classici italiani

5 drink per 5 classici della letteratura italiana

Insieme a Michelangelo Bruno, bartender de Il Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda, abbiamo abbinato 5 drink a 5 classici della letteratura italiana.

Alcuni dei libri scelti non sono dei veri e propri classici perché non sono molto datati alcuni e non sono romanzi altri. Ciò che ci ha condotti a questa scelta è il contenuto di alcuni testi che nonostante non vengano reputati classici della letteratura abbiamo deciso di menzionare per diverse ragioni. La prima è perché vale la pena leggerli per il loro messaggio che, a nostro avviso, resterà intramontabile.

Michelangelo Bruno: video

Michelangelo Bruno ci spiega brevemente alcune tappe storiche che hanno dato vita alla miscelazione

In questa selezione di 5 drink per 5 classici della letteratura italiana abbiamo scardinato, per alcuni libri menzionati, ciò che generalmente si intende per classico della letteratura. Nella lista, infatti, compaiono romanzi che sono annoverati tra i classici della letteratura italiana e altri che per i canoni temporali non lo sono mentre altri ancora non potrebbero rientrare perché non sono romanzi ma di letterario hanno il messaggio intrinseco, l’argomento e il sentire umano.

Ecco cosa è venuto fuori!

5 drink per 5 classici della letteratura italiana: gli abbinamenti

Cocktail e cultura al Castello D'Aquino caffè letterario Grottaminarda

Abbiamo abbinato insieme a Michelangelo Bruno 5 drink a 5 cocktail della letteratura italiana

1. Per lettere contro la guerra di Tiziano Terzani un Ti’ Punch

5 drink per 5 classici della letteratura italiana

Un Ti’ Punch per lettere contro la guerra di Tiziano Terzani

Lettere contro la guerra (2002) di Tiziano Terzani non è un romanzo ma una raccolta di lettere scritte in occasione dell’attentato dell’11 settembre 2001. In quest’occasione sono stati molti gli intellettuali, tra cui Oriana Fallaci, che hanno fomentato l’odio verso l’Oriente, verso l’Afghanistan e verso i mussulmani.

Vi riportiamo uno stralcio della lettera che la giornalista scrisse, all’epoca dell’accaduto, quando viveva a Manhattan e che fu pubblicata sul Corriere.

Mi chiedi di rompere almeno stavolta il silenzio che ho scelto, che da anni mi impongo per non mischiarmi alle cicale. E lo faccio. Perché ho saputo che anche in Italia alcuni gioiscono come l’altra sera alla Tv gioivano i palestinesi di Gaza. “Vittoria! Vittoria!”. Uomini, donne, bambini. Ammesso che chi fa una cosa simile possa essere definito unomo, donna, bambino. Ho saputo che alcune alcune cicale di lusso, politici o cosiddetti politici, intellettuali o cosiddetti intellettuali, nonché altri individui che non meritano qualifica di cittadini, si comportano sostanzialmente nello stesso modo. Dicono:”Bene. Agli Americani gli sta bene”. E sono razionale.

Una rabbia che elimina ogni distacco, ogni indulgenza. Che mi ordina di rispondergli e anzitutto di sputargli addosso. Io gli sputo addosso.

Arrabbiata come me, la poetessa afro-americana Maya Angelou ieri ha ruggito:”Be angry. I’s good to be angry, it’s healthy. Siate arrabbiati. Fa bene essere arrabbiati. È sano”. E se a me fa bene io non lo so. Però so che non farà bene a loro, intendo dire a chi ammira gli Usama Bin Laden, a chi gli esprime comprensione o simpatia o solidarietà. Hai acceso un detonatore che da troppo tempo ha voglia di scoppiare, con la tua richiesta. Vedrai. Mi chiedi anche di raccontare come l’ho vissuta io, quest’Apocalisse.

Lettere contro la guerra: il libro

Tiziano Terzani pubblica una raccolta di lettere scritte dopo l’attacco alle Torri Gemelle

A questa lettera Tiziano Terzani risponde a Oriana Fallaci, all’interno di Lettere contro la guerra, dedicandole la lettera da Firenze, di cui vi riportiamo un breve stralgio:

Ti scrivo – e pubblicamente per questo- per non far sentire troppo soli quei lettori che forse, come me, sono rimasti sbigottiti dalle tue invettive, quasi come dal crollo delle due Torri. Là morivano migliaia di persone, e con loro il nostro senso di sicurezza; nelle tue parole sembra morire il meglio della testa umana, la ragione; il meglio del cuore, la compassione.

Il tu sfogo mi ha colpito, ferito e mi ha fatto pensare a Karl Kraus. ” Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia”, scrisse, disperato del fatto che, dinanzi all’indicibile orrore della prima guerra mondiale, alla gente non si fosse paralizzata la lingua. Al contrario, gli si era sciolta, creando tutto attorno un assurdo e confondente chiacchierio. Tacere per Kraus significava riprendere fiato, cercare le parole giuste, riflettere prima di esprimersi.

Pensare quel che pensi e scriverlo è un tuo diritto. Il problema è però che, grazie alla tua notorietà, la tua brillante lezione di intolleranza arriva ora anche nelle scuole, influenza tanti giovani, e questo mi inquieta.

E tu, Oriana, mettendoti al primo posto di questa crociata contro tutti quelli che non sono come te o che ti sono antipatici, credi davvero di offrirci salvezza?La salvezza  non è nella tua rabbia accalorata, né nella calcolata campagna militare chiamata, tanto per rendercela più accettabile, “Libertà duratura”. O tu pensi davvero che la violenza sia il miglior modo per sconfiggere la violenza? Da che mondo è mondo non c’è stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre. Non lo sarà nemmen questa.

Tiziano Terzani attraverso la pubblicazione di Lettere contro la guerra offre un’analisi lucida in cui dimostra che l’odio genera solo altro odio che, alla fine dei conti, non conduce a nulla di costruttivo perché la comprensione intrinseca di una strage come quella dell’attacco alle Torri Gemelle dovrebbe suscitare tutt’altro: dovrebbe scuotere le coscienze e far capire che usare la stessa moneta non paga mai.

Abbiamo deciso di associare a questo libro il Ti’Punch perché è un drink sincero, non ha copertura aromatica e si compone di uno sciroppo di zucchero integrale di canna, alcuni pezzi tagliati grossolanamente di lime e di distillati di canna da zucchero che hanno una gradazione alcolica compresa tra i 50° e i 60°. Dunque questo è un drink che non ammalia ma si palesa per ciò che è e che mostra tutta la storia che esiste nel mondo della miscelazione perché si annovera tra i Punch, considerato tra i padri della miscelazione.

Il Ti’Punch si compone di scrioppo integrale di canna che rappresenta l’alter ego della sua componente grezza: un distillato non di melassa ma dicanna da zucchero, Rum Agrocole, per intenderci.

Al pari di Lettere contro la guerra, il Ti’ Punch è una bevuta sincera così come lo è il contenuto del libro e della penna del giornalista in generale.

2. Per il nome della rosa di Umberto Eco un Mojito

5 drink per 5 classici della letteratura italiana

Quale drink rappresenta il nome della rosa? Per noi un Mojito

Il nome della rosa (1980) di Umberto Eco è un romanzo storico con una forte impronta che ci riporta al genere dei gialli. Il romanzo trova l’espediente di un manoscritto ritrovato, per raccontare la storia di Guglielmo da Baskerville e Adso da Melk, due francescani, che si ritrovano a dover risolvere misteriosi delitti all’interno di una cinta abbaziale.

Giunto al finire della mia vita di peccatore, mentre canuto senesco come il mondo, nell’attesa di perdermi nell’abisso senza fondo della divinità silenziosa e deserta, partecipando della luce inconversevole delle intelligenze angeliche, trattenuto ormai col mio corpo greve e malato in questa cella del caro monastero di Melk, mi accingo a lasciare su questo vello testimonianza degli eventi mirabili e tremendi a cui giventù mi accadde di assistere, ripetendo quanto vidi e udii, senza azzardarmi a trarne un disegno, come a lasciare a coloro che verranno (se l’Anticristo non li precederà) segni di segni, perché su di essi si eserciti la preghiera della decifrazione.

Il nome della rosa, in breve, è un libro impegnativo perché pregno di riferimenti storici, teologici e filosofici. I protagonisti presenti nel romanzo vengono descritti e approfonditi in modo minuzioso.

A questo classico della letteratura italiana abbiamo attribuito  il Punch che rappresenta la fase antecedente a ciò che conosciamo del mondo della miscelazione. Questa scelta, infatti, non rappresenta quella vera e propria di un drink ma uno stile di bevuta. Il Punch si compone di una parte acida, una parte dole, una parte forte, una parte di diluizione e di una nota speziata. Il Mojito, ad esempio, è la eco più evidente del Punch.

Abbiamo deciso di accostare un caposaldo letterario e storico con un elemento altrettanto importante della storia della mixology perché l’idea è quella di omaggiare degli elementi fondamentali, ciscuno, per il proprio ambito di appartenenza.

A voi la scelta!

3. Per Diario di Letizia Battaglia un Americano

per Diario di Letizia Battaglia un Americano

Abbiamo abbinato un Americano al libro della nota fotografa

Diario (2014) di Letizia Battaglia non è un vero e proprio classico della letteratura italiana perché è un diario illustrato che riguarda la mafia degli anni ’80. Le fotografie che documentano le guerre della mafia sono esposte nei musei di tutta Europa. Quello che da sempre anima la fotografa, oggi ottantenne, è un senso di giustizia e di verità.

Le fotografie sono accompagnate da testi scritti che raccontano la storia lavorativa di una fotoreporter e la storia intima di una donna, che attraverso la sua sensibilità e il suo occhio ci trasmettono molto di più di uno sguardo oggettivo sul mondo e sul suo lato nero che lo compone.

L’intento di Letizia Battaglia è quello di consegnare alla società il suo monito e il suo augurio: quello di un mondo meno ingiusto e meno cupo di quello che abbiamo.

A Diario abbiamo associato un Americano perché è un drink completamente italiano benché il nome possa far pensare ad un’altra matrice. È una bevuta semplice ma ha fatto scuola così come i personaggi che si sono contrapposti al mondo mafioso, denunciandolo attraverso il proprio lavoro.

4. Per Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello un French 75

5 drink per 5 classici della letteratura italiana

Per il romanzo di Luigi Pirandello un French 75

Uno, nessuno e centomila (1926) è una delle opere maggiori di Luigi Pirandello, la cui stesura ha tenuto impegnato lo scrittore per 15 anni prima della sua pubblicazione. Il romanzo lo possiamo annoverare nella branca dei romanzi umoristici anche se i temi fondamentali sono tutt’altro. Protagonisti delle pagine, infatti, sono: la follia e le maschere, simbolismi cari allo scrittore.

Uno, nessuno e centomila è un romanzo che è e resterà sempre contemporaneo perché affronta e scandaglia la fragilità e le diverse facce dell’essere umano e della singola persona.

Avrei potuto, è vero, consolarmi con la riflessione che, alla fin fine, era ovvio e comune il mio caso, il quale provava ancora una volta un fatto risaputissimo, cioè che notiamo facilmente i difetti altrui e non ci accorgiamo dei nostri. Ma il primo germe del male aveva cominciato a metter radice nel mio spirito e non potei consolarmi con questa riflessione.

Ma si fissò invece il pensiero ch’io non ero per gli altri quel che finora, dentro di me, m’ero figurato d’essere.

Uno, nessuno e centomila ci scava dentro, palesando le diverse modulazioni comportamentali e caratteriali che assumiamo in base alle persone con cui ci rapportiamo.Ad esempio, l’immagine che diamo ad una persona in particolare sarà diversa da quella che un altro avrà di noi perché ciò che circonda la nostra esistenza è una summa di varie sfaccettature e tratti caratteriali che noi abbiamo mostrato a quella persona e non ad un’altra.

Molto falsata è soprattutto quella che noi ci siamo costruiti e che abbiamo di noi. Ciascuno di noi, dunque, può considerarsi Uno, nessuno e centomila perché possiamo essere tutto ciò che vogliamo e che probabilmente non siamo.

A questo romanzo abbiamo attribuito un French 75 perché è un cocktail che è difficilmente catalogabile in una categoria di drink perché non è canonicamente un Sour ma è arricchito dallo Champagne. Ciò lo fa esulare dalla sua categoria.

In breve, il French 75 può essere tutto di qualsiasi cosa, malleabile e adattabile a qualsiasi esigenza ma con quel quid in più rispetto ad altre bevute.

5. Per lettere a un bambino mai nato di Oriana Fallaci un Vieux Carré

5 drink per 5 classici della letteratura italiana

Un drink forte per un libro attrettanto crudo e sinceramente vero

Siamo giunti al quinto abbinamento di 5 drink per 5 classici della letteratura italiana.

Lettere a un bambino mai nato (1975) è un romanzo che esula dalle altre opere letterarie di Oriana Fallaci perché è un libro che affronta la difficoltà di non essere madre, essendone consapevoli e scegliendo tale percorso. Tra le pagine e la penna della storica giornalista si evince, nonostante la forza e la fermezza delle sue scelte, la fragilità umana che trapela dalla paura del rimpianto: la scelta di non diventare madre a prescindere dalle aspettative della società.

Stanotte ho saputo che c’eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d’un tratto, in quel buio, s’è acceso un lampo di certezza: sì, c’eri. Esistevi. È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore. E quando ha ripreso a battere con tonfi sordi, cannonate di sbalordimento, mi sono accorta di precipitare in un pozzo dove tutto era incerto e terrorizzante. Ora eccomiqui, chiusa a chiave dentro una paura che mi bagna il volto, i capelli, i pensieri. E in essa mi perdo.

Cerca di capire: non è paura degli altri. Io non mi curo degli altri. Non è paura di Dio. Io non credo in Dio. Non è paura del dolore. Io non temo il dolore. È paura di te, del caso che ti ha strappato al nulla, per agganciarti al mio ventre. Non sono mai stata pronta ad accoglierti, anche se ti ho molto aspettato.

Mi son sempre posta l’atroce domanda: e se nascere non ti piacesse? E se un giorno tu me lo rimproverassi gridando “Chi ti ha chiesto di mettermi al mondo, perché mi ci hai messo, perché?”

La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno, e i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi che si pagano un prezzo crudele.

Nonostante Oriana Fallaci sia una donna piena di tempra e di raziocinio, in quest’opera per quanto possibile perché scritta di suo pugno, si evince un essere umano e un’anima pari a tutte le altre. In questo romanzo la giornalista è in primis una donna che si interroga e spiega un avvenimento importante della sua vita: l’aborto spontaneo che ebbe.

Abbiamo associato a Lettere a un bambino mai nato un Vieux Carré perché è un drink molto forte che si compone prevalentemente di Cognac, e Whiskey e Vermut rosso. Si può definire una bevuta stutturata, secca e strong dal punto di vista alcolico che consente, per chi se la sente, un massimo di due bevute.

Al pari di Lettere a un bambino mai nato che è un libro intio, lucido, razioale ma che lascia una sensazione cupa e che riesce a trasmttere la ferma e netta decisione di una donna che ha deciso di non seguire i classici dettami di una società cui molte donne si piegan, a dispetto di un istinto materno che non è universalmente valido per tutte.

Se siete interessati ad altri abbinamenti che abbiamo pensato insieme al Castello D’Aquino caffè letterario di Grottaminarda, ecco 5 drink per 5 cocktail della letteratura internazionale.

Buona lettura e scoperta!

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