesione di parole facilmente abbordabili, abbracciate ad una scarsa voglia di sapere. Con una certa probabilità sarà un giovane di Zocca, Vasco Rossi, alla fine di quel decennio, a decretare la definitiva unione dell’importanza della scrittura, presentandosi come un cantautore che non esclude la funzionalità e l’immediatezza del rock come materia d’intesa semplice colorata da una giusta dose divulgazione del verbo.
La storia che sto per raccontarvi inizia infatti proprio nel 1979, e precisamente il 3 gennaio, quando tutto ciò di cui abbiamo parlato finora ha un principio storico, cominciato in verità già dall’anno precedente, dove s’incontrano la musica d’autore con la matrice rock, addirittura progressiva.
Fabrizio De André incontra la Premiata Forneria Marconi sia in un tour che abbraccia il biennio ’78-’79, che nei dischi che ne scaturirono, ossia “Fabrizio De André in concerto / Arrangiamenti PFM” e “Fabrizio De André in concerto / Arrangiamenti PFM vol. 2”, e fu la prima volta che un cantautore affrontò un percorso formativo con una band rock. Altra curiosità: questi due dischi sono in realtà la prima testimonianza di un Fabrizio De Andrè ripreso dal vivo e riportato in un formato album per la prima volta.
De André e PFM il concerto ritrovato
Una curiosità arriva inoltre in questi giorni, e riguarda questa storia, perché finora soltanto immaginata. La vicenda unisce la quasi leggenda di più di quarant’anni fa con l’odierna ed incredibile riuscita di un film che ripercorre quel periodo con delle immagini inedite del concerto del 3 gennaio nel Padiglione C della Fiera di Genova, per un’esperienza che unisce i palati fini con i ribelli di ieri e di oggi.
Il risultato è Fabrizio De Andrè e PFM – Il concerto ritrovato, docufilm diretto da Walter Veltroni, che unito ai racconti della band di Franz Di Cioccio, insieme a Dori Ghezzi, arricchisce passo per passo la frenesia che lega le due realtà considerate allora troppo contrapposte.
Si narra che nel 1978 Fabrizio De Andrè si fece accompagnare a Nuoro da un pastore per veder dal vivo la Pfm, band italiana progressiva appena rientrata da un tour americano pieno di conquiste.
La band conosceva ovviamente Faber e gli propose un’idea originale e a dir poco funambolesca per l’epoca: addizionare la scrittura poetica con la musica rock per un esperimento senza precedenti.
Fabrizio De Andrè, che dal 1975 ha finalmente accettato di esibirsi dal vivo, dopo innumerevoli esortazioni del pubblico e dei manager, continua a provare una certa timidezza nei concerti. Dori Ghezzi avrebbe sostenuto che avendo le idee troppo chiare, era costretto a “stordirsi” per riordinare la mente.
La certezza che la forte musica di una rock band avrebbe potuto coprire l’importanza delle parole lo convince: sarà proprio questa ostinazione in contrasto con tutto che gli farà prendere una decisione.
Nessuno ci credeva e tutti, manager e funzionari compresi, si convinsero che sarebbe stato un disastro totale, mentre il timido cantautore genovese accettò la temeraria sfida e iniziò l’avventura: i concerti iniziavano sempre con un’introduzione strumentale della Pfm (spesso un paio di brani) ed una schiera del pubblico applaudiva; poi Fabrizio De André iniziava con uno dei suoi più grandi successi (es. Bocca di Rosa) ed un’altra fazione si risvegliava dal frastuono dei feedback di chitarra elettrica, ed apprezzava con urla festanti.
Fu l’unione definitiva di due culture che si unirono e misero la parola fine ad un’epoca di confronti.
La cassetta è stata conservata per quarant’anni da Piero Frattari, documentarista, fatalmente ossessionato per tutto ciò che può e potrà essere importante, il quale si trovava quella sera del 3 gennaio a Genova e riprese tutto. Grazie all’esortazione di Franz Di Cioccio, Franco Mussida e soci, che credevano che non esistesse nulla di visivo che avrebbe potuto testimoniare la magia di quei giorni, ora quel documento visivo è rinato a nuova vita.
Fabrizio De André e PFM – Il concerto ritrovato arriva nelle sale cinematografiche Nexo Digital, per sole tre date in febbraio: il 17, il 18 (giorno dell’ottantesimo compleanno di “Faber”) e il 19.
Fabrizio De André
Oggi, più di allora, quando si temeva la ribalta della disco music da un lato e del punk dall’altro, un documento simile ha la forza di sommare l’intensità dei suoni costruiti e ragionati insieme all’importanza della poesia, che Orazio riteneva la più somma testimonianza dell’esistenza di un autore, attraverso cui potrà sempre autoproclamarsi come immortale.
Carmine Maffei
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La foresta invisibile è il nuovo romanzo di Maria Elisabetta Giudici
La foresta invisibile è il nuovo romanzo di Maria Elisabetta Giudici pubblicato da Castelvecchi Editore all’interno della collana Tasti. Protagonista del libro è una preziosa collana nata da un ramo che è stato strappato via da una foresta sottomarina.
La collana è un prezioso dono d’amore di un pescatore siciliano alla sua donna che, dopo un viaggio di cento anni fatto in tutta Europa, giunge a Parigi. Giovanni è uno dei protagonisti de La foresta invisibile, è un uomo prigioniero delle sue indecisioni che si ritrova all’interno di un complotto.
Giovanni rimase qualche istante con il respiro sospeso e alzò gli occhi verso Shimon che l’osservava compiaciuto. Con un rapido gesto della mano, l’uomo scansò bracciali e spille e in silenzio estrasse dal fondo una collana di preziose sfere di corallo, tenute insieme da un sottile filo intrecciato.
Un cameo pendente e alle estremità due manine d’oro che si agganciavano tra loro, come in un’affettuosa stretta di mano, completavano quello splendido gioiello.
È il pezzo più economico che ho, anche se il corallo è purissimo e il cameo sembra uscito dalle mani di un artista. Non conosco la storia di questa collana né la provenienza ed è mia abitudine sbarazzarmi velocemente di oggetti di razza sconosciuta anche a costo di svenderli. Che io sappia potrebbe essere portatrice di sventura o addirittura di morte… comunque devi avere un bel gruzzolo per portarla via, oppure possiamo fare un baratto.
La foresta invisibile
La foresta invisibile: la trama
Intanto il 29 maggio del 1796 una corallina di tre fratelli stava procedendo lentamente nelle acque di Capo San Vito. Salvo, Alario e Pinuzzo Incandela tirarono una grande foresta di corallo dalle acque.
La grossa partita di corallo fu venduta ad un ricco corallaio Tano Giacalone, ericino di origine ma cittadino da anni di Torre del Greco.
Salvo si innamora di Immacolata Schiavone, una ragazza bruna e bellissima, fabbricava unguenti di bellezza per la pelle, sapone alle mandorle e polveri da trucco che vendeva alla prostitute del porto.
Tra i due nasce una forte passione che spinge Salvo a giurare amore eterno a Immacolata. Tornato a Torre del Greco il pescatore si reca dal corallaio Tano.
La piccola cassaforte di ferro si aprì con un giro di chiave. Tano ne estrasse un cofanetto di velluto rosso melograno.
Il filo di perle rosso aranciato che conteneva si chiudeva su se stesso con un fermaglio a forma di due manine d’oro.
Tano lo aveva reso ancor più prezioso con un pendente di piccoli fiori di giglio dello stesso metallo. Vi aveva incastonato un magnifico cameo sfumato di arancione, con su inciso il profilo di Afrodite, stagliato su un panorama marino.
A causa di Rania, un’altra donna, Salvo lascia Immacolata gettandola nella disperazione più profonda. Quale sarà il ruolo della collana e del ruolo di Giovanni lo si potrà scoprire solo leggendo La foresta invisibile.