Quando tutte le donne del mondo…

In occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna riportiamo un articolo di Simone de Beauvoir pubblicato sul settimanale francese Le Nouvel Observateur il primo marzo 1976.

“Dal 4 all’8 marzo 1976 si riunirà a Bruxelles il Tribunale internazionale dei Crimini contro le Donne. Non è per caso che questo Tribunale inizia dopo la chiusura dell’irrisorio anno della donna, organizzato dalla società maschile per mistificare le donne.

Le femministe riunite a Bruxelles intendono prendere in mano il proprio destino. Contrariamente a quanto è avvenuto a Città del Messico, non sono delegate né da partiti, né da nazioni, né da alcun gruppo politico o economico: si esprimeranno in quanto donne. Infatti, quali che siano regimi, leggi, costumi, ambiente sociale, tutte le donne subiscono un’oppressione specifica: s’incontrano a Bruxelles per denunciarla. A giusta ragione la dichiarano criminale: ne derivano infatti, sotto forme istituzionalizzate o meno, veri attentati contro la persona umana.

Si attenta alla libertà della donna quando le vengono imposte maternità non desiderate; si mutila atrocemente il suo corpo quando la si sterilizza senza il suo parere, quando le si infliggono certi trattamenti medici o psichiatrici, quando le si fa subire quell’operazione crudele che pratica un grande numero di popoli dell’Islam: l’escissione.

Sul piano economico, la donna è vittima di una discriminazione inaccettabile quanto quella razzista condannata dalla società in nome dei diritti dell’uomo: le viene estorto un lavoro domestico non retribuito, viene adibita ai lavori più ingrati, e il suo compenso è meno alto di quello dei suoi omologhi maschi.

Malgrado lo status inferiore cui le riducono, le donne sono per i maschi l’oggetto preferito della loro aggressività.

Un pò dovunque – tra l’altro negli Stati Uniti e in Francia – si moltiplicano gli stupri; sono considerate normali le sevizie, come pure gli attacchi psicologici o apertamente brutali di cui le donne sono bersaglio se, ad esempio, passeggiano da sole per strada.

Questa violenza diffusa è unanimamente misconosciuta e passa sotto silenzio. Perfino contro le violenze qualificate – stupri, percosse, ferite – non c’è nella styragrande maggioranza dei casi alcun ricordo giuridico. Sembra che il destino della donna sia di subire e tacere.

È un tale destino che rifiutano con scalpore le donne che si riuniranno a Bruxelles. Per condurre questa lotta, si sono raggruppate in numerosi paesi, già da tempo. Ma separati da distanze, da difficoltà di comunicazione, questi gruppi sono più o meno ignari gli uni degli altri.

Per la prima volta si fonderanno, e donne venute dal mondo intero prenderanno coscienza del fondo comune di oppressione che sottende la diversità dei loro problemi.

Elaboreranno tattiche di difesa, la prima delle quali è appunto quella che si preparano a mettere in atto: comunicare parlare, mettere in piena luce le scandalose verità che metà dell’umanità si sforza di dissimulare. In sé il Tribunale di Bruxelles è un atto. Con la solidarietà internazionale che creerà tra le donne, ne annuncia molti altri. Data l’ampiezza che assumerà, per suo merito, il processo di decolonizzazione della donna, penso che bisogna considerarlo come un grande evento storico.”

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