In fondo alla caverna di Alessandro Perna

In fondo alla caverna di Alessandro Perna: un viaggio di sola andata nel mondo penale minorile

In fondo alla caverna (2018), pubblicato da Graus Editore, è il primo romanzo di Alessandro Perna, avvocato penalista specializzato in legislazione penale minorile. Il libro è composto da diciassette storie, che mostrano il mondo penale minorile, fatto di esistenze in bilico tra legale ed illegale, abusi, violenze, vissuti tragici e diversità di ogni sorta.

In fondo alla caverna

In fondo alla caverna

Le vite dei protagonisti delle storie di Alessandro Perna sono legate da un filo indissolubile con il luogo sociale in cui sono cresciuti, dal contesto familiare che li ha segnati, a prescindere dall’estrazione sociale di appartenenza, ma anche dalla difficoltà di non poter vivere liberamente in contesti retrogradi e da cui si sente forte la discriminazione nei confronti della diversità, intesa in senso lato.

In fondo alla caverna non è scritto in forma narrativa: le frasi sono brevi, non c’è spazio per le figure retoriche, ogni storia viene rappresentata attraverso una scelta ponderata delle parole che sono taglienti, crude e non lasciano spazio all’immaginazione.

Per farvi entrare nel mood del romanzo, riportiamo l‘introduzione alle storie di In fondo alla caverna scritta dallo stesso autore:

Sorie.

Istantanee quotidiane.

Racconti di abbandono, ricerca; eccessi di rabbia.

Realtà ingurgitate, riflesse, sul fondo della caverna.

Sguardi disciplinati, allenati, orientati al basso.

Ombre che si riflettono sulle pareti.

Realtà incerte; crepe.

Percorsi tracciati.

Uno devia, si ritrova solo.

Percentuali basse.

Un altro si adagia, rinuncia, si arena.

Mare in perenne tempesta.

Minori; sonnambuli.

Acrobati.

Vertigini.

Fondo.

Vissuti scomodi.

Adepti, manovalanza.

Aspri costrutti d’illegalità, di inerzia; pigrizia.

Ordini chiari, incisi; incisivi.

Morsi sulla pelle.

Fame.

Sete.

Storie di ragazzi dimenticati.

Cortometraggi: immagini di case, finestre aperte, file di bucato,

strade in salita.

Aroma di caffè.

Storie di quartieri densi e affollati.

Luoghi elettrici.

Mille passi, mille volti; sanpietrini.

Disagio.

Storie di opportunità.

Storie di necessità.

Terreno dismesso.

Scelte facili.

Conseguenze amare, pesanti.

Contrappeso sul “bilancino” del fato.

Lo Stato resta estraneo.

Li incontri per strada, li ascolti, li osservi.

Sguardi duri, muscoli tesi, toni alti, scarpe slacciate.

Presenze scomode.

Vuoti banchi.

Cancelli chiusi.

Li trovi lì, in fondo alla caverna, al buio, privati del sonno.

Spettatori di realtà riflesse.

Incatenati a rocce di necessità.

Qualcuno si alza, arranca, chiede aiuto emerge.

Ci sono ragazzi che di notte non sognano

Ci sono ragazzi che vivono nel fondo della caverna.

 

In fondo alla caverna di Alessandro Perna

In fondo alla caverna di Alessandro Perna

In fondo alla caverna: trama

I personaggi principali del libro In fondo alla caverna provengono da Napoli: alcuni ci sono nati, altri ci sono arrivati e altri ancora ci sono morti, senza aver avuto la possibilità di vivere pienamente la città.

I minori di cui scrive Alessandro Perna non sono stati tutti arrestati ma sono tutti collocati in quel baratro infernale dove non c’è spazio per l’amore e, soprattutto, per quella spensieratezza che si dovrebbe vivere in determinate età della vita.

La storia numero cinque racconta di bullismo e di omossesualità. Siamo in una scuola di Napoli e Mattia, il protagonista, è un ragazzo introverso. Un giorno viene pestato a sangue nel bagno della sua scuola perché durante una gita scolastica fatta in Sicilia, giocando al gioco della bottiglia con i suoi compagni, Mattia aveva mostrato interesse nei confronti di Ciro, dandogli, probabilmente, un bacio.

La disapprovazione dei suoi compagni di classe e di Ciro stesso, per l’accaduto, si palesa attraverso un agguato e relativa aggressione a scuola.

I colpi non accennavano ad arrestarsi, né  a diminuire di intensità.

Il suo corpo era ormai una massa innocua, immobile, lasciata all’ira dei suoi aggressori.

Un senso di nausea lo invase quando avvertì la bocca riempirsi di sangue.

Rannicchiato, provava a proteggersi il volto, non avrebbe sopportato di dover dare spiegazioni ai genitori circa gli eventuali segni.

Era abituato al dolore, quello non visibile, quello occultabile.

Ciro si abbassò la lampo dei jeans e, mentre gli altri tre continuavano a colpirlo

Non era per il dolore fisico, a quello ormai ci era abituato.

Era la quarta aggressione negli ultimi due mesi. La più violenta.

Se l’era meritato, a volte se lo diceva, quando restava da solo chiuso nella sua stanza.

Ciò che emerge dalla storia di Mattia è il bullismo e la non accettazione dell’omosessualità, entrambe viste dalla parte della vittima e da quella del carnefice. Ciò che emerge è un quadro dai tratti cupi, fatto di spietata violenza e solitudine. Lo scrittore pone l’attenzione sulle conseguenze interiori che provoca il non sentirsi accettato nel luogo in cui si vive e da quelli che dovrebbero essere i coetanei a cui legarsi, durante il percorso scolastico e poi, si spera, anche nella vita.

Il racconto di Alessandro Perna evidenzia cosa si prova interiormente nel sentirsi diverso nel preferire un sesso a differenza di un altro, e ancora viene messo in risalto il senso di colpa che cerca di dare una giustificazione ad atti di violenza che non contemplati in un mondo umano fatto di libertà di espressione e di uguaglianza come dovrebbe essere quello in cui viviamo ma che, nonostante la modernità, resta ancorato a modi di pensare atavici e retrogradi.

In fondo alla caverna di Alessandro Perna copertina

In fondo alla caverna copertina

Altre storie, come quella numero quindici, ci raccontano di tossicodipenze e di disagi a cui si cerca di non pensare perché provengono da quel luogo da cui non possiamo sottrarci: quello delle mura domestiche e della famiglia.

Il protagonista della prossima storia è figlio di un cardiochirurgo di Napoli, che vive in una famiglia che gli permette un tenore di vita agiato e che lo porta ad eccedere nell’uso di droghe e di alcol.

Il vortice affascina, il vortice cattura.

La tranquillità del suo andare, le onde, cerchi concentrici, spirali sinuose e in fondo il buio, solo il buio.

Nessuna luce con cui confrontarsi, nessuna immagine riflessa.

C’ero così vicino, potevo quasi toccarlo, l’alcool, i debiti, le donne, l’eroina, e ora…

Mi inietto la sostanza nell’interno coscia.

Che vadano a farsi fottere tutti.

La storia di questo ragazzo, potrebbe ricalcare quella dell’immaginario classico del giovane benestante, che sperpera per vizio e perché ha tutto senza sforzo ma, leggendo la sua storia, il lettore scopre i numerosi tradimenti di una madre assente, un padre che si ritrova costretto in un letto e che aspetta solo la morte come liberazione dalla SLA, male sopraggiunto all’improvviso che lo ha relegato nell’immobilità completa.

Le diciassette storie scritte da Alessandro Perna non pretendono di dare una morale, descrivono nelle viscere quel mondo che, molti di noi apprendono dalle news dei telegiornali e che lasciano il tempo che trovano nella consapevolezza a breve termine che scandisce i problemi altrui rispetto ai nostri, spesso, considerati sempre più tragici rispetto a ciò che accade fuori dal nostro microcosmo.

In fondo alla caverna è come un pugno nello stomaco che ci sveglia per un attimo dal mondo patinato in cui ci trastulliamo e riporta vicende delicate che potrebbero accadere nel vissuto di chiunque.

Se siete incuriositi da quella Napoli che esula dall’immaginario della sfogliatella, della pizza e del mandolino, mostrando un mondo più realistico della città, vi consigliamo la lettura de La città insensibile di Carmine Zamprotta: un’istantanea senza filtri su Napoli.

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