Titina la magnifica

Titina la magnifica di Domenico Ingenito e Francesco Saponaro: la recensione

Titina la magnifica è una rappresentazione teatrale di Domenico Ingenito e Francesco Saponaro che è stata portata in scena al Trianon Viviani di Napoli, per approfondire umanamente e artisticamente il personaggio e l’anima di una donna controversa e di una grande artista.

Dietro questa rappresentazione teatrale c’è una ricerca approfondita, in cui sono stati studiati frammenti, poesie, documenti autobiografici e sketch, che offrono allo spettatore un quadro completo e soddisfacente di Titina De Filippo, interpretata dalla poliedrica Antonella Stefanucci, che ha contribuito a rendere ancora più evidenti le caratteristiche psicologiche e umane che hanno contraddistinto il personaggio e la donna.

L’attrice partenopea offre al pubblico una Titina con tutti i suoi pregi, i suoi difetti e i suoi dissidi interiori professionali e privati con una professionalità e bravura eccellenti.

Antonella Stefanucci interpreta Titina De Filippo

Antonella Stefanucci riesce a portare sul palco una donna che mentre combatte per riscattare l’attrice e la donna combatte anche come sorella, come moglie e come madre per dare dignità non solo a se stessa ma alla donna in generale.

Nella rappresentazione teatrale di Domenico Ingenito e Francesco Saponaro lo spettatore ha la possibilità di conoscere una Titina che ricopre diversi ruoli nella società come sul palco e che, puntualmente, si ritrova sempre a dover combattere per far valere i suoi diritti personali e professionali.

In Titina la magnifica ritroviamo la stessa sensibilità e umanità presenti nella pellicola Qui rido io di Mario Martone. La descrizione di Titina, infatti, sembra un approfondimento ulteriore su questa donna di cui ancora oggi sembra che ancora non si conosca abbastanza.

Titina la magnifica

Titina la magnifica ci mostra una donna determinata dal punto di vista professionale, una donna che cerca di scardinare gli stereotipi femminili del tempo con forza e professionalità perché ciò che intende portare sul palco, che lei ama con ardore, è un concetto di donna realistico perché una donna non è soltanto un oggetto da mostrare a livello estetico.

Titina De Filippo non era bella ma era talentuosa, simpatica, arguta e intelligente, queste sue qualità l’hanno condotta al successo, diventando una delle attrici napoletane più importanti del ‘900.

Una personalità curiosa della vita e una donna molto consapevole del tempo in cui viveva, della sua storia, della sua famiglia e di se stessa. Una donna che è riuscita a trovare la forza di imporre la sua presenza attraverso le sue doti artistiche ma anche una donna che si è messa in discussione con se stessa e che ha avuto momenti di cedimento, che è riuscita a superare grazie alla perseveranza e alla forza interiore che l’hanno condotta al successo.

Per una donna dell’epoca la strada verso il successo, soprattutto se non si possedevano qualità estetiche, era molto difficile e se a questo si aggiunge la presenza di due fratelli ingombranti come Eduardo e Peppino l’affermazione professionale diventava ancora più tortuosa.

Antonella Stefanucci interpreta Titina De Filippo

La determinazione di Titina unita alla sua intelligenza e alle sue capacità hanno però dimostrato il contrario. Lei infatti è riuscita ad affermare la propria indipendenza professionale, andando oltre l’appellativo di sorella d’arte e affermando un’idea di donna contemporanea libera e capace.

In Titina la magnifica vediamo una professionista che cerca di comprendere ed entrare completamente nei personaggi teatrali che deve interpretare, facendoli suoi e sradicandoli dall’ideale del tempo rendendoli reali e moderni.

Tra i suoi personaggi ricordiamo quello di Filomena Marturano, descritto con queste parole da lei stessa in un’intervista:

Eccolo il mio personaggio. Ecco, così ti volevo: violenta, fredda, calma, tragica, comica. Ah! Filumena, ti tengo, ti tengo. Non mi scappi più! Ti porterò con me tutta la vita.

Un personaggio controverso che Titina è riuscita a mettere in scena trasferendole quelle qualità e caratteristiche umane che non solo appartenevano a lei ma che appartengono a tutte le donne di tutti i tempi.

Titina la magnifica di Domenico Ingenito e Francesco Saponaro al Trianon Viviani

Titina la magnifica di Domenico Ingenito e Francesco Saponaro è liberamente ispirata al libro Titina De Filippo. Vita di una donna di teatro (1984) di Augusto Carloni pubblicato da Rusconi libri.

Titina la magnifica racconta e omaggia la vita di una delle maggiori protagoniste della scena italiana del ventesimo secolo: Titina De Filippo.

Il testo, scritto a quattro mani da Domenico Ingenito e Francesco Saponaro, è liberamente ispirato, in massima parte, dalla biografia di suo figlio Augusto Carloni: Titina De Filippo. Vita di una donna di teatro.

Ripercorre alcuni avvenimenti centrali della sua parabola artistica ed esistenziale, seguendo una linea cronologica che ci conduce dall’infanzia fino agli ultimi anni, quando, obbligata ad allontanarsi dalle scene a causa di una grave malattia al cuore, cominciò a dedicarsi alla pittura e ai collages.

Attraverso una scrittura evocativa si dà voce non solo alla crescita di Titina artista, ma anche al suo privato di madre, sorella maggiore e moglie.

Un’intima stanza di memorie che ci offre la possibilità di ritrovare gli incontri straordinarî avuti dalla “magnifica attrice” con alcuni dei suoi maestri e compagni di scena: da Eduardo Scarpetta a Eduardo e Peppino De Filippo, da Totò a suo marito Pietro Carloni.

Arrivare alla semplicità, all’umanità drammatica e bruciante,

senza artificio ma con dignitosa aristocratica linea d’artista

è cosa estremamente difficile, che esige enormi fatiche e grandi rinunce:

e io non so se ci sono riuscita.

Titina De Filippo

Titina la magnifica

Titina De Filippo è stata un’artista dei superamenti, ben oltre la condizione di compagna e sorella d’arte.

Personalità affascinante, ricca di interessi ma anche di private fratture esistenziali, ha saputo coniugare il suo sguardo indipendente a una poliedrica vivacità creativa. Si è confrontata con la nuova fisionomia assunta dalla donna contemporanea in un’intesa profonda con tutte le sue «personagge».

Sin dagli esordi ha sentito la necessità di una «stanza tutta per sé» in cui sperimentare il suo particolare percorso di interprete tra teatro e cinema, di autrice di gustosi atti unici, soggetti cinematografici e sceneggiature, poesie, collage e olii.

Maestra d’arte al fianco di grandi compagni di scena, Titina è stata Filumena, ma non solo Filumena, come cercò di rammentare in quello straordinario numero di varietà in coppia con Mario Riva per Il Musichiere della Rai nel 1959.

Spiega Francesco Saponaro:

Per raccontarla – al riparo dall’orizzonte filologico e imitativo – abbiamo scelto la tecnica compositiva dei collage a lei tanto cara, lavorando per frammenti, sketch, poesie e squarci autobiografici, in una rapsodia che tratteggia la figura di una donna-artista che ha illuminato il panorama culturale italiano del Novecento.

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