Dal 6 fino all’8 settembre Volturara Irpina apre le porte per la nona edizione della Festa del Fagiolo Quarantino della Valle del Dragone, un evento volto alla valorizzazione dei prodotti gastronomici d’eccellenza del territorio.
All’interno di questo evento ci sarà l’inaugurazione della Strada Ferrata e delle Vie di Arrampicata, un’area dedicata alle attività alpinistiche, realizzate dal gruppo Campania Mountains Guides e finanziato dall’Amministrazione Comunale di Volturara Irpina.
La zona è composta da vie ferrate e itinerari di arrampicata aperti a tutti, bambini e adulti, perché è suddiviso in diversi gradi di difficoltà: ben 8 percorsi monotiro per i bambini e per gli esordienti e due percorsi multipich per chi già è esperto di arrampicata alpinistica.
Festa del Fagiolo Quarantino della Valle del Dragone
Venerdì 6
Dalle ore 18:00 si inizia con giochi per i bambini.
Alle ore 20:00 è prevista l’apertura degli stand gastronomici.
Alle ore 21:00 appuntamento con Mix Harmony e Beta Folk 2.0.
Sabato 7
Ore 09:30 inaugurazione della Strada Ferrata e delle Vie di Arrampicata.
Ore 11:00 i8ncontro e discussione su Irpinia, prodotti di eccellenza e ambiente.
Ore 13:00 pranzo in piazza.
18:40 degustazioni del Fagiolo Quarantino a cura di Slow Food.
Ore 20:00 apertura ufficiale della festa con il taglio del nastro a cura dell’Amministrazione Comunale.
Ore 21:00 live con Rock e i suoi fratelli, Pratola Folk e le Ninfe della Tammorra.
Domenica 8
Ore 09:00 escursione in montagna a cura del CAI di Avellino.
Ore 10:00 Maratona della Valle del Dragone.
Ore 13:00 pranzo in piazza.
Ore 16:30 live Aria Nova.
Ore 20:00 consegna della Cittadinanza Onoraria al giornalista RAI Rino Genovese.
Ore 21:00 live Banana Split, Popolo Vascio e Mulieres Garganiche.
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Killer Tattoo: la strana coppia il romanzo noir di Daniela Schembri Volpe
Killer Tattoo: la strana coppia è il nuovo romanzo di Daniela Schembri Volpe pubblicato da Castelvecchi editore all’interno della collana Tasti. Protagonista del libro è Dafne Volpi, una guida turistica, che si troverà ad indagare sulla sparizione di alcuni adolescenti.
A fare da cornice al romanzo c’è il mondo dei tattoo e l’esoterismo che saranno gli elementi cardine per scoprire un raccapricciante segreto.
Daniela Schembri Volpe spiega con queste parole il suo libro:
Mi sono divertita a scrivere e a incastrare i tasselli di un thriller, cosa non semplice, mi ha sempre attratto il mondo dei tatuaggi insieme all’esoterismo ma anche semplicemente lo humor un pò british che amo.
Trama di Killer Tattoo: la strana coppia
Dafne è una guida turistica che vive a Torino. Un giorno suo figlio Manuel viene rapito e le autorità pensano che il motivo della misteriosa scomparsa sia legato ad un tatuaggio, di cui lei era all’oscuro.
Dafne immaginò il figlio come un evergreen che si stagliava forte contro il cielo azzurro, con radici profonde nella terra imbiancata dalla neve, resa ancora più abbagliante dalla luce di un sole d’altitudine.
…
Manuel è un ragazzo allegro, dinamico, amico di tutti ma al contempo riservato. Un teenager che vive la propria età come un qualsiasi coetaneo, scuola, famiglia, amici, sport. Un adolescente come tanti, che sta iniziando ad annusare il mondo nella versione reale oltre che virtuale.
È affezionato a me, al padre e ai nonni, è figlio unico; per me è un ragazzo speciale, ovviamente, è mio figlio.
Perché Manuel è stato rapito? Cosa si nasconde dietro al tatuaggio? Dafne conosce davvero Manuel o probabilmente scoprirà un lato del figlio che non avrebbe mai pensato gli potesse appartenere?
Per scoprirlo non vi resta che leggere Killer Tattoo: la strana coppia. Se siete affascinati dal genere noir ma da un punto di vista più leggero vi consigliamo l’ultimo romanzo di Chiara Moscardelli: Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli.
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Inizia Cilento Tastes: ecco i nomi degli artigiani del gusto
Riti secolari, terreni fertili ed un microclima baciato dalla fortuna: il Cilento possiede una biodiversità unica al mondo, con l’enologia che fa da trait d’union tra antico e moderno, per non parlare dell’arte e della cultura…Cilento Tastes vuole raccontare tutto questo, attraverso i veri protagonisti del territorio: gli artigiani del gusto e le cantine più rappresentative del territorio. L’appuntamento è dal 22 aprile al 25 aprile, alle ore 18,00 con l’apertura al pubblico dell’area permanente, con oltre 70 artigiani, con i relativi prodotti tipici, e la “Cantina Cilento” una selezione dei vini più rappresentativi del territorio, e ancora gruppi emergenti e artisti locali per un’esperienza 100% cilentana. L’evento è plastic free, l’allestimento è tutto green in legno riciclato e riciclabile.
Nel Cilento è nata la Dieta Mediterranea, e conta numerosi Presidi Slow Food, prodotti Dop e Igp, in altre parole, si tratta di un patrimonio enogastronomico di sorprendente valore. Prodotti che sicuramente hanno fatto e fanno da traino per l’economia del luogo, anche la produzione vitivinicola, contribuisce alla forza di un territorio sospeso tra storia, tradizioni ed un pizzico di magia: quella che pare aleggiare nell’aura senza tempo che avvolge il Cilento.
Gli artigiani del gusto di Cilento Tastes: l’elenco dei protagonisti
Azienda Agricola Salella con le olive “ammaccate” e conserve; Caseificio Del Prete con bocconcini e ricotta; Il Salume Stiese della Macelleria Piccinino e il panino con salsiccia e carne arrosto; Azienda agricola e agrituristica Corbella con le tipiche “lagane e ceci”; insalata mediterranea, la cicciata, confetture, legumi e pasta artigianali, Caseificio La Contadina con lo Yogurt “Bufarello”; Natalí Prodotti Cilentani con i sott’oli; Cece Re con bruschetta con sott’oli; Le Sorelle Trotta con la pizza fritta; Stilla con l’olio; Fattoria Albamarina con i suoi vini; Pastificio Artigianale Pietro Cava con la pasta artigianale; Salumificio La Cilentana con i salumi del territorio; Frantoio Oleario Radano Massimo con il suo olio; Gelateria Di Matteo con il gelato e i biscotti; lo chef Pietro Parisi -Palazzo Gentilcore- preparerà “la capra & la bufala in scarpetta cilentana” ; A.P.S Associazione Fusilli Di Pasquale Oristanio con gli iconici fusilli di Felitto; Appena Fritto con gli sfizi di pollo per bambini, Skim – la Birra Artigianale Campana; A Casa di Delia con lo “Spaghettone cilentano”; Panificio Biscottificio L’Antica Panetteria con i biscotti locali, Festa dell’Antica Pizza Cilentana con la tradizionale pizza cilentana, l’associazione Oleum con il marchio “Only extra”; Polito Viticoltori con i vini del territorio; Antico Cilento Liquori, Azienda Agricola Manzi con i fichi; L’Ammaccata – Antica Pizza Cilentana con la pizza ammaccata, Caseificio Sant’Antonio con il caciocavallo impiccato, Cilento I Sapori della Terra con vari prodotti tipici; Le Terre Ambrate con il miele; Mont Blank con il pane ai grani antichi cilentani, carpaccio di manzo affumicato ai sentori d’ulivo, carciofo di Paestum e mayo alle alici di Menaica mousse di ricotta di bufala e fichi del Cilento; Minnelea – La Casa della Dieta Mediterranea con le marmellate; La Dispensa di San Salvatore con l’ottima selezione dei prodotti del territorio; Storie di Pane con zeppole a base di alici, gli “scauratielli”, il “cuzzetiello con melanzane imbottite; Il Granato con la mozzarella e lo yogurt, Officine Alkemiche S.r.l.s con i suoi liquori, Iris Birra – Le Essenze di Terry con birra e liquori; Taverna Mast’Emilio con le braciole, arrosticini e panini, la Cilentina srl con la pizza; Azienda Agricola Paragano Maria Pia con l’olio, GOI – La Cesta della Biodiversità degli Agricoltori Custodi ceste con prodotti tipici, presente anche il Consorzio di Tutela del Carciofo Igp con il liquore “Amaro di Paestum”.
E ancora, per la categoria non solo food: Angelo Iannuzzi con ceste e madie, SOS Villaggi dei Bambini, Associazione ABA, e ancora la start-up innovativa PR Salute e l’app Authentico, Çeramì Di Nicola Craba con le sue ceramiche, Rosa Allocca – Sartoria Artigianale, con un’esposizione di artigianato, Afrodite Natura S.r.l.s con i cosmetici, e Giovanna Voria con i gioielli fatti con i ceci.
Cantina Cilento
In Cilento, quando si parla di vino, c’è tanta storia da mettere in conto. Sono vitigni che originano dall’antica Grecia. Terreni di difficile coltivazione, ma che ben si prestano alla coltura della vite. Il Cilento è fatto di colline e di montagne, con piccole piane costiere ed il Vallo di Diano, una grande pianura interna, un tempo occupata da un lago, oggi scomparso. Un continuo susseguirsi di dorsali montuose con un fitto reticolo idrografico, dove i vitigni locali, introdotti dagli antichi colonizzatori greci, hanno trovato dimora nella natura argillosa-calcarea del terreno e nel clima di zona.
Il Cilento è fatto di marne calcaree ricche di pietre, sono loro a donare ai vini una straordinaria mineralità e inevitabilmente freschezza. Sono 10 le cantine che fanno parte della selezione “Cantina Cilento”: Polito Viticoltori, Tenuta Macellaro, Tenuta Marchese Cardone, Vino BIOS, Tenuta Mainardi, Donna Clara, Alessandra, Botti Emiliana, Cantina Bello, Tenuta Massanova.
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Sponz Fest: cos’è cambiato a Calitri?
Recuperare la memoria e la ritualità dello sposalizio, analizzare le usanze in chiave antropologica e religiosa: questi i propositi della prima edizione dello Sponz Fest di Calitri, nella quale attraverso balli, incontri, dibattiti e musiche la comunità calitrana, nell’agosto 2013, riscopre sé ripartendo da sé. Da quelle costumanze che, malgrado, il fascino della propria vetustà, sono ormai avviate all’estinzione, avvolte dalla bramosìa del capitale e della globalizzazione.
Grazie al genio di Vinicio Capossela, all’entusiasmo della comunità, alla sapienza dei veri etnomusicologi, antropologi e storici della religione e grazie alla regia di tutti coloro i quali lo hanno reso possibile, lo Sponz Fest supera ampiamente le aspettative e si rivela un successo, consacrando (per tutta la durata) Calitri quale anfizionia di spiritualità e cultura dell’intero Meridione.
L’eco del successo giunge marginalmente anche ad avere rilevanza nazionale, l’entusiasmo spinge a ripetere anche negli anni seguenti, fino ad arrivare al 2018, in cui si è tenuta (per ora) l’ultima edizione.
Con il susseguirsi delle edizioni (che ha visto estendere la dimensione dell’evento da Calitri all’Alta Irpinia) si è avuto, proporzionalmente, anche un accrescimento della fama e con esso l’affluenza di persone che da ogni angolo dell’Italia (e non) si riuniscono a Calitri e nei paesi limitrofi per partecipare a questo evento e toccarlo con mano e spiritualità artistica.
Lo Sponz Fest mosso dall’ambizione di migliorarsi e rinnovarsi, è diventato più grande tanto che l’evento ha iniziato a sorreggersi economicamente, oltre che su sponsor e merchandising soprattutto sul contributo della Regione Campania, per cifre gravitanti intorno alle centinaia di migliaia di euro.
A giustificare tali spese c’è sempre una duplice ragione, motivo d’orgoglio e vanto per l’evento: l’importante offerta culturale al territorio ed il ritorno economico per i comuni aderenti.
A sentir parlare qualcuno tra i più fervidi sostenitori, addirittura si profetizzava un incredibile ritorno d’immagine e popolare a lungo termine. Eppure, al rapporto di proporzionalità diretta tra fama e il susseguirsi delle edizioni, si contrappone un rapporto di proporzionalità inversa: quello tra crescita (o successo) e qualità dello Sponz Fest in relazione al quale potrebbero venir meno le duplici ragioni di cui sopra.
Sponz Fest: cos’è cambiato culturalmente?
Se nella prima edizione viene proposta una straordinaria mostra fotografica sullo sposalizio (resa possibile anche con l’ausilio dell’archivio del centro studi Calitrano), all’ultima si assiste ad un “corso di controaddomesticamento” dal titolo I sanniti irpini: la libertà dei selvaggi contro l’imperium romano. Nel primo caso, ci troviamo di fronte ad una raccolta di materiale fotografico di inestimabile valore culturale, testimonianza dei tempi che furono motivo di riscoperta e rivalorizzazione delle proprie radici. Nel secondo caso, mi riferisco al corso di controaddomesticamento, ci troviamo a mio avviso davanti una clamorosa strumentalizzazione della storia perché come è evidente dal titolo, assurge i sanniti e gli irpini a pacifici abitatori della propria terra e li contrappone ai “cattivi” romani, colonizzatori e conquistatori.
Ma così come i Sanniti non furono né degli imbelli (nell’accezione autentica del termine di non bellicosi), in quanto si spinsero all’offensiva contro i popoli della zona costiera campana né, tantomeno, dei selvaggi perché vissero in articolate e complesse strutture sociali. Allo stesso modo neanche i Romani furono dei vili colonizzatori di terre altrui, poiché ben lungi dall’essere stati degli spagnoli del’600 o degli inglesi dell’800 ante litteram, essi donarono forme di diritto migliori, infrastrutture, servizi e sicurezza a tutti i popoli da loro assoggettati.
Altro esempio: se nella prima edizione viene organizzato un suggestivo evento dal titolo Musiche, danze e riflessioni, incentrato sulla civiltà contadina dei due secoli passati, offerti dall’etnomusicologo Giovanni Vacca e dall’antropologo Erberto Petoia, in cui vengono spiegati i significati impliciti e inconsci che si celano dietro determinati riti, usanze o simbologie in auge ai tempi dei nostri nonni, bisnonni e trisavoli; nell’ultima edizione ci troviamo davanti ad un incontro intitolato Tra sindacati di comunità che non hanno avuto paura, dove spicca il celebre Mimmo Lucano, sindaco di Riace, indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Calitri ha guadagnato un ritorno d’immagine con lo Sponz Fest?
Calitri, purtroppo, non ha guadagnato un ritorno d’immagine dallo Sponz Fest come taluni profetizzavano. Difatti, per tutta la durata dell’anno in cui ho svolto volontariato presso la Pro Loco di Calitri, ho chiesto come avessero conosciuto Calitri a tutti i visitatori cui offrivo visite guidate per il centro storico durante il fine settimana. Tra le risposte principali c’erano: internet, il servizio dedicato a Calitri offerto dal noto programma Linea Verde, riviste di turimo ed altre fonti. Pochi, pochissimi sono ritornati dopo averlo conosciuto per lo Sponz Fest.
Se esiste un pavido fenomeno turistico nel borgo di Calitri, lo dobbiamo alla suggestiva bellezza dell’agglomerato urbano antico, ai programmi televisivi e ad una rivista britannica in cui il paese veniva menzionato tra i migliori posti al mondo per godersi la pensione e ad altre simili cause esterne allo Sponz Fest.
Risulta evidente che la maggior parte dei partecipanti dello Sponz Fest sia interessata prevalentemente all’evento e non ha alcun interesse a scoprire il nostro splendido borgo, per ragioni culturali o architettoniche.
L’evento di per sé è sicuramente un momento d’importanti entrate economiche per coloro che hanno attività commerciali come: pizzerie, bar, tabacchi e simili ma anche per alberghi e punti vari di ristoro. Ciò sicuramente va riconosciuto come merito allo Sponz Fest. Tuttavia, ciò che non è mai stato (malgrado in molti, agli albori, lo avessero fatto passar per tale), è il grande evento che avrebbe ridato a Calitri e all’Irpinia un rinnovato slancio, una rinnovata crescita e un nuovo inizio.
Durante questi 5 anni il calo demografico è spaventosamente aumentato, ci sono sempre meno giovani a Calitri che popolano le strade del paese, escludendo le festività ovvio. L’emorragia sociale e culturale s’è acuita e non attutita.
Rispetto a tutto ciò lo Sponz Fest non ha interferito né in negativo né invertendo la tendenza come molti di noi, i più ingenui, hanno creduto e continuano a credere.
Lo Sponz Fest è da condannare?
No, non è certo questo ciò che voglio dire: ben vengano altri 100 Sponz Fest! Ciò che questo articolo ha l’ambizione di essere è semplicemente un invito a ripensare seriamente alle sorti del nostro splendido paese, altrimenti destinato a diventare un paese fantasma, senza crogiolarsi troppo del boom e del successo che si ha in quella settimana all’anno di Sponz Fest, che dovrebbe rappresentare un di più e non l’unica cosa che abbiamo, pena l’estinzione.
2 comments on Volturara Irpina celebra l’eccellenza del fagiolo Quarantino
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