Rosario Sparno firma la regia di Napoli mon amour, romanzo d’esordio di Alessio Forgione adattato per il teatro da Mariano D’Amora.
Una storia lucida e a tratti febbrile, che ha il ritmo di una corsa tra le leggi agrodolci della vita e i chiaroscuri dell’innocenza, caratterizzata da una lingua incalzante, sonora, intessuta di tenerezza.
“Amoresano è il trentenne protagonista di questa storia”, scrive Sparno nelle sue note. “Di questa Napoli. Una Napoli, grigia, notturna, delle birre bevute per strada con gli amici, del nucleo familiare che diventa limbo per una vita che non sia ha il coraggio di vivere appieno. Una Napoli che è condanna azzurro mare. Si può passare l’intera vita aspettando di andarsene “fuori”, via, a lavorare, lontano da un presente ingiusto e una città ingrata? Amoresano è un uomo in attesa del tempo che scorre, che sogna ma senza più forze, di andare verso quel “fuori”. Che insegue il suo romanzo, mai finito. “Provai orrore al pensiero che forse mi ero seduto sul ciglio della strada ad aspettare che le cose accadessero o che qualcuno si fermasse a raccogliermi”. E poi c’è l’incontro con il suo sogno: Raffaele La Capria. “Lei deve innalzarsi sulla Storia Amoresano. Come se ci volasse sopra. Mi spiego”? E poi c’è l’incontro con Nina; lei sogna e vive con forza, come un uragano che travolge e devasta. Napoli mon amour è un amore che faccio mio e degli spettatori che in questa città hanno deciso di restare, anche a kilometri di distanza. “Non parliamo di Napoli, però, la prego. Per me, sa, è fonte di gioie e dolori”.
Napoli mon amour di Rosario Sparno sarà in scena al Mercadante dal 10 al 20 marzo.
You Might also like
-
Incastri imperfetti: il coraggio di essere donna e spezzare le sbarre
Incastri imperfetti è il primo libro di Ludovica Russo, presentato a Caserta, a Palazzo Paternò, con Luigi Ferraiuolo, Marilena Lucente, Piero Grant. Interventi a sorpresa del prefetto di Caserta Raffaele Ruperto e della saggista internazionale Loretta Napoleoni
Giunta all’altare spezza le sbarre della gabbia dei formalismi e delle costrizioni borghesi e ha il coraggio di cambiare tutto, perché sa scegliere. Ha imparato a scegliere. È una delle chiavi di lettura dei cento frammenti di «Incastri imperfetti», il primo libro di Ludovica Russo, venticinquenne dottore in giurisprudenza, che mentre si avvia sulle orme dell’avvocatura trova il tempo di dedicarsi alla letteratura, la sua passione fin da piccola, per scoprire «Le impronte che i sentimenti lasciano nell’animo umano».
Tenutasi nella magnifica cornice di palazzo Paternò, nel cortile giardino dell’antica dimora nobiliare nel centro di Caserta, la presentazione del volume, una delle prime post pandemia, è stata presa d’assalto dalle amiche di Ludovica Russo e dai curiosi.
Spiega Ludovica Russo:
Sono sempre alla ricerca della verità, assolutamente della verità: è il mio imperativo.
Non a caso nel libro, edito da Graus, racconta che, senza volerlo, ogni giorno raccontiamo piccole bugie, anche innocenti, anche per essere cortesi. Invece deve vincere la verità se si vuole essere in pace con se stessi.
I frammenti – più o meno lunghi – sono un caleidoscopio di emozioni, frutto del diario personale della giovane autrice ma anche delle riflessioni e delle emozioni che ha messo in fila durante il Covid. Proprio durante la malattia che l’ha colpita ed è divenuta fattore scatenante della sua scrittura, anche pubblica.
L’incontro si è sviluppato come un dialogo tra la giovane scrittrice, Luigi Ferraiuolo, giornalista e saggista; e Marilena Lucente, scrittrice e docente di lettere.
Ma ci sono state anche le letture del giovane ma già affermato attore Piero Grant e le incursioni tra il pubblico, folto e ricco di personalità. Infatti, pungolati dal moderatore, sono intervenuti il prefetto di Caserta Raffaele Ruperto; l’analista internazionale Loretta Napoleoni, ospite di Caserta in questi giorni; ma anche una amica di Ludovica, Simona, che ha confermato di essersi rivista – come i giovani della generazione 2020 – nel libro e nelle emozioni suscitate da Ludovica. Presente, tra il pubblico, anche il Sindaco di Caserta, Carlo Marino.
Incastri Imperfetti è anche una storia d’amore, verso sé stessi: un romanzo di formazione; ma anche verso gli altri. Non a caso è dedicato ai lettori. Al viaggio che faranno, confrontandosi con una ragazza perfetta del mondo 2020: quelle che si sono scoperte nella pandemia. Un caso più unico che raro.
-
La stagione fischiettante di Ivan Doig
È l’autunno del 1909 quando l’attenzione del vedovo Oliver Milliron cade su un annuncio di giornale: “Non sa cucinare ma non morde”.
La stagione fischiettante è un romanzo di formazione ambientato in una cittadina immaginaria del Montana. A narrare è Paul Milliron che, a distanza di anni, evoca i ricordi e i sogni vissuti da undicenne perspicace e sorprendentemente saggio. Il tutto ha inizio quando il padre Oliver, contadino, vedovo e padre di tre figli, decide di assumere una governante rispondendo a un quanto mai bizzarro annuncio.
Si presenta così alla porta Rose Llewellyn di Minneapolis insieme al singolare e colto fratello Morrie Morgan. Lei conquisterà la famiglia Milliron, pur non sapendo cucinare, lui si troverà inaspettatamente a ricoprire il ruolo di insegnante nella piccola scuola monoclasse di Great Falls e – sotto la sua tutela – Paul e gli altri bambini inizieranno a eccellere. I due forestieri, però, nascondono un segreto…
Un inno a uno stile di vita scomparso, agli individui eccentrici e alla poesia della diversità.
Il tempo del racconto è scandito dall’attesa e dal passaggio della cometa di Halley, dalla promessa di un grandioso progetto di irrigazione destinato a far fiorire la prateria del Montana e dalla crescita di una classe eterogenea di alunni, a cui un improvvisato insegnante offre la possibilità di costruirsi un futuro diverso.
Maestoso romanzo che, con precisa dovizia descrittiva, rende omaggio all’infanzia, all’educazione e all’amore per le parole, alla fantasia e ai maestri. La stagione fischiettante è l’ennesimo tassello con cui Doig racconta il mito della frontiera e la ricerca degli spazi aperti non solo fuori, ma anche dentro di sé.
La stagione fischiettante è l’undicesimo romanzo di Ivan Doig. Scritto negli anni della maturità e pubblicato negli USA nel 2006, è il primo della trilogia che ha fra i protagonisti lo stravagante e sapiente Morrie Morgan. Gli altri titoli della trilogia: Work Song, 2010 e Sweet Thunder, 2013.
Ivan Doig: biografia
Ivan Doig (1939-2015) ha ambientato gran parte dei suoi sedici libri in Montana, dove era nato e cresciuto, figlio di un cowboy e di una cuoca. È considerato una delle voci più originali della narrativa della frontiera e della working class delle fattorie e dei ranch, tanto che la New York Times Book Review lo ha definito “una figura centrale nella letteratura del West americano”. A sua volta, il Washington Post ha scritto che le storie di Doig ricordano i racconti di Stevenson, “per la capacità di mescolare la storia con la finzione, l’avventura con la vita di tutti i giorni, le tradizioni e la leggenda”. Più volte premiato per i suoi romanzi, Doig è stato anche finalista al National Book Award con il memoir This House of Sky.
-
Sponz Fest: cos’è cambiato a Calitri?
Recuperare la memoria e la ritualità dello sposalizio, analizzare le usanze in chiave antropologica e religiosa: questi i propositi della prima edizione dello Sponz Fest di Calitri, nella quale attraverso balli, incontri, dibattiti e musiche la comunità calitrana, nell’agosto 2013, riscopre sé ripartendo da sé. Da quelle costumanze che, malgrado, il fascino della propria vetustà, sono ormai avviate all’estinzione, avvolte dalla bramosìa del capitale e della globalizzazione.
Grazie al genio di Vinicio Capossela, all’entusiasmo della comunità, alla sapienza dei veri etnomusicologi, antropologi e storici della religione e grazie alla regia di tutti coloro i quali lo hanno reso possibile, lo Sponz Fest supera ampiamente le aspettative e si rivela un successo, consacrando (per tutta la durata) Calitri quale anfizionia di spiritualità e cultura dell’intero Meridione.
L’eco del successo giunge marginalmente anche ad avere rilevanza nazionale, l’entusiasmo spinge a ripetere anche negli anni seguenti, fino ad arrivare al 2018, in cui si è tenuta (per ora) l’ultima edizione.
Con il susseguirsi delle edizioni (che ha visto estendere la dimensione dell’evento da Calitri all’Alta Irpinia) si è avuto, proporzionalmente, anche un accrescimento della fama e con esso l’affluenza di persone che da ogni angolo dell’Italia (e non) si riuniscono a Calitri e nei paesi limitrofi per partecipare a questo evento e toccarlo con mano e spiritualità artistica.
Lo Sponz Fest mosso dall’ambizione di migliorarsi e rinnovarsi, è diventato più grande tanto che l’evento ha iniziato a sorreggersi economicamente, oltre che su sponsor e merchandising soprattutto sul contributo della Regione Campania, per cifre gravitanti intorno alle centinaia di migliaia di euro.
A giustificare tali spese c’è sempre una duplice ragione, motivo d’orgoglio e vanto per l’evento: l’importante offerta culturale al territorio ed il ritorno economico per i comuni aderenti.
A sentir parlare qualcuno tra i più fervidi sostenitori, addirittura si profetizzava un incredibile ritorno d’immagine e popolare a lungo termine. Eppure, al rapporto di proporzionalità diretta tra fama e il susseguirsi delle edizioni, si contrappone un rapporto di proporzionalità inversa: quello tra crescita (o successo) e qualità dello Sponz Fest in relazione al quale potrebbero venir meno le duplici ragioni di cui sopra.
Sponz Fest: cos’è cambiato culturalmente?
Se nella prima edizione viene proposta una straordinaria mostra fotografica sullo sposalizio (resa possibile anche con l’ausilio dell’archivio del centro studi Calitrano), all’ultima si assiste ad un “corso di controaddomesticamento” dal titolo I sanniti irpini: la libertà dei selvaggi contro l’imperium romano. Nel primo caso, ci troviamo di fronte ad una raccolta di materiale fotografico di inestimabile valore culturale, testimonianza dei tempi che furono motivo di riscoperta e rivalorizzazione delle proprie radici. Nel secondo caso, mi riferisco al corso di controaddomesticamento, ci troviamo a mio avviso davanti una clamorosa strumentalizzazione della storia perché come è evidente dal titolo, assurge i sanniti e gli irpini a pacifici abitatori della propria terra e li contrappone ai “cattivi” romani, colonizzatori e conquistatori.
Ma così come i Sanniti non furono né degli imbelli (nell’accezione autentica del termine di non bellicosi), in quanto si spinsero all’offensiva contro i popoli della zona costiera campana né, tantomeno, dei selvaggi perché vissero in articolate e complesse strutture sociali. Allo stesso modo neanche i Romani furono dei vili colonizzatori di terre altrui, poiché ben lungi dall’essere stati degli spagnoli del’600 o degli inglesi dell’800 ante litteram, essi donarono forme di diritto migliori, infrastrutture, servizi e sicurezza a tutti i popoli da loro assoggettati.
Altro esempio: se nella prima edizione viene organizzato un suggestivo evento dal titolo Musiche, danze e riflessioni, incentrato sulla civiltà contadina dei due secoli passati, offerti dall’etnomusicologo Giovanni Vacca e dall’antropologo Erberto Petoia, in cui vengono spiegati i significati impliciti e inconsci che si celano dietro determinati riti, usanze o simbologie in auge ai tempi dei nostri nonni, bisnonni e trisavoli; nell’ultima edizione ci troviamo davanti ad un incontro intitolato Tra sindacati di comunità che non hanno avuto paura, dove spicca il celebre Mimmo Lucano, sindaco di Riace, indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Calitri ha guadagnato un ritorno d’immagine con lo Sponz Fest?
Calitri, purtroppo, non ha guadagnato un ritorno d’immagine dallo Sponz Fest come taluni profetizzavano. Difatti, per tutta la durata dell’anno in cui ho svolto volontariato presso la Pro Loco di Calitri, ho chiesto come avessero conosciuto Calitri a tutti i visitatori cui offrivo visite guidate per il centro storico durante il fine settimana. Tra le risposte principali c’erano: internet, il servizio dedicato a Calitri offerto dal noto programma Linea Verde, riviste di turimo ed altre fonti. Pochi, pochissimi sono ritornati dopo averlo conosciuto per lo Sponz Fest.
Se esiste un pavido fenomeno turistico nel borgo di Calitri, lo dobbiamo alla suggestiva bellezza dell’agglomerato urbano antico, ai programmi televisivi e ad una rivista britannica in cui il paese veniva menzionato tra i migliori posti al mondo per godersi la pensione e ad altre simili cause esterne allo Sponz Fest.
Risulta evidente che la maggior parte dei partecipanti dello Sponz Fest sia interessata prevalentemente all’evento e non ha alcun interesse a scoprire il nostro splendido borgo, per ragioni culturali o architettoniche.
L’evento di per sé è sicuramente un momento d’importanti entrate economiche per coloro che hanno attività commerciali come: pizzerie, bar, tabacchi e simili ma anche per alberghi e punti vari di ristoro. Ciò sicuramente va riconosciuto come merito allo Sponz Fest. Tuttavia, ciò che non è mai stato (malgrado in molti, agli albori, lo avessero fatto passar per tale), è il grande evento che avrebbe ridato a Calitri e all’Irpinia un rinnovato slancio, una rinnovata crescita e un nuovo inizio.
Durante questi 5 anni il calo demografico è spaventosamente aumentato, ci sono sempre meno giovani a Calitri che popolano le strade del paese, escludendo le festività ovvio. L’emorragia sociale e culturale s’è acuita e non attutita.
Rispetto a tutto ciò lo Sponz Fest non ha interferito né in negativo né invertendo la tendenza come molti di noi, i più ingenui, hanno creduto e continuano a credere.
Lo Sponz Fest è da condannare?
No, non è certo questo ciò che voglio dire: ben vengano altri 100 Sponz Fest! Ciò che questo articolo ha l’ambizione di essere è semplicemente un invito a ripensare seriamente alle sorti del nostro splendido paese, altrimenti destinato a diventare un paese fantasma, senza crogiolarsi troppo del boom e del successo che si ha in quella settimana all’anno di Sponz Fest, che dovrebbe rappresentare un di più e non l’unica cosa che abbiamo, pena l’estinzione.
8 comments on Napoli mon amour di Rosario Sparno al Mercadante
Comments are closed.