Sergio Nocera della compagnia SulReale scrive una poesia per la popolazione di Ariano Irpino

Sergio Nocera è di Gesualdo ma lavora, come direttore palco e attore, all’interno della compagnia SulReale di Ariano Irpino, la cittadina più colpita dal Covid-19 in Irpinia, definita da molti la Codogno del Mezzogiorno.

I giorni di quarantena hanno permesso a molti di riflettere sulla pandemia, sulle nostre vite sospese e qualcuno, purtroppo, ha visto persone care morire a causa del virus.

Sergio Nocera si occupa di teatro e, per le circostanze note a tutti, ha dovuto bloccare le sue attività culturali e d’intrattenimento che si svolgevano nella cittadina del Tricolle con i suoi amici e compagni arianesi.

Nonostante l’immobilità il ragazzo ha deciso di lanciare un messaggio in versi, diverso da quelli soliti che stiamo leggendo, perché durante la pandemia siamo stati privati di tutto ma non della nostra sensibilità e umanità.

Sergio Nocera ha provato a regalarci immagini attraverso una poesia che racconta di Ariano Irpino e dell’impossibilità, durante il Covid-19, di poter lavorare o provare scene insieme al resto della compagnia SulReale.

Ariano su(l)rreale di Sergio Nocera

Sergio Nocera della compagnia SulReale scrive una poesia

Ariano Su(l)rreale

Copioni oramai impolverati

ci negano le battute

niente balli né canti

solo cupi scricchiolii giungono

ormai dalle secche assi del palco

e si fondono al lamento di una campana.

 

Nelle stradine lastricate del borgo

lacrime nascoste dietro finestre sbarrate

cercano disperatamente una mano

un abbraccio impossibile.

 

Aspettavamo la neve ad Ariano

a gennaio

candida, soffice, silenziosa e invece

un nemico invisibile, subdolo

sceso su di noi come un velo

ci ha colpito alle spalle

alla gola

ha spezzato vite, ha fermato la vita

ma non la voglia di ricominciare.

 

Del prossimo spettacolo

abbiamo già pronto il copione

e in estate, forse, sarà tutto dimenticato

ma non la memoria di tanti, di molti

volata via insieme alle loro anime

tra lampeggianti, sirene e mascherine

e angeli vestiti di bianco

che hanno combattuto e ancora

combattono una strenua battaglia.

 

Intanto inverdiscono i campi

e l’erba si riempie di margherite

come di speranza si riempie la vita:

mai più lacrime o soffocanti lamenti

ma soltanto canti e suoni a festa

d’ora in poi…

 

…dall’antico e maestoso Campanile.

 

 

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