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Avellino: Marilena Ruta incanta il Cimarosa

Marilena Ruta, soprano, oggi era presente al 167esimo anniversario della Polizia di Stato, una manifestazione nata per ricordare l’impegno che quotidianamente le donne e gli uomini della Polizia si assumono nei confronti della comunità.

Marilena Ruta: la cantante lirica

Marilena Ruta

La giovane, durante l’esibizione, ha incantato tutti i presenti, donando un momento intenso grazie alla sua professionalità e bravura.

 

La passione di Cristo di Rivottoli di Serino
giunge alla sua 13esima edizione

La Passione di Cristo organizzata dalla Parrocchia S.Antonio di Padova di Rivottoli di Serino giunge alla sua 13esima edizione. La manifestazione si svolgerà domenica 14 aprile dalle ore 17:30.

La Passione di Cristo di Rivottoli di Serino: il programma

Via Crucis di Rivottoli di Serino

La manifestazione si dividerà in due fasi: la prima dove vi sarà una sfilata dei partecipanti che partirà da Via Fontanelle e terminerà a Piazza Fontanelle e la seconda dove inizierà la Via Crucis che inizia dall’ultima cena di Cristo.

La passione di Cristo di Rivottoli di Serino

La passione di Cristo

La seconda tappa de La passione di Cristo mostra quando Gesù viene condotto da Erode: ecco le parole del Vangelo riportate dal discepolo Luca:

Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato.

La terza tappa de La passione di Cristo è quella di Gesù che viene portato al cospetto di Pilato che chiede alla folla cosa avesse quest’uomo per essere crocifisso e, senza voler approndire le ragioni, decide di flagellare Cristo e mandarlo sulla croce, rilasciando Barabba.

Gesù viene condannato

Ponzio Pilato condanna Gesù alla crocifissione

La quarta tappa della Via Crucis ripercorre il momento in cui Gesù viene caricato sulla croce, dopo essere stato deriso dalla folla e spogliato della porpora.

La quinta tappa ripropone la prima caduta di Gesù per il peso estremo della croce da portare, metafora dei peccati dell’umanità che ha deciso di caricare sulle spalle.

La sesta tappa de La Passione di Cristo rappresenta l’incontro tra Gesù e la madre.

La settima tappa ripercorre il momento in cui Simone di Cirene viene costretto a portare la croce, aiutando Gesù nel tragitto.

Rivottoli di Serino: via Crucis

La passione di Cristo di Rivottoli di Serino

L’ottava tappa ripercorre il momento in cui Gesù incontra le pie donne che si battevano il petto per lui.

La nona tappa rappresenta l’incontro tra Cristo e Veronica, una donna che esce dalla folla per asciugargli il volto madido di sudore.

La decima ed ultima tappa rappresenta la crocifissione di Cristo che mostra la divisione tra la folla dei vestiti di Gesù fino alla sua morte.

Cinema Partenio: boom di presenze per la proiezione de L’amore molesto

L’amore molesto (1995) in versione restaurata e proiettato il 24 marzo, contrariamente alle aspettative, ha registrato un boom di presenze al Cinema Partenio, tanto che c’è stata la necessità, last second, di allestire una sala più grande per poter contenere tutti gli spettatori giunti per la proiezione del lungometraggio.

Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante, che ha anche collaborato alla sceneggiatura della pellicola, ed ha come protagoniste Delia (Anna Bonaiuto), una disegnatrice di fumetti che vive a Bologna e Amalia, donna enigmatica nonché madre di Delia.

L'amore molesto: trailer

Anna Bonaiuto interpreta Delia ne L’amore molesto

L’amore molesto ritrae storie femminili molto diverse tra loro.

Amalia muore in circostanze anomale e indossa solo un reggiseno molto particolare rispetto a quelli che utilizzava. Delia ritorna a Napoli, la sua città natale, per capire cosa sia successo alla madre e si ritrova a ripercorrere il suo passato, i legami familiari interrotti e i ricordi turbolenti, con cui non ha voluto mai fare i conti, lasciando tutto in una sorta di obnubilamento mentale.

Tra le protagoniste femminili c’è anche Napoli, una città caotica, fatta di contraddizioni, di schiamazzi e di un modus vivendi particolare, che riesce a comprendere fino in fondo solo chi ha vissuto nelle sue viscere popolari.

La fotografia del film possiede una fisicità che riesce a comunicare anche senza la necessità di appoggiarsi alla comunicazione verbale.

Oggi con la proiezione de L’Odore del sangue di Mario Martone e la presentazione del libro Cinque Racconti del Sud di Camillo Marino, si conclude la rassegna degli eventi culturali organizzati in occasione del Premio Camillo Marino 2019.

Avellino: il regista Mario Martone riceve il Premio Camillo Marino 2019

Ieri al Cinema Partenio il regista Mario Martone ha ricevuto Il Premio Camillo Marino 2019, un riconoscimento cinematografico alla carriera che viene assegnato ad autori internazionali.

Camillo Marino, critico cinematografico, sceneggiatore e giornalista italiano, è stato il fondatore della rivista Cinemasud che nel 1959 ha dato vita al Festival del Cinema Neorealista insieme a Pier Paolo Pasolini e Giacomo D’Onofrio e del Laceno d’Oro.

Pensieri Periferici Festival del pensiero itinerante, a vent’anni esatti dalla scomparsa di Camillo Marino, ha organizzato una serie d’incontri che permetteranno di conoscere sia il critico cinematografico che Mario Martone.

Il 22 marzo l’incontro del regista con il pubblico e la stampa, la consegna del premio e la proiezione di Capri Revolution (2018), al Cinema Partenio, hanno dato il via agli appuntamenti che proseguiranno fino al 25 marzo.

Mario Martone ha presentato e spiegato i punti chiave di Capri Revolution, il suo modo di fare cinema e alcuni aneddoti sulle riprese del film che è stato girato tra Capri e il Cilento.

Capri Revolution: la locandina

Capri Revolution di Mario Martone

Capri Revolution: la trama

Capri Revolution è un lungometraggio che oscilla tra lo storico e il moderno per trama, scenografia e colonna sonora. Lo spettatore viene catapultato in un altro periodo storico che è scandito dalla musica elettronica di Apparat (Sascha Ring), che compare in alcune scene del film.

Siamo a Capri ed è il 1914. L’isola si divide tra gli abitanti del luogo e una comunità di giovani europei, che vivono all’insegna della spiritualità, del contatto con la natura, della libertà sessuale e dell’espressione artistica in ogni sua singola forma e manifestazione.

Lucia (Marianna Fontana), è una capraia dallo spirito libero e mal sopporta le imposizioni culturali del luogo e della sua famiglia. L’incontro con i ragazzi della comune le apre un mondo diverso, fatto di non costrizioni e, soprattutto, di libertà infatti la giovane donna non impiega molto tempo nel decidere di abbandonare la sua vita, unendosi a loro.

Questa scelta di vita rappresenta per Lucia la possibilità di poter vivere liberamente e senza imposizioni, scoprendo un’indipendenza diversa e più consapevole.  In medio stat virtus e come ogni estremismo, sia esso conservatore o avanguardista, ci sono sempre degli elementi che non possono mai aderire completamente a tutti gli esseri umani nello stesso modo e quindi questa prerogativa condurrà la capraia verso altri luoghi. Per scoprire quali non vi resterà che guardare il film.

Capri Revolution di Mario Martone

Mario Martone

Premio Camillo Marino 2019: prossimi appuntamenti

Sabato 23 marzo

Rasoi (1991) ore 17:00

Noi credevamo (2010) ore 21:00, introdurrà la proiezione Renato Carpentieri.

Domenica 24 marzo

Teatro di guerra (1998) 4 ore 18:00

L’amore molesto (1995) ore 20:30

Lunedì 25 marzo

Il giovane favoloso (2014) ore 15:30

La salita (1997), episodio de I Vesuviani ore 19:45

L’odore del sangue (2004) ore 20:30

Tutte le proiezioni si svolgeranno al Cinema Partenio sala 4 e sono tutte ad ingresso libero.

L’orso ‘nnammurato di Sollo & Gnut è un libro disco di poesie e d’amore in napoletano

L’orso ‘nnammurato è un libro disco di Sollo e Gnut composto da 66 poesie e 14 sono diventate canzoni. Il progetto tra i due artisti nasce per caso: Sollo pubblica sui social L’orso ‘nnamurat, una sua poesia, e Gnut decide di musicarla, trasformandola in Amore ‘o vero, un brano musicale.

Sollo e Gnut provengono da background musicali diversi: il primo dal punk e il secondo dal folk. L’orso ‘nnammurato è il risultato di questa fusione, ben riuscita, che esula dal solito cantautorato e trasmette emozioni non confinate in uno spazio e tempo definiti. Il leitmotiv centrale del loro lavoro è l’amore che viene accompagnato da una chitarra acustica e dal napoletano.

Il libro disco ha come finalità principale l’emozione, per entrambi non è importante la funzionalità commerciale di un testo o di una canzone ma l’impatto emotivo.

Scrivere poesie e cantare d’amore per Sollo e Gnut è un modo per distoglierci da un mondo che sembra orientato principalmente all’odio e alla superficialità in tutte le sue manifestazioni.

L’orso ‘nnammurato è stato pubblicato il 25 gennaio dalla casa editrice Ad Est dell’Equatore.

Gli artisti nei prossimi mesi saranno impegnati nel tour che li condurrà in varie date italiane, ieri si sono esibiti al Godot di Avellino dove hanno incantato, rapito e fatto sorridere il pubblico .

L'orso 'nnammurato di Sollo & Gnut

il cantautore napoletano

L’orso ‘nnammurato: prossime date

Nuova Ferramenta Arci, Lecce: 21 marzo

Zero81, Napoli: 30 marzo

Off, Bologna: 5 aprile

Centro Culturale Vignola 18, Bolzano: 6 aprile

Ohibò, Milano: 17 aprile

Angelo Mai, Roma: 19 aprile

Germi, Milano: 18 aprile

Matuta, Santa Maria Capua Vetere: 31 aprile

Il misantropo di Molière con Giulio Scarpati
al Teatro Gesualdo di Avellino

Il misantropo di Molière in scena al Teatro Gesualdo di Avellino con Giulio Scarpati e Valeria Solarino. L’opera teatrale resta fedele al testo del romanzo ma cambia d’aspetto nei costumi e nelle musiche di scena, diventando un’istantanea moderna e innovativa.

Abbiamo intervistato Giulio Scarpati che ci ha spiegato come un romanzo del ‘600 possa essere ancora attuale in una società che si piega all’apparenza, all’adulazione e agli amori impossibili.

Alceste, personaggio interpretato da Giulio Scarpati, è un uomo che odia l’adulazione e tutti i comportamenti privi di valore che assume l’uomo all’interno della società, per poter essere accettato e vivere nella mondanità.

Prendendo in prestito le parole di Molière de Il misantropo:

Riscontro dovunque solo vili lusinghe, ingiustizia, interesse, scaltrezza, tradimento; non posso contenermi, mi adiro, e mi propongo di mandare all’inferno tutto il genere umano.

Alceste è un uomo che oscilla tra l’insofferenza e il cinismo nei confronti di ciò che vede, eppure a rapire il suo cuore è Celimene (Valeria Solarino), una donna affascinante, intelligente e amante delle lusinghe e di quel mondo tanto disprezzato dall’uomo.

Giulio Scarpati e Valeria Solarino

Giulio Scarpati e Valeria Solarino

Alceste e Celimene sono attratti ciascuno dalla diversità dell’altro ma la loro storia arriva ad un punto di rottura perché per continuare a stare insieme uno dei due dovrebbe privarsi della vita che ama.

Il misantropo è un quadro sociale e umano di oggi, di ieri e di domani e ci dimostra che il tempo trascorre, la società si evolve nell’aspetto, nei costumi ma l’essere umano si scontra inevitabilmente con gli stessi dilemmi di un tempo che, apparentemente, sembrano non esserci più.

L’AXRT Contemporary Gallery di Avellino espone la personale di Max Coppeta

Il 23 febbraio presso l’AXRT  Contemporay Gallery è stata inaugurata l’esposizione The invisible cities di Max Coppeta, noto artista contemporaneo, che durerà fino al 15 marzo. L’evento è stato accompagnato dalla perfomance surreale dell’attrice Margherita Peluso.

Lo spettatore viene condotto in un mondo immaginario dove l’unico punto di riferimento, che ha con il reale, è rappresentato dall’esistenza materiale delle opere d’arte. Non ci sono strade maestre per poter decodificare e dare un significato a ciò che Max Coppeta crea: l’artista vuole che sia il singolo a dare un proprio senso e una spiegazione a ciò che vede.

Margherita Peluso e Max Coppeta

Margherita Peluso e Max Coppeta

Gli strumenti e i codici interpretativi sono molteplici: è soltanto attraverso l’emozione di ciascuno che potrà rendersi palese il significato intrinseco e la meta di questo viaggio.

Ciascuno di noi possiede, all’interno del proprio microcosmo e del proprio bagaglio emozionale, varie città invisibili che rappresentano dei non luoghi, in cui tutto ciò che vediamo e che sentiamo può rappresentare il contrario di ciò che percepiamo.

Per dirla con le parole di Italo Calvino tratte da Le città invisibili, romanzo a cui Max Coppeta s’ispira per la sua mostra:

D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.

La personale dell’artista si muove attraverso l’arte cinetica, forma espressiva nata nei primo ‘900, che predilige immagini geometriche attraverso cui si può dare un’illusione di movimento virtuale o può impiegare un dinamismo reale, avvalendosi di strumenti meccanici e tecnologici.

L’arte cinetica si discosta dall’ideale di arte catartica perché ciascuna opera ha come intento quello di distaccarsi dall’immaginario collettivo, prediligendo la lettura intima e particolare legata alle emozioni e alla decodificazione soggettiva.

the invisible cities

the invisible cities

Max Coppeta: biografia

Max Coppeta nasce a Sarno nel 1980, nel 2002 si laurea in Scenografia all’Accademia di Belle Arti a Napoli con una tesi sul teatro multimediale. Lo stesso anno ottiene una borsa di studio dall’Istituto Superiore di Design di Torino.

Nel 2006 si specializza in arti Visive e spettacolo all’Accademia di Belle Arti a Napoli. L’artista nutre una vera e propria passione per i linguaggi multimediali che cerca di approfondire e portare all’interno delle sue creazioni.

Nel 2012 nasce Piogge sintetiche, un percorso visionario in cui utilizza prodotti chimici e tossici per raccontare i misteri della natura.

Nel 2018 alla Reggia di Caserta espone Flow, una vistosa installazione composta da 13 archi bianchi, infatti appartiene al ciclo di Piogge sintetiche, che richiamano alle  12 costole. La tredicesima rappresenta il tratto distintivo di Max Coppeta.

Il 2019 si apre con The invisible cities che rappresenta un vero e proprio percorso cinetico che si fonde con diverse forme d’arte: suono, teatro e luci.

L’inaugurazione della mostra di Max Coppeta che si è svolta all’Axrt Gallery è stata accompagnata dalla performance di Margherita Peluso che ha accompagnato il pubblico nell’esplorazione di “The insible cities”.

Margherita Peluso accompagna il pubblico nell’esplorazione di
“The invisible cities” di Max Coppeta

The invisible cities di Max Coppeta è una mostra che si muove per tappe astratte e percorsi immaginari, in cui lo spettatore ha come unica chiave di lettura le emozioni che le opere riescono a trasmettergli.

Margherita Peluso, nota attrice internazionale, ha indossato i panni di spirito guida tra le città invisibili di Max Coppeta. La performer, come una sorta di Virgilio dantesco, si è mossa attraverso le opere, cercando di essere un tramite surreale tra le installazioni e gli spettatori.

Durante l’esibizione dell’attrice l’osservatore è stato avvolto e travolto da una molteplicità di linguaggi, codici interpretativi e varie forme d’arte e di espressione.

La prima forma di comunicazione si ha attraverso l’esserci delle installazioni di Max Coppeta. Il secondo elemento è dato dal suono: dalla musica che ha accompagnato l’attrice e da una voce che leggeva dei passi de Le città invisibili, romanzo di Italo Calvino. Il terzo elemento comunicativo è rappresentato dalla performance e dall’interpretazione brechtiana di Margerita Peluso, che intrattiene e catalizza l’attenzione dello spettatore senza mai entrare in una forma di comunicazione catartica con lui.

Quarto e ultimo elemento, non meno importante degli altri, è rappresentato dal moto interiore di ciascuno spettatore: ognuno decide d’interpretare lo spettacolo e le opere, affidandosi al proprio singolare modo di sentire e alle emozioni che ne scaturiscono.

Margherita Peluso

Margherita Peluso

Il titolo della mostra è un chiaro riferimento a Le città invisibili di Italo Calvino perché per Coppeta esiste una stretta connessione tra letteratura combinatoria e arte cinetica. Entrambe queste forme di comunicazione si muovono attraverso la metamorfosi concettuale, sul dinamismo dei linguaggi e sul movimento che cambia spesso prospettiva e decodificazione.

Per spiegare al meglio il senso e il legame che intercorre tra The invisible cities e Le città invisibili di Calvino, prendiamo in prestito le parole del noto scrittore tratte dal romanzo sopracitato:

L’uomo cammina per giornate tra gli alberi e le pietre. Raramente l’occhio si ferma su una cosa, ed è quando l’ha riconosciuta per il segno d’un’altra cosa: un’impronta sulla sabbia indica il passaggio della tigre, un pantano annuncia una vena d’acqua, il fiore dell’ibisco la fine dell’inverno. Tutto il resto è muto e interscambiabile; alberi e pietre sono soltanto ciò che sono.

L’occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose

Lo sguardo percorre le vie come pagine scritte: la città dice tutto quello che devi pensare, ti fa ripetere il suo discorso, e mentre credi di visitare Tamara non fai che registrare i nomi con cui essa definisce se stessa e tutte le sue parti.

AXRT

AXRT

La personale di Max Coppeta è stata inaugurata lo scorso 23 febbraio presso l’AXRT Comtemporary Gallery di Avellino e rimarrà esposta fino al 15 marzo.

Silvana Grano presenta Nodi, il suo ultimo romanzo

Silvana Grano presenta Nodi (2018), il suo terzo romanzo, rivelandoci alcune caratteristiche dei personaggi presenti nel libro. Dalla lettura di On writing di Stephen King, che parla d’instantanee fatte di ricordi d’infanzia e di esperienze che spesso riguardano il suo lavoro, nasce l’incipit per la realizzazione del romanzo.

Nodi si compone di storie di vita molto diversificate tra loro eppure legate ad uno stesso filo conduttore: il sentire umano percepito attraverso diverse tonalità.

Per rendere meglio il senso di ciò che abbiamo detto, prendiamo in prestito le parole di Silvana Grano:

Tutti noi abbiamo storie sepolte nella memoria e a volte bastano un odore, una parola, un suono, una voce, un’immagine, un’emozione per richiamarle al cuore e farle riemergere alla coscienza.

La scrittura del romanzo è diretta, le storie vengono mostrate per come sono e senza fronzoli perché la vita non è fatta di metafore o di elementi da leggere tra le righe. La particolarità del libro è quella di riuscire a raccontare le paure dell’essere umano e, contemporaneamente, a far riflettere il lettore su tematiche delicate e complesse come l’eutanasia, la ludopatia e la cecità.

Lo spazio che intercorre tra la fine e l’inizio di ogni capitolo è occupato da citazioni di grandi autori come Jorge Louis Borger o Emil Cioran che, oltre ad essere una pausa di riflessione per il lettore, è un modo di rivelarsi più diretto di Silvana Grano.

Nodi rappresenta un inno alla vita e alla speranza perché i diversi protagonisti del romanzo c’insegnano che, forse, il significato della parola difficoltà è solo un punto di vista soggettivo: ciò che per alcuni può rappresentare un limite, per qualcun altro è una forma sentire più profonda.

Nodi di Silvana Grano

Nodi di Silvana Grano

Nodi: la trama

Protagonista del romanzo è Stefania Grassi, pediatra andata in pensione, che si ritrova a fare i conti con la stasi lavorativa e il conseguente cambiamento della sua vita e del suo ruolo sociale. La vita da pensionata le appare priva di senso e la deprime, per paura di sprofondare nei  meandri della crisi di mezza età e nel commiserare il futuro che le si prospetta, la donna decide di attuare una rielaborazione diversa e dinamica del suo passato.

In che modo? Stefania decide di telefonare ad alcuni dei suoi ex pazienti per vedere, a distanza di trent’anni, dove li ha condotti la loro esistenza.

Quello che scoprirà e imparerà Silvana lo potrete sapere solo leggendo Nodi.

presentazione nodi

presentazione del romanzo Nodi

La presentazione del romanzo si è svolta ad Avellino presso la Sede dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri ed è stata moderata dal dott. Gianpaolo Palumbo, dal Presidente dell’Ordine Francesco Sellitto, dal dott.Lorenzo Savignano e dal dott. Giuseppe Rosato.

Avellino:
live dei Massimo Volume al Teatro Partenio

I Massimo Volume, storica band italiana degli anni ’90, dopo Aspettando i barbari (2013) e sei anni di attesa, incidono Il nuotatore. L’album è uscito l’1 febbraio per 42 Records.

La band inizierà il tour il 20 febbraio a Bologna, la loro città, e proseguirà a Roma, Pisa, Milano, Torino fino ad arrivare ad Avellino il 25 marzo al Teatro Partenio.

Il nuotatore, per chi già conosce i Massimo Volume, resta fedele alla linea musicale che li caratterizza da sempre. Il sound non è contaminato da elementi elettronici come lo è in Sorge (2016), progetto musicale di Emidio Clementi e Marco Caldera.

Massimo Volume tour

Massimo Volume tour

I testi de Il nuotatore raccontano di storie di vita, di viaggi intimi, d’inquietudine e di disillusione.

Il tema ricorrente nell’album è l’acqua, percepita come un elemento indomabile e fluttuante. L’acqua può avere diversi ritmi, può rappresentare un limbo di calma apparente che culla le paure e che c’inganna, assalendoci alle spalle ma, allo stesso tempo, può travolgerci con veemenza, rompendo i falsi schemi di una vita tutt’altro che ordinata. Il nuotatore rappresenta ognuno di noi, fluttuante quotidianamente tra le immagini del presente e del passato. Come individui pensanti riusciamo a definire il traguardo da raggiungere ma la nostra vita, le nostre indecisioni, le nostre paure rendono confuso, labile e talvolta amaro il punto di arrivo.

I Massimo Volume hanno la capacità di graffiare l’anima attraverso i testi, le schitarrate e le brevi pause che fungono da incisione interiore per l’ascoltatore attento.

Amica prudenza: testo

Per farvi entrare nel migliore dei modi nel mood dei Massimo Volume, vi riportiamo il testo di Amica prudenza, presente nel disco Il nuotatore.

Amica prudenza

Sorella dimessa

Tienimi lontano

Dai posti bui

E dalla luce che acceca

Amica prudenza

Avevo dodici anni

E una lunga treccia

Conoscevo la vita dei santi

Non la loro folle incoscienza

 

E ho imparato a naufragare

Senza perdermi nel mare

E ho scoperto che può annegare

Anche chi rinuncia a navigare

 

Amica prudenza

Sorella dimessa

Proteggimi dal rischio

E dalla mia bellezza

Amica prudenza

Compagna modesta

Coprimi bene le spalle

Dal freddo

La sera

 

E ho imparato a naufragare

Senza perdermi nel mare

E ho scoperto che si può annegare

Anche senza navigare

Il concerto dei Massimo Volume è stato organizzato dal Tilt.

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