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Consorzio Tutela Nebbioli: scoprendo i vini dell’Alto Piemonte

Il Consorzio Tutela Nebbioli dell’Alto Piemonte dal 1999 valorizza e promuove i vini delle province di Biella, Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola, diffondendo le due Docg (Gattinara e Ghemme) e le 8 Doc (Boca, Bramaterra, Colline Novaresi, Coste della Sesia, Fara, Lessona, Sizzano e Valli Ossolane.

Le aziende che aderiscono al Consorzio Tutela Nebbioli rappresentano la quasi totalità della produzione, in cui sono presenti aziende di antichissima tradizione locale e altre realtà più recenti.

In occasione dell’evento Taste Alto Piemonte, organizzato da Ais Piemonte e Ais Campania, è stato possibile conoscere 20 produttori della zona e capire il perché questi vini siano diventati sempre più importanti  sia nel panorama nazionale che internazionale.

L’Alto Piemonte prima del Dopoguerra era un fittissimo vigneto che si è ridotto via via per l’industrializzazione. Il territorio ha una conformazione collinare che da sempre lo rende perfetto per la viticoltura soprattutto per le condizioni dovute al microclima.

Il Monte Rosa, infatti, protegge questi territori dai venti freddi del Nord mentre durante le stagioni più calde i venti freschi dei ghiacciai e delle valli portano ventilazione e frescura notturna. Oltre ad avvalersi di un’ottimale posizione dovuta a fattori naturali e di terroir, ciò che caratterizza i vini di questo territorio è una cultura storica e un’attenzione radicata che tende alla salvaguardia e alla valorizzazione dei viticoltori di ciascun territorio.

Alto Piemonte

Alla scoperta dei vini dell’Alto Piemonte

I vini si caratterizzano per la loro complessità olfattiva, per la loro eleganza organolettica ma soprattutto per essere diversi nelle loro caratteristiche. Non si troverà o assaggerà mai un Nebbiolo che ne ricorda un altro e ciò è dovuto all’amore e alla dedizione di ciascun viticoltore che preserva le naturali ed intrinseche caratteristiche del proprio terroir, facendone un vanto perché ciò che è importante è l’unicità e la diversità non l’omologazione ed è questo il vero segreto che ha condotto questo territorio a ricavarsi una posizione speciale e privilegiata all’interno di un mondo in cui troppo spesso si pensa alla standardizzazione del gusto finalizzata alla vendita, a discapito della materia prima.

Ciò che affascina di ciascuna cantina e di ciascun produttore è l’amore per il territorio e l’orgoglio con cui si descrivono i propri prodotti perché c’è la consapevolezza di lavorare una materia viva, mantenendola fedele alla propria natura, anche quando si decide di sperimentare, offrendo al cliente una versione rosata di Nebbiolo spumantizzato.

I vini affascinano per la loro intensità, per i loro profumi e per la propria personalità. La loro eleganza è caratterizzata da una particolarità avvolgente.

Parlando con ciascun produttore Consorzio Tutela Nebbioli dell’Alto Piemonte si comprende parte di una storia, di un terreno, di una vigna e si riesce ad apprezzare maggiormente il prodotto finito.

Consorzio Tutela Nebbioli dell'Alto Piemonte

Consorzio Tutela Nebbioli dell’Alto Piemonte

Consorzio Tutela Nebbioli: curiosità sulle dominazioni

Per poter comprendere meglio ciò che abbiamo detto, è necessario fare una breve descrizione delle denominazioni che caratterizzano questo territorio.

Boca: è un vino dalle origini molto antiche, sono numerose le testimonianze di cui si parla di forniture di Boca alle armate spagnole che dal Piemonte si spostavano per occupare la Lombardia. La natura dei terreni è particolare perché permette ottime condizioni ambientali sia per il Nebbiolo ma anche per la Bonarda novarese e la Vespolina.

Bramaterra: viene prodotto nel territorio di 7 paesi della zona collinare sopra le Baragge, protetta dal Monte Rosa. La sua origine deriva dall’affrancamento dei servi della gleba che si stabilirono lungo questo territorio, iniziando a coltivare la vite.

Colline Novaresi: la denominazione è stata riconosciuta nel 1994. L’area di produzione comprende le colline tra il fiume Sesia e Ticino, dove la coltivazione è presente dall’epoca preromana.

Coste della Sesia: la Doc è stata nel 1996 e viene prodotta sulle colline che si affacciano tra la Dora Baltea e il fiume Sesia, tra i paesaggi naturali più belli e di valore.

Fara: molto apprezzato in età medievale dagli abati, che si dedicavano alla sua coltura non solo per fini liturgici ma per assicurarsi una rendita indispensabile per il sostentamento della comunità ecclesiastica.

Gattinara: vino dalle origini antiche, i cui vigneti furono impiantati dai romani nel II secolo a.C. Il Cardinale Mercurino Arborio, marchese di Gattinara e Cancelliere di Carlo V, lo presentò alla Corte del Re di Spagna, facendolo conoscere alla nobiltà europea. La Docg è stata riconosciuta nel 1990.

Ghemme: storico vino del Piemonte la cui origine risale al IV-V millennio a.C. Si narra che in epoca romana, tanto copiosa fosse la produzione che la città di Agamium, oggi Ghemme, avesse come simbolo un grappolo d’uva e un mazzo di spighe di grano.

Lessona: con questo vino Quintino Sella brindò al primo governo dell’Italia unita. Nel 1976 è diventata Doc.

Sizzano: vino con profonde radici storiche, molto amato da Camillo Benso Conte di Cavour che paragonò il suo bouquet floreale a quello della Borgogna. Riconosciuto Doc nel 1969.

Valli Ossolane: La presenza del Prunent (Nebbiolo) in Ossola è accertata da più di 700 anni.

 

Verticale di Barolo Borgogno all’Enoteca Scagliola

L’Enoteca Scagliola in collaborazione con AIS Napoli propone una mini verticale dedicata a quattro annate storiche del Barolo Borgogno.

Ciò che si prospetta per i degustatori che intenderanno partecipare all’evento è un viaggio temporale a ritroso: partendo da un Barolo Borgogno del 2015, si proseguirà con un Borgogno Riserva 2003 e ancora con un Barolo 1998  per giungere a conclusione con un Barolo Borgogno Riserva 1967.

L’Azienda Borgogno è tra le più prestigiose del territorio e ciascun vino verrà presentato direttamente dal patron Andrea Farinetti.

Per quanto riguarda la degustazione tecnica sarà a cura di Franco De Luca, AIS Napoli.

Vini Borgogno: mini verticale

L’azienda Borgogno in collaborazione con l’Ais

L’evento è previsto, previa prenotazione, per il 17 febbraio alle ore 20:30 all’Enoteca Scagliola in via San Pietro a Majella n.15.

Il costo della degustazione è di euro 100,00 mentre per i Soci Ais è di euro 90,00.

Per info e prenotazioni contattare i seguenti numeri: 081 459696 o 334 9698115.

I posti sono limitati.

Barolo Borgogno

Verticale Borgogno a Napoli

Cantina Borgogno: storia

Bartolomeo Borgogno fonda la cantina nel 1761. Nel 1861 Il Barolo Borgogno sigilla il patto al pranzo celebrativo per l’Unità d’Italia mentre nel 1908 il Barolo Borgogno viene servito a Nicola II Romanov, Zar di tutte le Russie, in visita ufficiale al Castello di Racconigi nel 1908.

Nel 1920 Cesare Borgogno assume la direzione della cantina, iniziando ad esportare i vini all’estero: in Europa, in Argentina e negli Stati Uniti. Oltre ad aprire le porte commerciali verso nuovi orizzonti, il produttore vitivinicolo ha un’intuizione geniale: conservare metà della produzione di Barolo Riserva per venderla venti anni dopo.

Nel 1955 l’Institute des Appellations d’Origines francese intenta causa all’imprenditore con l’accusa di aver chiamato la sua azienda e di aver copiato il nome alla regione di Borgogna e nel 1967 l’azienda modifica il nome con quello di Giacomo Borgogno & Figli.

Nel 1968 muore Cesare Borgogno e la conduzione dell’azienda passa nelle mani del nipote Franco Boschis. Una bottiglia di Barolo Borgogno del 1886 venduta all’asta nel 1972 raggiunge un prezzo di 530mila lire, cifra stratosferica per quei tempi.

Giorgio e Cesare Boschis, figli di Franco entrano a far parte dell’azienda nel 1984.

Nel 2008 la famiglia Farinetti acquista l’azienda Borgogno e, lo stesso anno, Andrea Farinetti assume la conduzione dell’azienda nel 2010.

Nel 2013 Andrea Farinetti ricomincia ad utilizzare esclusivamente il cemento per la fermentazione dei vini e nel 2015, l’imprenditore ed enologo apre le porte alla coltivazione biologica, acquistaqndo tre ettari che saranno dedicati esclusivamente per la produzione di Timorasso (vitigno a bacca bianca autoctono) che generalmente è caratterizzato da una resa limitata ma di eccellente qualità.

Non vi resta che conoscere attraverso le papille gustative la storia di un’azienda e di un prodotto che hanno fatto la storia!

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