mafia

“Storia dell’Italia Corrotta”,
nel libro di Sales e Mellorio la nostra concezione feudale del potere

Storia dell’Italia Corrotta di Isaia Sales e Simona Mellorio nasce dall’insoddisfazione degli autori nei confronti dell’analisi storica e sociologica del fenomeno mafioso e del sistema clientelare nel Belpaese. Con questo saggio, presentato al Circolo della Stampa di Avellino, su proposta di Marcello Rocco dell’Associazione Idea Irpinia, i due autori hanno voluto smontare il convincimento che la storia d’Italia sia un progressivo andare verso cose migliori rispetto al passato e che le mafie e la corruzione siano solo un accidente in questo lineare sviluppo della civiltà.

Non ci si rende conto, spiegano gli autori, che in questo accidente c’è qualcosa di strutturale. La mafia appartiene alla struttura delle classi dirigenti del nostro Paese e la corruzione appartiene allo stesso rango.

Il successo delle mafie in Italia non è dato né dalla forza militare né dalla capacità di creare consenso. Dal punto di vista militare, se mettessimo tutti i mafiosi nello stadio di Avellino e schierassimo un solo reparto dell’esercito italiano, la battaglia non durerebbe più di dieci minuti. Sono le relazioni che fanno forti i mafiosi.

Si può parlare di violenza di relazione tra sistema clientelare e mafia.

Mafia e corruzione: il caso Avellino

Diversamente da quanto si è portati a credere, la corruzione si muove dall’alto verso il basso della società. La corruzione non è un fenomeno di origine popolare. Se ne serve anche una parte del popolo, ma riguarda le èlite. E se la corruzione viene usata dalle èlite del nostro Paese e le mafie hanno relazioni, hanno successo perché hanno relazioni, non può essere accettata l’Italia raccontata nei libri di storia.

In Italia, in provincia di Avellino in particolare, non abbiamo mai risolto fino in fondo la nostra concezione feudale del potere. I mafiosi sono feudatari nella concezione del potere e c’è un altro potere feudatario: il potere politico.

Il largo consenso personale dato ad alcuni politici del Sud per lunghissimo tempo ne è l’esempio più lampante e dipende dal fatto che il popolo in queste terre ha l’idea che il politico dia qualcosa alla collettività mentre in realtà distribuisce soltanto quello che è dello Stato.

La corruzione, secondo gli autori di “Storia dell’Italia Corrotta”, è espressione di questa concezione feudale del potere ma è più grave perché la mafia non appartiene formalmente allo Stato. I mafiosi non sono uomini dello Stato ma in genere i corrotti fanno parte degli apparati pubblici, degli apparati statali. E dunque, da questo punto di vista la corruzione è fatta da uomini che mettono sotto i piedi il senso dello Stato. Abbiamo una delegittimazione del senso dello Stato quando chi ha ricevuto una condanna per corruzione può fare il parlamentare, quando un imprenditore condannato per corruzione può costruire carceri per lo Stato, quando un funzionario corrotto può continuare a lavorare per la Pubblica amministrazione e se passeggia per Avellino gli offriamo il caffè considerandolo come un eroe dei nostri tempi.

Noviello (Libera):
«La camorra non c’è solo dove scappa
il morto»

Emilia Noviello, referente provinciale di Libera, presentando la giornata del 21 marzo, dedicata al ricordo delle vittime di mafia, sottolinea come l’Irpinia non è più isola felice.

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